Autogestione ed autonomia al Village Nomad, le lotte per la giustizia climatica e per la libertà d’espressione
Dopo la pioggia battente che ha accompagnato la manifestazione d’apertura del Forum Sociale Mondiale, mercoledì al Campo Al Manar splendeva il sole.L’immagine del Forum è quella che ci aspettavamo: centinaia di workshop in contemporanea nelle diverse aree tematiche (Citizenship, Alternatives, Dignity, Planet, Borders, Justice), migliaia di persone che camminano con il librone del programma alla ricerca della sala… ma che inevitabilmente si perdono tra i mille corridoi delle molte Facoltà del campus. All’ingresso c’è un po’ di coda, in parte dovuta ai “controlli” che vengono effettuati casualmente tra chi entra.
La coreografia è composta da striscioni, cartelli, canti, cori, centinaia di volantini con programmi di questo o quell’argomento. Una babele. L’immagine di tante realtà, ma anche dell’innegabile difficoltà di condividere e non rappresentare. Ma questo è il Forum Sociale Mondiale: così è nato e così andrà in scena fino a sabato.
Domenica andrà in scena la manifestazione internazionale contro il terrorismo, convocata dal Governo tunisino, a cui parteciperanno in rappresentanza dell’Italia anche Matteo Renzi e Laura Boldrini. Sulle relazioni italo-tunisine c’è tanto da dire e lo faremo in un approfondimento specifico.
Oggi è proprio alla realtà tunisina che ci vogliamo dedicare, prima di passare nei prossimi giorni a “viaggiare” verso altri lidi ed argomenti.
La Tunisia e le sue molteplici espressioni.
Un paese che tra mille traversie in questi anni è stato un laboratorio aperto, denso di contraddizioni ma vivissimo, e che oggi affronta un’altra sfida: non piegarsi al terrore dell’integralismo e nel contempo contrastare l’autoritarismo che è sotteso alle nuove leggi speciali che il governo si appresta a varare, che potrebbero fortemente limitare le libertà personali.
La Tunisia, paese in cui le contraddizioni svelate dalla primavera araba sono ancora tutte aperte: quelle economiche, sociali ed anche politiche.
La Tunisia con le donne come protagoniste della scena sociale e determinanti in molte occasioni: durante il governo di Ennahda, fermando i molteplici e subdoli attacchi “dell’islamismo moderato” ai diritti delle donne, oggi, in prima fila a reclamare diritti e libertà, nell’era del nuovo governo di larghe intese capeggiato da Nida Tounes.
La Tunisia post-14, fatta di tante piccole realtà che hanno cominciato a muovere i primi passi, sperimentando la possibilità di “associarsi” liberamente al grido di “degage”.
Una Tunisia dal basso, poco raccontata ovviamente anche in questi giorni quando i riflettori del mondo si sono accessi dopo l’attacco integralista al Museo Bardo.
Le interviste che oggi proponiamo sono un piccolo spaccato di una società civile che cerca di costruire un’alternativa al terrore, consapevole che è necessario un cambiamento radicale, che non accetta le semplificazioni che vorrebbero, attraverso “l’emergenza terrorismo”, restringere spazi di libertà, faticosamente difesi e conquistati.
AUTOGESTIONE ED AUTONOMIA
Uno dei fili conduttori in questi anni delle nostre relazioni in Tunisia è stato il sostegno e lo scambio con le esperienze di base che sperimentano pratiche di autogestione ed autonomia.
Sono stati proprio questi argomenti ad essere al centro dell’incontro poche settimane fa a cui abbiamo partecipato lo scorso gennaio a Sbeitla promosso da GVC all’interno del progetto Périphérie Active.
I Centri Media Comunitari, i collettivi come Blech7ess, così come l’esperienza dei blogger indipendenti, sono lo specchio di una tensione che è reale soprattutto tra le giovani ed i giovani tunisini che mirano a costruire un modo di praticare l’azione collettiva senza deleghe, direttamente, in autonomia.
Come far sì che non solo queste esperienze possano crescere, possano esprimersi liberamente ma possano ampliarsi a tan@?
Queste sono le tematiche al centro della discussione di molte realtà che compongono lo spazio Village Nomad al Forum Sociale Mondiale.
Percorsi ed esperienze che sono oggi quanto mai fondamentali sia contro l’oscurantismo integralista religioso, sia per rompere con l’autoritarismo e con l’idea di una democrazia blindata che si vorrebbe imporre utilizzando come pretesto ciò che è successo al Bardo.
Questi percorsi ed esperienze, a volte carsici, sono stati fondamentali in tanti momenti dopo la rivoluzione, per bloccare i tentativi restrittivi delle libertà portati avanti dall’islam “moderato” di Ennahda e non solo.
Sono inoltre centrali per combattere la repressione e la criminalizzazione degli attivisti.
Ne sono esempio le campagne “Anch’io ho bruciato un commissariato di polizia” e “Men-7a99i – I miei diritti” che denunciano l’impunità nei confronti dei poliziotti e l’utilizzo di leggi (come quella sugli stupefacenti) come mezzo per criminalizzare giovani attivisti.
Abbiamo incontrato Wassim Ltaief proprio mentre si stanno ultimando i lavori di auto-costruzione delle strutture per ospitare il Village Nomad.