martedì 14 maggio 2019

Brasile - Terrore a Rio de Janeiro: la polizia uccide nelle favelas



La megalopoli del Brasile diventa più pericolosa che mai per la sua stessa popolazione. Ma a far salire il numero di omicidi sono le stesse forze dell'ordine, spronate dal governatore Wilson Witzel - seguace della prima ora del presidente Bolsonaro - che dà loro una sostanziale licenza d'uccidere nelle favelas in nome di una supposta lotta alla criminalità

di Luigi Spera 

L’azione di tiratori scelti impiegati per abbattere sommariamente “sospetti” criminali nelle favelas è passata in pochissimi mesi da urlato slogan elettorale a realtà di terrore per decine di comunità della città di Rio de Janeiro. Il volo radente degli elicotteri da guerra della polizia con mitragliate nel mucchio in direzione di abitazioni e vicoli delle favelas è una scena ricorrente per centinaia di migliaia di cittadini delle aree carenti dello stato di Rio.

Sono gli effetti della deriva autoritaria e militarista imposta alle forze dell’ordine da parte del nuovo governatore dello Stato di Rio de Janeiro, Wilson Witzel.


Rio de Janeiro: record di omicidi della polizia nelle favelas
Wilson Witzel (sinistra) con il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro (via Flickr)
Il primo trimestre del 2019, il primo al potere del nuovo governatore carioca, sostenitore della prima ora del presidente Jair Bolsonaro e ora suo promesso concorrente nella corsa presidenziale del 2022, segna il record assoluto di assassinii commessi dalla polizia: 434. 
In crescita del 17,9 per cento rispetto al 2018. Mai se ne sono registrati tanti dall’inizio della serie storica nel 1998, anno nel quale gli «omicidi conseguenti a intervento della polizia» nel trimestre furono 73. 
E la lista si allunga quotidianamente.

Solo nel fine settimana tra venerdì 3 e lunedì 6 maggio sono state uccise 13 persone: otto nel corso di un intervento della polizia con l’uso di elicotteri nella favela di Maré, quattro nella favela di Borel. Le due più sanguinose stragi dopo quella registrata all’inizio dello scorso febbraio nella favela di Fallet-Fogueteiro, terminata con un bilancio di 13 morti.
In un’intervista di poche settimane prima, il governatore, commentando i crescenti indici di violenza della polizia, aveva affermato di avere «zero preoccupazioni» rispetto all’inquietante aumento degli esiti fatali delle azioni delle forze dell’ordine. 

E sottolineando: «Mi fido della polizia», rivendicando quindi la scelta di aver dato maggiori poteri discrezionali ai vertici militari.

«Quando ho soppresso la Segreteria di Pubblica Sicurezza, l’obiettivo era esattamente quello di dare alla polizia maggiore protagonismo e il potere decisionale».

La guerra al crimine di Witzel: Rio ora è più pericolosa
La novità della politica di «guerra al traffico di droga» basata sulla violenza sommaria e caratterizzata dalla mancanza di indagini, è la sovraesposizione mediatica del governatore. Wilson Witzel non si nasconde, non smentisce. Non temendo ripercussioni o conseguenze per la sua condotta politica e personale, il governatore non ha esitato, per esempio, ad ammettere in pubblico di stare impiegando tiratori scelti contro i trafficanti in maniera arbitraria e segreta, pur trattandosi di un impiego illegale.

Più volte si è fatto riprendere mentre prende parte ad azioni goliardiche militaresche, esercitazioni e azioni violente della polizia. L’ultima in ordine di tempo lo scorso 4 maggio, quando Witzel ha condotto sul campo di un’operazione contro il traffico di droga in una favela di Angra dos Reis in diretta social. Nel video pubblicato su Twitter il governatore è ritratto mentre sorvolando in un elicottero blindato della polizia una comunità annuncia un blitz per «finirla con la criminalità» ad Angra dos Reis.

Governatore di Rio de Janeiro denunciato per violazione dei diritti umani
Dopo cinque mesi di interventi di questo genere, la commissione diritti umani dell’Assemblea legislativa dello stato di Rio de Janeiro (Alerj) ha denunciato il governatore Wilson Witzel all’Onu e all’Organizzazione degli stati americani (Osa) per la sua politica di pubblica sicurezza ascrivibile, secondo la commissione, ai reati di «tortura, crimini contro l’umanità e imposizione arbitraria di pena di morte».

Nella sua relazione, la deputata Renata Sousa del Partito socialismo e libertà (Psol) definisce la politica di Witzel «genocida». «I discorsi del governatore non sono solo controversi, sono irresponsabili. Witzel non si presenta come uno statista, un mediatore di conflitti. Le sue dichiarazioni mostrano che non esiste una politica pubblica a Rio per ridurre gli omicidi. Promuove il contrario».

Favelas a Rio de Janeiro – Foto: a l o b o s (via Flickr)
Accanto ai legislatori dell’assemblea di Rio, si sono schierati anche nove deputati federali, che hanno firmato una dichiarazione durissima contro «la politica omicida che è stata messa in pratica nello stato e divulgata con fervore nelle reti sociali del governatore. Le persone coinvolte in reati devono essere processate e punite in conformità con le leggi dello stato brasiliano. Il governatore di Rio non può, arbitrariamente, istituire la pena di morte, in diretto disprezzo della Costituzione brasiliana, o mettere in pericolo la vita dei residenti delle comunità. La politica adottata da Witzel è incostituzionale, è un crimine contro l’umanità e viola i trattati internazionali firmati dal Brasile, tra i quali la Convenzione di Ginevra e lo Statuto di Roma (istitutivo del Tribunale Penale Internazionale). Questa politica banalizza la violenza e ufficializza la barbarie in uno stato che già vive con un aumento allarmante delle morti derivanti dall’azione della polizia».

giovedì 9 maggio 2019

Turchia - Intervista a Evren Cevik dell'HDP

"Se Erdogan non rispetta le elezioni rischio caos anche per Ue”



Riportiamo l'intervista fatta da Futura D'aprile per conto di TPI a Evren Cevik, membro della Commissione Affari esteri del partito filo-curdo HDP

Il 6 maggio la Commissione elettorale suprema della Turchia (Ysk) ha annullato le elezioni amministrative di Istanbul: a vincere era stato il candidato dell’opposizione, che aveva così sottratto al partito del presidente Recep Tayyip Erdogan una delle metropoli più importanti del paese.

Una vittoria che il capo di Stato non aveva mai accettato e contro cui si era immediatamente appellato, fino a riuscire ad ottenerne l’annullamento, tra le proteste dell’opposizione.

In molti avevano letto la vittoria di Ekrem Imamoglu come un cambiamento significativo della realtà politica del paese e uno schiaffo all’autoritarismo imposto dal presidente turco, ma le speranze sono state presto disattese.

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Evren Cevik, membro della Commissione Affari esteri del partito filo-curdo HDP commenta l’annullamento delle elezioni e spiega come la popolazione ha reagito alla decisione della Commissione elettorale.

L’HDP aveva invitato i suoi elettori ad appoggiare i candidati del CHP (partito di ispirazione kemalista) nelle maggiori città del paese per aumentare le speranze di sconfiggere i rappresentanti del partito del presidente.
Cosa pensa della decisione della Commissione elettorale?


Prima di parlare di Istanbul, è bene analizzare il contesto generale. Le elezioni amministrative sono state molto complesse: il Governo ha fatto di tutto per interferire sui risultati, soprattutto nel territorio curdo dove ha persino inviato le forze di polizia a controllare i seggi, così da incutere timore negli elettori.

Per quanto riguarda Istanbul, Erdogan ha perso il controllo della città (e di altri importanti centri del paese) anche grazie al voto dei curdi, che hanno dimostrato di essere determinanti nei risultati delle elezioni. Se avessimo deciso di sostenere il candidato dell’AKP del presidente, questo avrebbe vinto.

Ma noi siamo dalla parte di Imamoglu, lo abbiamo aiutato ad essere eletto sindaco di Istanbul ed è per questo che adesso Erdogan ci odia ancora più di prima.

Il presidente però è riuscito a far annullare le elezioni grazie all’aiuto della Commissione elettorale.

Stiamo parlando di un organo che dovrebbe essere indipendente per legge, ma che in realtà ha legami diretti con Erdogan e il suo partito, come dimostrano gli ultimi avvenimenti.

Anche noi di HDP abbiamo presentato dei ricorsi alla Commissione elettorale dopo le elezioni, ma nessuna delle nostre richieste è stata accolta. Ma che i commissari non fossero indipendenti lo sapevamo già, lo abbiamo visto anche in occasione del referendum costituzionale: i voti sono stati manipolati, ma la Commissione ha accettato i risultati.

I cittadini non hanno più fiducia nei commissari e se non faranno niente per evitare che le prossime elezioni vengano manipolate si rischia il caos: ai cittadini non resterebbe che scendere in strada a manifestare e l’instabilità nel paese sarebbe un problema anche per l’Europa e il Medio Oriente.

Ci sono state proteste a Istanbul contro l’annullamento delle elezioni?

Sì, le persone sono scese nelle strade a protestare quando le elezioni sono state annullate. Stiamo assistendo ad una vera e propria polarizzazione della società tra chi è contro Erdogan e chi lo sostiene. Soprattutto i giovani stanno manifestando contro il presidente e le repressione che mette in campo contro chi gli si oppone.

Cosa farete adesso?

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!