lunedì 31 agosto 2009

Segnali di pace dall'uomo di Imrali

Nuove speranze per la questione curda. Gli sforzi del governo e il piano Ocalan potrebbero mettere fine a 25 anni di lotte


La questione curda, dopo venticinque anni di lotta, non è arrivata mai così vicina a una possibile soluzione. Con sette giorni di ritardo Omer Gunes, l'avvocato di Abdullah Ocalan, ha reso noto che il leader del Pkk ha inviato al governo turco dal carcere dell'isola di Imrali la tanto attesa Road Map. Il documento, che fissa i paletti con richieste e concessioni per mettere fine a una lunghissima striscia di sangue, repressioni e compressioni di diritti, sarebbe stato consegnato da Ocalan ai suoi avvocati il 20 agosto scorso.

I punti della Road Map.
Sui contenuti del documento elaborato dal leader curdo ci sono solo delle ipotesi o tutt'al più indiscrezioni svelate da fonti vicine al partito filocurdo Dtp. "Il presidente" chiederebbe, in sei punti, a) una Costituzione democratica, b) il riconoscimento dei diritti politici della minoranza curda, c) una trattativa con il Pkk, d) l'abolizione dei guardiani di villaggio - attraverso i quali l'amministrazione turca esercita il proprio controllo sulle comunità rurali, e) un'amnistia generale, f) miglioramento delle condizioni di prigionia nel carcere dello stesso Ocalan. Sul lato delle concessioni, il leader del Pkk chiede al suo popolo di riconoscere lo Stato turco che a sua volta dovrebbe accettare che la popolazione curda a divenire una nazione democratica. È proprio su quest'ultimo punto, fin quando non ne verranno chiariti ulteriormente i dettagli, che sorgono i maggiori interrogativi. Indipendenza, federazione o autonomia?

Fattori esterni.
Mehmet Yuksel, coordinatore dell'Uiki (Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia), parlando con PeaceReporter, dimostra di essere cauto e diffidente. Pur non nascondendo ottimismo, Yuksel pensa che un buon traguardo sarebbe anche solo percorrere la strada seguita dai sudafricani: "Noi siamo i neri di Turchia, conquistare un'eguaglianza di trattamento e parità nell'esercizio dei diritti è un primo obiettivo che si può raggiungere". E poi il cambiamento in positivo di come la stampa sta trattando la questione e sensibilizzando l'opinione pubblica non è un fattore di poco conto. Sul perché Ankara stia accelerando per risolvere la questione curda Mehmet Yuksel non ha dubbi: in primo luogo il partito di Racyyp Erdogan, l'Akp, sta pensando alle elezioni del 2011 e la pacificazione della nazione rastrellerebbe il consenso di quegli elettori, in continuo aumento che non reggono più lo stress di una guerra interna; poi c'è Bruxelles e infine gli Stati Uniti e la questione energetica. Washington vorrebbe che la Turchia assumesse un ruolo di prim'attore nella gestione irachena per meglio concentrarsi in Afghanistan e altrove. Dal 2010 il gasdotto Nabucco porterà nel cuore dell'Europa 30 miliardi di metri cubi di gas del Mar Caspio by-passando Russia e Ucraina: i condotti attraverseranno il Kurdistan turco e la Botas, la compagnia energetica di Ankara deve poter assicurare gli altri quattro partner commerciali da qualsiasi sabotaggio.

La cosiddetta "Iniziativa Curda" annunciata dal governo il mese scorso fissa in dieci punti gli sforzi che lo Stato compirà per tendere la mano alla minoranza etnica. Il piano sarà presentato solo a settembre, ma anche qui le anticipazioni non mancano. Innanzitutto l'unità della nazione turca non verrà mai messa in discussione mettendo da parte qualsiasi ipotesi di indipendenza. Ai curdi verrà permesso di parlare la loro lingua in campagna elettorale e in carcere, dove oggi è vietato e punito con l'isolamento; si potrà studiare il curdo e potranno nascere istituti di cultura locale; non sarà più possibile classificare i bambini come terroristi (dodicenni che lanciavano pietre contro la polizia nel corso di manifestazioni sono stati processati e condannati a norma dell'articolo 9 della Legge Anti-terrorismo); i nomi dei villaggi che sotto la guida di Kemal Ataturk furono "turchizzati" verranno sostituiti da quelli tradizionali curdi; gli abitanti della regione curda potranno esprimersi liberamente.

Traditori e venduti.
I partiti dell'opposizione, quello nazionalista Mhp in particolare, stanno osteggiando con tutte le loro forze un progetto che ha trovato l'appoggio perfino dei vertici militari (che precisano, però, "non tratteremo mai con il Pkk). Gul ed Erdogan sarebbero traditori e venduti agli Stati Uniti che avrebbero imposto e scritto il programma "Iniziativa Curda". Con sfumature diverse Vamik Volkan, rispettato professore di psicologia politica, critica le scelte del governo: "La Turchia non può compromettersi sedendosi al tavolo con l'uomo di Imrali (è così che viene indicato dai turchi Ocalan per non pronunciarne il nome come per il Diavolo), una persona che ha dato inizio al terrore e ucciso molte persone. Stando alle parole di Volkan, riportate dal quotidiano Today's Zaman, includendo Ocalan nel processo di pace è inevitabile che tutto vada sottosopra.
Un'altra incognita è rappresentata dalle formazioni più radicali del Pkk, dai guerriglieri arroccati sulle montagne del Kurdistan iracheno. Sebbene abbiano abbandonato da tempo l'idea di indipendenza difficilmente accetteranno soluzioni diverse da un modello federativo.

Un nuovo inizio.
Erdogan gode, in ogni caso, di un forte appoggio internazionale e anche di una buona fetta della società civile turca che viene coinvolta dal gabinetto di governo da sempre più frequenti dibattiti pubblici. Che si tratti con il Diavolo o meno questa sembra essere la migliore occasione per chiudere 25 anni di lotta e seppellire con dignità le 40 mila persone morte in una lotta di controllo e libertà.

Tratto da:
peacereporter

¡¡ZANON ES DEL PUEBLO!!

Un'altra tappa importante nella lotta della più grande fabbrica occupata argentina Dopo 9 anni è stato conquistato l'esproprio definitivo della fabbrica
Dopo 9 anni di lotta, siamo riusciti a strappare l’esproprio definitivo della nostra fabbrica.
Questo cammino, percorso dalle operaie e dagli operai della Zanon, non sarebbe stato possibile senza prima aver strappato alla burocrazia sindacale le nostre rappresentanze di categoria.
Per prima cosa, nel 1998, abbiamo recuperato la nostra commissione interna per lottare contro i licenziamenti, i maltrattamenti, le umiliazioni e per le condizioni di sicurezza e igiene, contro la polifunzionalità, per i nostri salari, ecc, ma soprattutto per instaurare una nuova forma di lavoro: la democrazia diretta per poi, nel 2000, ricuperare il nostro sindacato e metterlo al servizio dei lavoratori.
In questi quasi nove anni ne è passata di acqua sotto i ponti, abbiamo valorizzato profondamente l’appoggio che abbiamo ricevuto in questi anni di lotta. Dalla [gente della] comunità di Centenario, Neuquén, Plottier, ecc, che sul finire del 2001 si avvicinava con un pacchetto di spaghetti alle tende che abbiamo sostenuto per 5 mesi, fino ai lavoratori interni dell’unità n° 11 che si trova a pochi metri dalla fabbrica, che per 3 giorni hanno donato le loro razioni di cibo affinché potessimo resistere.
Le Madri di Plaza de Mayo, associazione regionale di Neuquén, che fin dal primo giorno ci hanno adottato come loro figli e camminano per le strade assieme a noi, fino ad oggi, resistendo assieme ad ognuno di noi 5 ingiunzioni di sfratto, repressioni, minacce.
I compagni e le compagne docenti dell’ATEN[1], compagni della CTA[2] Neuquén. Fino alla solidarietà a livello nazionale e internazionale di compagni che mai abbiamo conosciuto e che, conoscendo la nostra lotta, ci inviavano i loro fondi sciopero per resistere.
Abbiamo imparato anche ad essere solidali con altri lavoratori, creando un Fondo per lo Sciopero permanente, abbiamo spinto dicendo che la coordinazione è fondamentale per il trionfo delle lotte operaie. – Dai minatori di Río Turbio, lavoratori del petrolio di Las Heras, statali e lavoratori di fabbriche di Neuquén e Río Negro, Garrahan Subterráneas, Aeronautici, Ferroviari, fino ai movimenti di lavoratori disoccupati di Tartagal e decine di fabbriche ricuperate.-
Dal principio abbiamo aperto la fabbrica alla comunità, ricevendo migliaia di bambini e adulti affinché conoscessero la nostra esperienza di lotta.-
Abbiamo consolidato l’unità operaio-studentesca, tanto nei giovani studenti medi quanto con i compagni universitari, che ha avuto e ha espressione nell’accordo quadro di collaborazione con l’Università.Abbiamo organizzato concerti senza polizia, con artisti regionali e gruppi nazionali come La Renga, Attaque 77, Bersuit Vergarabat, León Gieco, Raly Barrionuevo, Dúo Coplanacus, tra gli altri, che hanno solidarizzato con la nostra lotta lasciando la loro arte e solidarietà alle operaie e agli operai della Zanon, plasmata nella comunità di Neuquén.
La nostra lotta si è sempre basata nella pratica della lotta di classe, identificando i governi, i padroni e le burocrazie sindacali come il nemico dei lavoratori.
Questa esperienza, che abbiamo costruito lungo questi nove anni e con l’enorme consenso di cui gode la nostra lotta nella provincia, a livello nazionale e internazionale ha fatto sì che potessimo ritorcere la volontà politica del Governo Provinciale del MPN[3] che ha dovuto sostenere e votare il progetto di legge di esproprio.
Consideriamo che questa conquista, da parte di tutto l’insieme della classe dei lavoratori, ha un valore enorme, e che questo governo che oggi vota l’esproprio della “Zanon bajo gestión obrera[4]” è lo stesso che ha assassinato Teresa Rodríguez[5]; lo stesso che ha represso noi operaie e operai della Zanon a fine del 2001 e ha voluto sgomberarci 5 volte; lo stesso che ha fucilato il nostro compagno ceramista Pepe Alveal, facendogli perdere un occhio, nella repressione del Barrio San Lorenzo; lo stesso che ci ha assassinato il compagno Carlos Fuentealba e lo stesso che oggi parla di pace sociale quando in questi momenti di crisi economica mondiale gli impresari e i loro governi ci dichiarano guerra con licenziamenti, salari da fame, caro prezzi, ecc.
Le scuole e gli ospedali sono stati svuotati e l’unica opera pubblica di cui parlano è la costruzione di carceri per rinchiudere i nostri giovani, mentre ogni giorno muoiono decine di famiglie negli incendi delle loro precarie casette occupate.
Per questo, nonostante l’enorme conquista che abbiamo ottenuto, in un contesto di crisi economica internazionale, strappando l’esproprio a questo governo, cosa che ha un valore molto maggiore, dalla gestione operaia della Zanon e dal Sindacato Ceramisti di Neuquén siamo convinti che la nostra lotta non è finita perché, come fin dal primo giorno, consideriamo che la salvezza non è individuale ma dell’insieme della classe lavoratrice.
Compagni e compagne, a tutti e tutte quelli che in qualche modo sono stati parte, hanno portato il loro granello di sabbia: condividiamo l’allegria di questo grande passo!!
Ai compagni che ancora guardano increduli, talvolta timorosi, talvolta scettici diciamo: vi invitiamo ad essere parte di questa storia che non è né più né meno che contribuire con un granello di sabbia alla trasformazione della realtà e riprendere il sogno dei nostri 30 mila compagni[6]: una società senza sfruttatori né sfruttati!!

¡¡ZANON ES DEL PUEBLO!!
Obreras obreros de Zanon - Sindicato Ceramistas de Neuquén

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[1] ATEN: “Asociación Trabajadores del Estado de Neuquén”, sindacato dei lavoratori statali
[2] CTA: “Central de Trabajadores Argentinos”, grosso sindacato dissidente argentino
[3] MPN: “Movimiento Popular Neuquino”, partito di centro-destra che ha sostanzialmente dominato la scena politica della Provincia di Neuquén per quasi 50 anni.
[4] “sotto gestione operaia”
[5] Attivista del movimento dei lavoratori disoccupati, assassinata dalla polizia durante un picchetto nel 1997.
[6] Il riferimento è ai 30.000 desaparecidos della dittatura militare 1976-1983

lunedì 3 agosto 2009

PresenzAttiva in Chiapas - 2 agosto: al Caracol di Oventic

Oventic

La salute un diritto fondamentale.

3 / 8 / 2009

La delegazione italiana si è recata oggi in visita al Caracol di Oventic.

Nell'incontro con la Giunta del Buongoverno i rappresentanti zapatisti hanno ricordato la strada percorsa dal levantamiento del 1 gennaio 1994, "quando si pensava che gli indigeni erano scomparsi ed invece sono riapparsi per aprirsi una nuova strada verso il futuro". Da allora l'autonomia si è fatta laboratorio concreto di costruzione dei percorsi di autogoverno. "Abbiamo ancora tanta strada da fare, certo ora abbiamo costruito con l'appoggio della solidarietà internazionale molte cose: 11 microcliniche, 35 case di salute e una clinica centrale oltre a 64 scuole primarie e una secondaria; ma c'è ancora molto da fare".

"La possibilità di incontrarci, di scambiarci le nostre esperienze rafforza la nostra lotta e ci fa capire che non siamo soli".

Dopo la Giunta, la delegazione si è incontrata con i Coordinatori della Clinica e con una giovane Promotrice di salute.

Dall'inizio della nascita della prima clinica La Guadalupana, sono stati formati circa 800 Promotori di cui oggi operano quotidianamente in 330.

La strutturazione che si è scelto di sviluppare è quella delle Microcliniche accompagnate da Case di Salute (presidi sanitari di zona) decentrate in modo da essere presenti più capillarmente anche nelle comunità distanti.

La vera sfida ora è non solo garantire la salute ma avviare una generale politica di prevenzione per migliorare le condizioni complessive di vita. Il Sistema Sanitario Autonomo ad esempio sta confrontandosi con l'aumento dei casi di cancro, soprattutto allo stomaco. Una malattia che in parte deriva anche dalla qualita complessiva dell'alimentazione e della vita. Per gli zapatisti non solo è fondamentale curare ma anche costruire un futuro "rigenerando" forme di vita migliori per tutti.

Domani una nuova tappa: il Caracol di Morelia.

La lotta dentro la Ssangyong continua

Negli ultimi due giorni ci sone stati negoziati intensi tra rappresentanti dei lavoratori e della compagnia Ssangyong sulla questione dei licenziamenti.

Lo sciopero ed occupazione attuale e’ incominciato il 22 di maggio quando la compagnia automobilistica Ssangyong ha licenziato un terzo della sua manodopera, circa 2,650 lavoratori. Circa 1,700 lavoratori avevano accettato il compenso di licenziamento offerto dalla compagnia, ma il resto ha deciso di resistere, occupando parte dello stabilimento.

In questa ultima fase di riunioni, la compagnia ha offerto di diminuire di 300 il numero di licenziati, spostando la maggior parte di questi in un tipo di cassa integrazione, e offrire un nuovo posto a solo un’altro centinaio.

Questa offerta e’ stata considerata inaccetabile dagli scioperanti, specialmente visto il loro sacrificio di questi ultimi due mesi.

La situazione dei lavoratori e famigliari, il cui numero si stima tra i 900 e 1,000, dentro i due stabilimenti per la verniciatura occupati, continua a deteriorare.

manifestazioneL’assedio della polizia e’ totale, mentre cibo, acqua e medicinali stanno scarseggiando tra i lavoratori. In piu’, la polizia ha ammesso di mischiare un cocktail di sostanze chimiche con il gas lacrimogeno che viene lanciato addosso ai lavoratori da elicotteri che sorvolano continuano le zone occupate. La polizia ha ripetutamente tentato di sfondare i lavoratori, ma le barricate dei lavoratori finora hanno tenuto.

All’esterno del cordone poliziesco, in cui le milizie pagate dalla compagnia si muovono liberamente, ci sono migliaia di persone che danno vita a manisfestazioni, azioni, e cortei continui, cercando di dare supporto ai lavoratori all’interno della Ssangyong. Gli arresti oramai si contano nelle centinaia di persone.

La Ssangyong e’ in stato di liquidazione, e le banche hanno dato alla compagnia fino a meta’ settembre per risolvere la situazione. Come la situazione si sviluppera’ nei prossimi giorni e settimane e’ difficile da prevedere.

Da una parte, i lavoratori che son riusciti a resistere per oltre due mesi sembrano decisi ad andare avanti e non cedere. Anche se politicamente sono compatti e decisi, la questione sta diventato una questione umana dato che non solo stanno soffrendo fisicamente, ma psicologicamente ci sono segni che molti stanno crollando.

Dalla parte della compagnia, e la classe capitalista Coreana, qui si sta giocando non solo con l’industria automobilistica, ma anche lo stato dell’organizzazione sindacale Coreana.

La Ssangyong e’ la piu’ piccola delle compagnie automobilistica Coreana, e sia per il governo che la classe capitalista, questo scontro rappresenta solo l’inizio. Se riescono a vincere e ‘riformare’ la Ssangyong, dopo vengono la Hyunday, la Daewoo e Kia, che sono aziende molto piu’ grosse con decine di migliaia di lavoratori. Dato la globalizzazione dell’industria automobilistica, questo poi avrebbe ripercussioni internazionali su altre compagnie automobilistiche.

Dall’altro lato, questi conglomerati industriali rappresentato anche le roccaforti del sindacato Coreano capeggiato dalla confederazione del KCTU. Il KCTU nell’ultimo decennio e’ stato colpito duramente dalla ‘flessibilizzazione’ e ‘precarizzazione’ dell’economia Coreana, e non e’ potente come negli anni ‘90.

Nonostante queste perdite, il KCTU rimane uno dei sindacati piu’ forti ed organizzati della regione, un sindacato di cui le radici si trovano negl’anni settanta e li scontri contro la dittatura militare. Una sua sconfitta rappresenterebbe un’enorme perdita per tutto il movimento progressivo dell’Asia.

I sindacati Coreani richiedono solidarieta’ internazionale con azioni/manifestazioni contro compagnie Coreani e uffici/consolati/ambasciate Coreane.

Per ulteriori informazioni:

http://kctu.org/

http://kctu.org/ActionAlerts/3720

http://metal.nodong.org/

http://www.imfmetal.org/index.cfm?n=618&l=2

http://libcom.org/

Ssangyong union:
http://sym.nodong.org/

Per video:

http://www.youtube.com/watch?v=fglJuHJdRPM

http://www.youtube.com/watch?v=ko1WcIwtyKE&feature=related

http://www.youtube.com/watch?v=l-ohGv4vl14&feature=related

Piergiorgio Moro

Melbourne, Australia

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!