martedì 23 giugno 2009

Assemblea a L'Aquila contro il G8




Report Assemblea

L’Assemblea, molto partecipata ed eterogenea ha ripreso il comunicato “L’Aquila e le altre”, emerso dalla precedente assemblea del 1 giugno, con le sue caratteristiche di diffusione e dislocazione delle mobilitazioni contro il G8.
Dal 2 al 10 Luglio vi saranno dunque iniziative diffuse in tutte le città italiane, mobilitazioni che saranno rivolte contro i responsabili della crisi e caratterizzate dalla solidarietà verso le popolazioni terremotate e per una ricostruzione sociale del territorio abruzzese.
Le iniziative previste dal 2 al 10 Luglio seguiranno questo calendario:
2 luglio diverse manifestazioni sono già promosse da associazioni e realtà territoriali in Sardegna.
4 luglio a Vicenza, manifestazione per restituire il Dal Molin ai cittadini. Indipendenza, dignità, partecipazione: la terra si ribella alle basi di guerra.
7 luglio a Roma, accoglienza ai grandi dove la rete NoG8 indice, in occasione della presenza nella capitale delle delegazioni internazionali in transito verso il G8 di Coppito, una “Giornata dell’Accoglienza ai Potenti della Terra”, con iniziative diffuse e “piazze sociali anti-crisi”.
Sempre il 7 luglio a Pescara, si svolgerà un’iniziativa di Goletta Verde contro il decreto sicurezza in solidarietà ai migranti, dal titolo "L’Abruzzo è un porto di mare, noi non respingiamo!”, mentre il 9 luglio si svolgeranno sempre in città iniziative in difesa dell’acqua come bene comune dell’umanità.
8 luglio iniziative dislocate in tutte le città, per disegnare una “Mappa della Crisi” attraverso la quale i territori, le comunità e le organizzazioni sociali in resistenza a partire da Roma, passando per Napoli, Genova, Padova, Bologna, Milano, Ancona, Palermo e tutte le altre, manifesteranno la propria indignazione contro la crisi, il carovita, la precarietà, la disoccupazione, la devastazione ambientale, la mercificazione dei beni comuni, la militarizzazione.
Le proposte emerse rispetto alle mobilitazioni sul territorio aquilano, infine sono quelle di:
Una fiaccolata per chiedere “verità giustizia e ricostruzione sociale”che si svolgerà dalla mezzanotte fino alle 3e32 del 6 Aprile.
Un forum sulla ricostruzione sociale che si svolgerà a l’Aquila il 7 Luglio e affronterà i temi peculiari del territorio aquilano in rapporto alla crisi globale.
E infine, per il 10 luglio, una marcia pacifica e di massa nei territori del terremoto che esprima la solidarietà alle popolazioni aquilane, la necessità di una ricostruzione sociale, ma anche il dissenso generalizzato contro la crisi, sulla quale non essendo emersa una reale condivisione i promotori chiedono nei prossimi giorni un confronto alle realtà locali sulla costruzione di tale iniziativa.
E’evidente che l’accelerazione che ha subito il contesto è stata una conseguenza diretta del terremoto e della scelta ignobile di questo governo di voler svolgere in questo territorio il G8 della crisi, scelta che tutti i presenti hanno nuovamente condannato.
Il modo migliore che abbiamo individuato, per sintetizzare una lunga assemblea come quella di oggi, è stato quello di riportare in questo report tutti gli appuntamenti.
Chiediamo infine in maniera determinata e condivisa da tutti, che chiunque voglia portare qui la propria solidarietà e i propri percorsi di lotta in quei giorni lo faccia nel rispetto totale della situazione drammatica che si vive in questo territorio. Mancano solo 16 giorni al G8, saranno quindi le varie realtà che costruiranno le mobilitazioni a diffondere al più presto maggiori informazioni sulle singole iniziative.
L’Aquila, 21 giugno 2009

domenica 21 giugno 2009

Iran - Il volto duro del potere

Morti e repressione contro i manifestanti
La prima manifestazione non autorizzata verificatasi a Teheran sabato si è conclusa con un bagno di sangue. La tv americana Cnn parla di almeno 19 morti, ma riporta voci raccolte da testimoni che ne hanno parlato sui siti internet di social network, che parlano anche di 150 morti e centinaia di feriti. Senza contare il morto e tre feriti a seguito dell'attentato provocato da un kamikaze che si sarebbe fatto esplodere nell'ala nord del mausoleo dell'ayatollah Khomeini, alla periferia meridionale di Teheran. Una notizia però quest'ultima che al momento però non è chiaro se sia la cronaca di una fatto realmente accaduto o un'invenzione della propaganda di regime.
Il Governo sta cercando in ogni modo di chiudere gli spazi di comunicazione interni e verso l'esterno.
Segui la protesta nel web attraverso l'iniziativa di Pirate Bay che ha deciso, per supportare la protesta di diventare The Persian Bay.
Il sito sta radunando persone da tutto il mondo.
Vai al sito Persian Bay

Israele vuole eliminare Ahmad Saadat, leader del Fplp


L’ex detenuto e attivista per i diritti dei prigionieri, Abdelnaser Farawna, ha lanciato l'allarme sull'intenzione delle autorità di occupazione di eliminare il deputato Ahmad Saadat. In un comunicato diramato ieri, Farawna ha confermato che Saadat è in pericolo, e che l'amministrazione penitenziaria israeliana, appoggiata da ambienti politici e della sicurezza, "lo maltratta per vendicarsi della sua lotta e della sua resistenza, e di ciò che egli rappresenta".
Saadat è il Segretario - generale del Fronte popolare per la liberazione della Palestina - Fplp. Nel 2001 successe nella guida del partito a Abu Ali Mustafa, assassinato dagli israeliani a Ramallah, in Cisgiordania.
Saadat venne accusato di aver organizzato l'assassinio del ministro del Turismo israeliano, Rehavam Zeevi, nell'ottobre del 2001. Ricercato dai servizi israeliani, si rifugiò nella Muqata'a, il quartier generale dell'Olp e di Yasser Arafat, che si rifiutò di consegnarlo a Israele. Fu poi imprigionato nel carcere dell'Anp, a Jerico, nel 2002. Nel marzo del 2006, in un blitz, le forze israeliane attaccarono la prigione e rapirono Saadat.
Da allora è rinchiuso in un carcere israeliano.

Nigeria - Attacco dei ribelli del Mend Distrutto un oleodotto dell'Agip

Il Movimento per l'emancipazione del Delta del Niger attua la "guerra del petrolio"

Attaccato un impianto Agip nella regione di Bayelsa, nel sud della Nigeria. La responsabilità dell'azione è stata rivendicata dal gruppo di ribelli del movimento per l'emancipazione del Delta del Niger. Un comunicato dei ribelli annuncia che "l'oleodotto è stato distrutto''.
Il Mend aveva esortato le numerose compagnie petrolifere straniere che operano nel delta del Niger a evacuare il loro personale dopo che il 7 giugno scorso, i ribelli avevano proclamato la ''guerra del petrolio''. Più o meno un anno fa, le strutture di pompaggio dello stesso impianto Agip furono danneggiate e tratti dell'oleodotto fatti esplodere. La comunità Ijaw spiegò che l'azione di forza era stata decisa per protestare contro le condizioni di vita della popolazione. Il Mend rivendica il diritto su una quota dei proventi delle compagnie petrolifere da ridistribuire tra gli abitanti più poveri della regione. Le violenze in questa area chiave per la Nigeria hanno fatto crollare la produzione di greggio di circa un terzo negli ultimi tre anni. E' dall'inizio del 2000 che le compagnie petrolifere sono nel mirino dei rivoltosi. La Nigeria ricava dal petrolio oltre il 95% delle sue entrate in valuta; in condizioni normali sarebbe in grado di estrarre 2,6 milioni di barili al giorno, quasi tutti dalla regione del Delta, ma la produzione attuale non supera gli 1,8 milioni di barili. Nella zona il gruppo più attivo è il Movimento per l'emancipazione del delta del Niger, già responsabile negli anni scorsi del sequestro di alcuni tecnici italiani dell'Eni.

Ma assieme al Mend sono in azione nella zona altri gruppi tribali e gang di delinquenti legati al traffico di petrolio e di armi.

Tratto da: Repubblica

Gabon - E adesso...



La scomparsa del presidente Bongo, in carica da 42 anni, pone seri interrogativi sul futuro del Gabon

di Matteo Fagotto

Omar Bongo, il presidente del Gabon e leader africano da più tempo al potere, si è spento l'8 giugno in una clinica di Barcellona a séguito di un attacco di cuore, secondo quanto riferito dalle autorità del Paese africano. Al suo posto, mercoledì scorso, è stata nominata Rose Francine Rogombe, speaker del Senato e da pochi giorni leader ad interim, in attesa delle elezioni che dovranno essere indette entro 45 giorni. Ma la domanda che si pone l'intero Gabon riguarda il futuro di un Paese che, per 42 anni, è stato governato dal "decano d'Africa".
Era il 1967 quando l'allora 31enne Bongo salì al potere dopo l'improvvisa morte per malattia di Leon M'ba, padre dell'indipendenza del Gabon. Da allora, il presidente ha governato un Paese dalle mille contraddizioni, uno tra i maggiori esportatori di petrolio del continente ma fra i più arretrati per chilometri di strade costruiti. In 40 anni, Bongo ha visto passare davanti a sé sette presidenti francesi, generazioni di leader africani golpisti, sanguinari e corrotti come Mobutu e Idi Amin, gli anni d'oro delle materie prime vendute all'Occidente a caro prezzo, il crollo degli anni Ottanta e l'avvento delle finte democrazie alla fine della guerra fredda.
Soprattutto, Bongo è diventato il simbolo vivente della Françafrique, come è stato chiamato il complesso rapporto tra Parigi e le sue ex colonie africane dopo la loro indipendenza. Un rapporto spesso fatto di lati oscuri, rapporti personali e leader poco presentabili mantenuti al potere per la loro "stabilità" o perché fondamentali per gli interessi strategici della Francia. Omar Bongo era uno di loro, il più anziano e il più esperto, un consulente e alleato di cui Parigi non si è mai privata, neanche dopo il cambiamento dei rapporti tra Francia e Africa sbandierato da Nicholas Sarkozy dopo la sua elezione.
Cosa succederà ora al Gabon, fin troppo assuefatto alla guida del suo presidente, capace di annullare qualsiasi opposizione cooptando avversari politici e partiti? Alcuni analisti temono il peggio, ricordando le guerre civili e i colpi di stato a ripetizione seguiti alla fine dei "grandi regni" (Mobutu in Congo, Boigny in Costa d'Avorio, Eyadema in Togo per fare alcuni esempi). Per ora, il Gabon rimane tranquillo: nella capitale Libreville non si registrano disordini, la presenza di polizia e soldati e discreta e le frontiere sono state riaperte. Uno dei grandi meriti di Bongo è stato quello di aver mantenuto nel Paese una stabilità invidiabile, nel panorama di un continente falcidiato da guerre e golpe nei decenni scorsi. Il Gabon pare intenzionato a rimanere su questa strada.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!