lunedì 3 giugno 2013

Messico - Organizaciones Indígenas y el EZLN crean la cátedra “Tata Juan Chávez Alonso” en el primer aniversario de su ausencia

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CATTEDRA ITINERANTE “TATA JUAN CHÁVEZ ALONSO”
Giugno 2013
“Siamo indios, siamo popoli, siamo indios. Vogliamo
continuare ad essere indios; vogliamo continuare ad
essere popoli; vogliamo continuare a parlare la nostra lingua;
vogliamo continuare a pensare come pensiamo;
vogliamo continuare a sognare i nostri sogni; vogliamo continuare
ad amare i nostri amori; vogliamo essere quello che siamo;
vogliamo il nostro posto; vogliamo la nostra storia, vogliamo
la verità
”.  Juan Chávez Alonso. Discorso al Congresso dell’Unione,
Marzo 2001. Messico.
Fratelli e sorelle:

Compagne e compagni:

Questa è la parola di un gruppo di organizzazioni indigene, popoli originari e dell’EZLN. Con essa vogliamo portare al nostro fianco la memoria di un compagno.

Ad un anno dalla sua assenza, in compagnia del suo ricordo, facciamo un altro passo nella lunga lotta per il nostro posto nel mondo.
Juan Chávez Alonso è il suo nome.
Del suo passo siamo stati e siamo il cammino.

Con esso, il purépecha si fece viandante dei popoli che diedero origine e sostengono queste terre.
Tata fu, ed è, uno dei ponti che con altri abbiamo lanciato per guardarci e riconoscerci per quello che siamo e dove siamo.

Il suo cuore fu ed è l’alto scranno da dove i popoli originari del Messico guardiamo anche se non siamo guardati, parliamo anche se non siamo ascoltati, e resistiamo, che è il modo in cui noi percorriamo la vita.

Il suo passo e la sua parola hanno sempre cercato di farsi eco e voce dei dolori e degli oltraggi del Messico del basso.

Il Congresso Nazionale Indigeno è una delle grandi case che le sue mani hanno aiutato a costruire.

La lotta per il riconoscimento dei diritti e della cultura indigeni ha in lui, nella sua memoria, ragione e motore per perseverare.

Lungi dal cordoglio passeggero e dal veloce oblio di fronte alla sua assenza, un gruppo di organizzazioni e popoli originari hanno cercato il modo di allungare il suo passo con noi, di levare la sua voce con la nostra, di ingrandire il cuore che siamo con lui.

Noi, il collettivo colore della terra che siamo, abbiamo concordato nel nostro cuore e pensiero, di costruire, insieme al nome ed alla storia di questo fratello e compagno, uno spazio nel quale sia ascoltata, senza intermediari, la parola dei popoli originari del Messico e del Continente che chiamano “americano”.

Ed abbiamo pensato di battezzare questo spazio “Cattedra Tata Juan Chávez Alonso”, per sottolineare quanto hanno da insegnare i nostri popoli originari nei calendari di dolore che scuotono tutte le geografie del mondo. Qui potremo ascoltare le lezioni di dignità e resistenza dei popoli originari d’America.

Pensata come la continuazione del Primo Incontro dei Popoli Indigeni d’America, celebrato nel mese di Ottobre del 2007 a Vicam, Sonora, nel territorio della Tribù Yaqui, la cattedra “Tata Juan Chávez Alonso” svolgerà le sue sessioni in diversi punti dell’America originaria in tutto il continente, secondo la geografia e il calendario che decideranno i suoi organizzatori e chi vi aderirà in sua occasione.

Il suo obiettivo non è altro che erigere una tribuna dalla quale i popoli originari del continente siano ascoltati da coloro che abbiano un ascolto attento e rispettoso della loro parola, la loro storia e la loro lotta di resistenza.

Organizzazioni indigene, rappresentanti e delegati di popoli, comunità e borghi originari, saranno coloro i quali prenderanno la parola.

Ad inaugurazione di questa tribuna, si realizzerà la

PRIMA SESSIONE

DELLA CATTEDRA ITINERANTE “TATA JUAN CHÁVEZ ALONSO”

Nella quale diverse organizzazioni, comunità e popoli originari parleranno con voce propria delle loro storie, sofferenze, speranze e soprattutto della loro lotta di resistenza.

Sulle basi seguenti:
1.- La prima sessione della Cattedra “Tata Juan Chávez Alonso” si svolgerà a partire da sabato 17 e domenica 18 agosto 2013, nelle installazioni del CIDECI a San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, Messico.

2.- Le organizzazioni convocanti si costituiscono fin da ora nella Commissione Organizzatrice per invitare a partecipare altri popoli originari e per concordare tutto quanto riguarda questa prima sessione.

3.- La Commissione Organizzatrice inviterà in particolare organizzazioni, gruppi e persone che hanno accompagnato in maniera costante la lotta dei popoli originari.

4.- In questa prima sessione parteciperanno con la loro parola i convocanti e le organizzazioni e popoli originari del Messico e del continente americano invitati dalla Commissione Organizzatrice.

5.- Le sessioni sono aperte al pubblico.

6.- Ulteriori informazioni sul calendario e orari di partecipazione saranno opportunamente fornite dalla Commissione Organizzatrice.

Nella stessa cornice della Cattedra “Tata Juan Chávez Alonso” e col suo sguardo come orizzonte, le organizzazioni indigene e popoli originari partecipanti si riuniranno a parte per proporre, con una convocazione ancora più ampia, il rilancio del Congresso Nazionale Indigeno in Messico, e rivolgere un appello congiunto ai popoli originari del Continente per riannodare i nostri incontri.

Per il riconoscimento ed il rispetto dei diritti e della cultura indigeni.

CONVOCANO:
Nación Kumiai.
Autoridades Tradicionales de la Tribu Yaqui.
Tribu Mayo de Huirachaca, Sonora.
Consejo Regional Wixárika en Defensa de Wirikuta.
Comunidad Coca de Mezcala.
Radio Ñomndaa de Xochistlahuaca, (Pueblo Amuzgo), Guerrero.
Comunidad Zoque en Jalisco.
Organización de Comunidades Indígenas y Campesinas de Tuxpan (Pueblo Nahua), Jalisco.
Comunidad Nahua en Resistencia de La Yerbabuena, en Colima.
Colectivo Jornalero de Tikul (Pueblo Maya Peninsular), Yucatán
Comunidades Purépechas de Nurío, Arantepacua, Comachuén, Urapicho, Paracho, Uruapan, Caltzontzin, Ocumicho.
Comuneros Nahuas de Ostula.
Comunidad Nahua Indígena de Chimalaco, en San Luis Potosí.
La Otra indígena Xilitla (pueblo Nahua).
Comunidad Mazahua de San Antonio Pueblo Nuevo, Edomex.
Comunidad Ñahñu de San Pedro Atlapulco, Edomex.
Centro de Producción Radiofónica y Documentación Comunal de San Pedro Atlapulco (Pueblo Ñahñu), Edomex.
Comunidad Nahua de San Nicolás Coatepec, Edomex.
Ejido Nahua de San Nicolás Totolapan, DF.
Comuneros Nahuas de San Pedro Atocpan, DF.
Mujeres y Niños Nahuas de Santa Cruz Acalpixca, DF.
Mazahuas en el DF.
Centro de Derechos Humanos Rafael Ayala y Ayala (Pueblos Nahua y Popoluca), de Tehuacán, Puebla.
Asamblea Popular Juchiteca (Pueblo Zapoteco), Oaxaca.
Fuerza Indígena Chinanteca “KiaNan”.
Consejo Indígena Popular de Oaxaca-Ricardo Flores Magón, (Pueblos Zapoteco, Nahua, Mixteco, Cuicateco), Oaxaca.
Comité de Bienes Comunales de Unión Hidalgo, (Pueblo Zapoteco) Oaxaca.
Unión Campesina Indígena Autónoma de Río Grande (Pueblo Chatino y Afromestizo), Oaxaca.
La Voz de los Zapotecos Xichés en Prisión, Oaxaca.
Temazcal Tlacuache Tortuga de la comunidad de Zaachilá, (Pueblo Zapoteco), Oaxaca.
Colonia Ecológica la Minzita, (Pueblo Purépecha), Morelia, Michoacán.
Colectivo Cortamortaja de Jalapa del Marqués (Pueblo Zapoteco), Oaxaca.
Radio Comunitaria Totopo de Juchitán (Pueblo Zapoteco), Oaxaca
CIDECI-UNITIERRA, Chiapas.
CCRI-CG del Ejército Zapatista de Liberación Nacional (Pueblos Tzeltal, Tzotzil, Chol, Tojolabal, Zoque, Mame y Mestizo), Chiapas.
Messico, 2 giugno 2013
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Ascolta e guarda i video che accompagnano questo testo:

In memoria di Don Juan Chávez Alonso. Realizzato dalla Cooperativa de Condimentos para la Acción Cinematográfica. http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=1MTFfyJ0D24

Il Comandante Guillermo, presenta Don Juan Chávez Alonso al Festival della Digna Rabia, presso il CIDECI, San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, Messico. http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=96zTk3ng5rM

Ballo tradizionale “Los Viejitos”, interpretato dagli allievi della Casa dello Studente Lenin, di Michoacán, Messico. http://www.youtube.com/watch?v=t–pTZj8FPY&feature=player_embedded
http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2013/06/02/organizaciones-indigenas-y-el-ezln-crean-la-catedra-tata-juan-chavez-alonso-en-el-primer-aniversario-de-su-ausencia/


(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

Turchia - Lettera da Istanbul: dalla Turchia al mondo


Si protesta per fermare la demolizione di qualcosa di più grande di un parco: il diritto a vivere in democrazia. La città si stringe solidale contro il governo.

di Sumandef Hakkinda*

Ai miei amici che vivono fuori dalla Turchia: scrivo per farvi sapere cosa sta succedendo a Istanbul da cinque giorni. Personalmente sento di dover scrivere perché la maggior parte della stampa è stata messa sotto silenzio dal governo e il passaparola e internet sono i soli mezzi che ci restano per raccontare e chiedere sostegno. Quattro giorni fa un gruppo di persone non appartenenti a nessuna specifica organizzazione o ideologia si sono ritrovate nel parco Gezi di Istanbul. Tra loro c'erano molti miei amici e miei studenti. Il loro obiettivo era semplice: evitare la demolizione del parco per la costruzione di un altro centro commerciale nel centro della città. Ci sono tantissimi centri commerciali a Istanbul, almeno uno in ogni quartiere. Il taglio degli alberi sarebbe dovuto cominciare giovedì mattina. La gente è andata al parco con le coperte, i libri e i bambini. Hanno messo su delle tende e passato la notte sotto gli alberi. La mattina presto quando i bulldozer hanno iniziato a radere al suolo alberi secolari, la gente si e' messa di mezzo per fermare l'operazione.

Non hanno fatto altro che restare in piedi di fronte alle macchine.Nessun giornale né emittente televisiva era lì per raccontare la protesta. Un blackout informativo totale. Ma la polizia è attivata con i cannoni d'acqua e lo spray al peperoncino. Hanno spinto la folla fuori dal parco.

Nel pomeriggio il numero di manifestanti si è moltiplicato. Così anche il numero di poliziotti, mentre il governo locale di Istanbul chiudeva tutte le vie d'accesso a piazza Taksim, dove si trova il parco Gezi. La metro è stata chiusa, i treni cancellati, le strade bloccate. Ma sempre più gente ha raggiunto a piedi il centro della città. Sono arrivati da tutta Istanbul. Sono giunti da diversi background, da diverse ideologie, da diverse religioni. Si sono ritrovati per fermare la demolizione di qualcosa di più grande di un parco: il diritto a vivere dignitosamente come cittadini di questo Paese.

Hanno marciato. La polizia li ha respinti con spray al peperoncino e gas lacrimogeni e ha guidato i tank contro la folla che offriva ai poliziotti cibo. Due giovani sono stati colpiti dai tank e sono stati uccisi. Un'altra giovane donna, una mia amica, è stata colpita alla testa da uno dei candelotti lacrimogeni. La polizia li lanciava in mezzo alla folla. Dopo tre ore di operazione chirurgica, è ancora in terapia intensiva in condizioni critiche. Mentre scrivo, non so ancora se ce la farà. Questo post è per lei.

Nessun agenda nascosta
Queste persone sono miei amici. Sono i miei studenti, i miei familiari.Non hanno "un'agenda nascosta", come dice lo Stato. La loro agenda è là fuori, è chiara. L'intero Paese viene venduto alle corporazioni dal governo, per la costruzione di centri commerciali, condominii di lusso, autostrade, dighe e impianti nucleari. Il governo cerca (e quando è necessario, crea) ogni scusa per attaccare la Siria contro la volontà del suo popolo.

E, ancora più importante, il controllo del governo sulle vite personali della sua gente è diventato insopportabile. Lo Stato, dietro la sua agenda conservatrice, ha approvato molte leggi e regolamenti sull'aborto, il parto cesareo, la vendita e l'utilizzo di alcol e anche il colore del rossetto delle hostess delle compagnie aeree.

La gente che sta marciando verso il centro di Istanbul chiede il diritto a vivere liberamente e a ottenere giustizia, protezione e rispetto dallo Stato. Chiede di essere coinvolta nel processo decisionale della città in cui vive. Quello che invece ha ricevuto è violenza e un enorme numero di gas lacrimogeni lanciati dritti in faccia. Tre persone hanno perso la vista.

Eppure continuano a marciare. Centinaia di migliaia si stanno unendo. Duemila persone sono passate sul ponte del Bosforo a piedi per sostenere la gente di Taksim. Nessun giornale né tv era lì a raccontare cosa accadeva. Erano occupati con le notizie su Miss Turchia e "il gatto più strano del mondo". La polizia ha continuato con la repressione, spruzzando spray al peperoncino tanto da uccidere cani e gatti randagi.

Scuole, ospedali e anche hotel a cinque stelle intorno a piazza Taksim hanno aperto le porte ai feriti. I dottori hanno riempito le classi e le camere di albergo per dare primo soccorso. Alcuni poliziotti si sono rifiutati di spruzzare lo spray e lanciare lacrimogeni contro persone innocenti e hanno smesso di lavorare. Intorno alla piazza hanno posto dei disturbatori per impedire la connessione internet e i network 3G sono stati bloccati. I residenti e i negozi della zona hanno dato alla gente in strada accesso alle loro reti wireless, i ristoranti hanno offerto cibo e bevande gratis.

La gente di Ankara e Izmir si è ritrovata nelle strade per sostenere la resistenza di Istanbul. I media mainstream continuano a raccontare di Miss Turchia e del "gatto più strano del mondo".

*** 

Scrivo questa lettera così che possiate sapere cosa succede a Istanbul. I mass media non ve lo diranno. Almeno non nel mio Paese. Per favore postate più articoli possibile su internet e fatelo sapere al mondo.

Mentre pubblicavo articoli che spiegavano quanto sta avvenendo ad Istanbul sulla mia pagina Facebook la scorsa notte, qualcuno mi ha chiesto: "Cosa speri di ottenere lamentandoti del tuo Paese con gli stranieri?". Questa lettera è la mia risposta.

Con il cosiddetto "lamentarmi" del mio Paese, io spero di ottenere:

Libertà di parola e espressione,

Rispetto per i diritti umani,

Controllo sulle decisione che riguardano il mio corpo,

Diritto a radunarsi legalmente in qualsiasi parte della città senza essere considerato un terrorista.

Ma soprattutto dicendolo al mondo, ai miei amici che vivono nel resto del globo, spero di aprire i loro occhi, di aver sostegno e aiuto. 

*Originariamente pubblicato sul blog defnesumanblogs.com 

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!