lunedì 23 luglio 2018

Nicaragua - La sinistra e i silenzi che uccidono

di Raul Zibechi

Senza etica, la sinistra non è nulla. Né il programma, né i discorsi e ancor meno le intenzioni hanno un qualsivoglia valore se non si fondano sulla verità, sul rispetto incondizionato delle decisioni esplicite o implicite dei settori popolari che pretende di rappresentare.

In questi tempi, in cui tutti i dirigenti della sinistra si riempiono la bocca di valori, è significativo che non si vada al di là del discorso. E’ solo quando s’ha qualcosa da perdere che l’etica viene messa alla prova. Il resto è retorica. Parlare di etica, di valori, quando non ci sono rischi, né materiali, né simbolici, risulta essere un esercizio vuoto.

Ci ricordiamo tutti che, in Bolivia, il Che mise a repentaglio la propria vita tornando sul luogo di uno scontro armato per salvare un compagno ferito: assurda da un punto di vista militare, quell'azione fu eticamente encomiabile.

Stiamo di fronte oggi alla seconda opportunità per la sinistra latinoamericana di riscattarsi da tutti i suoi “errori” (mettiamo il vocabolo tra virgolette perché se ne abusa per coprire colpe più serie) condannando il massacro che Daniel Ortega e Rosaria Murillo stanno perpetrando contro il loro stesso popolo. Seconda opportunità perché la prima si presentò una ventina d’anni fa quando Zoilamerica Narvaez, la figliastra di Ortega, denunciò gli abusi sessuali subiti dal patrigno.

Foreste occupate - Vivere e resistere sugli alberi


Dal Nord America all'Europa: lotte di resistenza contro la deforestazione e per la difesa della Terra

di Liza Candidi

“Vivo sugli alberi da cinque mesi. È l’unico modo che ho per proteggere la vita che la foresta ci ha dato. L’unico modo per chiamarmi fuori da questo abominevole sfruttamento”
Gipsy Eyes, 23 anni, attivista californiana

Centinaia di corpi nudi avvinghiati ad alberi tanto alti che non se ne vede la cima. Così alcuni attivisti difendono le sequoie giganti dall’arrivo di bulldozer pronti ad abbatterle. È solo una delle recenti proteste dei forest defenders della California settentrionale, che da trent’anni tutelano uno fra i patrimoni naturalistici più spettacolari del Nordamerica: alberi colossali di duemila anni che sfiorano i cento metri d’altezza, annoverati fra gli esseri viventi più antichi del pianeta.

Questa foresta, che prima dell’era industriale si estendeva fino a 9000 kmq, è ora ridotta ad appena il 5%, di cui oltre tre quarti in mano privata.

A salvaguardia di ciò che rimane vi sono associazioni e movimenti ecologisti, come la radicale Earth First!, ma anche comitati locali e semplici cittadini, che organizzano proteste, sabotaggi di macchinari e tree-sits: occupazioni di alberi a decine di metri di altezza che costringono i boscaioli a rinunciare all’abbattimento. In questo modo gli occupanti presidiano le foreste primordiali destinate al legname, vivendo giorno e notte su tronchi oscillanti o piattaforme aeree, sprezzanti del vento freddo che soffia dall’oceano.




















È dagli anni Ottanta che questa regione della California è teatro di scontri permanenti fra ambientalisti e boscaioli redneck. In passato non sono mancate nemmeno sanguinose repressioni da parte delle forze dell’ordine, che hanno coinvolto anche l’FBI e impianti accusatori poi rivelatisi infondati.

Disobbedienza civile e occupazioni pacifiche – come quella famosa di Julia Butterfly Hill, l’attivista ventitreenne che per due anni di fila visse su una sequoia millenaria – hanno portato alla salvaguardia di alcune aree boschive, facendo approvare leggi statali a tutela degli heritage trees più antichi. Ma non è abbastanza. Nonostante la siccità stia desertificando ampie zone della costa occidentale statunitense, grosse multinazionali protette dall'ambigua etichetta di ‘forestazione sostenibile’ progettano disboscamenti e costruzioni di strade in foreste vergini.

Ricorrono a pesticidi e a scellerate tecniche di avvelenamento degli alberi, come l’economica Hack and squirt, erbicidi iniettati nel tronco per distruggerne lentamente la linfa, che finiscono per contaminare l’ecosistema ad ampio raggio.

L’ultimo fronte di lotta ambientale in California si trova nella Mattole Watershed Forest, un’antica foresta di conifere, che la Humboldt Redwood Company (HRC) ha intenzione di soppiantare con specie a rapida crescita, molto più lucrative per l’industria del legname.
Un gruppo di attivisti dell’Humboldt County è finora riuscito a evitare il disboscamento occupando il punto d’accesso alla foresta, una zona remota che si raggiunge solo in sette ore di cammino dal paese più vicino.

Qui, fra imponenti abeti di Douglas, hanno costruito una barricata con ingegnosi tripodi in legno che sostengono, tramite funi, una piattaforma aerea in cui vivono gli occupanti. Se i dipendenti della HRC dovessero rimuovere il blocco, si macchierebbero immancabilmente di omicidio colposo.
Da ormai un anno, a ogni temperatura, gli attivisti si danno il cambio su quella che chiamano “il guscio del cielo”, sospeso a venti metri da terra, leggendo e suonando, sostentandosi con le generose provviste fornite dai simpatizzanti. Resistono alle incursioni delle guardie ed eludono il controllo di elicotteri e droni inviati per sorvegliare l’area.
Mentre gli attivisti nella foresta tengono lontani i bulldozer, comitati in città organizzano corsi per insegnare ad arrampicarsi sugli alberi con corde e moschettoni, raccolgono fondi per la difesa di militanti arrestati per aver valicato proprietà privata (vale a dire la foresta vergine, che pur dovrebbe essere bene pubblico), fanno campagne per sensibilizzare anche i lavoratori stagionali, spesso messicani impiegati nell’industria del legno per pochi dollari all’ora.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!