I governi politici sono travolti da una violenta tormenta. Ovunque, dalle Nazioni Unite ai paesi che sembravano più stabili. Non esistono forze capaci di mettere ordine, né a scala regionale né globale. Il fenomeno è particolarmente visibile in America Latina, dall'Argentina al Venezuela al Brasile. Incapaci di comprenderne le ragioni, gli analisti e i media ricorrono spesso e volentieri a semplificazioni ma Donald Trump non è affatto “pazzo”, come non lo è mai stato Hitler, e il fallimento dei governi progressisti latinoamericani non si deve solo ai complotti dell’imperialismo o delle opposizioni di destra. La crescente impossibilità di governare è manifesta e le motivazioni di fondo che la determinano sono piuttosto complesse. Raúl Zibechi prova ad elencarne qui almeno tre e spiega che non sarà naturalmente possibile proteggere i possedimenti de los de arriba, quelli che stanno in alto, solo alzando muraglie. Per los de abajo, quelli che stanno in basso, il problema da affrontare non è però quello di sostituire il tenutario dei possedimenti
di Raúl Zibechi
La disarticolazione geopolitica globale si traduce, nel continente latinoamericano, in una crescente ingovernabilità che colpisce i governi di tutte le correnti politiche. Non esistono forze capaci di mettere ordine in nessun paese, né a scala regionale né globale. Si tratta di qualcosa che colpisce tutti, dalle Nazioni Unite fino ai governi dei paesi più stabili.
Uno dei problemi che si possono osservare, soprattutto sui media, è che quando si rivela il fallimento delle analisi, ci si appella a semplificazioni del tipo: “Trump è pazzo”, o congetture simili, oppure lo si taccia di “fascista” (cosa che non è una semplice congettura). Solo aggettivi che servono a eludere analisi di fondo. Sappiamo bene che la “pazzia” di Hitler non è mai esistita, rappresentava gli interessi delle grandi corporazioni tedesche, ultra razionali nel loro affannoso intento di dominare i mercati globali.
Dalla parte del pensiero critico, succede qualcosa di simile. Tutti i problemi che affrontano i governi progressisti sono colpa dell’imperialismo, delle destre, dell’OSA e dei media. Non c’è volontà di assumersi i problemi creati da sé stessi, né il minimo accenno alla corruzione che ha raggiunto livelli scandalosi.
Ma il dato centrale del periodo è l’ingovernabilità. Quello che sta accadendo in Argentina (la resistenza ostinata dei settori popolari alle politiche di rapina e spoliazione del governo di Mauricio Macri) è una dimostrazione che le destre non riescono a conseguire la pace sociale, né la otterranno almeno nel breve/medio termine.
I lavoratori argentini hanno una lunga e ricca esperienza di più di un secolo di resistenza ai potenti, perciò sanno come logorarli, fino a rovesciarli attraverso i più doversi modi: dalle insurrezioni, come quella del 17 ottobre del 1945 e quella del 19 e 20 dicembre del 2001, fino alle sollevazioni armate come il Cordobazo e diverse decine di sommosse popolari.
In Brasile, la destra pilotata da Michel Temer ha enormi difficoltà nell’imporre le riforme del sistema pensionistico e del lavoro, non solamente per la resistenza sindacale e popolare ma anche per la spaccatura interna di cui soffre il sistema politico. La delegittimazione delle istituzioni è forse la più elevata che si ricordi nella storia.