lunedì 24 aprile 2017

Messico - Caffè organizzato contro il muro

Intervento del Subcomandante Insurgente Moisés al Seminario 
"I muri del Capitale, le crepe della Sinistra" 
(giovedì 13 aprile 2017)

Buonasera o buongiorno a tutti quelli che ci ascoltano nel mondo.

Quello di cui voglio parlarvi compagni, compagne, fratelli e sorelle qui presenti e che ci guardate dall’altro lato… Quello di cui vi voglio parlare non è quello che penso io, ma è quello che pensano le compagne e i compagni basi di appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.

Con le compagne e i compagni che sono qui al nostro fianco, abbiamo capito che siamo di appoggio alle migliaia di compagne e compagni basi di appoggio. Così abbiamo detto ultimamente, perché gli abbiamo trasmesso quello che abbiamo visto, sentito e saputo. E cos’è che abbiamo saputo e sentito? È il muro di Trump.

Quando l’abbiamo sentito, quando siamo venuti a sapere di cosa si trattava, ci siamo riuniti con le compagne e i compagni del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno ed abbiamo parlato di quello che stava accadendo ai fratelli e sorelle migranti che stanno negli Stati Uniti.

Come sempre, le compagne ed i compagni comandanti, sono con loro. È questo che hanno detto. Dunque, sono come noi, dicono. Ma è veramente tosto quello che succederà, perché quei fratelli e sorelle migranti non sono andati là perché lo volevano, sono andati di là perché ormai la vita gli andava stretta nel loro villaggio o nella finca dove vivevano (per non dire nel paese).

Non avevano niente. E se possedevano qualcosa, hanno dovuto venderlo o impegnarlo per mettere insieme i soldi per andarsene negli Stati Uniti, perché si pensa che lì ci sia lavoro.
E adesso che sono di là, li cacciano. E dove possono andare se non hanno niente? E allora noi abbiamo detto, parlando, discutendo, pensando, studiando, analizzando, che è uguale a come era prima, centinaia di anni fa, come succedeva ai nostri trisavoli. Perché le terre migliori le volevano i proprietari terrieri. Ce le hanno tolte, ci hanno cacciato da lì. Ci hanno cacciato sulle montagne. Oggi, vogliono toglierci anche le montagne. Prima non ne avevano bisogno, oggi invece la montagna gli serve: lì c’è qualcosa. E adesso, dove dovremmo andare, noi che ancora siamo qui nella terra dove viviamo? Ma loro non sono più nella loro terra. L’hanno ormai lasciata, venduta o svenduta. Quindi, non hanno dove andare.

E allora un compagno del Comitato dice: “sì, è vero” e ha fatto l’esempio della fabbrica della Ford. Quel matto di Trump deve restituirla a quell’industriale e vuole riportare la fabbrica negli Stati Uniti. Un’altra volta, qui in Messico, non ci sarà più lavoro. Quindi la fabbrica andrà di là e di là ci sarà lavoro. Ci sarà lavoro per quelli di là, ma non per gli immigrati.

Allora ci siamo chiesti, che cosa possiamo fare? Ed abbiamo detto: “dobbiamo aiutarli”. Dobbiamo dire loro di lottare lì perché non hanno più dove andare.

Abbiamo quindi ricordato l’anno 1994, 1995… quando allora abbiamo chiesto alla società civile di aiutarci, sia in Messico che nel mondo. Allora ci siamo detti: crediamo, credo, che adesso tocca a noi. Che bisogna aiutare, come ci aiutò quel popolo solidale quando vide la nostra lotta. Credo che ora tocca a noi appoggiare quel popolo, bisogna dire loro di lottare, resistere e ribellarsi. Perché non gli resta altro.

giovedì 20 aprile 2017

El Salvador - Vietata per legge l'estrazione mineraria

El Salvador respinge l’estrazione mineraria
Non sempre le multinazionali riescono ad averla vinta. 
L’esempio lampante viene da El Salvador, il più piccolo paese dell’America centrale, che all'unanimità ha votato una proposta di legge volta a proibire l’estrazione mineraria. È stata la Comisión de Medio Ambiente y Cambio Climático ad accogliere il rifiuto alla miniera metallica proveniente da ampi settori della società salvadoregna, poi ratificato dall’Assemblea legislativa.
La proposta di legge, giunta alla Comisión de Medio Ambiente y Cambio Climático con l’accompagnamento di oltre trentamila cittadini e con il con il sostegno dei movimenti sociali, ambientalisti, dell’arcivescovo di San Salvador José Luis Escobar Alas e dell’Universidad Centroamericana (Uca, quella dove gli squadroni della morte e l’esercito al servizio dell’estrema destra di Arena uccisero padre Ellacuría e i suoi compagni gesuiti), è stata recepita immediatamente deputati del Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional (Fmln). L’estrazione mineraria in El Salvador è stata costellata, da sempre, da soprusi e violenze di ogni tipo, ricordati da Giorgio Trucchi nel suo articolo Un paso importante hacia la prohibición de la minería metálica, pubblicato su Alainet. Molti sono stati i caduti, assassinati per aver provato a difendere il territorio dall’estrazione mineraria, a partire dal dipartimento di La Unión, dove scorre il fiume San Sebastián, le cui acque, fin dal 1968, hanno cominciato a tingersi di marrone e ad essere non più utilizzabili sia dagli esseri umani sia dagli animali (morti avvelenati) a causa della multinazionale Commerce Group. Una situazione simile, attualmente, è quella del dipartimento di Cabañas, dove l’opposizione delle comunità al progetto minerario El Dorado ha provocato morti e feriti. La Mesa Nacional Frente a la Minería Metálica non ha mai fatto un passo indietro, nonostante i molti militanti desaparecidos. Tra loro, Marcelo Rivera, esponente dell’associazione Amigos de San Isidro Cabañas, scomparso il 18 giugno 2009 e ritrovato in fondo a un pozzo, ed altri attivisti del Comité Ambiental de Cabañas, ricordati dal Movimiento de Víctimas, Afectados y Afectadas por el Cambio Climático y Corporaciones, che aveva invitato i deputati di tutti gli schieramenti a votare a favore della proposta di legge.
La battaglia tra El Salvador e le multinazionali va avanti almeno dal 2004, quando

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!