mercoledì 6 maggio 2009

Epidemia del lucro

Silvia Ribeiro - Gruppo ETC (traduzione G.Trucchi)
La nuova epidemia di influenza suina che sta minacciando di espandersi in varie regioni del mondo non è un fenomeno isolato. È parte della crisi generalizzata e affonda le sue radici nel sistema di allevamento industriale di animali, dominato dalle grandi imprese multinazionali.. In Méssico, le grandi imprese avicole e di allevamento suino sono proliferate grazie al Nafta. Un esempio è Granjas Carroll, a Veracruz, proprietà di Smithfield Foods, la maggior impresa di allevamento suino e produzione di salumi nel mondo, con filiali in America del Nord, Europa e Cina.
Nella sua sede di Perote è iniziata da alcune settimane una violenta epidemia di malattie respiratorie che ha colpito il 60 per cento della popolazione di La Gloria, fatto reso pubblico da La Jornada in varie occasioni, a partire dalle denunce degli abitanti del posto. Da alcuni anni portano avanti una dura lotta contro l’inquinamento dell’impresa ed addirittura sono stati repressi dalla polizia a causa delle loro denunce. Granjas Carroll ha dichiarato di non aver nulla a che fare con l’origine dell’attuale epidemia, dicendo che la popolazione soffriva di un’influenza comune. Comunque, non sono mai state fatte analisi per verificare di che tipo di virus si trattasse. Le conclusioni del seminario Pew Commission on Industrial Farm Animal Production (Comisión Pew sulla produzione animale industriale) del 2008 affermano che le condizioni di allevamento e confinazione della produzione industriale, soprattutto di maiali, creano un ambiente perfetto per la ricombinazione di virus di ceppi differenti. Si menziona anche il pericolo di ricombinazione dell’influenza avicola con quella suina e di come possa generare un virus che colpisca l’essere umano. Un esempio da cui dobbiamo trarre insegnamento é l’influenza avicola. Vedere per esempio la relazione di GRAIN che illustra come si creò questa influenza (www.grain.org).
Le risposte ufficiali di fronte all’attuale crisi, oltre ad essere state tardive (hanno aspettato che gli Stati Uniti annunciassero per primi la scoperta del nuovo virus, perdendo giornate importanti per combattere l’epidemia), sembrano ignorare le cause reali e più contundenti. Più che inviare ceppi del virus a scienziati come Craig Venter, che si è arricchito con la privatizzazione della ricerca e dei suoi risultati, quello di cui c’è bisogno è capire che il fenomeno si continuerà a ripetere se continuano a replicarsi le condizioni che originano queste malattie.
All’interno delle epidemie sono le multinazionali quelle che ci lucrano sopra: le imprese biotecnologiche e farmaceutiche che monopolizzano i vaccini e gli antivirali. Il governo ha annunciato di avere circa un milione di dosi di antigeni per attaccare il nuovo ceppo de influenza suina, ma non ha mai informato a che costo. Gli unici antivirali che sono effettivi contro questo nuovo virus sono brevettati in quasi tutto il mondo e sono di proprietà di due grandi imprese farmaceutiche: Zanamivir, con nome commerciale Relenza, commercializzato da GlaxoSmithKline e Oseltamivir, la cui marca commeciale è Tamiflu, brevettato da Gilead Sciences, con licenza esclusiva per Roche.
Glaxo e Roche sono la seconda e quarta imprese farmaceutiche su scala mondiale e le epidemie sono la loro maggiore opportunità per fare affari. Con l’influenza avicola, tutte queste imprese hanno ottenuto centinaia o migliaia di milioni di dollari di guadagno. Con l’annuncio della nuova epidemia in Messico le azioni di Gilead sono aumentate del 3 per cento, quelle di Roche del 4 e quelle di Glaxo del 6 per cento, e questo è solo l’inizio. Un’altra impresa che cerca di entrare in questo succoso affare è Baxter, la quale ha sollecitato campioni del nuovo virus ed ha annunciato di poter avere un vaccino in 13 settimane. Baxter, altra impresa farmaceutica globale (numero 22), ha avuto un incidente per il quale non ha voluto dare dettagli per non dare dettagli di processi sottoposti a brevetto nella sua fabbrica in Austria in febbraio di quest’anno: ha inviato un prodotto contro l’influenza in Germania, Slovenia e Repubblica Ceca, contaminato con virus di influenza avicola.
Non abbiamo solo bisogno di affrontare l’epidemia dell’influenza, ma anche quella del lucro!

Paranoia in Messico. Una storia di maiali e di bufale

di Valerio Evangelisti*
Puerto Escondido, Oaxaca, Messico. Scrivo da un paese che sembra sprofondato nella follia. La località in cui mi trovo, nell’estremo sud, è stata finora risparmiata dalla “imperversante” influenza suina, che tanto clamore ha suscitato nel mondo e che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato con un grado di pericolosità 5, in una scala da 1 a 6. Malgrado la tranquillità che mi circonda, a ogni ora del giorno vedo in tv gente che circola con mascherine azzurre, medici che danno consigli alla popolazione, politici che dicono la loro (quale che sia il loro grado di competenza) supermercati presi d’assalto da turbe di compratori che vogliono fare scorta di alimenti in vista di un’improbabile carestia.
In tutto il paese sono chiusi da tre giorni i siti archeologici, i musei, i cinema e i teatri, le scuole e le università, molti uffici pubblici, molti complessi industriali. A Città del Messico un sindaco ambizioso, Marcelo Ebrard, in perenne competizione con il presidente del distretto e con il governatore dello stato, ha voluto mostrarsi più papista del papa: così ha ordinato la chiusura completa di bar, ristoranti, discoteche e locali notturni, visti quali potenziali luoghi di assembramento e di propagazione dell’influenza suina. Peccato che si sia scordato di chiudere anche la metropolitana, dove ogni giorno si ammassano cinque milioni di viaggiatori e che è certamente più affollata di un ristorante. Locali chiusi anche ad Acapulco e in altre città in cui l’influenza non si è manifestata per nulla. Il presidente della repubblica è apparso in tv a raccomandare alla gente di rimanere in casa propria, in tutto il paese. Perché tanto allarme? Vediamo le cifre ufficiali di un’epidemia così spaventosa da paralizzare l’intero Messico e da fare rischiare il collasso a un’economia già malridotta. Il 30 aprile i contagiati da influenza suina erano valutati in 99, con un totale di 7 (SETTE!) deceduti per complicazioni respiratorie – cioè per la degenerazione dell’influenza in broncopolmonite. Il Messico ha 100 milioni di abitanti, la capitale (dove si è verificata la metà dei casi) ne ha 20 milioni. Considerate le proporzioni, si direbbe che sia più probabile annegare nella propria vasca da bagno che morire di influenza suina. Inoltre, va tenuto presente che un’influenza “ordinaria”, in Messico, comporta in media 1600 decessi per complicazioni respiratorie , e addirittura 26.000 negli Stati Uniti. Non iniziate a intuire la patacca? Oggi 1° maggio, mentre scrivo, il consueto briefing mattutino delle autorità sanitarie messicane (perennemente scortate da membri della OMS) si è aperto con un annuncio rassicurante: i contagiati sono SCESI a 121, i morti sono SCESI a 12 (DODICI). Pare che nessuno ricordi ciò che era stato detto il giorno prima. E la mancanza di memoria non riguarda solo politici e sanitari. Dopo Cuba e Argentina, anche Israele ha annunciato la sospensione di tutti i voli verso il Messico – senza ricordare che non esiste alcun volo diretto Israele-Messico. Insomma, un delirio totale. Che ne è dei 3000 contagiati e dei 159 morti annunciati il 23 aprile, quando tutta la faccenda è cominciata? Semplicemente si è scoperto che per lo più si trattava di casi di influenza normale e del doloroso, ma inevitabile, seguito di decessi di soggetti a rischio. L’importante è mettere la mascherina, distribuita in milioni di esemplari, alla popolazione, per quanto sia troppo porosa per fermare il virus (tanto quello ordinario quanto quello suino), e quest’ultimo sopravviva nell’aria solo pochi secondi. Interrogate in merito, le autorità hanno ammesso l’inutilità del bavaglio (di cui la tv raccomanda ossessivamente l’uso), e detto che si tratta di un metodo per “rassicurare la popolazione”. Ma perché un’influenza così sporadica (i casi, in tutto il mondo, sarebbero al momento 331) suscita tanto allarme? Perché si è verificata in aprile e non in inverno, è la prima risposta delle autorità. In realtà è una risposta dubbia: tra marzo e aprile, un’epidemia di influenza si è verificata anche in Italia (come può testimoniare un autorevole collaboratore di Carmilla), dovuta probabilmente all’alternanza di giorni caldi e giorni freddi, senza che nessuno andasse a scomodare i suini. Seconda risposta: si tratta di un virus di tipo “nuovo”, sconosciuto in precedenza (adesso battezzato A H1 N1). Ma se è nuovo, perché definirlo “suino”, quando nessun maiale messicano risulta malato di influenza e in grado di trasmetterla all’uomo? Perché ricorda un caso di influenza effettivamente suina accaduto mesi fa... negli Stati Uniti! E qui forse ci avviciniamo alla radice del problema. Negli Usa i casi di influenza suina sono 121, di cui uno o forse due fatali (chi dice uno allude a un bambino messicano morto in California; ma dimentica un adulto statunitense deceduto in marzo). Malgrado questo, la OMS non sconsiglia i viaggi in California o a New York (altra sede del contagio), né prescrive le misure rigorose suggerite al Messico. Un motivo ci può essere. Nel 2005, sotto la presidenza messicana di Fox, furono effettuate “manovre congiunte” tra Ministero della Salute messicano e i suoi partner nel TLC (Trattato del libero commercio), Usa e Canada. Si simulò un’epidemia di influenza suina in Messico, e il CDC (Center for Disease Control) fornì istruzioni su come comportarsi in un caso del genere (tutto questo l’ho appreso da un documentario andato in onda ieri sera nell’ambito del programma Los Reporteros, di Televisa, a notte tarda). Quando un’influenza anomala si è manifestata in Messico, le autorità sanitarie locali non si sono rivolte ai quattordici laboratori messicani in grado di analizzare il virus eventuale, bensì direttamente al CDC e all’OMS, che hanno immediatamente decretato la pandemia e suggerito l’applicazione delle misure raccomandate al Messico tre anni prima. Così, a fronte di 7-12 morti e a 130 infettati (veri o presunti) 100 milioni di messicani devono girare con l’inutile mascherina “rassicurante” e starsene a casa, mentre la loro industria turistica va a pezzi. Invece i bar californiani sono regolarmente aperti e i turisti circolano liberamente. Dopo la mezza bufala dell’influenza aviaria, CDC e OMS (anche questa egemonizzata dagli Stati Uniti) colpiscono ancora. Solo che questa volta non è una bufala: è una porcata.
Articolo pubblicato su Carmilla il 4 maggio 2009.

martedì 5 maggio 2009


In Georgia l’opposizione è in piazza da un mese. E insiste

E’ dal 9 aprile che l’opposizione georgiana occupa le principali piazze della capitale Tbilisi chiedendo le dimissioni del presidente Mikheil Saakashvili: e la protesta non accenna a rientrare, anzi sembra sul punto di imboccare una marcia più alta. Oggi è stato annunciato l’avvio di nuovi picchetti nelle strade principali e in particolare intorno al municipio di Tbilisi, dove verranno installate altre gabbie di legno con degli attivisti chiusi all’interno - la forma di protesta emblematica che gli oppositori di Saakashvili hanno fin dall’inizio scelto per rappresentare il progressivo degrado del paese verso lo stato di polizia, anzi, la dittatura pura e semplice. Una serie di gabbie con dei “prigionieri” già da diverse settimane sono sistemate lungo il corso principale della città e nei pressi del Parlamento e della residenza presidenziale.
Nelle ultime ore due ultimatum contrapposti sono stati lanciati a Tbilisi. Da una parte, le autorità hanno dato ai dimostranti in piazza tempo fino al 16 maggio per sgomberare e lasciare completamente libere le strade - avvisando che in caso contrario sarà la polizia a operare lo sgombero con la forza; dall’altra il cartello di partiti e movimenti che anima unitariamente le manifestazioni ha dato 72 ore di tempo a Saakashvili per annunciare le dimissioni e concordare le modalità per le elezioni anticipate. Per le autorità, la deadline per lo sgombero delle strade è motivata con le celebrazioni del 26 maggio, “giorno dell’indipendenza”, che vedono tradizionalmente una parata militare per le vie del centro. Sul fronte opposto, oggi c’è stata l’iniziativa dei militanti di un gruppo giovanile, che hanno lasciato impronte di mani e piedi color rosso-sangue sui muri del Ministero dell’Interno e lungo le strade che vi danno accesso, per simboleggiare la violenza usata in queste settimane contro i manifestanti.
a cura di Astrit Dakli

Proseguono le demolizioni di abitazioni.

Ieri, le autorità di occupazione israeliane hanno consegnato nuovi ordini per le demolizioni di case palestinesi in diversi quartieri di Gerusalemme.
Secondo fonti locali, gruppi di dipendenti nel comune di Gerusalemme hanno invaso diversi quartieri e hanno censito le case in costruzione e fotografato le case da demolire, in particolare a al-Ashqariyah, Beit Hanina, Shu'afat e Sheikh Jarrah.
Tra gli edifici soggetti alla demolizione, con il pretesto di costruzione illegale, è inclusa una palazzina abitata, composta da sei piani, sita nella zona di Beit Hanina.
L’amministrazione di Gerusalemme, nei due giorni passati, ha consegnato molte ordinanze di demolizione, soprattutto nel quartiere di Wadi al-Joz, Ras al-Amud.
L'ufficio del consigliere per gli affari di Gerusalemme del primo ministro palestinese, Hatem Abdel Qader, ha chiarito l’intenzione di presentare ricorsi per congelare questi ordini.
tratto da Infopal

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!