venerdì 7 febbraio 2014

Bosnia-Erzegovina - Le proteste più importanti dalla fine della guerra nei Balcani

Decine di persone sono rimaste ferite negli scontri tra polizia e manifestanti in diverse città della Bosnia Erzegovina durante le proteste che vanno avanti da tre giorni contro l’immobilismo del governo e la mancanza di lavoro.
Il 7 febbraio a Tuzla, una città nel nord del paese, la sede del governo locale è stata presa d’assalto da migliaia di manifestanti che hanno rotto vetri e provato a incendiarla. A Sarajevo ci sono stati scontri tra forze dell’ordine e i manifestanti: la polizia ha usato gas lacrimogeni e proiettili di gomma per disperdere i cortei. Ci sono stati disordini in almeno 20 città.

Un video girato a Sarajevo:



Le proteste, che sono le più importanti dalla fine della guerra dei Balcani, vanno avanti da tre giorni. I manifestanti chiedono misure urgenti contro la disoccupazione.
A Zenica, un’altra città della Bosnia, i manifestanti hanno dato alle fiamme l’edificio del governo locale.
I feriti a Sarajevo sono almeno 80, a Zenica 10.
Le proteste sono cominciate a Tuzla il 5 febbraio, dopo che 200 operai sono stati licenziati. Nella città nel giro di poco tempo quattro aziende hanno dichiarato fallimento e in città la disoccupazione è al 40 per cento.
Il 5 febbraio a Tuzla negli scontri tra polizia e operai ci sono stati almeno 130 feriti, molti causati dai gas lacrimogeni.
Nelle quattro fabbriche, che un tempo erano di proprietà dello stato e che poi sono state privatizzate dopo la guerra, lavorava la maggior parte della popolazione della città. Ma le quattro aziende sono fallite, i proprietari hanno venduto gli asset e gli operai non sono stati pagati o sono stati licenziati.

Dopo la fine della guerra nei Balcani molte aziende sono state privatizzate, ma una classe politica poco preparata e un alto tasso di corruzione hanno impedito all’economia bosniaca di decollare. Nel paese la disoccupazione è al 27 per cento: si tratta del tasso più alto di tutta l’area balcanica. 

tratto da Internazionale

martedì 4 febbraio 2014

Messico - Suore di Altamirano aggredite nell’attacco contro l’ejido 10 de Abril per impedire di soccorrere i feriti


A seguire articolo di Hermann Bellinghausen. Enviado. San Cristóbal de las Casas, Chis.,
  
Durante l’attacco di coloni dell’ejido 20 de Noviembre (Las Margaritas) all' ejido 10 de Abril, municipio autonomo zapatista 17 de Noviembre, il 30 gennaio scorso, denunciato ieri dalla giunta di buon governo (JBG) del Caracol di Morelia, non solo sono stati gravemente feriti tre basi di appoggio dell’EZLN, ma è stato anche aggredito il personale dell’ospedale San Carlos, di Altamirano, e impedito loro di soccorrere i feriti.

La religiosa Patricia Moysén Márquez, conosciuta da anni nella regione di Altamirano per il suo lavoro nell'ospedale San Carlos e la sua vicinanza con le comunità indigene, racconta quanto accaduto: "Intorno alle 7,30 abbiamo ricevuto una chiamata di soccorso in aiuto dei feriti nella comunità 10 de Abril. E’ subito partita l’ambulanza con l’autista, un medico e una sorella. L’ho seguita in un pick up, non sapendo il numero di possibili feriti. Al crocevia di San Miguel ci siamo imbattuti in moltissima gente di 20 de Noviembre armati di bastoni e machete. 
Un altro gruppo li ha intercettati più avanti.

“Suor Martha Rangel Martínez ed io viaggiavamo dietro l’ambulanza. Ci siamo identificate ed abbiamo detto che stavamo andando a soccorrere dei feriti. La loro risposta allora è stata che avrebbero bruciato l’auto perché eravamo del governo e così il problema si sarebbe risolto più rapidamente. Noi abbiamo ribattuto che non siamo governo ma apparteniamo alla Chiesa. 

Allora ci hanno detto che eravamo zapatisti che stavamo andando in aiuto del nostro gruppo. Noi abbiamo detto che stavamo andando a soccorrere dei feriti di qualunque religione o partito fossero. Il problema che avevano loro non era affare nostro, ma ci preoccupavamo solo dei feriti.”

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!