martedì 28 aprile 2009

Aggiornamento riassunto Messico influenza suina e terremoto a Guerrero

di Fabrizio Lorusso
Messico: i morti sono 149 con tendenza al rialzo, ma quelli accertati per la SUINA sono 22 o poco più a seconda della fonte. L’influenza è causata da un virus mix tra suina, aviaria e umana ed è controllabile se presa in tempo. Il periodo di incubazione è di massimo una settimana. A Santo Domingo e altre zone dell’America Latina i casi sono zero o molto limitati. Gli epicentri sono quindi il Messico, che a mio parere resta abbastanza sicuro per viaggiare ma è un’opinione personale, e gli Stati Uniti, ma la diffusione è chiaramente globale. A Mexico DF i ristoranti saranno chiusi da oggi per un pò e le scuole lo sono già in tutto il paese fino al 6 maggio (pubbliche e private). Intanto grazie a questo scherzetto della febbre suina o influenza suina aviaria che dir si voglia i consumi di carne suina sono calati dell’80% anche se la carne non provoca contagi !!
La borsa ha perso il 3,3% e il dollaro che stava scendendo rispetto al peso, quotato intorno ai 13 pesos per un dollaro, è ora tornato a 14 per il piacere di molti. A Città del Messico i supermercati, che restano comunque aperti, sono stati presi d’assalto con evidenti benefici nelle vendite per wal-mart, superama, soriana, comercial mexicana, bodega ecc. che hanno svuotato i loro scaffali grazie al panico generalizzato e le voci di una loro probabile chiusura a breve. Il terremoto di ieri (fenomeno molto comune in Messico, sempre…) ha fatto oscillare molti grattacieli della capitale messicana ma mentre a Città del Messico la gente usciva per le strade con le mascherine (ma sempre meno dicono…) a Guerrero, lo stato di Acapulco, ci sono stati i veri danni e due morti con una scossa del 5,7 scala Richter. Il livello di allerta o allarme dell’OMS per il Messico è salito da 3 a 4 con rischio pandemia. Il TG della RAI di ieri sera (quello trasmesso da Rai international, se non sbaglio il TG1) è molto impreciso e allarmista. Non è che non vi siano pericoli al 100%, però le cifre e i dati sono davvero sparati a caso, senza sbagliare ma senza chiarire nulla. Spero che il post aiuti.

I carrarmati israeliani invadono la zona sud della Striscia di Gaza.

Questa mattina, una forza speciale israeliana appoggiata da carrarmati, ha invaso la zona est di al-Qarara, a est di Khan Yunes, nel sud della Striscia di Gaza, e ha sparato all’impazzata contro le case.
Testimoni oculari hanno confermato che la forza d'invasione è avanzata dalla postazione militare di Kissofim verso al-Qarara, vicino alla barriera di frontiera. In tutta l'area si sono udite detonazioni e spari tra la resistenza e la forza israeliana penetrata.
Anche i militari israeliani appostati sulle torrette militari nella postazione di Kissofim hanno aperto il fuoco contro le case dei cittadini ad est di Khan Yunes. Non ci sono informazioni di vittime tra i cittadini.
I massicci spari israeliani hanno seminato il terrore tra gli abitanti della zona, in particolare tra i bambini e le donne.
Anche le navi militari israeliane hanno bombardato i pescherecci palestinesi nel mare sulla riva di Khan Yunes.
da Infopal

Ecuador - Correa rieletto al primo turno

Scontata la vittoria di Correa alle elezioni. Dietro i dati emergono però alcune contraddizioni che riguardano la zona andina e la zona amazzonica. In particolare in queste zone il candidato Lucio Gutierez avanza pur restando intorno al 20 %. Si tratta dell’ex Presidente, che nel 2005, dopo l’appoggio avuto alla sua elezione da parte del movimento indigeno, era stato scacciato dal paese. Da allora nel paese si era aperto il processo che ha portato alla vittoria di Correa e alla nascita di Alleanza Pais. Negli ultimi due anni Alleanza Pais ha avuto non poche contraddizioni soprattutto sulle questioni ambientali ed in particolare nel dicembre scorso l’approvazione della legge mineraria ha visto una forte critica del movimento indigeno e delle organizzazioni ambientaliste alla politica sviluppista di Correa. E’ in questo spazio di contraddizione che si può comprendere l’aumento del voto a Gutierezz in alcune zone specifiche. Anche in Amazzonia si è registrato un aumento dei voti per Gutierez. Questo dato va letto in considerazione del fatto che siamo di fronte a zone in cui permane una visione paternalista della politica, che ancora una volta ha giocato un ruolo importante. Un discorso diverso vale per la città di Quito dove Allaenza Pais ha incassato l’appoggio cittadino. Per cui si può dire che in alcune zone il voto per Gutierez ha interpretato la non volontà di appoggiare il Presidente Correa in maniera non certo lineare se si pensa alla storia di questo candidato. Abbiamo raggiunto Paola Colleoni a Quito per andare oltre la notizia e leggere cosa è avvenuto dietro il voto in Ecuador.
Ascolta l’intervista con Paola Colleoni, in collegamento dall’Ecuador [ audio ]

lunedì 27 aprile 2009

Città del Messico, cittadinanza in quarantena

Sembra fatto apposta. Quando l’anno scorso si cominciò a parlare di crisi finanziaria e si cominciavano a intravedere i segni dell’attuale crisi economica, il governo messicano, attraverso il suo ministro delle finanze, parlava “di un leggero catarro” per l’economia nazionale. Qualche mese dopo, smentito dai fatti - mezzo milione di disoccupati negli ultimi due mesi del 2008 -, il governo dovette correggersi: “questa è una polmonite”. La metafora, già di per sé un po’ sfortunata, sembra in questi giorni aver riscosso il prezzo dell’abuso verbale. Dal mese d’ottobre scorso, il sistema sanitario affronta il problema del virus influenzale. Un virus poco conosciuto in questo paese, per ovvie ragioni latitudinali. Ma da ottobre, ovvero da oltre sei mesi, il sistema sanitario non riesce a contenere il problema. E mentre nella società si promuoveva la dubbia pratica delle vaccinazioni antinfluenzali, negli ospedali gli stessi operatori sanitari si ammalavano. Ed alcuni morivano. È il caso di due studenti all’ultimo anno di praticantato presso l’ospedale Juarez della capitale messicana. Poi il 24 aprile, giornata che sarà ricordata, non solo per l’annuncio senza precedenti della sospensione delle lezioni scolastiche di tutti i livelli, ma anche per lo scoppio di questa che ha ormai assunto i contorni di un’altra, ennesima, crisi. Se ne parlava ancora poco quella sera dell’influenza. E tornato a casa, incontravo la mia compagna che è dottoressa. Mi raccontava delle morti (20, solo presso l’Istituto Nazionale di Malattie Respiratorie) e mi descriveva il livello di panico crescente tra i colleghi. La bruttissima sensazione di essere abbandonati, la negazione da parte delle autorità di somministrare i vaccini, il rifiuto di offrire le minime misure di profilassi. Ne parlavamo con stupore e un certo fastidio. E pensavamo a come denunciare la situazione: migliaia di studenti e medici ed infermieri (oltre agli stessi pazienti) esposti perché il governo negava l’emergenza sanitaria. E poi la sorpresa. Alle undici di sera, in catena nazionale, quando ormai tantissimi stanno già dormendo (a Città del Messico, le scuole cominciano alle sette di mattina e molti si svegliano addirittura alla cinque), il Ministro della Salute del Governo federale annunciava la sospensione delle lezioni a tutti i livelli e in tutta l’area metropolitana. Il panico ci ha messo poco a spargersi. La mattina seguente i mezzi di comunicazione hanno cominciato il loro lavoro d’informazione e disinformazione. Perché in effetti sino ad oggi sono poche le informazioni reali e attendibili sui reali effetti di questo nuovo virus. Al contrario, si diffondono quasi con eccesso consigli ed avvertenze. Si consiglia di tapparsi la bocca e di lavarsi le mani con certa frequenza. Si consiglia di evitare abbracci, strette di mano e baci (anche solo sulle guance), così comuni nelle relazioni interpersonali tra messicani. Si avverte che il virus è trasmissibile con estrema facilità. Si avverte che, per decreto presidenziale, i membri del Ministero della Salute potranno, tra le altre cose, entrare in casa di chiunque se questo dovesse servire a prevenire il contagio; potranno iniettare qualsiasi medicina considerata pertinente a chiunque giudichino a rischio; potranno, con l’aiuto delle forze dell’ordine, sgomberare qualsiasi riunione considerata a rischio: locali e discoteche, ristoranti, chiese, teatri e cinema, centri culturali. Ma anche qualsiasi manifestazione politica sarà sostanzialmente proibita. La cosa curiosa è che la sospensione delle attività scolastiche durerà sino al prossimo 6 maggio, mentre il decreto citato ha una durata “indefinita”. E intanto, l’esercito messicano è nelle strade della capitale: solo a distribuire mascherine, per ora. Stato d’eccezione per un’influenza d’eccezione. Domenica mattina la città appare spettrale. Già la sera precedente, sabato, si poteva notare l’assenza delle solite masse di giovani e meno giovani che affollavano i locali, che occupavano le piazze. Ma la domenica, classica giornata dedicata alla famiglia, alla fede ed al riposo, magari fuori porta, magari con una passeggiata in centro, la situazione appare davvero surreale. Pochi per strada, spostamenti ridotti al minimo. Ospedali e cliniche e farmacie affollatissime. Anche i mercati sono presi d’assalto da coloro che pensano che passeranno la settimana chiusi in casa. Eppure le misure adottate dai governi, quello locale e quello nazionale, cominciano a sembrare sempre più contraddittorie. Così come le informazioni che si trasmettono. Si dice, per esempio, che il virus sia una mescola tra virus umano e suino. E, soprattutto, che sia un virus sinora sconosciuto a livello mondiale. Eppure si dice che le persone vaccinate nei mesi scorsi sono al riparo. Così come che ci sarebbero le medicine sufficienti a curare tutti i casi. Allo stesso modo, si riconoscono sinora 20 morti accertate a causa di questo temibile virus. Gli altri casi è impossibile verificarli, perché in Messico non esistono gli strumenti per identificare il malefico virus. Domenica scorsa, il governo ha annunciato che entro tre giorni vi saranno in Messico gli strumenti menzionati. Ovvero solo 6 giorni dopo lo scoppio dell’emergenza. Dieci giorni di stop assoluto a tutte le attività ludiche e di divertimento. Così come delle attività scolastiche. Ma da lunedì 27 aprile si ricomincia a lavorare. È curioso infatti che seppure il Ministro della Salute riconosce che la fascia d’età più colpita dalla malattia sia quella che va dai 20 ai 50 anni, si lascino a casa praticamente tutti i minori di 20 anni, e gli altri a lavorare. Allo stesso modo risulta strano osservare gli aerei sorvolare la città con la normale continuità. Il turismo è sacro per il Messico e la sua economia e quindi nulla si fa per controllare l’entrata e l’uscita dalla città. Gli altri paesi possono aspettare si potrebbe dire, non senza un certo senso di egoismo patriottico. Ma gli altri stati del paese? Mi telefona un amico, da Oaxaca (città dove si dice che tutto sarebbe iniziato). Son già morte due persone da queste parti, mi racconta. Lui è maestro e mi chiede cosa fare: andare a lezione o no? Perché nella capitale è tutto sospeso e altrove no? Gli rispondo che se non se la sentissero, lui e i colleghi dovrebbero disobbedire. Ma disobbedire, a cosa? Lo vedremo nei prossimi giorni, giacché il governo si è rifiutato di fermare ogni attività produttiva ed economica. Certo, ha chiesto alle organizzazioni imprenditoriali di tollerare eventuali ritardi e assenze del personale. Ma questo personale andrà a lavorare? Non sarà sufficiente la paura a lasciarli a casa? Forse quella no, ma 30.000 madri sicuramente ci penseranno, dato che altrettanti bambini non potranno andare né a scuola né agli asili nido. L’effetto biopolitico dell’attuale crisi sanitaria è travolgente. Non è solo la paura generalizzata, il sospetto costante che ti obbliga a guardare di traverso chiunque accenni un colpo di tosse. Non è solamente l’azzeramento di ogni specie e genere di socialità in questa capitale famosa per la sua capacità allegra di convivere. È anche altro. Alcuni dicono che a differenza della violenza del narcotraffico - altro elemento di psicosi sociale di questi ultimi mesi -, che generalmente coinvolge solo chi ne ha a che fare, l’attuale crisi potenzialmente colpisce tutti. In modo assolutamente trasversale, apolitico e agnostico. E quindi le tentazioni sono molte. Non solo quella di chiudersi in casa e rifiutare ogni contatto con il prossimo, ma anche quello della fuga. Via, via da questa città impestata. Magari fuori dal paese. In maggio dovrebbe cominciare ufficialmente la campagna elettorale per le elezioni federali del prossimo 5 luglio (si rinnova metà Congresso federale), e si è già istruito i partiti affinché non realizzino iniziative massive di proselitismo. Figuriamoci la manifestazione del primo maggio, sospesa. Scontato invece il richiamo all’unità nazionale e tutti, per ora, sembrano accodarsi. La paura purtroppo si giustifica. Non è tanto il timore di ammalarsi, ma piuttosto quello di non essere curato. Se accettiamo che i medicinali attuali non servono e che vaccini non esistono, allora ci si domanda ‘cosa farò se mi ammalo?’. Le voci son tante ed anche troppe. Si dice, per esempio, che son molti di più i morti di quelli dichiarati. Che molti medici stiano dicendo ai parenti dei defunti di dichiarare altre cause della morte. Che molti medici stiano ricevendo minacce da parte di qualcuno perché non rilascino dichiarazioni alla stampa. E il sospetto, non verso il prossimo ma anche verso il governo, s’impadronisce della quotidianità. Insomma, c’è il sospetto che più che oltre l’epidemia d’influenza, vi sia anche un’importante epidemia di bugie.
Matteo Dean, giornalista freelance
Articolo pubblicato sul blog http://www.matteodean.blogspot.com/

Hakkari - Un bambino ucciso e uno picchiato brutalmente

Ancora bestialità da parte delle forze di sicurezza turche: ad Hakkari un bambino è morto precipitando in un dirupo a causa dei gas lacrimogeni sparati dalla polizia per disperdere un corteo di protesta contro gli ultimi arresti nel Dtp. Sempre ad Hakkari un ragazzino di 14 anni è stato brutalmente picchiato con il calcio del fucile da un agente delle forze di sicurezza.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!