venerdì 24 settembre 2010

Clandestino day 2010 - Un giorno tutt'altro che clandestino

Napoli - Clandestino Day

Ormai ci siamo, il Clandestino Day sta per prendere forma nelle piazze, negli spazi sociali, nelle strade, nei luoghi delle città in cui la clandestinità si diffonde e si riproduce.Gli appuntamenti a Napoli sono alle
Ore 10.30 – Multicinema Modernissimo (centro storico): Il forum antirazzista campano organizza la proiezione del documentario Non rubateci il futuro. Storia di una scuola, cui farà seguito un dibattito sulla scuola pubblica.
Ore 18.30 – GRIDAS (Scampia): Il Gruppo risveglio dal sonno (GRIDAS) organizza la proiezione del documentario Non rubateci il futuro. Storia di una scuola alla Casa delle Culture "Nuvola Rossa",
Ore 20.00 – Ex-Cinodromo di Fuorigrotta (viale Kennedy): Il forum antirazzista Campano, nell'ambito della festa per la comunicazione indipendente “Assalto al Cielo”,  organizza la proiezione di “Sangue Verde”, docu-film che ricorda le aggressioni ai lavoratori immigrati nelle campagne di Rosarno. A seguire dibattito/incontro con  Zongo, uno dei protagonisti del film, che poi suonerà anche con i Kalifoo Ground, reggae ghanese da Castelvolturno.

Common e-book "Verso Cancun: cambiare il sistema non il clima - Teorie e pratiche per la giustizia climatica"

...caminantes no hay camino, se hace camino al andar.
Abbiamo voluto aprire nei mesi che ci separano dal vertice COP16 di Cancun, un Common e-book come proposta di un libro aperto, opensource e a più voci. Un work in progress con una scrittura a più mani, un’elaborazione continua che ognuno potrà arricchire aggiungendo altri capitoli. Un e-book da cui ognuno potrà attingere scaricando, stampando e diffondendo, utilizzando un capitolo o un’altro. La copertina del volume, i capitoli che comporranno il testo sono scaricabili anche dal sito di Global Project che ci ospita ... buona condivisione!
Indice
* Copertina
* Prefazione di Associazione Ya Basta Italia
* Primo capitolo - Crisi Climatica e pratica del comune di Beppe Caccia
* Secondo capitolo - Le due facce del capitalismo. Antinomie del comune e nuove convergenze politiche di Michael Hardt
* Terzo capitolo - Sull’energia e sulla crisi di Gianmarco De Pieri
Scarica il pdf
* Quarto capitolo - Energia di Ivo Galimberti
Scarica il pdf
* Quinto capitolo - Verso la COP16 a Cancun - di Matteo Dean
Scarica il pdf
* Sesto capitolo - L'energia nucleare: una scelta cara, inutile e pericolosa - di Angelo Baracca  
Scarica il pdf
* Settimo capitolo - Rivoluzione verde e rivoluzione biotecnologica: due facce dello sviluppo che riscalda il pianeta e minaccia la sovranità alimentare - di Guido Pollice e Simona Capogna
Vai al testo
Scarica il pdf

Italia - Appello finale dell'Assemblea Nazionale dei Movimenti per l'Acqua

Dopo la due giorni di Firenze che ha visto la partecipazione di centinaia di attivisti provenienti da tutta Italia riportiamo l'appello finale dell’Assemblea Nazionale dei movimenti per l’acqua. L'assemblea ha fatto propria la scadenza delle giornate di Cancun definendo la data del 4 dicembre 2010 come giornata di mobilitazione nazionale in concomitanza del vertice COP 16 che si svolgerà in Messico.

Noi donne e uomini dei movimenti sociali territoriali, della cittadinanza attiva, del mondo dell’associazionismo laico e religioso, delle forze sociali, sindacali e politiche, del mondo della scuola, della ricerca e dell’Università, del mondo della cultura e dell’arte, del mondo agricolo, delle comunità laiche e religiose che in questi anni e in tutti i territori abbiamo contrastato la privatizzazione del servizio idrico, perché sottrae alle collettività un diritto essenziale alla vita;
* abbiamo promosso e partecipato, nel Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua o in altri percorsi, a iniziative ed azioni, socializzando i saperi e le esperienze, rafforzandoci reciprocamente, allargando la sensibilizzazione e il consenso;
*abbiamo promosso con oltre 400.000 firme una legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua e la sua gestione partecipativa;
*abbiamo promosso mobilitazioni territoriali, manifestazioni nazionali e appuntamenti internazionali per riappropriarci di ciò che a tutti appartiene, per garantire a tutte e tutti un diritto universale, per preservare un bene comune per le future generazioni, per tutelare una risorsa naturale fondamentale;
*abbiamo promosso una campagna referendaria che si è conclusa con lo straordinario risultato di oltre un milione e quattrocentomila firme raccolte;

consapevoli del fatto che

il voto referendario apre una stagione decisiva per l’affermazione dell’acqua bene comune e della sua gestione pubblica e partecipativa;
la battaglia dell’acqua è assieme una battaglia contro il pensiero unico del mercato e per una nuova idea di democrazia;
la privatizzazione e la mercificazione dell’acqua e del servizio idrico è incompatibile con conservazione della risorsa acqua, degli ecosistemi e più in generale dell’ambiente;
una vittoria ai referendum della prossima primavera potrà aprire nuove speranze per un diverso modello economico e sociale, basato sui diritti, sui beni comuni e sulla partecipazione diretta delle persone;

facciamo appello

a tutte le donne e gli uomini di questo paese perché, in questi mesi che ci porteranno al referendum si apra una grande stagione di sensibilizzazione sociale sul tema dell’acqua, e si produca, ciascuno nella sua realtà e con le sue attitudini e potenzialità, uno straordinario sforzo di comunicazione sull’importanza della vertenza in corso e sulla necessità del coinvolgimento di tutto il popolo italiano, con l’obiettivo di arrivare all’affermazione dei tre referendum abrogativi.
Tutte e tutti assieme possiamo affermare l’acqua come bene comune, sottrarla alle logiche del mercato, restituirla alla gestione partecipativa delle comunità locali.
Tutte e tutti assieme siamo coinvolti nel problema e possiamo divenire parte della soluzione.
Il tempo è ora. Perché si scrive acqua e si legge democrazia.

mercoledì 22 settembre 2010

Ingiustizia globale


Nel vertice Onu sugli Obiettivi di sviluppo del millennio, molta retorica e pochi fatti concreti: i paesi ricchi spendono ancora troppo per proteggersi da se stessi e poco per creare condizioni di pace e giustizia sociale

Onu
di Raffaele K Salinari*

Si è aperto ieri presso la sede delle Nazioni unite a New York la tre giorni di verifica decennale dei passi compiuti in vista dell'attuazione degli Obiettivi di sviluppo del millennio (Mdgs in inglese). Nel 2000, l'unanimità delle nazioni, riunite all'interno dell'Assemblea generale dell'Onu, aveva approvato otto obiettivi di sviluppo. L'iniziativa, ispirata da un millenarismo in positivo, aveva grandi ambizioni: non solo sconfiggere la povertà, ma assicurare la fruizione dei Diritti economici sociali e culturali a quanti ne erano esclusi.
Una prospettiva nata dalla caduta del muro di Berlino e dalla fine della Guerra fredda: gli Obiettivi del Millennio come risultato della «fine della storia». Un piano di lavoro su quindici anni, 2000-2015, che richiedeva da parte della nazioni ricche un impegno fissato allo 0,7% del loro Pil. Per un paio di anni, sino al fatidico 11 settembre 2001, le cose sembrarono marciare, anche perché ancora non si erano presi impegni economici precisi, anche se l'Occidente era impegnato a cancellare l'idea che esistesse un altro modello di sviluppo, oltre al suo.

Cile - L’impossibile addomesticamento del Popolo Mapuche

di Raúl Zibechi*

La guerra che lo Stato cileno ha dichiarato al popolo mapuche 150 anni fa non è ancora finita. La repubblica creola che il 18 settembre celebra il suo bicentenario lanciò nel 1861 una guerra di sterminio contro tutto un popolo che si protrasse fino al 1883. L’occupazione militare dell’Araucania, il territorio al sud del Bio Bio, finì con 260 anni di autonomia mapuche che la corona spagnola dovette accettare per dettato del Parlamento di Quilín, il 6 di gennaio del 1641, che riconobbe la frontiera e l’indipendenza di fatto del popolo mapuche.
A seguito dell’occupazione dell’Araucania i mapuche sono stati confinati in "riserve", persero i 10 milioni di ettari che controllavano e furono convertiti in agricoltori poveri, forzati a cambiare le loro abitudini, le forme di produzione e norme giuridiche. La dittatura del generale Pinochet approfondì il saccheggio. Se nel 1960 ogni famiglia mapuche aveva una media di 9.2 ettari, al termine della dittatura ne  rimanevano poco più di 5. La stretta finale la dette la democrazia per mezzo dell’avanzamento delle grandi imprese forestali e la costruzione delle dighe idroelettriche: ogni famiglia mapuche resta attualmente solo con 3 ettari.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!