venerdì 9 novembre 2018

Messico - Mare Advertencia Lirika, zapoteca, femminista, sovversiva e rapper


Non commettere errori, non sono un caso isolato,
non è un'esagerazione, non è una bugia quello che ti dico.
Ti dico solo le verità scomode,
di una società, che con noi, è ipocrita.


La rapper femminista Mare Advertencia Lirika  di origine zapoteca, nata a Oaxaca, in Messico, è nota per essere stata una pioniera nel suo genere in Messico per aver scritto canzoni con testi sovversivi sulla disuguaglianza sociale e la violenza contro le donne.



Il suo primo approccio al rap fu attraverso la poesia, che era uno strumento di protesta usato dal movimento degli insegnanti di Oaxaca. Nel 2003, a dispetto del contesto culturale della sua città natale, decise di registrare il suo primo album hip hop. "Vengo da un luogo in cui la musica, o la tradizione, è elitaria perché solo alcune icone folcloristiche si consolidano", dice Mare.

Quando parliamo di hip hop parliamo di un'intera cultura, che riguarda non solo la musica, ma anche la conoscenza della nostra storia. L'industria musicale ha tolto alla cultura hip pop la parte politica, dove fin dall’inizio c'erano le donne, dove c'erano storie di resistenza fin dall'inizio, dove c'erano cose dissenzienti che venivano ascoltate ma l'industria ha preso il sopravvento ed ha convertito tutto in prodotti.

Mare è conosciuta a livello internazionale per i suoi testi sovversivi e l’impegno femminista. "Impegnarti nell'arte, impegnarti con una posizione politica facendo arte, diventa anche scomodo", afferma Mare.

“Vengo da un contesto in cui il movimento sociale ha una storia intera in cui si riconosce la resistenza dei popoli e il recupero dell'identità e tutto quello che si sta facendo contro le transnazionali, però questi temi non vengono trattati”.

Nel 2014 Mare si dichiarò femminista, ammette che non è stato un processo facile, però di fronte ai casi di femminicidio, sequestro di persona, stupro, le leggi contro l'aborto e gli altri fatti di violenza verso le donne, ha cominciato a domandarsi su cosa stava accadendo nell'ambito personale, trovando una relazione diretta con il sociale, decise allora di usare la parola come strumento per denunciare tutti questi fatti. Racconta che attraverso la musica ha potuto decostruirsi come persona, recuperare la parola e, quindi, scrivere la storia da un'altra prospettiva.


Afferma che il femminismo è un privilegio per alcune donne, tuttavia, per altre è diventato una necessità, quindi, "lo chiediamo come un diritto". Una domanda che viene posta costantemente a Mare è: perché il rap?  Se è una scena misogina che parla e perpetua comportamenti machisti? A cui Mare risponde: "Mi piace sempre mettere in discussione, e quale parte della cultura non lo è?"

Mare Advertencia Lirika fa parte della rete di donne che, attraverso le loro pratiche culturali, denunciano vari problemi sociali, politici e culturali. Ha collaborato con Krudas Cubensi, Alika, Cihuatl Ce, Guerrilla Queens, La Torita, Lucia Vargas, Karen Pastrana, Mujeres del Viento Florido, Hechi MC, Dynamite, tra gli altri.

“Non stiamo inventando qualcosa di nuovo, ma stiamo solo reinventando e costruendo ciò che già esisteva, ma stiamo anche cercando la maniera per appropriarsi, ricostruire e trovare nuovi spazi, a partire da quelli che già esistono, per la nostra stessa esistenza. Quindi penso che questo sia il punto in cui si combina, o tiene significato, dichiararsi femminista e fare rap”.

di: Karen Navarrete - tratto da Somoselmedio 
Traduzione Cooperazione Rebelde Napoli
originale https://www.somoselmedio.com/2018/11/06/mare-advertencia-lirika-mujer-zapoteca-feminista-subversiva-y-rapera/

Brasile - Tra le braccia di Bolsonaro. Genealogia dell’ascesa

Riportiamo una intervista a cura di Giuseppe Orlandini pubblicata su Napoli Monitor che ringraziamo.
-------------------------------------------------------------------------
Bruno Cava è docente dei corsi liberi di cinema e di filosofia che ogni anno raccolgono centinaia di persone presso istituzioni quali il Museu da República, la Cinemateca Museu de Arte Moderna e la Casa de Rui Barbosa, a Rio de Janeiro. Partecipa alla rete Universidade Nômade da più di dieci anni, producendo co-ricerca su movimenti sociali e lotte urbane. È editore della rivista Lugar Comum e pubblica in vari siti e blog, tra i quali Open DemocracyThe GuardianLe Monde DiplomatiqueAl Jazeera, e su riviste come le francesi Multitudes e Chimère e la nordamericana South Atlantic Quarterly. Laureato in ingegneria e in filosofia del diritto, ha scritto vari libri, tra cui: A multidão foi ao deserto (São Paulo, Annablume, 2013). Nel 2017 ha lanciato insieme ad Alexandre Mendes il libro A constituição do comum (Rio de Janeiro, Revan). Lo abbiamo raggiunto via mail dopo il risultato del ballottaggio per le elezioni in Brasile, per comprendere più accuratamente le origini della vittoria del candidato dell’estrema destra.
*     *     * 
Con l’elezione di Jair Bolsonaro, quel che con grande approssimazione viene definito il nuovo ciclo politico reazionario globale, in Brasile assume contorni drammatici. Così come per altri contesti, la sua elezione segna la crisi di egemonia della governamentalità neoliberale e la disposizione a dosi misurate di “guerra civile”? Se così è, considerando che la realtà brasiliana già si distingue per un’intensità pronunciata della violenza e del biopotere, quali forme potrà assumere tale esito? Cosa aspettarsi da un governo Bolsonaro?

La crisi del 2008-09 al Nord è stata letta come un’opportunità per il Sud globale. Gli Stati Uniti e l’Europa occidentale hanno adottato una politica monetaria espansiva, che i governi di Russia, Cina e Brasile hanno interpretato come una chance per investire nell’industrializzazione, stimolare la produzione e l’occupazione. 
Dilma è stata scelta per succedere a Lula perché rappresentava questo nuovo passo: la fase due del “lulismo”. 

Se la crisi della globalizzazione neoliberale veniva letta come divorzio tra capitalismo e democrazia liberale, in Brasile si pensava che ciò consentisse una “fuga in avanti”, lo sbocco verso uno stadio dirigista dello sviluppo. 
L’esperienza sviluppista però è stata un fiasco: una parte dell’investimento si è perso nell’inefficacia dei progetti e nella mancanza di pianificazione, l’altra parte è stata consumata dalla corruzione miliardaria che ha coinvolto il Partito dei Lavoratori (PT)
Nel 2015, dopo essere stata rieletta l’anno precedente, Dilma riconosceva la crisi terrificante che colpiva il paese e chiamava un banchiere della scuola di Chicago per gestire il ministero dell’economia e avviare un aggiustamento fiscale. 
Quando l’anno successivo le strade si sono riempite di milioni di manifestanti, il paese era in bancarotta, con sfrenati tassi di disoccupazione e indebitamento. 
Il governo Temer (2016-18) ha continuato la politica di aggiustamento che Dilma aveva fallito a causa della perdita di sostegno sociale e politico, attraverso alcune riforme, per quanto insufficienti e limitate. 

Oltre alla retorica incendiaria stile Trump, la prima sfida di Bolsonaro è affrontare la crisi fiscale dello stato e realizzare la riforma della previdenza e dei servizi pubblici senza aggravare le tensioni urbane, che sono già un orizzonte visibile in alcune metropoli. 
Il capo economista del presidente eletto è un guru neo-liberale che promette di rivoluzionare il sistema di protezione sociale del paese, unificando le imposte e i regimi pensionistici, arrivando a promettere anche un reddito di cittadinanza di importo pari o superiore alla bolsa familia, marchio di fabbrica del lulismo. 
In questo senso, Bolsonaro non tende a rappresentare l’arrivo di un nuovo tipo di fascismo, un’eccezione sovrana, ma la nuova modulazione di una normalità che è già socialmente fascista (biopotere)
Il Brasile è un paese ultra-violento, con un tasso di omicidi superiore alla somma di tutti i paesi in Europa (inclusa la Russia) e degli Stati Uniti. 
La maggior parte della popolazione vive già in condizioni di paura e ricatti a causa di istanze violente che operano nella zona grigia tra il potere del crimine e il crimine del potere, siano essi narcotrafficanti, milizie parapolitiche o oligarchi mafiosi del territorio. 
Bolsonaro, oltre alla retorica trumpista, è inteso come un giustiziere i cui “eccessi e deliri” sono tollerati in nome della protezione militare di fronte a un male maggiore. Il rischio del fascismo, quindi, non sta in uno Stato Fascista, ma nella risonanza del nuovo presidente con la rete di micro-fascismi già in atto, in un fascismo che è soglia mobile e zona grigia.

I discorsi di odio, le allusioni a un’esplicita volontà di rottura con il regime democratico e con il rispetto dei diritti umani, le terribili dichiarazioni contro gli oppositori, i neri, i poveri, le donne e le LGBTQ, già hanno provocato una escalation di violenza e sono stati ampiamente riportati dalla stampa nazionale ed estera. Tuttavia è necessario comprendere le condizioni di possibilità del fenomeno Bolsonaro. Un certo consenso di sinistra vede nella sua affermazione l’apoteosi del cosiddetto golpismo che, dalle giornate di giugno del 2013, passando per l’impeachement del 2016 e l’arresto di Lula nel marzo di quest’anno, si sarebbe abbattuto sul paese. Al di là di questa teleologia conciliatoria e del paradosso di un golpe che si suggella per via elettorale, qual è una possibile genealogia del fenomeno?

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!