domenica 7 dicembre 2014

Messico - Identificati i resti di uno studente di Ayotzinapa

di Fabrizio Lorusso

“Compagni, a tutti quelli che ci hanno sostenuto, sono Alexander Mora Venancio. Con questa voce vi parlo, sono uno dei 43 caduti del giorno 26 settembre per mano del narco-governo. Oggi, 6 dicembre, i periti argentini hanno confermato a mio padre che uno dei frammenti delle mie ossa mi appartiene. Mi sento orgoglioso che abbiate alzato la mia voce, la rabbia e il mio spirito libertario. Non lasciate mio padre solo col suo dolore, per lui significo praticamente tutto, la speranza, l’orgoglio, il suo sforzo, il suo lavoro, la sua dignità. Ti invito a raddoppiare gli sforzi della tua lotta. Che la mia morte non sia avvenuta invano. Prendi la miglior decisione ma non mi dimenticare. Rettifica se possibile, ma non perdonare. Questo è il mio messaggio. Fratelli, fino alla vittoria”.

I genitori dei 43 studenti desaparecidos di Ayotzinapa, nello stato messicano del Guerrero, hanno diffuso il questo messaggio su Facebook. Sono le quattro del pomeriggio. Mentre Città del Messico si prepara a un pomeriggio di cortei contro il crimine di stato del 26-27 settembre a Iguala, nello stato del Guerrero, e per il ritrovamento in vita dei 43 studenti desaparecidos della scuola normale di Ayotzinapa “Raúl Isidro Burgos”, arriva una notizia inattesa. La piazza grida, chiede la rinuncia del presidente Enrique Peña Nieto e del procuratore della repubblica Jesús Murillo Karam. Alcuni normalisti del comitato studentesco di Ayotzinapa hanno appeno fatto un annuncio importante, le emozioni e le reazioni sono contrastanti.

Tra i resti umani trovati dagli inquirenti nella discarica dei rifiuti di Cocula all'inizio di novembre ci sono quelli del diciannovenne Alexander Mora Venancio, uno degli studenti che, secondo le testimonianze di tre narcotrafficanti in stato di arresto, sarebbero stati bruciati per 15 ore nella stessa discarica. Lo hanno confermato i periti argentini dell’Equipe Argentina di Antropologia Forense i quali, su richiesta dei familiari delle vittime, stanno lavorando con la procura alle prove del DNA. I genitori di Alexander, vittima di un attacco da parte di narcos e poliziotti di Iguala e Cocula insieme ad altri compagni, sono partiti immediatamente per la loro terra d’origine, il paesino di Teconoapa, sulla costa del Pacifico, per le esequie. Sono otto gli studenti scomparsi a Iguala che provengono da questa località e i genitori di tutti loro appartengono all'organizzazione indigena, contadina e popolare Unione dei Popoli e Organizzazioni dello Stato del Guerrero (UPOEG).

giovedì 4 dicembre 2014

Messico - Aquí no se rinde nadie!

Il 6 dicembre in Messico nuova giornata di mobilitazione nazionale

di Camilla Fratini
Quella che si gioca oggi in Messico è una partita davvero importante, perché la società civile ha in mano le carte per ribaltare le sorti di un Paese messo in ginocchio dalle politiche neoliberiste e da uno Stato ormai completamente assoggettato al narcotraffico.

Da più di due mesi centinaia di migliaia di persone continuano a mobilitarsi per ottenere la riconsegna in vita dei 43 studenti sequestrati dalla polizia ad Ayotzinapa; ma più passa il tempo e più si vanno definendo i diversi obiettivi di una così imponente presa di posizione da parte della popolazione. Le mobilitazioni sono spontanee, plurali, non dirette (se non in minima parte) da soggetti organizzati. Se all'inizio il motore delle proteste era l’indignazione e la solidarietà per l’ennesima ingiustizia subita dagli emarginati di sempre, pian piano iniziano ad emergere nuovi elementi di aggregazione nelle piazze, ai quali si accompagnano rivendicazioni che trovano un consenso sempre più ampio. 

Resta centrale per il movimento che gli studenti di Ayotzinapa tornino alle loro famiglie, e nel Guerrero la popolazione, che non ha più nessuna fiducia nelle indagini ufficiali, si è organizzata per cercarli con i propri mezzi; ma l’immobilità del governo, le dichiarazioni e le ricostruzioni inverosimili dei fatti, il tentativo di insabbiare le responsabilità e di distogliere l’attenzione dall'accaduto cercando con ogni mezzo, e con la complicità dei media mainstream, di occultare le manifestazioni di protesta diffuse in tutto il paese, hanno messo a nudo un sistema di corruzione e collusione con il narcotraffico che in molti non sono più disposti a tollerare. Per questo lo slogan che con sempre maggiore forza tuona nelle piazze è quello di “¡Fuera Peña!”, attraverso il quale si esprime la volontà popolare che il presidente della Repubblica Enrique Peña Nieto dia le dimissioni.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!