Contributo di approfondimento sulla violenza paramilitare contro le comunità autonome zapatiste
Pubblichiamo di seguito un contributo di approfondimento, inviatoci da un osservatore dei diritti umani presente in Chiapas, che descrive la situazione di violenza che stanno vivendo gli abitanti zapatisti della comunità di Puebla nella regione degli Altos de Chiapas.Il caso descritto nell'articolo è un esempio paradigmatico che ci mostra il contesto di violenza e di aggressioni che devono affrontare quotidianamente le migliaia di indigeni e contadini zapatisti nella loro pratica dell'autonomia.
I LEADER PARAMILITARI DEL MASSACRO DI ACTEAL, TORNATI LIBERI, SEMINANO IL TERRORE NEL LOS ALTOS DEL CHIAPAS
Questa
notte, nell’Ejido Puebla del Municipio di Chenalho nel Los Altos del
Chiapas e vicino alla comunitá di Acteal, ci sono state nuove
manifestazione di violenza da parte di evangelici contro i cattolici tra
cui si trovano basi di appoggio dell’EZLN, aderenti all’Associazione
Civile Las Abejas e semplici simpatizzanti dell’EZLN.
Come
già noto mercoledì di questa settimana, il parroco di Chenalho era stato
sequestrato e, per tutta la giornata, sottoposto a torture. Gli ultimi
avvenimenti, nella notte tra giovedì e venerdì.
Una
ventina di famiglie cattoliche sono state fatte oggetto di sassate
contro le loro case, urla, insulti e minacce di morte se insistevano a
rimanere nell’ejido. Alcune famiglie terrorizzate sono uscite di casa
precipitosamente, durante la notte, in cerca di un rifugio fuori
dall’ejido. Due giovani si sono perduti nell’oscurità. Per tutta la
giornata di venerdì erano dati per dispersi ma poi, in serata, sono
stati ritrovati salvi a San Cristobal. Altre famiglie fuggite hanno
trovato un rifugio di fortuna in attesa dell’arrivo di soccorsi. Una
dozzina di famiglie sono rimaste nelle loro case ma in mattinata hanno
lanciato un appello per essere aiutate a lasciare l’ejido. Alcuni di
loro sono riusciti a raggiungere il Frayba a San Cristobal e dal Frayba,
in tutta fretta, è stata organizzata una carovana di auto, furgoni,
camionette per portar fuori dall’ejido le famiglie rimaste sotto la
minaccia degli evangelici. Dieci mezzi, completamente vuoti e con a
bordo il solo guidatore in modo che si potesse soccorrere il maggior
numero di sfollati, sono partiti da San Cristobal verso le 13. Il
viaggio verso l’Ejido Puebla è stato molto lungo passando per Tenejapa
per aggirare il blocco stradale organizzato dai paramilitari. Una volta
che la caravana è arrivata nei pressi dell’Ejido, alcuni carovanieri
hanno preso contatto con alcune delle famiglie minacciate. Queste si
sono immediatamente riunite per decidere se sfollare o rimanere nelle
proprie case. Alla fine hanno deciso di resistere, costi quello che
costi, nelle loro case, sfidando le minacce e le violenze continue per
tentare di impedire che i paramilitari rubino tutte le loro povere cose e
brucino le loro case.
La
situazione nell’ejido Puebla - Municipio di Chenalho - è la diretta
conseguenza della liberazione dei paramilitari responsabili del massacro
di Acteal.
Nella
notte del 22 dicembre del 1997, un gruppo di paramilitari armati e
addestrati dall’esercito messicano che occupava il territorio chiapaneco
per distruggere i municipi autonomi zapatisti, massacrarono 45 tra
uomini, donne e bambini. Gli uccisi erano tutti aderenti alla
Associazione Civile Las Abejas e si erano riuniti a pregare nella loro
piccola hermita (chiesetta) per invocare la pace. I paramilitari li
massacrarono per vendicarsi che la comunità di Acteal aveva ospitato e
aiutato centinaia di sfollati zapatisti in fuga dalle violenze
dell’esercito e degli stessi paramilitari. Dopo il massacro la reazione
della società civile messicana e mondiale costrinse le autorità
messicane ad arrestare i responsabili materiali. Molti confessarono e
più di cento furono condannati e incarcerati; in realtà un numero di
molto inferiore a quello che avevano partecipato veramente al massacro.
Poco dopo la società civile ha cominciato a chiedere il castigo anche
dei responsabili intellettuali: il governo federale, le alte cariche
dell’esercito che armava, addestrava e coordinava i paramilitari, il
governo locale. La risposta del governo è stata immediata: una campagna
per la liberazione e “l’indennizzo” dei paramilitari massacratori. Poco a
poco vennero liberati quasi tutti e il governo ha pure regalato loro
terre e case. Insomma un premio per aver fatto il lavoro sporco che
l’esercito non voleva fare. Due leader del gruppo paramilitare
responsabile del massacro di Acteal erano proprio originari dell’Ejido
Puebla. La loro liberazione e il loro ritorno all’Ejido ha coinciso con
la ripresa delle violenze contro gli zapatisti e i filozapatisti.
Più
di un mese fa gli evangelici paramilitari avevano accusato due famiglie
zapatiste di aver avvelenato l’acqua. Li hanno picchiati, torturati e
incarcerati. Oltre a loro hanno torturato e incarcerato un evangelico
che si era permesso di difenderli visto che le accuse di avvelenamento
erano palesemente false. Quando il personale del Centro dei Diritti
Umani Fra Bartolomé de Las Casas (Frayba) ha chiesto di far analizzare
l’acqua per accertarsi della fondatezza dell’avvelenamento, le autorità
evengeliche si sono rifiutate e anzi li hanno malamente cacciati. Dopo
alcuni giorni, durante i quali il governo locale ha mostrato simpatia e
particolari riguardi verso gli evangelici, i tre sono stati liberati ma
le violenze sono subito riprese.
Alcune
famiglie, sotto violenza, sono state cacciate dalle loro case. Una casa
vicino alla chiesetta cattolica è stata bruciata. Quando il Frayba ha
organizzato una carovana per riportare gli sfollati alle loro case
nell’Ejido, un folto gruppo di evangelici, diretti dai paramilitari,
hanno respinto la carovana a sassate. La carovana era accompagnata, a
distanza, dalla polizia ma questi hanno fatto finta di niente. Il giorno
dopo altri poliziotti hanno fatto finta di tentare di “ristabilire
l’ordine” avvicinandosi all’ejido per poi subito ritirarsi.
L’altro
ieri il parroco di Chenalho, accompagnato da 3 funzionari del governo
locale, si sono presentati alle autorità evangeliche dell’ejido per
tentare di stabilire un accordo ma sono stati subito aggrediti e
sequestrati. Il parroco è stato picchiato, rinchiuso per ore nella
latrina. Poi è stato portato davanti alla folla legato e fatto oggetto
di insulti, volgarità e minacce di essere denudato, cosparso di benzina e
poi bruciato. Alla fine spaventato, umiliato e spossato per le torture è
stato costretto a firmare un documento dove rinunciava alla
ricostruzione di una chiesetta dentro l’ejido.
Ieri sera altre violenze dove, questa volta, le vittime erano abitanti di una comunità vicina, neppure appartenenti all’ejido.
E
si arriva a quest’ultima notte di incubo vissuta dagli zapatisti e
filozapatisti dell’Ejido Puebla e che ha fatto partire la richiesta di
essere aiutati a sfollare. Richiesta che questa sera veniva ritirata da
parte delle stesse vittime decise a resistere contro le prepotenze e le
violenze dei filogovernativi.
Ma
chi sono gli evangelici? Perché questo livello di violenza contro i
cattolici? E’ davvero un conflitto a carattere religioso? Perché i
paramilitari nella zona de Los Altos del Chiapas sono tutti evangelici?
Sulla
diffusione degli evangelici nello stato del Chiapas e il loro conflitto
contro i cattolici ci sono molte spiegazioni, quasi tutte abbastanza
fondate. Una di queste è che la diffusione delle chiese evangeliche è
stata particolarmente favorita, negli anni 70 e 80, dalle chiese
evangeliche statunitensi nel quadro di una chiara politica di
colonizzazione culturale del territorio. Dopo l’insurrezione zapatista
del 1994, tonnellate di dollari sono arrivati in Chiapas, dagli Stati
Uniti, destinati alle chiese evangeliche locali che predicano
l’obbedienza alle autorità e considerano una bestemmia la ribellione
alle autorità statali che sono considerate come un progetto divino. Un
aspetto della loro teologia è quella che, in ultima istanza, è Dio che
sceglie il politico che arriva a conquistare la poltrona del governo;
ciò sia a livello federale, statale e locale. Nei suoi volantini, il
gruppo evangelico paramilitare Ejercito de Dio - Alas de Aguila, oltre a
insultare regolarmente il subcomandante insurgente Marcos, la figura
del vescovo Samuel Ruiz e tutti gli zapatisti, giurano fedeltà cieca e
riconoscienza al presidente della repubblica e al governatore del
Chiapas di turno con un linguaggio che ricorda quello dei nostri
squadristi in camicia nera nei riguardi del loro duce. Tra i cattolici
invece è molto diffusa la teologia della liberazione. La propria fede
viene vissuta come un impegno a organizzarsi e realizzare il “regno”
della giustizia e del riscatto su questa terra, in questa vita, senza
aspettare il giudizio universale.
Un
altro aspetto interessante è quello che molti paramilitari non hanno
terre: le hanno vendute quando, prima del 1994, la riforma della
Costituzione Messicana consentiva di vendere le terre degli ejidos,
permettendo di rompere il regime di proprietà collettiva istituita dalla
rivoluzione messicana di Emiliano Zapata e Francisco Villa. Le violenze
e le espulsioni dalle terre degli ejidos rimasti sono quindi anche un
sistema per riappropriarsi della terra di chi la lavora per poi metterla
ancora sul mercato del privato e delle multinazionali. Inoltre essere
leader o pastore evangelico nel Los Altos del Chiapas corrisponde spesso
ad esercitare un vero e proprio potere locale che si sostituisce anche a
quello ufficiale che naturalmente risponde compiacente. Si danno
concessioni a esercitare il commercio, si organizzano le feste locali,
si controlla il trasporto pubblico. Una vera miniera d’oro per i leader
evangelici e in perfetta sintonia con il sistema di sfruttamento
capitalista.
Tra
gli zapatisti ci sono cattolici, evangelici e non credenti. Nessun
conflitto religioso ha ragione di nascere tra i base di appoggio
dell’EZLN dove proprietà e lavoro sono gestiti in modo collettivo e dove
il popolo comanda e il governo obbedisce.
Il
conflitto religioso è una delle strategie del governo per alimentare il
razzismo nei confronti delle popolazioni indigene del Chiapas. Gli
zapatisti ripetono spesso che i conflitti religiosi sono una invenzione
del malgoverno per mettere poveri contro poveri, per manipolare poveri
poco coscienti contro chi si ribella e soprattutto contro gli zapatisti
che con dignità resistono al neoliberalismo, che con la loro autonomia
stanno dimostrando che una alternativa al capitalismo è possibile.