Settembre 2014.
ALLA TRIBU’ YAQUI:
AL POPOLO DEL MESSICO:
ALLA SEXTA NAZIONALE E INTERNAZIONALE:
AI GOVERNI DEL MESSICO E DEL MONDO:
AL POPOLO DEL MESSICO:
ALLA SEXTA NAZIONALE E INTERNAZIONALE:
AI GOVERNI DEL MESSICO E DEL MONDO:
“Esigiamo la cancellazione immediata degli ordini di arresto e
della fabbricazione di delitti contro i membri della tribù yaqui e condanniamo
la criminalizzazione della loro lotta, dicendo ai malgoverni emanazione dei
partiti politici, che il fiume yaqui è stato storicamente il portatore della
continuità ancestrale della cultura e del territorio della tribù yaqui e, noi
che costituiamo il Congresso Nazionale Indigeno, reiteriamo che se toccano uno
di noi toccano tutti, e pertanto risponderemo di conseguenza dinanzi a
qualsiasi tentativo di reprimere questa degna lotta o qualsiasi altra lotta”
(Caracol di Oventic, 7 luglio 2003, comunicato congiunto CNI-EZLN).
Non hanno potuto
uccidere i nostri popoli. Infatti come semi continuano a crescere. Ci hanno
voluto uccidere con armi da fuoco; non riuscendoci hanno cercato di ucciderci
con le malattie, e di nuovo hanno fallito. I potenti hanno usato molte strade
per sterminare noi indigeni.
Oggi ci vogliono
uccidere con l’energia eolica, con le autostrade, con le miniere, con le dighe,
con gli aeroporti, con il narcotraffico; oggi, soprattutto, ci ferisce che ci
vogliano uccidere nel Sonora, con gli acquedotti.
Il passato giovedì 11
settembre, membri, apparentemente, della Procura Generale di Giustizia dello
stato di Sonora, hanno trattenuto il nostro fratello Mario Luna, portavoce
della tribù yaqui, accusandolo falsamente di crimini che sono stati fabbricati
ad arte; con ciò pretendono di incarcerare la lotta stessa della tribù yaqui
per difendere le acque che nel 1940, dopo una lunga guerra, furono riconosciute
come sue da parte di Lázaro Cárdenas e che dal 2010 i padroni del denaro
vogliono portarsi via, attraverso l’acquedotto Independencia, calpestando una
risoluzione della Suprema Corte di Giustizia della Nazione e calpestando tutti
i diritti che le Convenzioni Internazionali ci riconoscono.