In Bacheca
Il Concierge.
ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE
NAZIONALE
MESSICO
Marzo 2015MESSICO
Alba nella realtà. (Alba ne La realidad)
Proprio qui, come al solito: guardare e ascoltare. La fessura nel muro è appena visibile dall'esterno. Dalla parte nostra si espande con la tenacia.
Nelle aule e nelle capanne delle migliaia di famiglie zapatiste che hanno accolto, ospitato, nutrito e si sono prese cura di otroas, uomini, donne e bambini dei 5 continenti, ancora riecheggiano le valutazioni espresse dai maestr@ e votanes dopo che ve ne siete andati.
Alcune valutazioni sono state dure, è vero, ma probabilmente non importano a chi sosteneva di essere stato toccato dall'esperienza e poi ha proseguito con la sua vita come se nulla fosse, evitando di guardarsi allo specchio o modificando lo sguardo a proprio capriccio. Nonostante questo, secondo quello che ho sentito, ci sono stati alcuni, pochi, che sono stati valutati “abbastanza bene.”
“Abbastanza bene”, è come le/i compagni definiscono qualcosa che va bene ma senza esagerare. “Come stai? Abbastanza bene”, così ci salutiamo.
Intanto il tempo procede, proprio come noi, senza clamore, così, come le ombre…
Ed il compa Galeano, che illuminava con le sue parole queste aule, case, scuole, ora cadute e silenziose, assassinato.
Poi è arrivato l’abbraccio collettivo e sincero dei nostri compagni della Sexta.
I colori distinti e differenti che ci hanno aiutato a dipingere la morte in un altro modo, la notte frizzante, la pioggia che scende, mentre un gatto-cane ulula-miagola invitando la luce ad alleviare l’ombra.
E noi, a prenderci gioco della morte, ad ingannarla con carte segnate, con nomi.
Qui, la morte perde. Come centinaia di anni fa, come sempre.
No, non come sempre. Ora col compa fatto numero 6, unendosi contro la fottuta morte.
Ed il 6, travolgente nella sua ostinazione senza precedenti: non siete soli, basta, non più, mai più.
E poi, tornare a costruire quanto è stato distrutto.
E poi arrivano i popoli maestri, originari, e ci nutrono con le loro parole, le loro sofferenze, le loro ribellioni, le loro resistenze.
Nel nord la tribù yaqui è di nuovo aggredita e la dignità imprigionata, come se dietro le sbarre si potesse rinchiudere la terra.
Ed il sistema, il fottuto sistema capitalista che dipinge di orrore la storia. Come fa sempre.
Ma abbiamo imparato presto che “Ayotzinapa” non vuol dire solo terrore, e che l’ingiustizia ha molti nomi in molti tempi in tutte le geografie.