lunedì 26 gennaio 2015

Kurdistan - Kobanê è libera!


Dopo 134 giorni di eroica resistenza agli attacchi di ISIS, oggi finalmente le forze di difesa del popolo YPG/YPJ hanno annunciato che la città di Kobanê nel Kurdistan occidentale, Rojava, è stata completamente liberata dalle bande del cosiddetto Stato Islamico. La popolazione di Kobanê ha iniziato a festeggiare, così come in altre città curde.
Questo è il risultato dell'eroica resistenza che ha visto la partecipazione di tutta la popolazione curda, donne, giovani, vecchi, bambini, e di volontari giunti a dare il loro contributo da tutte le parti del mondo. Le YPG/YPJ, in collaborazione con Burkan Al Firat e un contingente di peshmerga, non ha arretrato di un passo nonostante la grande disparità di armi e rifornimenti che vedevano l'ISIS in vantaggio: questo dimostra che quando un popolo si difende per la propria vita e per quello in cui crede, non è possibile sconfiggerlo.
Salutiamo dunque questo bellissimo risultato che ridà speranza a tutta la regione, ricordando che l'esperienza dei cantoni e dell'autonomia democratica cui i curdi hanno dato vita è ancora sotto attacco; occorre quindi tenere alta l'attenzione per liberare tutte le altre aree ancora a rischio e per chiedere che finisca l'appoggio che molti stati – inclusa la Turchia - continuano a dare a questi terroristi che non rispettano l'umanità.


Come Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia chiediamo ora a tutte le forze politiche, sociali, sindacali, alle organizzazioni della società civile in Italia e a tutti i singoli e i gruppi che hanno simpatizzato con la resistenza di Kobane, di adoperarsi con tutti i mezzi e secondo le proprie possibilità per ricostruire insieme la città.

Ufficio di Informaizone del Kurdistan in Italia

Messico - 26 gennaio 2015 - #AccionGlobalporAyotzinapa


Il 26 gennaio si scenderà in piazza a Città del Messico ed in altre 40 città, a 4 mesi dall’agguato di Iguala, costato la morte di 6 persone e la sparizione dei 43 studenti della Normal di Ayotzinapa.
Venerdì scorso i familiari degli studenti hanno tenuto una conferenza stampa in cui hanno accusato il Governo Federale di non mantenere fede all’impegno di informarli, prima dei giornali, dello stato delle investigazioni.
"Tutto tace" da parte governativa e questo significa che "stanno calpestando la dignità dei padri di famiglia. Stanno giocando con il nostro dolore".
Un atteggiamento confermato dalla vicenda del rapporto dell’Università di Innsbruck nel quale si dice che i resti trovati nella discarica di Cocula non contengono una quantità sufficente di DNA per fare le analisi e dunque la Procuraduría General de la República (PGR) ha approvato la realizzazione di un altro procedimento d’analisi, chiamato Massively Parallel Sequencing MPS. 
Peccato che tutto questo i familiari lo abbiano saputo dai giornali visto che, nonostante il 29 ottobre scorso il Presidente Pena Nieto abbia firmato un impegno a creare una commissione mista formata da PGR e Secretaría de Gobernación, il cui scopo avrebbe dovuto essere proprio quello di mantenere informati i parenti, tutto questo non stia assolutamente avvenendo. 
"Stanno rompendo l’accordo di rispettare le vittime e dare informazioni costanti ai parenti. Stanno creando altro dolore. Tutto questo ci parla di una modificazione per quanto riguarda la relazione con il governo federale". La stessa mancanza di informazione nei confronti dei familiari la si è vista per la notizia dell’arresto di Felipe Rodríguez Salgado, “El Cepillo”, appartentente ai Guerreros Unidos, gruppo narcos coinvolto nel massacro. Anche in questo caso la notizia è stata data ai giornali dalle fonti ufficiali ma non ai familiari.
Nella conferenza stampa, a dimostrazione dell’atteggiamento ostile del governo, è stato denunciato come in Guerrero stiano aumentando i posti di blocco militari, ulteriore segno del tentativo di reprimere la mobilitazione. L’avvocato dei familiari ha sottolineato come sia in atto una pesante militarizzazione di tutta la zona.
D’altronde la mano pesante è stata usata in maniera evidente lo scorso 12 gennaio quando i famigliari e gli studenti di Ayotzinapa sono stati aggrediti mentre manifestavano davanti alla sede del 27 Battaglione di Fanteria ad Iguala, chiedendo, come in altre Città del Messico, che i portoni della caserma di aprissero per verificare cosa succede all’interno. I manifestanti sono stati attaccati pesantemente a dimostrazione di come questo battaglione e l’intero esercito abbiano tanto da nascondere.
Ayotzinapa: le responsabilità dell’Esercito
JPEG - 44.4 KbLa conferenza stampa serviva soprattutto ad annunciare quella che viene chiamata megamarcha che si svolgerà a partire da 4 punti di concentramento nella capitale per confluire nello Zocalo. Al corteo, che avverrà in contemporanea con le mobilitazion in altre città del Messico e del mondo, hanno aderito numerose realtà sociali. 

"Continueremo la ricerca dei nostri figli, anche se il governo sta cercando di far credere, usando le dichiarazioni dei delinquenti, che sono stati inceneriti, Noi continueremo a cercarli"

Ha chiuso così l’incontro con la stampa De la Cruz, uno dei padri dei 43 desaparecidos, annunciando che la prossima settimana definiranno quali e quante caserme dell’esercito saranno al centro delle loro iniziative per verificare se i loro figli si trovano all’interno visto la denuncia che loro e i ragazzi sopravvissuti stanno facendo del legame tra l’attacco ai normalistas e l’esercito.
Intanto tra poche ore in Messico e nel mondo in tanti grideranno Ayotzinapa somos todos, come hanno fatto poche ore fa un gruppo di attivisti svizzeri a Davos.
Segui le mobilitazioni in twitter #AccionGlobalporAyotzinapa

domenica 18 gennaio 2015

Kurdistan - Comandante YPJ: Promettiamo alle donne di tutto il mondo che ce la faremo.


Comandante YPJ: Promettiamo alle donne di tutto il mondo che ce la faremo
Una delle comandanti delle YPJ di Kobanè, Gülistan Kobanî, ha valutato gli attacchi di ISIS sul Cantone, che hanno avuto inizio il 15 settembre 2014, dichiarando:Lo slogan delle YPJ contro questi attacchi è: ‘Anche se dovessero rimanere solo le YPJ, Kobanî non cadrà’. In quasi quattro mesi, le YPJ hanno tenuto fede a questo slogan”.

Ha aggiunto che Kobanî non è caduta e che le YPJ hanno impedito alle bande ISIS di avanzare in ogni area. “Le YPJ hanno dimostrato che né ISIS né qualsiasi altra forza trionferà contro il popolo curdo finché le YPJ sono presenti”, ha affermato.

Kobanî ha ricordato che le YPJ sono state istituite per combattere la mentalità del maschio dominante, e hanno inflitto colpi considerevoli all’ISIS. “La resistenza mostrata dalle YPJ contro le bande selvagge di ISIS ha generato la speranza tra le donne di tutto il mondo”, ha aggiunto.

La comandante delle YPJ ha aggiunto che esse hanno protetto l’onore e l’identità delle donne. “Gli uomini non avevano fiducia nelle donne, ma ciò è stato modificato dalla nostra resistenza. Le donne hanno combattuto eroicamente in prima linea contro l’ISIS, e i combattenti di sesso maschile che lo hanno visto hanno grande rispetto per le YPJ“.

Kobanî ha dichiarato che non hanno mai creduto che Kobanè sarebbe caduta. “Combattenti come Dicle, Delila, Hevi, Nuda e Arin Mirkan si sono rifiutate di lasciar passare il nemico e hanno eroicamente sacrificato la propria vita. Queste compagne sono diventate un simbolo di libertà per le donne curde e per le donne di tutto il mondo”.

“La percezione creata da ISIS è stata distrutta”
Kobanî ha affermato che le YPJ hanno iniziato a essere temute dalle bande ISIS, aggiungendo: “Né l’ISIS, né il freddo ci possono fermare. L’operazione per liberare Kobanè andrà avanti e Kobanè sarà liberata”. Ha concluso dicendo: “La nostra resistenza e lotta continueranno. Promettiamo alle donne di tutto il mondo, a nome dei nostri compagni caduti, che noi trionferemo”.

venerdì 16 gennaio 2015

Messico - E' giunta l'ora

di Gustavo Esteva

Si è chiuso il primo Festival Mondiale delle Resistenze e Ribellioni contro il Capitalismo senza che producesse quel piano per la rivoluzione di lunedì prossimo che alcuni si attendevano. Per loro grande delusione, non è stata data la linea. Tanto meno si sono presi accordi per la prossima marcia, la prossima manifestazione, il festival seguente. Si sono solo intessuti consensi sui piccoli e decisi passi che ancora restano da fare.

Mille e trecento delegati del Congresso Nazionale Indigeno hanno partecipato al Festival, da 34 villaggi indigeni; duemilanovecentoquattro aderenti alla Sexta; duemilacentosessantotto persone da quasi tutti gli Stati della Repubblica (Messicana); settecentosessantasei da 49 paesi. Molti altri hanno seguito a distanza attentamente ciò che succedeva.

Presenti e assenti hanno riconosciuto, insieme al subcomandante Moises, che la cosa più urgente è la verità e la giustizia per Ayotzinapa. Non c'è priorità più grande. “Succede a volte che la storia ci ponga di fronte qualcosa che ci unisce...Ayotzinapa è stato il punto che ci ha unito. Direttamente dai parenti dei 43 abbiamo sentito che Ayotzinapa non è nello stato messicano di Guerrero, ma in tutto il mondo che sta in basso”.

giovedì 15 gennaio 2015

Messico - Dal #FestivalRyR verso La Realidad e la Garrucha


Alla conclusione della partecipazione al Primo festival Mondiale delle Resistenze e Ribellioni contro il capitalismo, partiamo in gruppo per raggiungere il Caracol de La Realidad e de La Garrucha. 
Il viaggio nella Selva oggi è più spedito, la strada asfaltata arriva fino a Guadalupe Tepeyac, inoltrandosi nella vallata in cui ogni luogo è costellato dalle storie di resistenza degli zapatisti.
Nelle vicinanze della Comunità 24 dicembre che ha resistito alle provocazioni dell’esercito oggi c’è una posto di salute autonoma e una tienda comunitaria, passiamo poi per El Chayavez, comunità che abbiamo conosciuto durante i progetti che abbiamo appoggiato per garantire l’acqua potabile nella zona. Poi San Josè del Rio con la prima clinica autonoma dell’intera zona ed ancora Guadalupe Tepeyac, la comunità invasa dall’esercito nel 1995 e ricostruita a partire dal 2001.
Arriviamo a La Realidad, la sede del Caracol, luogo dell’attacco dei paramilitari della CIOAC-H (Central Independiente de Obreros Agrícolas y Campesinos-Histórica) lo scorso maggio costato la vita a Galeano, compagno, zapatista.
Un’episodio che ha messo in luce la violenza con cui, attraverso il supporto a determinate organizzazioni si cerca costantemente di provocare ed attaccare l’autonomia e l’autogoverno zapatista.
Aggressioni e provocazioni che vanno di pari in passo con i progetti finanziati dal governo che mirano a comperare famiglie e comunità per allontanarle dalla partecipazione all’organizzazione zapatiste.
Soldi facili, erogati come programmi "di sostegno" per la costruzione della casa, l’acquisto del bestiame, il supporto alla famiglia.
I conponeti della Giunta de La Realidad, appena insediati, ci accolgono nel Caracol, che è stato teatro delle mobilitazioni seguite all’omicidio di Galeano. 
La risposta a questa inaccettabile provocazione è stata la mobilitazione di massa, la ricostruzione della Clinica e della Scuola distrutta nell’attacco di maggio.
La Realidad è certo diversa da quella che in molti hanno conosciuto in questi anni, l’accampamento "storico" degli internazionali oggi non c’è più, al suo posto nelle immediate vicinaze del Caracol sorge il Campamento Civil de Paz en La Realidad, coordinato dal Centro de Derechos Humanos FRAYBA. Nella comunità si respira la tensione degli ultimi mesi. Ma se le cose sono cambiate, non è cambiata la determinazione che troviamo nell’incontro con la Giunta del Buongoverno.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!