giovedì 22 febbraio 2018

Messico - Conclusa la raccolta di firme per le Presidenziali

María de Jesús Patricio ed il CIG: cosa è stato ottenuto. 

di  R. Aída Hernández Castillo*

Il 19 febbraio si è chiuso il termine per la registrazione dei candidati indipendenti alla Presidenza della Repubblica. Solo tre candidati “indipendenti” sono stati registrati, e tutti tre spendendo giornalmente come o più dei candidati dei partiti politici. 

María de Jesús Patricio, portavoce del Consiglio Indigeno di Governo (CIG) non è riuscita a raccogliere il numero di firme nei 17 stati come richiesto dal sistema elettorale per essere candidata indipendente. Fin dal principio sapevamo che sarebbe stata una battaglia impari su un terreno profondamente marcato dalle disuguaglianze che caratterizzano il nostro paese. 

Mentre Jaime Rodríguez Calderón, El Bronco, per raccogliere le firme spendeva 58 mila pesos al giorno e contava su tutto l’apparato istituzionale del governo dello stato di Nuevo León, María de Jesús Patricio spendeva 860 pesos condivisi con i consiglieri e le consigliere che viaggiavano con lei. Durante tutto il processo sono state affrontate le barriere tecnologiche: la richiesta di un cellulare moderno che permettesse di scaricare l’applicazione per raccogliere le firme, la connettività Internet richiesta, il denaro per la mobilità degli ausiliari; ogni passo rappresentava la lotta contro le disuguaglianze e le esclusioni che Marichuy ed il CIG denunciano.

Devo riconoscere che come membro della Asociación por el Florecimiento de los Pueblos AC che la sostiene, mi sento frustrata per non essere riuscita a superare tutte queste barriere e non avere potuto fare di più per smuovere le coscienze di questo paese intorno all'urgenza di cambiamenti profondi. Questo sentimento si acutizza perché il 19 febbraio mi trovo ad Ahome, territorio yoreme, dove la violenza del crimine organizzato colluso con le forze dell’ordine ha trasformato lo stato di Sinaloa in una grande fossa comune. 
Le testimonianze delle madri dei desaparecidos ci ricordano per l’ennesima volta che ci troviamo in un momento di emergenza nazionale che non si risolve con “corsi di formazione” o “modernizzazioni istituzionali”. 

Vogliamo un cambiamento profondo che nessuno dei candidati che appariranno sulle schede elettorali è disposto a fare.

Il paese è piagato di Ayotzinapa anonime dove le forze dell’ordine colluse col crimine organizzato stanno perpetrando un massacro di giovani sotto i nostri occhi e con la complicità del nostro silenzio. Gli studenti di Conalep massacrati a Juan José Ríos per non aver rispettato il coprifuoco stabilito dal crimine organizzato che controlla l’ejido più grande del Messico; il giovane yoreme studente dell’Università Interculturale di Sinaloa il cui corpo è stato ritrovato in una fossa clandestina a Capomos; i 117 corpi scoperti dalle Buscadoras [Cercatrici – N.d.T.], madri di desaparecidos che con pale e picconi cercano i loro “tesori”, non sembrano suscitare più marce né proteste. Ci siamo abituati a questa politica di morte.

Parallelamente, María de Jesús Patricio percorre il paese per parlare e promuovere una politica di vita. Quando sono invasa dalla disperazione per non essere riuscita a raccogliere le 866 mila firme richieste, penso a quello che si è ottenuto. Nelle sue visite a 126 località in 27 stati della Repubblica Messicana, María de Jesús ed i compagni del Consiglio Indigeno di Governo hanno portato un messaggio di rispetto per la vita ed articolato sforzi organizzativi in difesa della madre terra e contro questi politici dello sviluppo che ci stanno ammazzando tutti, qualcuno in maniera più rapida di altri.

Nel suo percorso ha visitato comunità indigene in resistenza in tutto il paese, comunità e lotte ignorate dagli altri candidati. Ha incontrato le organizzazioni dei popoli totonaco che si oppongono ai megaprogetti di gas fracking in Veracruz; a Texcoco le comunità della valle di México che lottano contro la costruzione del nuovo aeroporto che colpirà non solo i loro terreni agricoli, ma i manti freatici che forniscono acqua a Città del Messico; a Ciudad Neza la sua voce si è unita a quella delle organizzazioni che denunciano i femminicidi e le molteplici violenze contro le donne; in Chiapas ha denunciato la violenza paramilitare che attenta all'autonomia indigena. L’obiettivo principale della sua campagna è stato, e continuerà ad essere, quello di articolare le nostre lotte e costruire alternative di vita dal basso, a partire dal rispetto per la madre terra e la dignità dei popoli.

Il suo appello è stato per difendere la vita e il territorio dalle politiche di morte e riprendere i valori comunitari e le esperienze di resistenza dei popoli indigeni. 

Nel suo discorso a Totonacapan ha detto: “I capitalisti ci vogliono far credere che il nostro territorio sono le migliaia di pozzi petroliferi, le decine di concessioni minerarie, le donne assassinate, le ed i desaparecidos. Ma noi sappiamo che non è così, perché la violenza, la deforestazione, le alte tariffe di luce e acqua, il controllo dell’acqua da parte dei cacicchi regionali e nemmeno i megaprogetti estrattivi sono il territorio indigeno di Veracruz. I nostri territori sono le lingue originarie, le culture ancestrali, le nostre resistenze, l’organizzazione comunitaria che ci invita a non venderci, a non arrendersi né cedere, a non dimenticarci dell’eredità dei nostri antenati, che ci invita ad organizzarci e a governarci esercitando quello che decidiamo collettivamente”.

Lasciando da parte che le regole imposte dall’alto non gli permettono di essere sulla scheda elettorale, il suo appello a non cedere, a continuare ad organizzarci e difendere la vita e il territorio è vigente. Proseguiamo dunque in questa nuova tappa di resistenza. Andiamo avanti.

*Ricercatrice del Centro de Investigaciones y Estudios Superiores en Antropología Social

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

Fonte: La Jornada

martedì 13 febbraio 2018

Messico - Mx2018



Un anno importante il 2018 per il Messico. Per dirla nel linguaggio zapatista, siamo sulla soglia di un calendario e di una geografia che accoglieranno tre appuntamenti di quelli che possono fare un gustoso pezzo di Storia. E, se non sarà Storia sarà Strada e Cucina, e avrà un sapore mirabilmente femminile.
Il Messico è uno dei Paesi più corrotti e violenti al mondo: la militarizzazione e la repressione contro le comunità che resistono alle aggressioni nei loro territori cresce ogni giorno; uccisioni e sparizioni di giornalisti, di rappresentanti della società civile, di attivisti e persone impegnate nella difesa dei propri diritti e della propria sopravvivenza sulla loro terra, non smettono di riempire le cronache.
Ma il Messico è anche uno dei laboratori di resistenza, di elaborazione e di trasformazione sociale più fertili e lungimiranti che ci siano. Da decenni lo osserviamo e ascoltiamo, da decenni ne apprendiamo ingredienti e percorsi. E questo 2018 messicano si preannuncia come un crocevia straordinario.

La prima strada è policentrica e propriamente messicana. Una piccola vocèra di etnia nahua sta girando il Paese da un anno, in lungo e in largo. È dello scorso anno, infatti, la proposta dirompente da parte dell’EZNL (l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale) di partecipare, come popoli indigeni, alle elezioni presidenziali nazionali del 1° luglio prossimo. Marichuy, Maria de Jesus Patricio Martinez – la candidata indipendente, scelta dal Consiglio Nazionale Indigeno – da allora sta portando avanti la proposta politica. Assieme agli altri rappresentanti del Consiglio Indigeno di Governo (bellissimo il lavoro “Flores en el desierto” di Gloria Muños Ramírez sulle dieci consigliere del CIG https://floreseneldesierto.desinformemonos.org/ ), è alle ultime battute della campagna di raccolta firme per presentarsi alla scadenza elettorale. Non arriverà certo al soglio presidenziale, forse nemmeno a racimolare le firme necessarie, ma questo non ha alcuna importanza.
L’obiettivo non è mai stato quello di arrivare, bensì quello di camminare e di rompere gli schemi del potere consolidato, guastare la festa insomma. Marichuy, oltre ad essere espressione della vasta e multiforme componente indigena della società messicana, rappresenta due cose precise: innanzitutto, la volontà dei popoli originari di rendersi visibili, partecipi e riconosciuti nei propri diritti e identità, ma soprattutto rappresenta un processo di costruzione di coscienza collettiva e tessuto sociale che rinsalda le relazioni dal basso, dando loro una propulsione nuova.

La seconda strada è spiraliforme e si dipana e concentra, pulsando, da un piccolo guscio di chiocciola. Sempre a fine 2017 ecco che arriva la convocazione al Primo Incontro Internazionale, Politico, Artistico, Sportivo e Culturale delle Donne che Lottanosu invito delle donne della Comandancia General dell’EZLN . Si svolgerà in Chiapas al Caracol di Morelia (sede di uno dei municipi autonomi zapatisti) nei giorni tra l’8 e il 10 marzo prossimi. Ad oggi si contano già oltre 700 partecipazioni, singole e collettive, provenienti da oltre 36 paesi del mondo. Una tre giorni conviviale e politica tutta al femminile, aperta alle più svariate attività che favoriscano “alle donne che siamo” di condividere, conoscere, scambiare esperienze, riflettere e, di nuovo, cucinare e cucire coscienza per un agire consapevole dentro alle numerose lotte che vedono protagoniste, in millemila forme, le donne di tutto il mondo.
Questo incontro, che assomiglia a un piccolo tornado, sovverte le regole di genere. Perché non è poi così vero che i signori uomini sono esclusi: possono ascoltare purché accompagnati, possono aiutare dalla cucina e nelle attività utili a permetterci, come donne, di fare ciò che ci andrà di fare, “giocare, parlare, cantare, ballare, recitare poesie, e qualunque altra forma di arte e cultura che avremo voglia di condividere senza vergogna”. E sovverte pure le regole di un estetismo muliebre che ci vuole vestite di codificati cliché, perché sarà un incontro che avrà camicette a fiori con su un passamontagna e gonne colorate con terminazioni anfibie.

La terza è una strada reticolare. Dal 4 al 6 settembre Città del Messico ospiterà la Prima Conferenza Nord-Sud sulla Decrescita https://degrowth.descrecimiento.org/ . L’ampio movimento della Decrescita che ha nodi e reti in tutto il mondo, si dà appuntamento proprio qui per una convergenza nord-sud del mondo. Il Messico, a partire dal 2007, ha già visto numerose iniziative internazionali della direzione della Decrescita. L’ispirazione di questa scelta va ricercata nella figura di Ivan Illich che in Messico visse e produsse molta parte della sua opera. E, d’altra parte, il pensiero di Illich è uno degli assi intellettuali su cui è sviluppata la cultura neozapatista, ed è proprio la presenza dell’autonomia zapatista in Chiapas – che tanto ha influito su numerosi movimenti indigeni latino-americani – un altro dei criteri che hanno portato in Messico questa prima edizione “nord-sud”, connotandola di un taglio nettamente realistico sul come realizzare concretamente un cambiamento di paradigma a partire dalla difesa dei territori e dall’organizzazione autonoma delle comunità.


Strade e cucine sono i luoghi migliori per incontrare storie e per sedersi ad ascoltarle. Strade che quest’anno portano e partono dalle cucine messicane piene di energia femminile. Marichuy non è soltanto una portavoce di genere femminile, accompagnata da consigliere donne. L’incontro zapatista delle donne in lotta non è solo un incontro di connotazione di genere. La conferenza sulla decrescita, che parla di sobrietà e rapporti cooperativi tra l’umanità e il pianeta in cui vive, non è soltanto un appuntamento accademico. L’insieme di questi tre momenti richiama in superficie criteri psichici e archetipi che appartengono al più profondo sentire femminile, li rende riconoscibili e operanti nel mondo reale: sono i criteri della cura, della protezione, del nutrimento, della creazione di relazioni, dell’accoglienza e della convivialità. Gli stessi criteri che ci fanno tuonare contro le ingiustizie, che ci rendono ribelli alle prevaricazioni, che ci fanno opporre alla distruzione delle risorse vitali della natura e della bellezza. Criteri che ci spingono ad agire a favore della vita, affinché la vita sia per tutti integra, libera e degna.

Rebecca Rovoletto

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!