I nazionalisti di Svoboda abbattono la statua di Lenin
Oggi scade l’ultimatum dato dal Governo ai manifestanti che da 10 giorni occupano le piazze e alcuni palazzi del potere nel centro di Kiev. Ieri migliaia di persone – 500000 secondo le agenzie - sono scese in strada rispondendo all’appello dei manifestanti e dei partiti che cavalcano l’ondata di proteste, una risposta forte e chiara al Potere che chiede di smobilitare.
Dopo aver presidiato la sede del governo ucraino, il corteo pro-Ue si è diretto verso il palazzo del presidente e un gruppo di manifestanti ha abbattuto la statua di Lenin nel centro della capitale ucraina. Secondo l’agenzia Itar-Tass, ad abbattere il monumento sarebbero stati dei militanti del partito ultranazionalista Svoboda. La statua è stata fatta cadere con delle corde, quindi decapitata al grido di «Yanukovich sei il prossimo».
In un paese così spaccato è forse sbagliato ragionare in termini di “cittadini versus potere” poiché una buona metà dei cittadini ha votato per questo presidente e questo governo. Si tenga presente che l’Ucraina è uno stato, storicamente, diviso in 2 parti, segnate geograficamente da fiume Dniper, di qui discendenti degli Uniati, di là russofoni. A molti ucraini l’Unione Europea non piace. E soprattutto non piace un’opposizione nazionalista dalla quale – essendo russofoni – si sentono minacciati. Sono cose da tenere in considerazione se si parla di Ucraina. E’ la crisi economica che sta portando il paese alla bancarotta a spingere la gente in piazza, non il desiderio di entrare in Europa. Ed è l’evidente malgoverno di Yanukovych a convincere parte di chi l’ha votato della sua inadeguatezza, non una volontà di distacco da Mosca.
Proponiamo qui di seguito alcuni spunti analitici dall’EastJournal.net che ha pubblicato un intervento di Dimitar Bechev, un analista allo European Council on Foreign Relations (ECFR), un think tank con sede a Londra.