venerdì 8 novembre 2013

Tunisia - Come aggirare la censura


La storia del collettivo Nawaat.org, principale riferimento dell'informazione indipendente, e la lotta contro la repressione della stampa da parte di Tunisi.

di Beatrice Cati

La libertà di stampa è da sempre una delle realtà più ferite della transizione tunisina. Negata durante il regime di Ben Ali, continua ad essere oggetto di crescenti divieti.

Nulla di più preoccupante, infatti, nel constatare che dopo la caduta del regime dittatoriale, le "luminose" promesse di dialogo, pluralismo e indipendenza dell'informazione non sono state esaudite. Del resto, i dati parlano chiaro. Reporters sans frontières, l'organizzazione non governativa internazionale che agisce da 25 anni in difesa della libertà di stampa in tutto il mondo, ha stilato la consueta classifica annuale, che vede la Tunisia 132esima su un totale di 179 Paesi, scivolando dunque di quattro posti, quando ne aveva guadagnati oltre 30 nel 2011. Perché? Perché c'è stato un aumento nelle aggressioni ai giornalisti nel primo trimestre del 2012 e perché le autorità hanno mantenuto un vuoto legislativo rimandando l'implementazione dei decreti leggi sulla regolamentazione dei mezzi di informazione.

Durante la rivoluzione del 2011, blogger e cyber-dissidenti sono riusciti a mostrare all'opinione pubblica internazionale la verità sui massacri in corso da parte del regime. "Le televisioni e i giornali nazionali, fedeli alle direttive di palazzo, tacevano sulle rivolte in corso. Abbiamo capito che c'era un vuoto tra la documentazione prodotta dai testimoni degli eventi e la fruibilità della stessa da parte dei mezzi di informazione. Il nostro sito era ancora oscurato in Tunisia, ma perfettamente visibile al di fuori dei confini nazionali. Era arrivato il momento di superare il blocco mediatico imposto dal regime", racconta il blogger Houssem Hajlaoui, membro del collettivo Nawaat.org, il maggiore riferimento per l'informazione indipendente in Tunisia.

mercoledì 6 novembre 2013

Russia - Nadia, attivista delle Pussy Riot trasferita in Siberia

Adesso si sa dove è detenuta Nadezhda Tolokonnikova, attivista delle Pussy Riot condannate a due anni di prigione per la performance anti-Putin: in un campo di detenzione in Siberia, nella zona di Krasnoiarsk che si trova a più di 4500 chilometri da Mosca.
A rendere noto il luogo di detenzione è stato il marito, che nei giorni scorsi aveva denunciato che Nadia, trasferita dal campo in cui aveva fatto lo sciopero della fame contro le pesanti condizioni detentive,  era irrintracciabile.
Il trasferimento in Siberia è chiaramente un atto punitivo che non fa che confermare l'accanimento delle autorità del governo russo.
Il marito della giovane donna ha dichiarato che Nadia "è stata trasferita lontano come punizione per l'eco che ha avuto la sua lettera", riferendosi al racconto dei soprusi totali che vengono effettuati sulle detenute nel campo in Mordovia, dove era detenuta. 
Nadia aveva infatti denunciato le pesanti detenzioni, da gulag, per le prigioniere e le violenze dei secondini ed aveva iniziato uno sciopero della fame di protesta.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!