martedì 9 giugno 2015

Messico - Elezioni tra boicottaggio e repressione

Il governo risponde con la militarizzazione dei seggi e la repressione al boicottaggio


di Giovanna Gasparello
Domenica 7 di giugno si sono svolte in Messico le elezioni di medio termine, in un clima di profondo discredito istituzionale, a cui il governo ha risposto con la militarizzazione dei seggi e la repressione delle manifestazioni di boicottaggio del processo elettorale.
Dei nove stati dove si é votato per il governatore, in cinque (Campeche, Colima, Guerrero, San Luis Potosí e Sonora) si é affermato il partito al governo del paese, il conservatorePartido Revolucionario Istituzionale (PRI). La destra del Partido de Acción Nacional (PAN) si é aggiudicata i governi di Baja California Sur e Querétaro, mentre il Partido de la Revolución Democratica (PRD) ha riconfermato il controllo dello stato di Michoacán e di varie delegazioni del Distrito Federal (Cittá del Messico). Nello stato di Nuevo Leóngovernerà un candidato indipendente. Il Movimento de Regeneración Nacional (Morena), di recente costituzione, si é affermato come la quarta forza politica del paese, e governerà in quattro delegazioni della capitale.
Oltre ai governatori ed ai delegati, sono stati eletti 871 sindaci e 500 deputati federali. Nel Parlamento il PRI ha ottenuto circa il 30%, a cui va sommato il 10% ottenuto dagli altri partiti della coalizione (Verde, Nueva Alianza y Convergencia), determinando così la maggioranza assoluta alla Camera. Il PAN ed il PRD si aggiudicano, rispettivamente, il secondo ed il terzo posto nello scacchiere politico.


La giornata elettorale, che ha visto un importante astensionismo (49%), é stata preceduta ed attraversata da manifestazioni dei sindacati dei maestri e professori, di organizzazioni sociali e movimenti che, denunciando l’illegittimità delle autorità e dell’intero sistema politico, invitavano al boicottaggio. 
Giá dalla scorsa settimana, diversi centri dell’Instituto Nacional Electoral sono stati attaccati con molotov oppure occupati.
Negli stati di Oaxaca, Chiapas e Veracruz, decine di migliaia di schede elettorali sono state bruciate pubblicamente all’interno di manifestazioni che esprimono lo scontento diffuso verso un governo sempre piú violento e corrotto, e che accompagna le sempre piú aggressive politiche neoliberali con un’altrettanto crescente repressione generalizzata. La convocazione alboicottaggio del voto é partita lo scorso autunno nello stato del Guerrero, nel contesto dell’insorgenza popolare che é seguita alla desaparición forzada di 43 studenti ad opera della polizia municipale di Iguala e di un cartello del narcotraffico locale.
In tutto il paese, sono stati 603 i seggi di cui é stata impedita l’istallazione, una cifra elevata, considerato anche il massiccio spiegamento di Esercito e Polizia per garantire l’installazione dei seggi nelle zone più conflittuali degli stati di Chiapas, Oaxaca e Guerrero.
Il saldo della giornata é comunque tragico: nella città di Tlapa, in Guerrero, la popolazione ha preso in ostaggio per l’intero pomeriggio 35 poliziotti, in risposta all’arresto di un gruppo di maestri. La conseguente irruzione della polizia in un quartiere popolare ha provocato la morte di un giovane.
Nel capoluogo di Tixtla, nel cui territorio sorge la Escuela Rural de Ayotzinapa, il blocco all’installazione dei seggi da parte dell’Assemblea Nazionale Popolare é riuscito ad impedire la realizzazione delle votazioni, ed il Palazzo Municipale rimane occupato.
In Oaxaca una maestra che manifestava é stata fermata dall’Esercito ed é attualmente desaparecida, mentre si contano un centinaio di feriti.
La violenza legata all’appuntamento elettorale ha causato l’uccisione, nel corso degli ultimi tre mesi, di una ventina di candidati locali e di coordinatori elettorali, negli stati dove é píú evidente la collusione tra narcomafia e politica. I politici, per la maggior parte del PRD, probabilmente non si erano allineati con le imposizioni dei cartelli del narcotraffico in disputa per il controllo di territori, risorse e spazi di potere all’interno delle istituzioni.
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Riflessioni ed analisi:
“Elección militarizada”,
Centro de derechos humanos de la Montaña, Tlachinollan, El Sur de Acapulco, 7 giugno
“Comicios sin autoridad”
Editorial, La Jornada, 8 giugno,

Kurdistan - Storica affermazione elettorale del HDP per la pace e la democrazia

Si sono svolte domenica 7 Giugno le  elezioni politiche in Turchia. Nonostante i numerosi brogli elettorali e le violenze che hanno preso di mira gli attivisti e le sedi elettorali dell'HDP, il Partito democratico dei popoli (HDP) ha ottenuto un risultato di portata storica superando lo sbarramento elettorale del 10% ed aggiudicandosi oltre 6 milioni di voti, il 13.1 % su scala nazionale e 80 seggi.

Il HDP promuovendo l'uguaglianza di genere, il sistema della co-presidenza, si è dimostrato ancora una volta il partito delle donne, assumendo un ruolo significativo nella rappresentanza dell'identità femminile in Turchia e aggiudicandosi 32 seggi, il 40 % dei seggi ottenuti.

Particolarmente rilevanti sono i risultati elettorali ottenuti ad Istanbul, dove HDP ottiene 11 deputati e nelle città di Dersim, Şırnak, Hakkari, Muş, Ağrı, Dersim e Iğdır che manderanno all'Assemblea Nazionale solo candidati eletti nell'HDP. 
L'Akp crolla sostanzialmente in tutte le regioni curde.

La vittoria dell' HDP rappresenta una svolta alla deriva autoritaria dell'Akp, rappresentata dal progetto di repubblica presidenziale, dalle riforme costituzionali, dal congelamento del processo di risoluzione democratica, ma sopratutto dal sostegno esplicito dato alle organizzazioni islamiste per impedire lo sviluppo della rivoluzione democratica del Rojava.

Il risultato elettorale dell' HDP, la rappresentanza democratica delle donne e dei popoli, delle religioni di Turchia, apre la prospettiva di una trasformazione democratica per tutti i popoli oppressi del Medio Oriente.


Il nostro augurio a tutti coloro che sono stati solidali e a fianco del popolo curdo e che chiedono la democrazia per la Turchia e per il Medioriente...

mercoledì 3 giugno 2015

Kurdistan - Si riaccende lo scontro tra Isis e kurdi siriani

Il califfato avanza a Homs, Aleppo e verso il confine con la Turchia.
Sulla graticola finisce anche il presidente turco Erdogan che minaccia di altre censure la stampa nazionale.
L’ennesima bar­ba­ria va in rete: lo Stato Isla­mico ha pub­bli­cato in inter­net un nuovo video che mostra la ter­ri­bile tor­tura a cui i mili­ziani hanno sot­to­po­sto un 14enne siriano a Raqqa, la “capi­tale” dell’Isis. 

Appeso ad un muro per i piedi, il gio­vane Ahmed viene costretto con l’elettrochoc e le 
fru­state a con­fes­sare di voler attac­care il calif­fato. 

Un video folle, otte­nuto dalla Bbc che è riu­scita a inter­vi­stare Ahmed, fug­gito da Raqqa in Tur­chia dopo due giorni di tor­ture e il carcere.

Anche sul campo di bat­ta­glia, intanto, pro­se­gue la vin­cente pro­pa­ganda del califfo. Dopo Pal­mira, che ha per­messo al califfo di arri­vare al cuore del paese, ora lo Stato Isla­mico torna a minac­ciare la regione kurdo-siriana di Rojava. Kobane ha resi­stito e ha vinto. 

Adesso nel mirino c’è Hasa­keh: l’offensiva è par­tita sabato, da sud. I mili­ziani del calif­fato sono entrati per 4 km all’interno della città e posto un chec­k­point a sud.

Dome­nica le mili­zie kurde sono riu­scite a rias­su­mere il con­trollo di 8 vil­laggi a sud est di Kobane, vicino la città di Raqa, assi­stiti dai raid della coa­li­zione anti-Isis. Altre 4 comu­nità sono state riprese nell’area di Hasa­keh. Gli scon­tri, ripor­tano fonti locali, sono ancora in corso. 
L’offensiva con­tro Hasa­keh è ini­ziata dopo l’uccisione da parte di mili­ziani kurdi di 20 civili accu­sati di affi­lia­zione all’Isis e la demo­li­zione di case di sospetti mili­ziani a Ras al-Ain e Tal Tamr.

domenica 24 maggio 2015

Messico - Rapporto del Centro dei Diritti Umani Frayba

Centro de Derechos Humanos Fray Bartolomé de Las Casas, AC
 R A P P O R T O
La Realidad, un contesto di guerra

Jobel, Chiapas, Messico, maggio 2015

Al Maestro Zapatista Galeano: Ad un anno dalla sua dipartita verso una Altra Realidad, il suo esempio e la sua lotta insegnano che la dignità si afferma al di là della morte.

Il territorio conteso
Dalla sua apparizione in pubblico nel 1994, l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) ha dato conto della sistematica azione dello Stato messicano per frenare l’autogestione dei popoli autonomi che cercano di vivere in pienezza i loro diritti e cultura. Durante questi ultimi 21 anni ha denunciato pubblicamente una serie di azioni di vessazione, repressione e cooptazione che, come parte dei piani di contrainsurgencia, vogliono sottrarre simpatie all’alternativa politica, civile e pacifica che propone una nuova generazione di uomini e donne zapatisti.
Nel 2003 l’EZLN, nel quadro del rispetto degli Accordi di San Andrés in Chiapas, ha formalizzato l’inizio del governo civile rappresentato attraverso cinque sedi della Giunta di Buon Governo (JBG). Ogni governo autonomo ha sotto la sua giurisdizione diversi Municipi Autonomi Ribelli Zapatisti (MAREZ) il cui progetto si sviluppa attraverso varie Aree e Commissioni di lavoro.
Nella zona Selva di Confine, la JBG “Hacia la Esperanza” include quattro MAREZ ed ha sede nel Caracol 1 “Madre de los Caracoles, Mar de Nuestros Sueños”, nella comunità La Realidad, municipio ufficiale di Las Margaritas in Chiapas.
Da allora, le JBG hanno denunciato il modo in cui diverse organizzazioni e comunità sono passate, attraverso il logoramento, alla polarizzazione, come risultato prevedibile della guerra totale, portata avanti da tutti i governi di turno, fino ad ottenere lo scontro tra chi, in altre epoche, aveva condiviso la rivendicazione di istanze storiche sotto principi politici comuni.
In questo contesto è avvenuto il falso cambiamento di regime con la presunta alternanza nel potere simulato dalla classe politica, che mantiene intatta l’organizzazione, la struttura e la presenza sul territorio del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI) nelle comunità del Chiapas, riproducendo vizi, corruttele e mantenendo nell’impunità le situazioni che esigono giustizia, che risultano utili per lo scontro con chi si oppone a mercanteggiare il territorio, come richiedono le attuali riforme strutturali in Messico, che approfondiscono ed accelerano il saccheggio del territorio a danno delle comunità.

L’uso della povertà come strumento di manipolazione
In Chiapas, anche i livelli di povertà estrema, emarginazione e oblio sono stati il veicolo del governo statale e federale per accelerare la cooptazione e la divisione comunitaria, come indicato nei piani militari per combattere l’insurrezione in Chiapas e così sottrarre possibili alleati al progetto politico zapatista per l’autonomia e la vita dei popoli indigeni.
La più visibile e reclamizzata di queste operazioni è stata realizzata il 21 gennaio 2013 nel municipio di Las Margaritas, uno dei territori emblematici del bastione zapatista nel 1994; in questo scenario il Presidente Enrique Peña Nieto, accanto al Governatore del Chiapas, Manuel Velasco Coello, ha lanciato il programma “Crociata Nazionale Contro la Fame”, uno dei tanti palliativi che lucrano sulla povertà ed alimentano la dipendenza delle popolazioni affinché persista il servilismo incondizionato.
Il programma ha già mostrato uno degli obiettivi politici, servendo per riposizionare le Forze Armate del Messico nella “zona grigia”(1), così definita per essere considerata un possibile territorio di espansione dell’insurrezione, e per generare cooptazione tra i popoli indigeni in resistenza.
All’interno della Crociata Nazionale Contro la Fame, con l’installazione dei Comitati Comunitari si è creata una struttura che ha impattato direttamente nella divisione comunitaria, soprattutto nelle zone di influenza zapatista, beneficiando nei fatti i soliti gruppi clientelari, cosa che non risolve minimamente le ancestrali domande di sovranità alimentare.
Così, l’obiettivo principale dei programmi di dipendenza dal governo è annullare la costruzione di alternative civili, garantendo la continuità della povertà, truccando gli standard di sviluppo nel marco del rispetto e garanzia dei diritti umani, cercando inoltre di nascondere le condizioni di milioni di vittime delle politiche governative.
Il suo obiettivo non è soddisfare né risolvere le cause di fondo, bensì persistere nelle fallimentari politiche populiste che sono utili per scopi elettorali, di manipolazione e controllo sociale.
In Chiapas i programmi governativi sono serviti come strumento di contrainsurgencia contro le comunità in resistenza, in particolare quelle che lottano per l’autonomia. A dimostrazione di ciò, basta leggere Luis H. Álvarez, ex titolare della Commissione per il Dialogo e la Pace in Chiapas nel governo di Vicente Fox (2000-2006) e Presidente della Commissione Nazionale per lo Sviluppo dei Popoli Indigeni (CDI) nel governo di Felipe Calderón (2006-2012), che nella sua autobiografia “Corazón Indígena” racconta le sue riunioni con presunte Basi di Appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (BAEZLN) in diverse comunità del Chiapas. (2)
Un’altra persona all’interno del potere municiaple coinvolta nel fomentare la contrainsurgencia è Florinda Santiz, attualmente consigliere per il Partito Azione Nazionale (PAN), incaricata dal 2004 di promuovere progetti nella zona della Realidad. È stata alleata di Luis H. Álvarez ed uno dei suoi obiettivi si inserisce nella strategia di cooptazione dei leader dell’EZLN. Come egli stesso ammette relativamente all’inadempimento degli Accordi di San Andrés “il governo federale sembrava scommettere che il semplice trascorrere del tempo portasse al logoramento dell’EZLN.” (3)

La contrainsurgencia in Chiapas

sabato 16 maggio 2015

Messico - Provocazione paramilitare a La Garrucha

Caracol de Resistencia

Hacia un Nuevo Amanecer.

Junta de Buen Gobierno El Camino del Futuro
La Garrucha Chiapas México,
11 maggio dell’anno 2015

DENUNCIA PUBBLICA

All’opinione pubblica:

Ai media alternativi, autonomi o come si chiamino:

Alle/Agli aderenti alla Sexta nazionale e internazionale:

Alle organizzazioni oneste per i diritti umani:

Fratelli e sorelle del Messico e del mondo:

Denunciamo energicamente quello che stanno facendoci i gruppi paramilitari della comunità Rosario composti da 21 persone paramilitari e da 28 paramilitari del barrio Chikinival appartenente all’ejido Pojkol municipio di Chilón, Chiapas.

A Rosario vivono i nostri compagni basi di appoggio, perché è terra recuperata, appartenente al municipio autonomo di San Manuel del caracol III La Garrucha.

A Rosario vivono 21 paramilitari che sono appoggiati dai 28 paramilitari del barrio Chikinival e che stanno invadendo la nostra terra recuperata.

È lo stesso problema che si era presentato ad agosto del 2014, quando ci hanno ammazzato un toro riproduttore, hanno distrutto le case e la nostra cooperativa collettiva, hanno rubato i nostri beni ed hanno sparso erbicidi su un ettaro di pascolo, hanno sparato ed hanno scritto a fuoco sul terreno: “territorio Pojkol”

I FATTI.

Alle 9:35 della mattina del 10 maggio del presente anno, 28 persone del barrio Chikinival dell’ejido Pojkol, Municipio ufficiale di Chilón, che si trova a 40 minuti di macchina dal villaggio di Rosario, sono arrivate a bordo di otto motociclette nel villaggio recuperato di ROSARIO dove vivono i compas basi di appoggio, perché ci vogliono sottrarre con la forza la nostra terra.

Questi paramilitari di Rosario accompagnati dai paramilitari del barrio Chikinival dell’ejido Pojkol, hanno cominciato a fare delle misurazioni sui luoghi dove già vivono i compagni basi di appoggio, mentre questi ultimi erano fuori a lavorare.

Alle 15:15 pm, un gruppo di loro se n’è andato, un altro gruppo è rimasto sul posto e 5 minuti dopo tre di questi si sono diretti verso la casa di un compagno base di appoggio, mentre la maggioranza restava a 30 metri dalla casa del compagno. Nella casa del compagno base di appoggio si trovava solo sua figlia di tredici anni che stava pulendo casa, il padre non c’era e la madre si trovava sul retro della casa, di questi aggressori paramilitari, 2 sono del barrio Chikinival dell’ejido Pojkol, e 1 è del villaggio stesso di Rosario, ed il suo nome è ANDRES LOPEZ VAZQUEZ. Questi 2 di Chikinival sono entrati in casa, mentre Andrés, paramilitare di Rosario, è rimasto di guardia sulla porta e quando la figlia del compa base di appoggio è uscita correndo di casa, Andrés le ha sparato 4 colpi con una pistola calibro 22 mentre stava sopraggiungendo il padre che, per difendere la figlia, ha scagliato un sasso colpendo alla testa lo sparatore. Fortunatamente gli spari non hanno raggiungo la bambina. Poi il ferito è stato portato via dai suoi compagni che si trovavano a 30 metri dalla casa.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!