giovedì 16 febbraio 2012

Dove andranno gli Indignati e gli “Occupanti”?

di Leonardo Boff 
Teologo/Filosofo
(traduzione di Antonio Lupo)

In uno dei dibattiti importanti, a cui ho partecipato  nel Forum Social Tematico di Porto Alegre, ho ascoltato dal vivo le testimonianze degli Indignati di Spagna, di Londra, Egitto e USA.
Sono rimasto molto impressionato dalla serietà dei loro discorsi, lontana dallo stile anarchico anni  60 del secolo passato, con le sue molte “parole”. Il  tema centrale era “democrazia ora”.
Veniva rivendicata un'altra democrazia, ben differente da quella a cui siamo abituati, che è più una farsa della realtà.
Vogliono una democrazia che si costruisca partendo dalle strade e dalle piazze, il luogo del potere originario.
Una democrazia dal basso, articolata  organicamente con il popolo , trasparente nei suoi procedimenti e non più corrotta.
Questa dmocrazia, in sintesi, si caratterizza per il suo collegare la giustizia sociale con la giustizia ecologica.
Curiosamente, gli Indignati, gli “Occupanti , quelli della Primavera Araba non si riferiscono ai classici discorsi di sinistra, nemmeno ai sogni delle varie edizioni del Forum Sociale Mondiale.
Siamo in un altro tempo ed è nata una nuova sensibilità.
Si postula un altro modo di essere cittadini, comprendendo con forza  le donne finora realtà invisibili, cittadini con diritti, con partecipazione, con relazioni orizzontali e trasversali facilitate dalle reti sociali, dal cellulare, da twitter e facebook. Abbiamo a che fare con una vera rivoluzione.
Prima le relazioni si organizzavano in forma verticale, dall'alto in basso. Ora é in forma orizzontale, dai lati, nella immediatezza della comunicazione alla velocità della luce.

mercoledì 15 febbraio 2012

L’embargo petrolifero contro l’Iran visto dall’Asia

Iran

di Paola Di Fraia

Visto dall’Asia l’embargo petrolifero nei confronti dell’Iran comporta delle scelte politiche e delle fonti alternative di approvvigionamento che passano sia dalla Russia sia dal Medi Oriente. Ma potrebbe anche essere ignorato, evitando così di entrare apertamente in conflitto con il regime sciita. Potrebbero essere l’Europa e il Giappone a soffrire di più della strategia americana nei confronti di Teheran, con il possibile aumento del prezzo del greggio - eventualità che non lascia immune gli stessi Stati Uniti.
Fare a meno del petrolio iraniano, comunque, non è cosa da poco. Non è chiaro infatti se sia lecito aggirare il blocco degli scambi commerciali usando l’oro come moneta di scambio presso la Banca centrale iraniana, mandando così in pensione i petrodollari. Indiscrezioni di stampa suggeriscono che sia questo l’orientamento di Cina e India. La maggior parte delle esportazioni iraniane di petrolio (ma anche di altre merci) va in Asia; la Cina è il primo partner commerciale del paese.
Pechino apre la lista assorbendo il 22% delle esportazioni di greggio di Teheran, acquistando 550 mila barili al giorno, il 6% del proprio consumo totale. Tokyo, che per la prima volta in 30 anni ha un deficit commerciale che si aggira sui 24 miliardi, acquista 327 mila barili al giorno, che rappresentano il 7% della sua domanda interna e il 15% delle esportazioni iraniane. Il 12% va all’India che acquista 310 mila barili al giorno, coprendo il 9% del suo fabbisogno. Seguono la Corea del Sud con 228 mila barili e la Turchia, con 196 mila barili, che però rappresentano il 30% del suo consumo.
Solo il 20% arriva in Europa, ma è assorbito dalle economie della zona euro maggiormente in difficoltà come Italia, Grecia e Spagna. Per questo Teheran ha recentemente minacciato di bloccare le esportazioni verso l’Europa prima che il blocco entri in vigore il prossimo 21 luglio. Una dilazione che era stata decisa proprio per far i conti con la difficile situazione economica del Vecchio Continente.
Il punto di vista dell’Asia
La questione della “sicurezza” dipende da chi parla.

domenica 12 febbraio 2012

Grecia - Atene: Cresce l'attesa per la mobilitazione di domenica in occasione della votazione delle nuove misure economiche

Sabato 11 febbraio 2012
Seconda giornata di sciopero generale con manifestazione davanti al Parlamento.
Tra i dimostranti c'è attesa per la mobilitazione che è stata lanciata per domani in occasione dell'approvazione del nuovo pacchetto di misure in Parlamento. L'appello a scendere in piazza è stato rilanciato anche da personaggi come il cantautore Mikis Theodorakis con un testo che denuncia l'insostenibilità per il paese delle nuove misure proposte.
Tra i manifestanti molti raccontano situazioni ormai insostenibili, basta pensare che i senza tetto ad Atene sono circa 30.000, altri appuntano l'attenzione sulla mancanza di democrazia rappresentata da un governo di tecnocrati che nessuno ha eletto.
Il presidio dura un paio d'ore e poi si scioglie dandosi appuntamento per domani.


11.2.12 Atene - Corteo
11.2.12 Atene in Piazza Sintagma
11.2.12 Atene Intervista a professoressa
11.2.12 Atene presidio in piazza Sintagma
11.2.12 Atene - Il debito e la mancanza di sovranità
11.2.12 Atene - Conclusione presidio in piazza Sintagma

Francia - Il dogma nucleare sta fondendo

Il nucleare francese è un nucleare europeo, l'energia come la mobilità, i servizi e le infrastrutture, l'alta velocità, ma...

Per conoscere come si giocherà l'uscita dal ciclo produttivo dell'energia atomica in Europa è utile mettere a fuoco la situazione in Francia


Retrospettivamente, 11 marzo 2011: Fukushima e le successive settimane di suspence: dove tira il vento? Tokyo sarà irradiata? I cuori dei reattori fonderanno? La catastrofe è classificata allo stesso livello di Cernobyl, il trauma è mondiale, la Germania decide di uscire dal nucleare dal 2022, l'Italia si interroga con un secondo referendum che conferma un definitivo "No". La Svizzera si indirizza verso l'abbandono totale. Il Giappone frena la sua produzione e annuncia una prospettiva in retromarcia. Solo la Francia resta imperturbabile. Sarkozy: "mi batterò per difendere il nucleare perché non c'è attualmente alcuna energia alternativa, salvo dire ai francesi di scaldarsi e illuminare a lume di candela" (5/4/11).  Il mondo intero esplora altre soluzione energetiche, la Francia si aggrappa all'atomo nazionale...
La questione nucleare irradia la politica
 La certezza della 'nucleocrazia' però vacilla e investe la campagna elettorale. Il Partito Socialista difende una 'transizione energetica' mentre i suoi oppositori, trasversalmente, lo accusano di essere ricattato da una "setta di fanatici", i Verdi-Ecologisti. In realtà le cose si presentano più sfumate, per non dire bizantine: Il candidato socialista François Hollande parla di "uscire dall'esclusività nucleare" e non di "uscita dal nucleare". Il 75% della produzione elettrica francese nel 2010. Il di15% dell'elettricità è prodotta da fonti rinnovabili, di cui i 4/5 originati da produzione idro-eletttrica. I socialisti hanno poi firmato un accordo, definito da entrambi compromesso, con Europe Ecologie- Les Verts, un estratto dell'accordo dice: "Ci impegniamo per un piano evolutivo che preveda la riduzione di un terzo del potenziale in produzione con la chiusura progressiva di 24 reattori". Il Presidente, futuro candidato della maggioranza al governo in visita alla centrale di Tricastin il 25/11/11,  davanti ai lavoratori EDF e Areva ha attaccato con violenza  l'accordo concluso tra PS e EE-LV che sancisce, in caso di vittoria elettorale, la riduzione dell'energia elettrica prodotta con il nucleare. Sarkozy vuole evitare, anzi impedire un necessario dibattito sul futuro della filiera nucleare.

sabato 11 febbraio 2012

Grecia - Atene: In attesa del varo delle misure imposte dalla Troika


10.2.12 Atene -10 febbraio 2012

Oggi primo giorno di sciopero dei sindacati del settore privato e pubblico e dei sindacati di base contro l’approvazione da parte del Governo delle misure imposte dalla Troika. Quando arriviamo davanti al parlamento è in corso il presidio, dopo il corteo. Dopo una decina di minuti nella strada che raggiunge in Parlamento iniziano degli scontri con sassi e molotov tra alcuni gruppi di manifestanti e la polizia. Il grosso del corteo si allontana da piazza Sintagma e dopo poco la polizia lanciando lacrimogeni allontana tutti dal piazzale davanti al Parlamento.

L'impressione è che per i dimostranti tutto questo sia un copione già visto innumerevoli volte.
Mentre il corteo continua a sfilare ci raccontano che lo sciopero ha avuto un’adesione molto forte nei trasporti (il che tra l'altro rende difficile raggiungere il centro della città per la manifestazione) e nei settori pubblici. Nel settore privato l’adesione è stata più difficile, c’è più paura e ricattabilità. Non hanno chiuso invece molte attività commerciali che in altre occasioni, come il 19 e 20 ottobre avevano abbassato le serrande. C’è chi ci dice che dopo molti scioperi fatti negli ultimi mesi, molti non ce l’ha fanno più a perdere altro denaro.
Domani sarà ancora sciopero, ma l'attesa maggiore è per domenica, giornata in cui il Parlamento si dovrà esprimere con votazione sul nuovo pacchetto di austerity e dunque è stato convocato un nuovo presidio in piazza Sintagma.
Ma quali sono i punti che i manifestanti maggiormente attaccano delle misure imposte da Ue, Fmi e Bce (che contengono oltre alle riforme altri 325 milioni di tagli entro il 2012) per ottenere il prestito che viene gestito come necessario per impedire il default greco?

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!