Seconda Parte: Sub Moisés
Bene, compagni e compagne, avete ascoltato il compagno
Subcomandante Insurgente Galeano. Questo è come la vediamo, come la pensiamo.
Ovvero, abbiamo bisogno della forza di ognuno perché se
abbiamo capito come va la vita, allora perché non capiamo come dobbiamo
collegarci gli uni con gli altri.
Alcuni compagni che sono qua in veste di media liberi e contemporaneamente
come CNI, questi e queste compagne li avete ascoltati e li avete visti. Ora
dovete fare condivisione tra di voi, perché non è la stessa cosa che io parli
se però non ho ascoltato.
È qui dunque che dobbiamo unirci, dobbiamo prenderci per
mano gli uni con gli altri.
Come si chiedeva ai compagni del Congresso Nazionale
Indigeno, se dobbiamo stare insieme, cioè indigeni e non indigeni, la parola
salirà in una sola voce? Sì. Cioè, i compagni capiranno la vita di quelli che
non sono indigeni, quindi come faremo, come lotteremo?
Cioè, c’è un gran lavoro da fare, noi pensiamo che è
molto difficile per quelli che vivono in città, ma anche per noi che viviamo
nelle comunità come Congresso Nazionale Indigeno, anche se qui per lo meno c’è
ancora il senso di comunità, ma nelle città no.
Dietro le mura domestiche, non si sa nulla dei problemi
del proprio vicino, a volte nemmeno si sa chi è il vicino; e tra le tre pareti,
io vivo qui e lì vive l’altra, l’altro vicino e lì un altro; il mio vicino non
si preoccupa di cosa mi succede, né io mi preoccupo di lui o di lei. E così si
resta incatenati.
Dunque è un lavoro molto duro quello di cui parlano i
compas “la bestia che arriva”, perché sennò ci distruggeranno. Allora come
possiamo fare questo lavoro. Ma noi non vi stiamo chiedendo di diventare indigeni,
ma nemmeno chiedete a noi di pensare o comportarci come cittadini.