giovedì 2 settembre 2010

America latina, contraddizioni di sinistra

di Immanuel Wallerstein

L'America latina è stata il fiore all'occhiello della sinistra mondiale nella prima decade del XXI secolo. E questo è vero in due sensi. Il primo e più largamente evidente è che i partiti di sinistra o di centro-sinistra hanno vinto una notevole serie di elezioni durante quei dieci anni. E collettivamente i governi dell'America latina hanno per la prima volta preso una distanza significativa dagli Stati uniti. L'America latina è diventata una forza geopolitica relativamente autonoma sulla scena mondiale. Ma l'America latina ha rappresentato il fiore all'occhiello della sinistra mondiale anche in un altro senso. I movimenti delle popolazioni indigene si sono affermati politicamente dappertutto in quei paesi rivendicando il diritto di organizzare la loro vita politica e sociale in modo autonomo. Per la prima volta si sono imposti all'attenzione del mondo nel 1994 con la drammatica rivolta del movimento neo-zapatista nello stato messicano del Chiapas. Inoltre, anche se in modo meno evidente, si è assistito all'emergere di analoghi movimenti in tutta l'America latina nonché alla creazione di una significativa rete inter-americana delle loro strutture organizzative locali. Il problema è che i due tipi di sinistra - i partiti che hanno raggiunto il potere nei vari stati e i movimenti delle nazioni indigene - hanno obiettivi diversi ed evidentemente usano diversi linguaggi ideologici. 
Partiti e movimenti
I partiti hanno fatto dello sviluppo economico il loro obiettivo principale, cercando di raggiungerlo almeno in parte con un maggiore controllo sulle risorse interne e con migliori accordi con le compagnie, i governi e le istituzioni intergovernative estere. Mirano alla crescita economica, nella convinzione che solo così migliorerà lo standard di vita dei loro cittadini e si potrà raggiungere una maggiore uguaglianza nel mondo. I movimenti delle nazioni indigene hanno cercato di raggiungere un maggiore controllo sulle risorse e accordi più favorevoli non solo con agenzie non nazionali ma anche con i governi nazionali. In generale sostengono che il loro obiettivo non è la crescita economica ma riconciliarsi con Pachamama, ovvero con la Madre Terra. Sono contrari a un maggiore sfruttamento delle risorse del Pianeta e ne propugnano l'uso più saggio che rispetti l'equilibrio ecologico. Perseguono il buen vivir - il vivere bene. Non sorprende che i movimenti delle nazioni indigene si siano scontrati con i pochi governi conservatori dell'America latina - come il Messico, la Colombia e il Perù. Sempre di più, e anche sempre più apertamente, tali movimenti si sono trovati in conflitto con i paesi governati dal centro-sinistra come il Brasile, il Venezuela, l'Ecuador, e perfino la Bolivia. 

Cile - I minatori intrappolati invitano a ricordarsi dei prigionieri Mapuche in sciopero della fame


Cile
Certe notizie anche se in superficie sono più difficilmente visibili, rispetto ad altre che devono emergere da 700 metri di crosta terrestre. A ricordarci questa banale, ma non meno importante condizione mediatica, sono proprio i 33 minatori intrappolati nella miniera San José a Copiapó, in Cile diventati, loro malgrado, gli attori principali di un operazione di riscatto dalle viscere della terra che occupa le prime pagine di tutti i notiziari mondiali da quasi un mese. I loro messaggi sono stati largamente diffusi e confortano sulle loro condizioni di vita, proponendo agli spettatori televisivi globali drammatiche immagini di volti provati dal lavoro e dalla precarietà della condizione. Alcuni messaggi, prima che visivi, sono stati cartacei e proprio il neo presidente del governo cileno, Sebastián Piñera, gli ha esibiti davanti alle telecamere mondiali, appostate sulla bocca della miniera, per dimostrare la vicinanza del governo ad una classe lavoratrice che in Cile occupa oltre 800mila addetti, molti dei quali emigrati dal Perù o dalla Bolivia e comunque rappresentanti sociali delle classi più povere. Tra questi molti sono rappresentanti dei popoli originari del continente: Mapuche, Quechua o Aymarà.

Scripta Manent
Tra le missive esibite davanti alle telecamere, avide di notizie sulla salute degli intrappolati del sottosuolo, pare non abbiano avuto modo di palesarsi alcune che, evidentemente, contestavano il governo. I minatori, in due fogli di carta inizialmente censurati, si mostrano solidali con la battaglia civile intrapresa, oramai da quasi cinquanta giorni, da alcuni prigionieri mapuche in sciopero della fame e contestano le parole del premier chiedendogli per iscritto di "Stare zitto!".

mercoledì 1 settembre 2010

Honduras - Repressione brutale e disumana contro i maestri

Due giorni di violenza e repressione. Arresti e feriti...e durante la notte continuano le negoziazioni

unos pocos

di Giorgio Trucchi

Le forze repressive del regime di Porfirio Lobo si accaniscono nuovamente contro gli insegnanti.
Dopo la rottura delle negoziazioni con il governo, la protesta degli insegnanti e degli studenti è stata brutalmente repressa per due giorni consecutivi. Ancora imprecisato il numero di feriti e arrestati. 
 
"Stanno lanciando una grande quantità di bombe lacrimogene all'interno dell'Università Pedagogica. Molti degli studenti e dei maestri che avevano bloccato il traffico lungo il Boulevard Centroamérica sono stati inseguiti e percossi - spiega allarmata la giornalista Lenny Fajardo, di Radio Globo -.   
"L'Università è completamente inondata di gas ed i corpi speciali della Polizia (COBRA) stanno aggredendo le persone.  Le forze speciali colpiscono sulla faccia e sulla testa con i bastoni. Li stanno trascinando fuori dall'università. Stanno aggredendo tutti quelli che passano in questa zona e li portano via. È una cosa orribile ed oggi si sta nuovamente spargendo una grande quantità di sangue in Honduras", commenta Fajardo
 
La trasmissione dal vivo di Globo TV e Radio Globo trasmette le immagini e le voci di questa ennesima brutale repressione. Un camioncino bianco si fa largo tra i poliziotti - più tardi si scoprirà che appartiene al Parlamento - ed accelera.
L'uomo al volante tira fuori una pistola e spara contro la gente. Nessuno lo ferma e va via come se niente fosse. 


martedì 31 agosto 2010

Convergencia Climatica Regional - Puebla, Messico 2010

Incontri e dibattiti verso Cancun organizzati dalla rete Dialogo Climatico


A cura dell'Associazione Ya Basta! Italia

L’incontro Convergencia Climatica Regional, si è svolto dal 27 al 29 Agosto 2010 a Zapotitlan Salinas uno dei municipi della Riserva Ecologica Cuicatlan, in Messico, nello stato di Puebla.
Una 3 giorni di dibattiti  e workshop sul tema del cambio climatico e delle alternative possibili alla salvaguardia del pianeta. Il meeting si è svolto all’interno del Jardin Botanico Helia Bravo, un luogo suggestivo per foreste di cactus che arricchiscono il paesaggio collinare circostante la riserva. Nel Giardino sono presenti 2.713 specie di piante differenti, tutte autoctone, il 30% delle quali endemiche cioè che vivono solo in questa zona.
Da alcuni anni gli abitanti della zona hanno istituito un progetto di “Vigilanza Comunitaria” nata dalla necessità di impedire il traffico illegale dei cactus, piante secolari e ricchezza per questi territori. La Vigilanza Comunitaria si basa sulla partecipazione volontaria e rotativa delle persone del luogo, che quotidianamente percorrono le montagne alla ricerca dei tagliatori di piante clandestini e per curare le piante malate.
Durante la Convergencia, ci sono stati dei tavoli di discussione e confronto in cui comunità in lotta nei territori messicano hanno raccontato la loro resitenza a progetti capitalisti  di sfruttamento e distruzione del loro ambiente di vita.

La lotta per la difesa della terra contro l'urbanizzazione selvaggia nello stato di Puebla, Messico


Frente del Pueblo en Defensa de la Tierra y del Agua – Regione Malinche

marcha fpdta malinche, giugno 2010
A cura dell'Associazione Ya Basta! Italia.
Puebla è la quarta città più grande del paese. Negli ultimi anni ha subito una urbanizzazione selvaggia,  con l’obiettivo di trasformarla in una città con strutture moderne per attrarre investitori stranieri e turisti.
Dal 2008 il Governo Statale vuole espropriare migliaia di ettari nella zona Malinche, con il pretesto di  costruire  un grande progetto innovativo: la nuova  Autostrada Puebla- Tlaxcala. Le sue intenzioni sono in realtà molto più ambiziose, l’idea è di costruire  una serie di infrastrutture commerciali ed indutriali funzionali agli interessi dei grandi poteri economici. Ad oggi più di 10.000 persone  vivono  sotto la costante minaccia di essere cacciate dalle loro terre senza essere mai state consultate in merito.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!