La drammatica situazione di costante violazione dei diritti umani nel piccolo paese centroamericano non smette di far discutere. Dopo l’assassinio di Berta Cáceres e Nelson Garcia in particolare l’attenzione negli Stati Uniti si è indirizzata sull'appoggio dato da Hillary Clinton, quando era Segretaria di Stato, al governo honduregno instaurato con il colpo di stato che ha portato all'allontanamento del legittimo presidente Zelaya.
La Clinton è stata contestata proprio in questi giorni a Los Angeles.
Sabato 16 marzo, mentre la candidata presidente parlava delle sue politiche economiche alla Southwest College, un dimostrante ha alzato uno striscione con scritto "Il cambio di regime di Hillary ha ucciso Berta Caceres".
Lo slogan non solo allude al coinvolgimento della Clinton nel colpo di Stato in Honduras, mala accusa anche di essere indirettamente responsabile dell’assassinio di Berta Cáceres. L’omicidio è avvenuto in un contesto di crescita continua di repressione in cui sono stati travolti numerosi attivisti che combattono battaglie per la tutela dei diritti umani e la protezione dell’ambiente, dopo il colpo di stato del 2009.
Una situazione di violenza che fa dell’Honduras, insieme agli altri paesi del Centro America una zona di "nuova guerra, come la definiscono le inchieste giornalistiche di cui abbiamo raccontato nell’articolo dedicato al volume Cronicas Negras.
Sabato 16 marzo, mentre la candidata presidente parlava delle sue politiche economiche alla Southwest College, un dimostrante ha alzato uno striscione con scritto "Il cambio di regime di Hillary ha ucciso Berta Caceres".
Lo slogan non solo allude al coinvolgimento della Clinton nel colpo di Stato in Honduras, mala accusa anche di essere indirettamente responsabile dell’assassinio di Berta Cáceres. L’omicidio è avvenuto in un contesto di crescita continua di repressione in cui sono stati travolti numerosi attivisti che combattono battaglie per la tutela dei diritti umani e la protezione dell’ambiente, dopo il colpo di stato del 2009.
Una situazione di violenza che fa dell’Honduras, insieme agli altri paesi del Centro America una zona di "nuova guerra, come la definiscono le inchieste giornalistiche di cui abbiamo raccontato nell’articolo dedicato al volume Cronicas Negras.
Ma cosa lega Honduras e Usa, attraverso la figura della Clinton?
Anche se non siamo più negli anni della definizione dell’ America Latina come "cortile di casa degli americani", in cui si compivano operazioni, occultate dalla ragion di Stato, appoggiando regimi sanguinari e dittatoriali, negli ultimi tempi in forma più raffinata e poco visibile, una parte delle strutture del governo statunitense non ha smesso di intervenire nelle politiche interne dei suoi vicini.
Il caso dell’Honduras ha portato sotto i riflettori la candidata democratica alla Casa Bianca per le prossime elezioni.
Il caso dell’Honduras ha portato sotto i riflettori la candidata democratica alla Casa Bianca per le prossime elezioni.
Come è stato ricostruito dai familiari e dai compagni di Berta Cáceres, attraverso operazioni presentate come un appoggio per ristabilire un clima di sicurezza nel Paese, la Clinton non ha lesinato uomini e fondi per sostenere il governo di Pepe Lobo, installato a partire dal colpo di stato che ha allontanato Zelaya dalla presidenza.
Un governo le cui responsabilità nel mantenere una situazione di violenza, attacco ai diritti umani, repressione contro gli attivisti politici, non cessano.
L’Honduras in un mix di ferocia ed omicidio, compiuti da forze dell’ordine e criminalità organizzata, continua ad essere in testa alle classifiche mondiali per i livelli di violenza raggiunti nel Paese.
Vedere che anche nel tempo di Obama, con le dovute forme diverse dal passato (la storia non si ripete mai uguale ...) una parte dell’establishment americano, incarnato dalla Clinton, non demorde dai vecchi vizi, non stupisce.
Ma le forme in cui l’intervento avviene vanno conosciute e analizzate perchè sono quelle utilizzate anche in altre parti del mondo. Un’appoggio basato su fondi e programmi che si ammantano della retorica della preservazione della sicurezza... non importa a che prezzo.
Un governo le cui responsabilità nel mantenere una situazione di violenza, attacco ai diritti umani, repressione contro gli attivisti politici, non cessano.
L’Honduras in un mix di ferocia ed omicidio, compiuti da forze dell’ordine e criminalità organizzata, continua ad essere in testa alle classifiche mondiali per i livelli di violenza raggiunti nel Paese.
Vedere che anche nel tempo di Obama, con le dovute forme diverse dal passato (la storia non si ripete mai uguale ...) una parte dell’establishment americano, incarnato dalla Clinton, non demorde dai vecchi vizi, non stupisce.
Ma le forme in cui l’intervento avviene vanno conosciute e analizzate perchè sono quelle utilizzate anche in altre parti del mondo. Un’appoggio basato su fondi e programmi che si ammantano della retorica della preservazione della sicurezza... non importa a che prezzo.
Per raccontare quello che succede in Honduras e come ha agito la ex first lady oggi candidata presidente, vi proponiamo due reportage realizzati da Democracy Now! ed un articolo tratto da The Nation.
Vale la pena di leggerli e pensare non solo agli scenari honduregni ma anche al resto del mondo.