lunedì 2 maggio 2011

Italia - 6 maggio - Il nostro sciopero generale

Lo sciopero generale contro la Confindustria e il governo del prossimo 6 maggio ha bisogno di una spinta sociale straordinaria. Troppi fattori gli giocano contro, facendo precipitare il nostro paese in quella «terra di nessuno» caratterizzata dalla crisi senza conflitto per il cambiamento. La politica dei partiti di «opposizione» è tornata ad essere riversa nei suoi giochi, troppo appassionata al futuro degli eletti piuttosto che a quello degli elettori. Il governo d'altro canto, sempre più espressione di autoritarismo e arroganza, può vivere in relativa tranquillità grazie al fatto che la partita, il campo di gioco, la durata del match sono saldamente nelle sue mani, al riparo da quell'idea di alternativa all'esistente che dovrebbe dare sostanza, concretezza, alla lotta per la democrazia contro le oligarchie che detengono il potere.
Lo sciopero dunque, per aumentare la sua efficacia dev'essere capace di rompere questo schema. Noi crediamo che solo il suo divenire sociale, cioè un fatto di grande partecipazione popolare, di grande intensità e forza, un evento concreto che segni un ulteriore tappa nel protagonismo di lavoratori e lavoratrici, di studenti e ricercatori, di chi non ha lavoro e reddito, possa rimettere al centro del dibattito pubblico i nodi su cui è necessario battersi e vincere, per poter parlare di cambiamento. Il caso Fiat sta riesplodendo, e con esso il solito ricatto del metodo Marchionne - lavoro in cambio di diritti e democrazia - ed esso ci mostra ancora una volta come il terreno del lavoro, qualsiasi esso sia, oggi coincide con quello della precarietà, che non è «affare dei giovani». Il famigerato «collegato lavoro», che proprio dalle scorribande di Marchionne prende ispirazione, si sta applicando sistematicamente, come nuovo strumento di ridefinizione delle relazioni industriali piramidali, e la volontà dell'impresa non è minimamente negoziabile.

sabato 30 aprile 2011

Messico - ¡Estamos hasta la madre! - L’EZLN partecipa alle proteste contro la guerra nel paese lanciate da Javier Sicilia

Sono ormai oltre 40 mila le vittime ufficialmente riconosciute come parte delle conseguenze della cosiddetta “guerra al narco” che la amministrazione messicana del presidente Felipe Calderón ha intrapreso dal dicembre 2006. Una escalation di violenza virulenta, che ha infettato ormai gran parte del territorio nazionale. Dagli stati del nord sino alla frontiera con il Guatemala, il Messico è oggi attraversato da scontri armati, omicidi ed esecuzioni di straordinaria efferatezza, truppe dell’esercito e poliziotti che provano – dicono – a mantenere il controllo sul territorio, migliaia di pistoleros e sicari d’ogni origine ed età che fanno il bello e il cattivo tempo. E nonostante il terrore generalizzato che si diffonde, grazie soprattutto all’elevato tasso di omicidi – una media di 40 al giorno -, qualcosa sembra muoversi.
Il 28 marzo scorso, Juan Francisco Sicilia, assieme ad altre sei persone, è stato ucciso da una ancor non indentificata banda di narcos messicani. Il figlio del poeta e giornalista Javier Sicilia [1] avrebbe fatto parte di un gruppo di persone che aveva poche ore prima denunciato “anonimamente” un crimine. Il fatto di per sé triste ma pur sempre parte della tragica quotidianità messicana ha però scatenato una reazione a catena che oggi vede il padre, Javier Sicilia, in prima linea nel reclamo sociale contro governo e narcos colpevoli di tanta violenza e sofferenza inferte al tessuto sociale messicano.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!