"Cambiate tutto, rovesciate il tavolo, costruite nuove forme, sperimentate. Così è nato il movimento”.
“La nostra maggior vittoria è stata aver costruito un’organizzazione di contadini che ha riscattato la storia della lotta per la terra, è durata tanto tempo, ha mantenuto l’unità interna ed è diventata un punto di riferimento, anche internazionale”, così riflette, a mo’ di bilancio, Gilmar Mauro, dirigente storico di uno dei maggiori movimenti sociali del mondo (Carta Capital, 10 febbraio del 2014).
Tra il 10 e il 14 febbraio il Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra (Mst) ha tenuto il suo sesto congresso a Brasilia, forse il più importante dei suoi trenta anni, perché questa volta il doveva definire nuove rotte. Tra i 12 e i 15 mila delegati hanno partecipato all'incontro, che si è distinto, com'è abituale nel movimento, per la solida organizzazione, basata sulla disciplina e il lavoro collettivo, ma anche per il carattere festoso, la mistica che si è manifestata lungo tutto l’evento con canzoni, rappresentazioni e performance che hanno dato quel tocco di emozione che si è convertito in segno di identità dell’organizzazione contadina. Un enorme accampamento autogestito, con tutti i servizi a carico del movimento, ha accolto i delegati.
Prima di concludere il sesto congresso, i delegati hanno marciato fino al Palazzo di Planalto, dove ci sono stati scontri con la polizia. Una nutrita delegazione del Mst è stata ricevuta da Dilma Rousseff giovedì 13 febbraio. Di fronte all'ampia lista di richieste insoddisfatte presentata dai Sem terra, che accusano il governo di aver concesso insediamenti al minor numero di contadini dal tempo della fine della dittatura, la presidente ha risposto con un laconico: “Dateci tutte le informazioni che potete su ciò che si sta facendo male, faremo dei cambiamenti”.