sabato 12 dicembre 2009

Copenhagen - Libertà è giustizia climatica. Corrispondenze dalla mobilitazione del 12 dicembre


Oggi la prima grande manifestazione in cui i movimenti di opposizione alla precarietà climatica chiamano ad un impegno reale, tempestivo e improcrastinabile "i grandi" sul problema del riscaldamento globale. Nella giornata ci sono state anche pesanti "fermi preventivi" fatti dalla polizia con la scusa dei "black block" che hanno portato alla detenzione di 400 persone.

Colpo di Stato politico in Turchia: messo fuorilegge il Partito della Società


di Aldo Canestrari

La Corte Costituzionale turca, in data 11 dicembre 2009, ha deciso all’unanimità la chiusura del DTP, “Partito della Società Democratica”, il Partito pro-kurdo presente in Parlamento dal 21 con seggi, e che governa gran parte dei municipi della regione sud-orientale della Turchia.
La motivazione addotta dalla Corte Costituzionale è che il DTP sarebbe una minaccia per l’unità nazionale.
La decisione comporta anche il divieto di svolgere qualsiasi attività politica per cinque anni per 37 dirigenti del partito., e l’annullamento mandato parlamentare di due parlamentari: il presidente Ahmet Turk e la deputata Aysel Tugluk, ai quali è stata tolta l’immunità parlamentare. I beni del partito sono stati confiscati. Il DTP è in Parlamento, in ordine di grandezza, il quarto partito politico, dopo l’AKP, il CHP ed il MHP.

La Corte Costituzionale turca, dalla data della sua costituzione (1963), ha soppresso 26 partiti politici. L’anno scorso aveva anche discusso l’eventuale chiusura dell’AKP, l’attuale partito di governo turco, il partito di Erdogan.
In particolare, i partiti kurdi sono stati continuamente chiusi: prima l’HEP, poi il DEP, l’HADEP, ed infine, per evitare la chiusura, il DEHAP si era dovuto sciogliere, dando appunto vita all’attuale DTP.
I poteri della Corte Costituzionale sono connessi alla attuale Costituzione turca, di impronta autoritaria e nazionalista, emanata nel 1982, all’indomani del colpo di Stato militare del 1980 (emulo di quello cileno di Pinochet per l’entità e la gravità dei crimini di Stato ad esso seguiti).
Sia il partito di governo, sia soprattutto il movimento kurdo, avevano da lungo inutilmente proposto una riforma costituzionale.

In seguito alla chiusura del partito ed all’interdizione alla vita politica di numerosi suoi dirigenti (tra i quali note personalità di rilievo quali Ahmet Türk, Aysel Tuğluk, Leyla Zana e Selim Sadak) in teoria il gruppo parlamentare si ridurrebbe solo da 21 a 19 seggi, ma la direzione del partito
ha per il momento deciso l’uscita dal Parlamento del gruppo parlamentare, e la continuazione nella società civile della lotta per la democrazia e per la pace, nella inalterata fedeltà ai metodi democratici e pacifici.

Come ha sottolineato la direzione del partito, la decisione della Corte Costituzionale, dietro il paravento di un atto “giuridico”, è in realtà una decisione politica, e, vista la sua portata di attacco frontale ai principi della democrazia rappresentativa e dell’espressione democratica della volontà
popolare, e di attaco frontale alla possibilità di partecipazione politica del popolo kurdo, è un “colpo di Stato politico”.
Analoga opinione è stata avanzata da “Human Rights Watch”:
http://www.hrw.org/en/news/2009/12/11/turkey-kurdish-party-banned
http://www.hrw.org/en/news/2009/12/09/questions-and-answers-about-case-against-democratic-society-party

L'Unione Europea, in cui Ankara spera di entrare, aveva avvertito che la messa al bando del partito avrebbe violato i diritti della popolazione curda.

La chiusura del DTP è stata preceduta da una campagna di attacchi continui contro tale partito, sia tramite le numerose aggressioni violente alle sue sedi ed i tentativi di linciaggio, sia tramite la campagna dei mass-media, sia tramite le dichiarazioni dei due partiti nazionalisti (i repubblicani del CHP e gli estremisti sciovinisti del MHP).
La direzione del DTP nei giorni scorsi aveva ammonito: “Siamo un ponte verso la pace e verso la democrazia”, e, in effetti, la chiusura del DTP significa il completo svuotamento della cosiddetta politica di “apertura democratica” che era stata avanzata dal governo ma soprattutto stimolata e incrementata dall’iniziativa kurda; la chiusura del DTP rischia di allontanare a tempo
indeterminato le prospettive di pace, e di precipitare immediatamente il Paese in una spirale di tensioni e di violenza, a partire dagli scontri in corso nel Paese (dove le manifestazioni sono sempre più aggredite dalla polizia: Diyarbakir, Semdinli, Van, Hakkari, Yuksekova…) sino al pericolo di ripresa del conflitto armato tra esercito e guerriglia.

In moltissime località della Turchia si stanno svolgendo affollate manifestazioni di sostegno verso il DTP, diverse delle quali sono state violentemente assalite dalla polizia.

Istanbul, 12 dicembre 2009

Copenhagen - Libertà è giustizia climatica



Dopo una giornata di notizie contradditorie solo a tarda notte giunge la conferma dell'arresto, insieme ad altri attivisti, di Tommaso Cacciari, mentre gli altri italiani fermati sono stati già rilasciati. Pare che l'accusa per Tommaso sia quella di essere uno degli "organizzatori" della giornata di protesta contro il ruolo che le corporations vogliono avere all'interno di Cop 15.

Il processo per direttissima dovrebbe avvenire nella mattinata del 12 dicembre.

Alla conclusione della giornata, l'assemblea della rete SeeYouInCopenhagen, si riunisce nello spazio autogestito che farà da media center e da punto di riferimento durante i giorni di mobilitazione. E' un grande fabbricato, con i bagni e le docce e anche la cucina. Gli attivisti di SYINC lo hanno trovato in extremis, all'ultimo momento, e si sono fatti in quattro per renderlo il più accogliente e funzionale possibile. "Aspettando le notizie sui nostri compagni fermati questa mattina - inizia Gianmarco - intanto possiamo dire che già avere questo posto ed essere qui in oltre duecento è una cosa importante". Sapere che cosa è accaduto ai fermati si rivela un'impresa. L'Ambasciata, che parla attraverso una funzionaria "dedicata" al caso, ammette che la polizia danese "non ha alcun obbligo di informazione". Quindi se qualcuno viene fermato, può essere in stato di fermo ( 12 ore ) ma non sai dove, non sai perchè, non sai quanti, non sai dove li rilasceranno. E se uno è in arresto, e di Tommaso si saprà solo alle due di notte che lo stanno traducendo in carcere, non sai se ha un avvocato, se può nominarlo, quali sono i suoi capi di imputazione. "Le gabbie in commissariato erano piene di gente”- aggiunge un compagno di Napoli, appena rilasciato. Il copione, in Danimarca, è sempre quello. La città al 50% di emissioni, dove ogni cartellone pubblicitario illuminato ti parla di un mondo candido e democratico, sbatte in galera con la facilità di una multa per divieto di sosta. Sono perfetti, certo, quando ti stringono ai polsi le fascette da elettricista in plastica ( sarà riciclabile? ), ma l'intervento chirurgico sulla libertà, per tagliarne dei pezzi, per farla più corta, più ridotta, più piccola, fa ancora più impressione. L'assemblea continua a valutare le cose: qui si deve andare avanti giorno per giorno, capire, ascoltare e se possibile contribuire, dicono in molti. La domanda sorge spontanea: ma per che cosa? “Disobbedire, difronte ad un mondo come questo, non può più essere l'eccezione, né il gesto esemplare che indica la strada. Disobbedire, dentro la conferenza ufficiale, e fuori nelle strade, è l'unico modo di vivere. La precarietà climatica, la precarietà della vita, si rovescia così in precarietà dell'obbedienza. Verso ciò che è la realtà prodotta dal comando, articolato, contradditorio e complesso e che si affanna in questo scorcio di millennio. La realtà, non ciò che narra chi comanda, trasformandola nella sua realtà. Obama, il suo discorso da nobel, salta fuori in assemblea. E' il segno più evidente che una nuova narrazione, un nuovo mondo, non potranno mai nascere dall'obbedienza dei ruoli, delle funzioni, della procedura, del sistema. La guerra globale permanente non cambia la sua realtà, nemmeno se un presidente nero degli stati uniti più in crisi che abbiamo mai conosciuto, tenta di trasformarla in guerra giusta. Ci si infervora sulla Cina, che nella realtà virtuale prodotta dai potenti, vorrebbe passare come “paese povero e in via di sviluppo”, e addirittura dirigere il “global south”, insieme all'India e al Brasile. La Cina, che si è comprata mezzo debito pubblico americano e che ha un ritmo capitalistico di crescita da far impallidire i paesi G8. Gli indios, da dentro la conferenza ufficiale, stanno protestando duramente contro i piani per salvare le foreste ( RED). Spiegano come i paesi come il Brasile spingano sulla “protezione” dell'Amazzonia, perchè diventerà la “banca di crediti ecologici” da offrire agli inquinatori. Per questo loro, quelli che abitano quelle foreste, subiscono trattamenti feroci, deportazioni, genocidi. Hanno la sfortuna di occupare una banca, trattata e protetta come tale, da usare come volano per la nuova speculazione ecologica. La realtà, aqppunto, non è quella che viene descritta, ma quella che si vive. Come nei movimenti, anzi nel difficile compito di intravederne la nuova possibilità in questo mondo così velocemente cambiato, che Seattle veramente è distante un secolo. “Facciamo ciò che è giusto per contribuire a costruire qualcosa di nuovo, di migliore, e tutto quello che va in questo senso, ci va bene”-conclude l'ultimo intervento. Domani, che è già oggi, c'è il corteo e vedremo. Non ci sono schemi, né certezze. Ma la voglia, insopprimibile, di non lasciare che la nostra realtà, quella di persone che ci credono che il mondo deve essere cambiato, la scriva qualcun altro che non crede più a nulla. Tommaso, e tutti noi, LIBERI!

Dall'Assemblea SYINC

Primo giornto .. e una parte di notte ...

L'unico partito Kurdo in Turchia Messo Fuori legge


UIKI-ONLUS

Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia

COMUNICATO STAMPA

DTP MESSO FUORI LEGGE

Oggi la corte costituzionale ha messo fuori legge il partito Kurdo e ha fatto cadere il mandato del presidente Ahmet Turk, la deputata Aysel Tugluk e altri 37 dirigenti del DTP hanno avuto il divieto di fare politica per 5 anni, con la motivazione di essere una minaccia per l'unità nazionale secondo gli articoli 101 e 102.

I 37 dirigenti politici curdi sono :

" Abdulkadir Fırat, Abdullah İsnaç, Ahmet Ay, Ahmet Ertak, Ahmet Türk, Ali Bozan, Ayhan Ayaz Aydın Budak, Ayhan Karabulut, Aysel Tuğluk, Bedri Fırat, Cemal Kuhak, Deniz Yeşilyurt,i Ferhan Türk, Fettah Dadaş, Hacı Üzen, Halit Kahraman, Hatice Adıbelli, Hüseyin Bektaşoğlu, Hüseyin Kalkan, İzzet Belge, Kemal Aktaş, Leyla Zana, Mehmet Veysi Dilekçi, Metin Tekçe, Murat Avcı, Murat Taş, Musa Farisoğlulları, Necdet Atalayı, Nurettin Demirtaş ve Selim Sadak."

Condanniamo fortemente la decisione della corte costituzionale della Turchia, che non aiuta ad soluzione pacifiche e democratiche della questione kurda. Questo decisione rallenta ulteriormente la democratizzazione della Turchia e cerca di spingere il popolo kurdo fuori della scena politica. Siamo sicuri che il nostro popolo non lasciare la strada politica e pacifica per la soluzione della questione kurda ma se l’EU vuole una Turchia democratica deve intervenire per far cambiare la legge che riguardo i partiti politici. Una Turchia che nel 21. Secolo mette fuori legge l’unico voce politica Kurda in Turchia non dovrebbe avere il diritto di entrare UE.

Chiediamo al opinione pubblica europea di non lasciare il popolo kurdo da solo ed di sentire la suo voce per aiutare la Turchia ad affrontare e tollerare le minoranze e le diversità.

Copenhagen - Don't Buy the Lie, Our Climate - Not Your Business!

61 fermi all'apertura delle mobilitazioni. 7 gli italiani.


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Questa mattina intorno alle 10.00 diverse decine di attivisti si sono dati appuntamento a Nytorv, una delle piazze principali della città accanto al Municipio, per prendere parte alla giornata di mobilitazione sotto lo slogan “Don't Buy the Lie, - Our Climate - Not Your Business”. Una giornata di protesta contro le corporation che partecipano a Cop 15.

Al concentramento erano presenti inizialmente 200 persone, molte altre se ne sono aggiunte nell’ora successiva. Alle 11. 00 , quando ormai i manifestanti erano più di 800, la polizia ha annunciato che la manifestazione andava sciolta. Dopo alcuni minuti la polizia ha circondato i manifestanti, i quali hanno cominciato a disperdersi formando gruppi più o meno numerosi per sfuggire ai continui accerchiamenti e raggiungere uno degli obbiettivi della contestazione: Expo Green Business durante COP15.

Difficile dare una visione sulle pratiche di piazza utilizzate oggi. Confuse e poche chiare erano le indicazioni date dai promotori dell’iniziativa, sicuramente una manifestazione dai toni pacifici e creativi.Rumorosa, scandita a suon di samba.

Durante il tragitto sono stati diversi i tentativi di blocco da parte della polizia.

L’ingente dispositivo di “sicurezza” messo in piedi dal governo danese, ha prodotto nella giornata di oggi 61 fermi. 7 gli italiani che in questo momento sono trattenuti nella carceri speciali. Per alcuni di loro pare essere confermato lo stato di arresto in base alle nuove disposizione repressive entrate in vigore nei giorni scorsi. .

Sullo sfondo di questa giornata si intrecciano tutti i dubbi che i movimenti avevano già sollevato settimane fa sul significato che assume questo meeting dopo le dichiarazioni unilaterali di Usa e Cina. Nella capitale danese attivisti delle reti internazionali protestano in un clima repressivo che tenta di togliere spazio e visibilità a chi quotidianamente si muove sul terreno del conflitto per la giustizia climatica. Nella cittadella del vertice, soprattutto dalle delegazioni del Global South , protagonisti in questi giorni di manifestazioni spontanee a carattere di denuncia, emergono i primi segni di insoddisfazione.

Nella mattina, mentre il corteo si snodava nel centro cittadino, la polizia ha fatto irruzione all’interno del Ragnhildsgade convergence centre dove sono state effettuate perquisizioni e fermi.

In questo clima si è inaugurata la prima giornata di mobilitazioni. Domani il corteo internazionale che prenderà il via intorno alle ore 13.00.

Intorno alle 23,30 è arrivata la notizia che uno degli attivisti italiani è stato arrestato e sarà processato mentre gli altri sono stati rilasciati.


BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!