giovedì 12 dicembre 2013

Usa-Cina le relazioni pericolose

di Angela Pascucci

Strana coppia, G2, partnership strategica del XXI secolo, nemici/amici. Le definizioni del rapporto senza precedenti fra Usa e Cina non sono mai state facili e si sono sempre consumate rapidamente, a riprova dell’evoluzione accelerata delle dinamiche che ormai coinvolgono le due potenze su tutto lo scacchiere planetario. La nuova leadership cinese guidata da Xi Jinping chiede oggi agli Stati uniti di prendere atto che la relazione, resa inscindibile dall’economia di mutua dipendenza, deve essere portata a un livello più alto, definito da Pechino “un nuovo tipo di rapporto fra superpotenze”. Washington non ha ancora deciso se e come gli conviene aprire questa nuova fase, che comporta un riconoscimento di portata storica, ma deve prendere atto che non può sottrarsi.

Lo ha dimostrato l’atteggiamento del vice presidente Biden, ritrovatosi il 4 dicembre scorso a Pechino nel frangente drammatico dello scontro sino-giapponese sulla nuova zona di difesa aerea stabilita dalla Repubblica popolare (Rpc) che ingloba un gruppo di isole contese, le Senkaku-Diaoyu, decisione che ha visto gli Usa schierare i propri B52 al fianco dell’alleato giapponese, come da trattati. Neppure una parola è stata proferita sulla questione nella conferenza stampa congiunta finale, seguita ai colloqui durati ben cinque ore fra Biden e Xi Jinping. Ma le dichiarazioni rilasciate avevano l’inquietante sapore delle questioni irrisolte, anche se c’è chi ha voluto vedere in questo silenzio una sorta di “maturità”. Il capo dei capi cinese, dopo aver parlato di un anno in cui i rapporti avevano avuto un buon avvio e “mantenuto un momento di sviluppo positivo”, ha dichiarato che la situazione nella regione e nel mondo sta cambiando, con sfide sempre più pronunciate e punti caldi nell’area che continuano ad accendersi inaspettatamente. “Il mondo nel suo insieme non è tranquillo” ha detto Xi, e Usa e Cina devono assumersi responsabilità importanti per mantenere la pace. 

martedì 10 dicembre 2013

Colombia - Le FARC ribadiscono: il narcotraffico è un business criminale capitalista

Le FARC rispondono pubblicamente alle accuse di favorire la coltivazione e produzione della coca.

di Timoleón Jiménez,

Comandante dello Stato Maggiore Centrale delle FARC-EP
 
Il quotidiano peruviano El Comercio pubblicò, il 12 febbraio 1998, alcune dichiarazioni del famoso economista nordamericano Milton Friedman, in un articolo intitolato “Droghe, una guerra ingiusta?”: “La nostra politica antidroga ha provocato migliaia di morti, e perdite favolose in Colombia, Perù e Messico(...) Tutto ciò perché non siamo in grado di far rispettare le leggi nel nostro stesso paese. Se ci riuscissimo non esisterebbe un mercato d’importazione (…) Paesi stranieri non subirebbero la perdita della loro sovranità (…) Può essere morale una politica che conduce alla corruzione generalizzata, mentre ottiene risultati razzisti, distrugge i nostri quartieri poveri, fa strage di gente debole ed arreca morte e disintegrazione in nazioni amiche?”

Il padre della Scuola di Chicago assicurava categoricamente che il governo del suo paese avrebbe dovuto legalizzare il consumo di droghe e cessare unilateralmente la guerra contro di esse. Ricordava amaramente che, in conseguenza di questa guerra, gli Stati Uniti avevano moltiplicato per otto la propria popolazione carceraria, principalmente popolazione nera e latina con risorse economiche limitatissime.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!