domenica 27 ottobre 2013

Messico - Intervista su diritti umani, narcoguerra e desaparecidos

desaparecidosdi Francesco Lorusso
[Questa è un’intervista all’attivista e difensore dei diritti umani messicano Alejandro Cerezo. I fratelli Cerezo, Alejandro, Héctor e Antonio, sono stati prigionieri politici. Nel 2001 furono catturati, torturati e condannati a vari anni di prigione. I loro familiari e sostenitori fondarono un Comitato per la loro liberazione che oggi mantiene il loro nome e si occupa della difesa dei diritti umani delle vittime della repressione politica in Messico. Abbiamo parlato della loro storia, dei desaparecidos, dei movimenti sociali, delle eredità e continuità della guerra al narcotraffico, della militarizzazione, delle recenti manifestazioni contro le riforme strutturali, provando anche a fare una diagnosi sulla situazione generale del Messico e del rispetto dei diritti in quel paese. Il dialogo è stato registrato il 17 ottobre 2013 presso la caffetteria del Comité Cerezo nella Facoltà di Filosofia e Lettere della Universidad Nacional Autónoma de México.]
Quali sono i precedenti del Comité Cerezo?
Non c’è un vero e proprio precedente, siamo un’organizzazione che sorge in seguito a un fatto specifico che è l’arresto dei tre fratelli Cerezo e altri accusati. In quel momento si uniscono le persone, si forma un gruppo grande che lotta per la nostra libertà fino a diventare il Comité Cerezo México.
Quanto tempo sei stato in galera?
Tre anni e mezzo, dall'agosto del 2001 al marzo 2005.
Con quale accusa?
Terrorismo, delinquenza organizzata, possesso di esplosivi, di armi d’uso esclusivo dell’esercito, danni alla proprietà altrui, più o meno queste.

sabato 19 ottobre 2013

Messico - Neoautoritarismo e desaparecidos

La scomparsa dell'attivista Teodulfo Torres e la repressione della protesta sociale.

di Andrea Spotti *
Teodulfo Torres è uno che in piazza prima o poi lo incroci. Quarantunenne, aderente alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, è un volto conosciuto all’interno dei movimenti antagonisti di Città del Messico, uno che non manca quasi mai nelle mobilitazioni. Da più di sei mesi a questa parte, tuttavia, nessuno ha più avuto modo di vederlo. Parenti e amici non hanno avuto sue notizie, né sono riusciti a mettersi in comunicazione con lui. El Tío, come lo chiamano i suoi compagni, é letteralmente scomparso nel nulla, entrando a far parte della lunga lista di vittime della sparizione forzata la quale, nel Messico della cosiddetta guerra al narcotraffico, è tornata ad essere una prassi di Stato assai comune, che preoccupa seriamente movimenti e organizzazioni per la difesa dei diritti umani. Oltre ad essere un membro della Sexta zapatista, Teodulfo é attivo in un progetto di agricoltura urbana nel sud della capitale e partecipa al gruppo di teatro di strada La Otra Cultura. Nel corso degli ultimi anni, inoltre, ha sostenuto diversi movimenti di lotta del paese: dal Chiapas a Oaxaca, passando per Atenco, dove ha avuto un ruolo importante nella battaglia per la liberazione dei detenuti politici sostenendo il presidio permanente piazzato per mesi fuori dal carcere di Molino de las Flores a Texcoco, nello Stato del Messico.
El Tío è stato visto l’ultima volta nella mattinata del 24 marzo, nei pressi del suo domicilio, a Tlalpan; due giorni dopo, ha tenuto una comunicazione telefonica. Poi più niente. I compagni del collettivo El Terreno hanno tentato per giorni di mettersi in contatto con lui, ma invano. La denuncia alle autorità é partita il 12 aprile, quando il sospetto che El Tío fosse desaparecido era ormai quasi una certezza. Queste ultime, peró, hanno mantenuto un atteggiamento di indifferenza rispetto al caso e, lungi dall’iniziare un’indagine seria, si  sono limitate ad investigare parenti, amici e conoscenti di Teodulfo, invitandoli a non rilasciare dichiarazioni alla stampa.
Secondo i suoi compagni, tuttavia, non ci sono dubbi: siamo di fronte all'ennesima sparizione forzata, di cui El Tío é vittima in quanto testimone dell’aggressione poliziesca subita dall’attivista della Sexta e maestro di teatro Kuy Kendall il primo dicembre del 2012, durante le proteste contro l’insediamento di Peña Nieto alla presidenza della repubblica. In quell'occasione, infatti, Teodulfo documentò il momento in cui uno dei tanti candelotti lacrimogeni lanciati ad altezza uomo dalla polizia federale colpì la testa di Kuy provocandogli una grave lesione craneo-encefalica. Testimone chiave dell’indagine, El Tío avrebbe dovuto rilasciare la sua ricostruzione dei fatti agli inquirenti nei mesi successivi alla sua scomparsa.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!