venerdì 30 agosto 2013

Messico - Le escuelitas del basso

Le escuelitas del basso 

di  Raúl Zibechi 

Ci sarà un prima e un dopo la scuola zapatista. Di quella recente e di quelle che verranno. Sarà un impatto lento, diffuso, che si farà sentire in alcuni anni ma che segnerà la vita di quelli in basso per decenni. Quella che abbiamo vissuto è stata un’educazione non istituzionale, dove la comunità è il soggetto che educa. Autoeducazione faccia a faccia, imparando con l’anima e col corpo, come direbbe il poeta.
Si tratta di una non pedagogia ispirata alla cultura contadina: selezionare i semi migliori, spargerli su suoli fertili ed irrigare la terra affinché si produca il miracolo della germinazione, che non è mai sicura né si può pianificare.
La scuola zapatista, per la quale siamo passati in più di mille allievi nelle comunità autonome, è stato un modo differente di apprendistato e di insegnamento, senza aule né lavagne, senza maestri né professori, senza curricula né voti. Il vero insegnamento comincia con la creazione di un clima di fraternità tra una pluralità di individui prima che con la divisione tra l’educatore, tra potere e sapere, ed allievi ignoranti ai quali si devono inculcare conoscenze.
Tra i molti insegnamenti, impossibili da riassumere in poche righe, voglio sottolineare cinque aspetti, forse influenzato dalla congiuntura che stiamo attraversando nel sud del continente.
Il primo è che gli zapatisti hanno sconfitto le politiche sociale contrainsurgentes, che sono il modo usato da quelli in alto per dividere, cooptare e sottomettere i popoli che si ribellano. Vicino ad ogni comunità zapatista, ci sono altre comunità affini al malgoverno con le loro casette di mattoni, che ricevono sussidi e quasi non lavorano la terra. Migliaia di famiglie hanno ceduto, cosa comune da tutte le parti, ed hanno accettato i regali dall’alto. Ma, la cosa notevole, la cosa eccezionale, è che altre migliaia vanno avanti senza accettare niente.
Non conosco un altro processo, in tutta l’America Latina, che sia riuscito a neutralizzare le politiche sociali. Questo è il più grande merito dello zapatismo, ottenuto con fermezza militante, chiarezza politica ed un’inesauribile capacità di sacrificio. Questo è il primo insegnamento: è possibile sconfiggere le politiche sociali.

giovedì 29 agosto 2013

Messico - I leader paramilitari del massacro di Acteal, tornati liberi, seminano il terrore nel los Altos del Chiapas

Contributo di approfondimento sulla violenza paramilitare contro le comunità autonome zapatiste

Pubblichiamo di seguito un contributo di approfondimento, inviatoci da un osservatore dei diritti umani presente in Chiapas, che descrive la situazione di violenza che stanno vivendo gli abitanti zapatisti della comunità di Puebla nella regione degli Altos de Chiapas.
Il caso descritto nell'articolo è un esempio paradigmatico che ci mostra il contesto di violenza e di aggressioni che devono affrontare quotidianamente le migliaia di indigeni e contadini zapatisti nella loro pratica dell'autonomia. 


I LEADER PARAMILITARI DEL MASSACRO DI ACTEAL, TORNATI LIBERI, SEMINANO IL TERRORE NEL LOS ALTOS DEL CHIAPAS

Questa notte, nell’Ejido Puebla del Municipio di Chenalho nel Los Altos del Chiapas e vicino alla comunitá di Acteal, ci sono state nuove manifestazione di violenza da parte di evangelici contro i cattolici tra cui si trovano basi di appoggio dell’EZLN, aderenti all’Associazione Civile Las Abejas e semplici simpatizzanti dell’EZLN.
Come già noto mercoledì di questa settimana, il parroco di Chenalho era stato sequestrato e, per tutta la giornata, sottoposto a torture. Gli ultimi avvenimenti, nella notte tra giovedì e venerdì.
Una ventina di famiglie cattoliche sono state fatte oggetto di sassate contro le loro case, urla, insulti e minacce di morte se insistevano a rimanere nell’ejido. Alcune famiglie terrorizzate sono uscite di casa precipitosamente, durante la notte, in cerca di un rifugio fuori dall’ejido. Due giovani si sono perduti nell’oscurità. Per tutta la giornata di venerdì erano dati per dispersi ma poi, in serata, sono stati ritrovati salvi a San Cristobal. Altre famiglie fuggite hanno trovato un rifugio di fortuna in attesa dell’arrivo di soccorsi. Una dozzina di famiglie sono rimaste nelle loro case ma in mattinata hanno lanciato un appello per essere aiutate a lasciare l’ejido. Alcuni di loro sono riusciti a raggiungere il Frayba a San Cristobal e dal Frayba, in tutta fretta, è stata organizzata una carovana di auto, furgoni, camionette per portar fuori dall’ejido le famiglie rimaste sotto la minaccia degli evangelici. Dieci mezzi, completamente vuoti e con a bordo il solo guidatore in modo che si potesse soccorrere il maggior numero di sfollati, sono partiti da San Cristobal verso le 13. Il viaggio verso l’Ejido Puebla è stato molto lungo passando per Tenejapa per aggirare il blocco stradale organizzato dai paramilitari. Una volta che la caravana è arrivata nei pressi dell’Ejido, alcuni carovanieri hanno preso contatto con alcune delle famiglie minacciate. Queste si sono immediatamente riunite per decidere se sfollare o rimanere nelle proprie case. Alla fine hanno deciso di resistere, costi quello che costi, nelle loro case, sfidando le minacce e le violenze continue per tentare di impedire che i paramilitari rubino tutte le loro povere cose e brucino le loro case.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!