martedì 3 novembre 2015

Kurdistan - Case crivellate dai proiettili,edifici squarciati dalle bombe. Il Kurdistan post elezioni

IMG_6480Immagini dal Kurdistan turco il giorno dopo le elezioni. 

di Stefania Battistini e Ivan Grozny


A Nusaybin un edificio squarciato da una bomba che ha ucciso un bambino di 13 anni e ferito 20 persone. 
A Cizre, dietro le barricate, le case sono crivellate di proiettili, raccontano ancora delle 26 persone rimaste uccise durante gli scontri con l’esercito turco. 
Qui gli abitanti hanno subito nove giorni consecutivi di coprifuoco, senza poter mai uscire di casa. 

Ed è quello che ha denunciato il copresidente dell’Hdp Onan appena dopo il risultato elettorale. “Molte persone hanno dovuto abbandonare città come Sur e Lice, sotto assedio da mesi a seguito dei diversi scontri tra PKK ed esercito turco”, ha detto. 

“Durante le votazioni c’era un clima intimidatorio, con carri armati fuori dalle scuole e militari con mitragliatrici in mano dentro i seggi”.
E sono queste le immagini che abbiamo raccolto lungo le antiche strade dell’Anatolia: villaggi militarizzati e armi nei seggi. Senza contare che il blocco della strada di collegamento tra i villaggi e la città di Lice, fatta saltare con le mine, ha impedito a oltre tremila persone di votare.

Nonostante questo clima, il partito filocurdo dell’Hdp ieri è riuscito a superare, per la seconda volta nella storia, l’altissima soglia di sbarramento del 10%, pensata proprio per tenerli fuori dal Parlamento. Ha perso un milione di voti rispetto alle elezioni del giugno scorso, quando fece perdere la maggioranza assoluta a Erdoğan, ma ha raggiunto comunque, dal punto di vista curdo, un buon risultato. Per questo ieri a Diyarbakir (la città che ha subito il primo dei tre attentati di questi mesi) ci sono stati solo tafferugli estemporanei, ma nessuna manifestazione di piazza, né rivolta. 

Da più parti – dai grandi giornali ai siti di informazione alternativa – si è letto di “rabbia curda in piazza”, ma per chi ieri ha passato la notte a Diyarbakir è chiaro che venti tizi che tirano due sassi non sono certo una rivolta, sopratutto in un luogo come questo in cui “scontri” significano almeno quattro giorni di barricate. 
Ieri sera a mezzanotte c’era un silenzio quasi irreale attorno alle sede dell’Hdp, dentro cui si tiravano le somme, in modo positivo. Perché questo risultato consente all’Hdp, da una posizione istituzionale, di continuare a fare da ponte tra PKK e governo turco.

“Non cambieremo politica – dice ancora Onen – Siamo determinati a portare avanti il processo di pace”.

lunedì 2 novembre 2015

Messico - Carovana 2015-2016


De arriba, nunca, jamás llegarán la verdad y la justicia. Tendremos que construirlas desde abajo
(Subcomandante Insurgente Moisés y Subcomandante Insurgente Galeano México, agosto del 2015)
Per sostenere, appoggiare, raccontare il Messico dal basso insieme a chi sfida il silenzio e la paura per costruire un futuro diverso.
In Messico quella che viene chiamata “lotta alla delinquenza organizzata” appare sempre più chiaramente come una guerra contro l’intera società, in cui si sospendono i diritti fondamentali e si allargano gli “stati di eccezione”. Le esecuzioni extra-giudiziarie, la tortura e la privazione illegale della libertà sono strumenti di uso comune tra la polizia e le forze armate.
Ayotzinapa, gli assassini dei giornalisti, le sparizioni forzate di attivisti politici, la militarizzazione del territorio sono i volti del narcostato.
La violenza generalizzata disegna forma di potere, in un’ interazione di sistema tra piano legale ed illegale nella gestione del potere, dei flussi finanziari, del saccheggio delle risorse, dello sfruttamento sociale ed ambientale. L’impunità di apparati dello stato, la collusione con i narcos, l’uso della repressione generalizzata nei confronti dei movimenti sociali nelle realtà urbane, rurali ed indigene, non può avere testimoni.
Ad oltre un anno dalla sparizione dei 43 studenti di Ayotzinapa, il Messico continua ad essere un paese in cui chi si oppone rischia di morire o di sparire o, nel migliore dei casi finire in carcere.
Basta guardare quel che succede in particolare nelle regioni in cui si accentrano progetti di sfruttamento delle risorse o in quelle in cui passano le rotte del traffico di droga e di esseri umani.
Ma c’è un altro Messico: quello della dignità!
Lo vogliamo incontrare per stringere e rafforzare relazioni dal basso.
Lo vogliamo raccontare per rompere il silenzio.
Per sostenere chi resiste e si ribella al narcostato.
Per appoggiare chi non si arrende alla repressione.
Per dare voce a chi denuncia e fa vivere un’informazione libera.
Per essere al fianco di chi si ribella costruendo alternative sociali basate sull’autonomia, la giustizia reale e i diritti.
Tappe previste:
Città del Messico: incontro con le realtà urbane
Morelos, Guerrero e Oaxaca: incontro con le realtà indigene e rurali che resistono alla violenza di stato e alla devastazione dei territori
Chiapas: incontro con l’esperienza di autogoverno zapatista
Durata della Carovana:
dal 26 dicembre 2015 al 8 gennaio 2016 (è possibile anticipare l’arrivo in Messico e posticipare la partenza)
Per informazione e contatti:

CarovanaMexicoQuerido1516@gmail.com
Promossa da:
Associazione Ya Basta - Caminantes Padova
Associazione Ya Basta - Bologna
Cooperazione Rebelde - Napoli

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!