martedì 24 maggio 2016

Argentina - Che ci fa una base spaziale cinese in Argentina? Scenari di guerre spaziali



Sta facendo discutere la costruzione che dovrebbe essere ultimata nel 2016 di una stazione spaziale cinese a Neuquén in Patagonia, che occupa 200 ettari. 

Ma, come su tutto quello che riguarda lo spazio, le notizie sono poche e contraddittorie.
Per capire cosa ci sia dietro la costruzione di una struttura simile bisogna zoommare a quel che succede nello spazio, o meglio nello spazio extratmosferico.
Il Trattato multilaterale Outer Space Treaty, è quello su cui si basa il diritto internazionale aerospaziale: consente l’utilizzo della Luna e degli altri corpi celesti solo per scopi pacifici, proibendone usi militari, e vieta agli stati firmatari di rivendicare risorse poste nello spazio, quali la Luna, un pianeta o altro corpo celeste, poiché considerate "patrimonio comune dell’umanità". L’articolo 2 del trattato afferma, infatti, che "lo spazio extra-atmosferico non è soggetto ad appropriazione nazionale né rivendicandone la sovranità, né occupandolo, né con ogni altro mezzo".
Ma come sempre quel che è scritto nei trattati internazionali non rispecchia quel che avviene nella realtà.
Nello spazio è in corso una guerra di posizionamento, o forse è meglio dire che la guerra nella sua accezione contemporanea agisce e si sviluppa anche fuori dall’atmosfera terrestre. 
Lasciamo parlare chi di queste cose se ne intende: "Non esiste una qualche operazione condotta in qualsiasi luogo, a qualsiasi livello, che non sia in qualche modo dipendente dallo spazio e dal ciberspazio"ha dichiarato il generale William L. Shelton, comandante del Comando Spaziale di Forza Aerea alla Peterson Air Force Base nel Colorado, il 21 settembre scorso. Guardando a fondo i documenti militari si comprende infatti che la proliferazione dello spazio e del ciberspazio in campo militare è la prossima sfida per far sì che tutte le truppe siano collegate e che tali connessioni siano sicure.

Quando parliamo di satelliti e basi spaziali, così come di notizie su esplorazioni lunari o di "terraformare" altri pianeti, stiamo parlando non di scenari di fantascienza ma del risiko delle vecchie e nuove potenze che si posizionano tra le stelle.
Gli interessi che vi si rispecchiano sono gli stessi del posizionamento geopolitico globale a cui assistiamo in questa fase: assenza di un forte attore che possa controllare in maniera unipolare il mondo ma scontri e alleanze in continua mutazione sui piani economici, militari, regionali etc...
Essere ben piazzati nello spazio, avere satelliti fondamentali per le movimentazioni militari e per il commercio civile è una priorità irrinunciabile per chi vuole contare nei nuovi scenari multipolari internazionali. 

Ma c’è un altro campo di battaglia che si combatte nello spazio: le forzature per oltrepassare i limiti formali del Trattato e diventare padroni di quel che esiste nello spazio.
Che sia una battaglia aperta lo si capisce guardando agli States. Lo scorso novembre il Presidente Obama ha firmato una legge (U.S. Commercial Space Launch Competitiveness Act) che è la versione finale della carta commerciale spaziale approvata dalla Camera e dal Senato. Il tutto si riferisce al commercio spaziale e alle restrizioni riguardanti la sicurezza dei partecipanti.
In queste norme, in via di definizione, traspare la volontà di affermare che i cittadini americani dovrebbero avere il diritto su qualsiasi risorsa estratta da asteroidi o altri corpi spaziali “compreso il possesso, il trasporto, l’uso e la vendita” di queste risorse.
Ovviamente il tema è controverso perchè sancire il diritto privato a quel che si estrae o si potrebbe ottenere da asteroidi, pianeti ed altro è in controtendenza con il Trattato multilaterale Outer Space Treaty, che come dicevamo afferma il contrario.
Chiaro ed esplicito nel definire cosa sta dietro a questa discussione è Bob Richard, il direttore esecutivo del Moon Express, che paragona l’uso del materiale spaziale ai pesci nelle acque internazionali: “le persone non possiedono ne le acque ne i pesci, ma hanno il diritto di metterci delle reti e pescarli. Una volta catturati, i pesci sono loro”.
Ricapitolando stiamo parlando di rendere spaziali le logiche della proprietà privata e del commercio e dell’economia globale. 
Così come quando si parla di cambiamento climatico c’è chi propone di scagliare l’anidride carbonica, magari insieme ai rifiuti nucleari o nocivi, nello spazio. Oppure quando si parla di estrattivismo c’è già chi vede le potenzialità minerarie, magari di metalli rari, scavando asteroidi e pianeti.
A quando la lottizzazione della Luna, degli asteriodi e di possibili altri pianeti? Con la quotazione in borsa del loro valore?
Non stiamo parlando di fantascienza, lo ripetiamo, e quello che si sta discutendo dal punto di vista delle normative, così come la guerra dei satelliti, ce lo dimostra.

Torniamo sulla terra tra Argentina e Cina.
La base spaziale di cui parliamo è frutto di un round di accordi siglati con la Cina fin dal 2015 dalla Presidente Kirchner.
L' Agenzia Statale Cinese di lancio, tracking e controllo dei Satelliti (CLTC), nel 2012, ha firmato due accordi di cooperazione con l’Argentina: uno con la Comisión Nacional de Actividades Espaciales (CONAE) e l’altro che riguarda la provincia di Neuquén.
Con questi accordi si è stabilito che la base spaziale fosse costruita nella località di Bajada del Agrio. Obiettivo dichiarato dal progetto è "appoggiare attività come l’esplorazione interplanetaria, l’osservazione astronomica, la manutenzione e il controllo di satelliti in orbita e l’acquisizione di dati”.
Negli accordi si stabilisce la cessione in comodato delle terre della provincia di Neuquén ai cinesi per 50 anni in cambio del fatto che gli argentini abbiano accesso all’uso del 10% all’anno dell’antenna.
Inoltre si è stabilito che l’impresa costruttrice cinese, China Harbour Engineering Company Ltd. -CHEC, come l’Agenzia che operà nella base, saranno esantate da pagare l’IVA, i diritti di dogana e le tasse interne per i 50 anni della concessione. 
A questo si aggiunge che gli impiegati cinesi che lavoreranno a Neuquén saranno registrati ed opereranno sotto la legislazione cinese.
Questo lo stato dell’arte: svendita totale di un pezzo del proprio territorio.

A questo va aggiunta un’altra considerazione: quando parliamo di tutto questo la presenza delle strutture militari è scontato.
Se prendiamo ad esempio la tecnologia che i cinesi utilzzeranno in Argentina gli esperti sottolineano che "si sta utilizzando qualcosa di sensibile e di uso duale civile/militare, visto che la Cina ha integrato questi programmi, anche perchè l’Agenzia Spaziale cinese dipende direttamente dall’Esercito Popolare di Liberazione, per la precisione dal Dipartimento Generale degli Armamenti". 
Gustavo Girado, coordinatore dell’osservatorio Asia-Pacifico dell’Università Nazionale di La Matanza, ha confermato che vari operatori dell’Agenzia cinese sono militari, come peraltro succede in tanti altri organismi nel mondo connessi con l’operatività dello spazio. 
"In generale tutti gli organismi di studio spaziale hanno qualche grado di relazione con l’apparato militare, come peraltro con l’industria" ha aggiunto il professore "per questo è probabile che il personale militare, possa partecipare alla gestione dell’installazione, questo però non significa che possa essere considerata una base militare cinese. La struttura sarà come quella gestita dall’Unione Europea e se abbiamo il dubbio che quest’ultima possa essere usata come struttura militare la stessa cosa vale anche per l’altra".
Un altro appunto sulla base militare cinese ci viene da Diego Guelar, ex ambasciatore argentino negli Stati Uniti, che ha affermato, dopo aver recitato che non c’entra l’uso militare:"è una base d’appoggio e osservazione cinese per il viaggio lunare visto che per questo o il prossimo anno è previsto il primo sbarco di tre astronauti cinesi sulla Luna".
Per completezza d’informazione torniamo alla base similare europea visto che la CONAE si è difesa dicendo che l’accordo per la base cinese è simile all’altro firmato con l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), per l’installazione di una base nella località di Malargüe.
Stiamo parlando di una base di mantenimento e tracciatura dei satelliti dell’ESA, inaugurato nel 2012 dopo accordi firmati nel 2009. Come per i cinesi l’accordo vale per 50 anni e l’investimento dell’ESA è stato di 45 milioni di euro e le istituzioni argentine possono utilizzare le antenne per un tempo del 10%.

Capire le strategie cinesi nello spazio traendo spunto dal Libro Bianco dell’Esercito Popolare di Liberazione serve per capire come le implicazioni per l’Argentina e l’intera regione abbiano una rilevanza che va oltre le loro frontiere.
Illuminanti sono le dichiarazioni dell'ingegnere aeronautico Ricardo Runza dedicate agli scenari per l’America del Sud, aperti dalla base cinese in Argentina.
Si parte dal ruolo dello spazio nei conflitti d’interessi tra le principali potenze del mondo.
Nello spazio ci sono due ambiti importanti.
Quello delle attività militari, avere un certo potere militare nello spazio per assicurare la propria presenza, e quello delle attività economiche che riguardano lo spazio, di cui si parla poco.
Attualmente una delle cose più importanti che si stanno sviluppando dal punto di vista economico è la rete di satelliti di posizionamento globale, che serve per automatizzare tutto il transito terrestre, marittimo e aereo. Per completare l’automatizzazione dei trasporti c’è bisogno del sistema globale ad alta precisione. Questo sistema ha un margine di errore di 2 cm, comparati con i 200 metri circa del GPS normale. 
Oltre agli usi civili, è fondamentale per l’attuale tecnologia militare di eserciti sviluppati come quelli degli Stati Uniti, sia per i sistemi d’armi ed equipaggiamento dei soldati che per la vigilanza e lo spionaggio.
La tecnologia cinese attualmente non permette di arrivare ai 20.000 km di altitudine, necessari per arrivare a questo tipo di satelliti, ma si stima che per il prossimo anno lo potrà fare.
E’ in questo contesto che la base di Neuquén ha una particolare rilevanza per l’eventuale ruolo che gioca nel conflitto d’interessi attorno ai satelliti di posizionamento globale. 
L’ingegnere aeronautico continua spiegando che “l’antenna che si vede nella base di Neuquén può essere utilizzata per il comando e il controllo per viaggi nello spazio profondo ma ha anche la possibilità di servire per scopi militari, di comando e controllo dei satelliti, come quelli che circolano in determinate orbite, che passano per l’emisfero occidentale, quello che riguarda l’America. Probabilmente la base potrà servire per essere interconnessi con una serie di altre stazioni che la Cina possiede creando una rete in grado di servire come nesso d’informazione, per la triangolazione di informazioni, per il comando e il controllo del sistema ASAT (anti-satellite)”.
La spiegazione che offre la Cina è che la base potrà avere un ruolo per un eventuale viaggio cinese sulla luna nel 2017. Ma gli esperti in sistemi di difesa sanno che il sistema Terra-Luna è un obiettivo principale nella scena spaziale per la sua posizione vantaggiosa in caso di guerra spaziale. 
Secondo Runza la vera intenzione cinese è stabilire una base militare sulla Luna, per posizionarsi in maniera migliore in materia di sistemi spaziali nel confronto con Russia e Stati Uniti ed europei.

Fatte queste premesse Runza arriva alla conclusione che la regione sudamericana non è una zona di pace.
"Smette di essere una zona di pace perchè c’è già concretamente una base paramilitare cinese nel Cono Sur, che avrà un ruolo molto importante in una futura guerra spaziale, specialmentre tra Cina e Usa. Ci sono già tensioni. Il futuro per tutto il Sudamerica è che non potrà essere esente da quel che succede. Ma i governi della regione non lo capiscono".
La riflessione si sposta giustamente sull’insieme della situazione dell’area sudamericana. Sulle sue relazioni con il gigante asiatico, che permeano la struttura economica e non solo.
"Non c’è una strategia complessiva nella regioni, né piani a lungo termine, e questo lascia i paesi vulnerabili di fronte agli interessi delle potenze che hanno una strategia. Questo si è visto chiaramente con l’avanzare cinese nella regione. 
Da vent’anni la Cina sta cercando di avere un ruolo chiave in Sudamerica, lo ha fatto anche con la vendita di armi in molti paesi. 
Ha operato una strategia molto aggressiva in tutti i campi. 
Questo perchè il Sudamerica è un grande fornitore di risorse streategiche per la Cina: dal litio boliviano alla soia brasiliana. 
Per la Cina l’Atlantico del Sud è una zona di alta priorità strategica e in un futuro prossimo vedremo che la Cina non solo vuole stabilire queste prime basi paramilitari pionieristiche ma farà anche pressioni per installare basi militari, basi navali per controllare la flotta cinese nell’Atlantico del Sud."


Come non vedere in questa descrizione il riflesso degli scenari che d’altro lato portano l’America a impegnarsi nel fronte asiatico?
C’è una scarsa comprensione della posta in gioco nello spazio sia da un punto di vista militare che economico.
Si pensa alla guerra come combattimento militare ma non è solo questo oggi. E’ un combattimento di intelligence che ha interessi contrapposti e che si muovono in diversi campi di battaglia. Non è una guerra con i soldatini. Ma un’insieme articolato di tecnologia che agisce dall’alto e che si salda con il controllo sulla rete.
In campo economico il capitalismo finanziario del mercato unico globale non esita ad intravvedere nuove frontiere di accumulazione e saccheggio mettendo a valore quel che esiste non solo nel pianeta ma anche oltre l’atmosfera, incurante degli equilibri che si possono distruggere.
La base cinese di Neuquén in Argentina non è che una piccola rotella di questi perversi meccanismi.
Articoli utili 
Che segreti nasconde la base cinese - tratto da RT
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Cinque punti per capire la base spaziale di Neuquén - tratto da Chequeado
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Con la base china en Neuquén, “Sudamérica ya no es una zona de paz” - tratto da La Gran Epoca
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Cosa nasconde la base cinese - tratto da Perfil.com
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sabato 21 maggio 2016

Turchia - Senza immunità è aperta la caccia al parlamentare filo-curdo

Con 376 voti a favore, il parlamento turco ha deciso ieri [venerdì 20 maggio] la revoca dell'immunità per i parlamentari, decisione che andrà a colpire quasi tutti i deputati dell'HDP (Partito Democratico dei Popoli, all'opposizione) accusati di fiancheggiamento al PKK per aver sostenuto il processo di pace interrottosi l'anno scorso. Complici dell'AKP, il partito di governo appena privato del presidente nonché primo ministro Davutoğlu appena fatto dimettere da Erdoğan perché poco “allineato” con lui, anche il MHP (i fascisti “lupi grigi”) e il CHP, Partito Repubblicano del Popolo kemalista che si autodefinisce “social-democratico”, tutti alleati in funzione anti-curda. 

Erdoğan ha così la strada spianata per far passare la sua riforma dello stato in senso presidenziale: e che idea abbia della funzione di “presidente” si può ben capire dalle sue stesse parole pronunciate in diretta televisiva rispondendo alle domande di un gruppo di giovani: "Un sistema parlamentare assoluto ti taglia fuori dal tuo partito. Perdi il tuo potere politico all'improvviso. I membri del partito che hai fondato possono sopravvivere senza di te? E' come separare una madre dai figli. E' normale? I presidenti dicono di essere imparziali. E' possibile? Puoi solo essere imparziale a livello giuridico".

Finora deboli le reazioni internazionali: solo il presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz, ha parlato di “colpo alla democrazia turca e alla libertà politica”, mentre Angela Merkel, la cancelliera tedesca che si è spesa per firmare il vergognoso accordo con la Turchia per bloccare i profughi ha dichiarato che “solleverà il problema” con Erdoğan lunedì prossimo. 

Qual è il senso dell'immunità dei deputati in un sistema democratico parlamentare? Proteggere i rappresentanti eletti dal popolo dalla persecuzione per le loro idee. E cosa fa un regime fascista quando vuole togliersi di torno le opposizioni? Le priva di tale protezione o a seconda dei casi, le elimina fisicamente. Questa storia l'abbiamo già vista: cosa aspettano i governi europei a fare tre-quattro passi indietro sulla Turchia? 

In questo momento così grave, la rete italiana di solidarietà con il popolo curdo ribadisce il proprio sostegno a tutte quelle forze democratiche che non accettano questo colpo di stato in atto in Turchia, sostenuto in parlamento da alleanze strategiche vergognose, e nella società da una pervicace campagna di odio e criminalizzazione nei confronti dei civili che chiedono il riconoscimento dei propri diritti e di non vivere in una dittatura. 

Roma, 21.05.2016 

giovedì 19 maggio 2016

Messico - Nuove provocazioni - comunicato congiunto CNI - EZLN

CONGRESSO NAZIONALE INDIGENO

 ESERCITO ZAPATISTA DI
LIBERAZIONE NAZIONALE

Ai mezzi di comunicazione

Alle organizzazioni solidali

Alle organizzazioni che difendono i diritti umani

Al degno popolo binizza di Álvaro Obregón, Juchitán, Oaxaca

Sorelle e fratelli

Con rabbia e indignazione dai nostri villaggi, tribù, comunità, organizzazioni e quartieri vediamo come il malgoverno si vanti di dimostrare la sua mancanza di vergogna, attraverso i suoi partiti politici di tutti i colori, ma fino a che continuerà ad aggredire i nostri villaggi ed i suoi partiti politici a voler imporre la divisione nelle nostre comunità, non ci stancheremo di denunciare e gridare Basta!

Il 14 maggio scorso, con accanimento ed in maniera svergognata, i poliziotti e guarda spalla della candidata del PAN-PRD Gloria Sánchez López, hanno osato puntare le loro armi assassine contro il degno popolo di Álvaro Obregón, Juchitán, ferendo sei compagni che si trovavano in assemblea per difendere il loro territorio fisico e politico, dai progetti eolici di morte; la loro energia “pulita” è sporca di sangue, corruzione e morte. I candidati di tutti i partiti politici che sanno di godere dell’impunità che concede loro l’appartenere alla banda di criminali che malgoverna lo stato di Oaxaca ed il paese, con le pallottole crede di riuscire a cambiare la coscienza ed ammazzare la dignità del popolo binizza.

La politica nazionale mostra sempre di più che non esiste più vergogna tra la classe politica che crede di poter aggredire, minacciare e spaventare la degna lotta dei popoli. Con aggressioni e violenza cerca di seminare la paura nei degni cuori che difendono la terra, l’acqua ed i venti. Dai quattro punti cardinali dei nostri territori indigeni diciamo loro Non Ci Riuscirete! 
Non riusciranno a toglierci la rabbia che si trasforma in solidarietà nei nostri cuori. 
Non riusciranno a strapparci la dignità di lottare per difendere i nostri territori e la vita delle nostre comunità. 
Non riusciranno a spaventare la degna lotta del popolo binizza che ha l’onore di far parte del Congresso Nazionale Indigeno da molti anni.

Per quanto sopra, sorelle e fratelli di Álvaro Obregón, Juchitán, Oaxaca, dai quattro angoli dei nostri territori vi diciamo che Non Siete Sole! Non Siete Soli! Condanniamo le azioni che il malgoverno del Messico e di Oaxaca, attraverso Saúl Vicente Vázquez, presidente municipale di Juchitán, realizza contro il diritto di autodeterminazione ed autonomia del popolo di Álvaro Obregón.

Denunciamo che le vili aggressioni armate del 14 maggio scorso e le continue minacce sono il tentativo di intimorire la comunità di Álvaro Obregón che si oppone alla realizzazione dei progetti eolici sul suo territorio. Ai politici fa rabbia non poter realizzare i loro profitti attraverso questi progetti di morte e credono di riuscire nel loro scopo spaventando il popolo. 
Ma si sbagliano!

Per tutto quanto sopra dichiariamo quanto sopra:

Riteniamo responsabili il governo di Gabino Cue e di Saúl Vicente Vázquez delle continue aggressioni contro l’assemblea della comunità di Álvaro Obregon, Juchitan, Oaxaca.

Esigiamo l’indagine e la punizione dei responsabili della sparatoria della polizia municipale di Juchitán e della guardia del corpo di Gloria Sánchez López.

La cancellazione dei progetti eolici che si vogliono imporre nel territorio della comunità di Álvaro Obregón.

Esigiamo che Gloria Sánchez López e tutti i candidati smettano di voler imporre il loro sistema di partiti alla comunità di Álvaro Obregón.

Esigiamo che si rispetti il legittimo diritto del popolo Binizza di scegliere in maniera autonoma le proprie autorità.

Alla comunità di Álvaro Obregón, Juchitán, Oaxaca, diciamo che non sono soli, come CNI vigileremo affinché questi fatti non si ripetano e faremo sentire la nostra voce da tutti gli angoli del nostro paese insanguinato.

Per la ricostruzione integrale dei nostri popoli!

Mai più un Messico senza di noi!

Congresso Nazionale indigeno
Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale

Traduzione “Maribel” – Bergamo

domenica 8 maggio 2016

Messico - Dieci anni fa la mattanza di Atenco

di Claudio Dionesalvi 

Il macello c’era stato pochi giorni prima. Quella mattina di dieci anni fa, pur di entrare a San Salvador Atenco, a un’ora da Città del Messico, arrivammo alla spicciolata. Ci infilammo nei furgoni del trasporto locale, camuffati da campesinos, dividendoci a gruppetti per restare in incognito. Così riuscimmo a eludere la polizia politica messicana che fermava chiunque si avvicinasse. Entrando in città, fummo subito avviluppati da una sensazione di morte. Strade deserte, portoni delle case sfondate, carcasse d’animali, anziani con la testa china conficcata tra le mani rugose. Giunti nello zocalo, la gente del posto ci corse incontro, sommergendoci d’abbracci. Ci riempirono d’affetto. Eppure non ci eravamo mai incontrati prima. Donne e bambini sembravano scampati a un evento devastante, sopravvissuti a un’esplosione nucleare o a una calamità naturale. Ma erano loro ad accogliere, e noi a trovare riparo. Silvana e Loredana si misero a piangere. Quasi a voler esorcizzare il terrore, loro e le altre compagne presero a giocare con i bambini dagli occhi a mandorla.

Entrammo in un auditorium. Al tavolo erano seduti esponenti del Frente de Pueblos ed Defensa de la Tierra, il cui leader, Ignacio del Valle, era stato arrestato. Dal fondo della sala, alle nostre spalle, si udì un mormorio. Entrò un gruppetto di uomini a volto scoperto. Soltanto uno di loro indossava il passamontagna. Sarà stata forse l’emozione, per un istante ebbi la sensazione di vedergli volteggiare intorno uno scarabeo, un vecchio indigeno con la pipa, due bimbette dispettose e un pinguino. Prendevano vita nella realtà i personaggi delle sue fiabe e dei suoi racconti, anzi lo precedevano. Fu quella la prima volta che incontrai il Subcomandante Marcos. Una per una, strinse la mano alle donne e agli uomini della delegazione italiana, di cui facevo parte. Eravamo in Messico con l’associazione Ya Basta, sul piano della qualità umana e politica le persone migliori che io abbia incontrato in oltre 25 anni di cammino nei movimenti che vorrebbero capovolgere il mondo e costruirne un altro. II Sub impugnò il microfono e raccontò quel che era accaduto pochi giorni prima nel posto in cui ci trovavamo. Gli abitanti di Atenco lottavano contro la costruzione di un Wallmart al posto della piazza in cui da secoli si riunivano, vendevano frutta, fiori e ortaggi. E per protesta avevano eretto delle barricate. Ma un giorno irruppe la Polizia Federale Preventiva per rimuovere i blocchi. I superpoliziotti messicani caricarono, picchiarono, devastarono le case, uccisero un ragazzo, arrestarono decine di persone e le portarono via. Lungo il tragitto verso le carceri di Santiaguito e La Palma, fermarono le camionette sulle quali trasportavano i prigionieri. Avevano già in tasca i profilattici. Buttarono giù le donne e ne violentarono a decine. Ci finirono in mezzo anche due attiviste europee, una spagnola e una tedesca, che erano accorse ad Atenco, solidali con i manifestanti. Qualche giorno dopo, le due coraggiosissime ragazze denunciarono quanto era accaduto in conferenza stampa.

Al termine dell’incontro pubblico, trascorremmo un’intera giornata con gli abitanti della città. Ne uscimmo come eravamo entrati, dribblando controlli di polizia e spie disseminate intorno.

Quando un mese fa ho visto le immagini di quell’idiota ridens di Matteo Renzi che trionfante stringeva la mano del presidente messicano Enrique Pena Nieto e glorificava i rapporti commerciali tra i due Paesi, m’è venuta una voglia irresistibile di assestargli un pesante scappellotto in testa, uno di quelli che non oserei mai dare al più monello dei miei alunni. Idiota! Ha pure il coraggio di parlare dei diritti umani. È il migliore alleato dei peggiori regimi violenti.

Tutte le volte che ripenso ad Atenco, mi rendo conto di quanto sia tragica la lotta contro il neoliberismo. Tutte le volte che ripenso al Messico degli zapatisti e alla ribellione del popolo Maya, invidio il loro entusiasmo nel costruire un’alternativa concreta a questo mondo di merda, il loro amore per la dignità umana. Entusiasmo, amore e solidarietà non sono mai slegati dal conflitto con lo strapotere delle multinazionali. Tutte le volte che ripenso a quanto accadeva dieci anni fa in quell’angolo di mondo, mi viene in mente l’aggressione capitalista che l’acqua, l’aria e la terra nei Paesi del mediterraneo subiscono ogni giorno. Mi rincuora solo sapere che Silvana e Loredana nel frattempo sono diventate mamme. Ed entrambe le figlie si chiamano Maya.

venerdì 6 maggio 2016

Messico - Comunicato congiunto del CNI e dell'EZLN sulla repressione nella comunità di Chablekal

Noi popoli, comunità, tribù, quartieri, organizzazioni e collettivi che formiamo il Congresso Nazionale Indigeno denunciamo e condanniamo i fatti accaduti oggi [3 maggio 2016] nella comunità di Chablekal, Yucatan, quando la polizia ha certato di sgomberare dalla sua casa un nonno della comunità, ed i coloni, conoscendo la situazione dell’ingiusto sgombero, hanno deciso di protestare e tentare di impedirlo ed i poliziotti statali antisommossa hanno risposto lanciando gas lacrimogeni; fino ad ora sono stati ritrovati oltre 40 bussolotti di gas nella comunità, nel luogo dove si trovavano donne, bambine e bambini ed anziani.

Ai mezzi di comunicazione

Alle organizzazioni per i Diritti Umani

Alla Unión de Pobladoras y Pobladores de Chablekal

Al popolo del Messico

Sorelle e Fratelli:

Noi popoli, comunità, tribù, quartieri, organizzazioni e collettivi che formiamo il Congresso Nazionale Indigeno denunciamo e condanniamo i fatti accaduti oggi [3 maggio 2016] nella comunità di Chablekal, Yucatan, quando la polizia ha cercato di sgomberare dalla sua casa un nonno della comunità, ed i coloni, conoscendo la situazione dell’ingiusto sgombero, hanno deciso di protestare e tentare di impedirlo ed i poliziotti statali antisommossa hanno risposto lanciando gas lacrimogeni; fino ad ora sono stati ritrovati oltre 40 bussolotti di gas nella comunità, nel luogo dove si trovavano donne, bambine e bambini ed anziani.

Nello svolgimento del loro lavoro di difensori dei diritti umani, Jorge Fernández Mendiburu e Martha Capetillo Pasos, membri del Centro dei Diritti Umani Indignción A.C. e del Congresso Nazionale Indigeno, sono stati fermati arbitrariamente, colpiti ed ammanettati in maniera violenta e contraria ad ogni procedura, per essere poi liberati poco dopo, e questo è chiaramente un atto di intimidazione e di criminalizzazione dell’osservazione dei diritti umani e della protesta sociale.

Denunciamo inoltre questo atto come un tentativo di intimidazione sia nei confronti dei difensori dei Diritti Umani sia nei confronti dei coloni della Comunità di Chabekal, comunità che si è organizzato nella Unión de Pobladoras y Pobladores de Chablekal per il Diritto al possesso della terra, del territorio e delle risorse naturali, per difendere quello che resta del loro territorio dopo i furti ed i saccheggi perpetrati negli ultimi anni da speculatori e nuovi proprietari terrieri con l’appoggio delle autorità agrarie e politiche del municipio, dello stato e della federazione. Alla loro richiesta di fermare la vendita indiscriminata delle terre, si risponde con questo ed altri tentativi di intimidazione contro i coloni e coloro che li accompagnano e difendono i loro diritti.

mercoledì 27 aprile 2016

Turchia - Il Presidente del Parlamento chiede una Costituzione islamica

Il Presidente del Parlamento turco Ismail Kahraman con la sua richiesta di sostituire la Costituzione finora laica del Paese con una islamica, ha scatenato proteste. “Il concetto di laicismo non dovrebbe essere nella nuova Costituzione”, così è stato citato il politico del partito di governo islamico-conservatore AKP dall’agenzia stampa statale Anadolu a Istanbul. “Siamo un Paese Islamico. Per questo dobbiamo creare una Costituzione religiosa.”
Fin ad ora la separazione tra Stato e religione è radicata nella Costituzione turca. “Sentimenti religiosi non devono assolutamente avere alcun ruolo nelle questioni dello Stato e della politica, come è previsto dal principio del laicismo “, recita il preambolo. Nonostante questo il governo dell’AKP del capo di Stato Recep Tayyip Erdogan negli anni passati ha assegnato alla religione uno valore sempre maggiore nella vita pubblica. Erdogan prevede di modificare la Costituzione scritta dai militari dopo il loro colpo di stato nel 1982. Anche se l‘AKP ha la maggioranza assoluta in Parlamento, questa non basta per poter modificare la Costituzione.
Anche se esponenti di spicco hanno preso le distanze dall'avanzata del loro amico di partito, martedì diverse centinaia di persone sono scese in piazza contro Kahraman davanti al Parlamento di Ankara. La polizia turca li ha dispersi con l’uso di lacrimogeni.
Sempre martedì la Corte Europea per i Diritti Umani a Strasburgo ha stabilito che Ankara lede la libertà di religione dei circa 20 milioni di aleviti nel Paese. Senza giustificazione oggettiva e ragionevole sarebbero trattati in modo diverso dalla maggioranza di musulmani sunniti, così martedì hanno deciso i giudici. Con questo una protesta di oltre 200 aleviti ha avuto successo. Volevano ottenere tra le altre cose che i loro luoghi di preghiera e funzioni religiose fossero riconosciuti a livello ufficiale. Il governo di Ankara nel 2005 aveva rifiutato una richiesta di questo tipo da parte della comunità religiosa islamica.

venerdì 22 aprile 2016

Honduras - Cosa c’entra Hillary Clinton con l’uccisione in Honduras di Berta Cáceres?

La morte dell’attivista ambientalista Berta Cáceres e di Nelson García confermano le responsabilità della candidata alla Presidenza americana.

La drammatica situazione di costante violazione dei diritti umani nel piccolo paese centroamericano non smette di far discutere. Dopo l’assassinio di Berta Cáceres e Nelson Garcia in particolare l’attenzione negli Stati Uniti si è indirizzata sull'appoggio dato da Hillary Clinton, quando era Segretaria di Stato, al governo honduregno instaurato con il colpo di stato che ha portato all'allontanamento del legittimo presidente Zelaya.
La Clinton è stata contestata proprio in questi giorni a Los Angeles.
Sabato 16 marzo, mentre la candidata presidente parlava delle sue politiche economiche alla Southwest College, un dimostrante ha alzato uno striscione con scritto "Il cambio di regime di Hillary ha ucciso Berta Caceres".

Lo slogan non solo allude al coinvolgimento della Clinton nel colpo di Stato in Honduras, mala accusa anche di essere indirettamente responsabile dell’assassinio di Berta Cáceres. L’omicidio è avvenuto in un contesto di crescita continua di repressione in cui sono stati travolti numerosi attivisti che combattono battaglie per la tutela dei diritti umani e la protezione dell’ambiente, dopo il colpo di stato del 2009.
Una situazione di violenza che fa dell’Honduras, insieme agli altri paesi del Centro America una zona di "nuova guerra, come la definiscono le inchieste giornalistiche di cui abbiamo raccontato nell’articolo dedicato al volume Cronicas Negras.
Ma cosa lega Honduras e Usa, attraverso la figura della Clinton?
Anche se non siamo più negli anni della definizione dell’ America Latina come "cortile di casa degli americani", in cui si compivano operazioni, occultate dalla ragion di Stato, appoggiando regimi sanguinari e dittatoriali, negli ultimi tempi in forma più raffinata e poco visibile, una parte delle strutture del governo statunitense non ha smesso di intervenire nelle politiche interne dei suoi vicini.
Il caso dell’Honduras ha portato sotto i riflettori la candidata democratica alla Casa Bianca per le prossime elezioni.
Come è stato ricostruito dai familiari e dai compagni di Berta Cáceres, attraverso operazioni presentate come un appoggio per ristabilire un clima di sicurezza nel Paese, la Clinton non ha lesinato uomini e fondi per sostenere il governo di Pepe Lobo, installato a partire dal colpo di stato che ha allontanato Zelaya dalla presidenza.
Un governo le cui responsabilità nel mantenere una situazione di violenza, attacco ai diritti umani, repressione contro gli attivisti politici, non cessano.
L’Honduras in un mix di ferocia ed omicidio, compiuti da forze dell’ordine e criminalità organizzata, continua ad essere in testa alle classifiche mondiali per i livelli di violenza raggiunti nel Paese.
Vedere che anche nel tempo di Obama, con le dovute forme diverse dal passato (la storia non si ripete mai uguale ...) una parte dell’establishment americano, incarnato dalla Clinton, non demorde dai vecchi vizi, non stupisce.
Ma le forme in cui l’intervento avviene vanno conosciute e analizzate perchè sono quelle utilizzate anche in altre parti del mondo. Un’appoggio basato su fondi e programmi che si ammantano della retorica della preservazione della sicurezza... non importa a che prezzo.
Per raccontare quello che succede in Honduras e come ha agito la ex first lady oggi candidata presidente, vi proponiamo due reportage realizzati da Democracy Now! ed un articolo tratto da The Nation.
Vale la pena di leggerli e pensare non solo agli scenari honduregni ma anche al resto del mondo.

mercoledì 20 aprile 2016

Brasile - Guardare il Brasile dell’impeachment contro la presidente Dilma Rousseff ...

.. per riflettere sul referendum sulle trivelle. Può servire?


C’era una volta la storia di un paese balzato ai primi posti delle classifiche internazionali per la crescita, la sua sigla era l’inizio di BRICS .. ovvero di nuove (India, Cina e Sudafrica) e vecchie (Russia) potenze che nella globalizzazione affermavano il proprio ruolo nel mercato mondiale, con PIL in crescita costante. Il paese è il Brasile.
Ma era un altro tempo, un’altra epoca. Ora le crescite vertiginose sono solo un ricordo. Mentre si conferma come il "mercato dei soldi" sovrasta enormemente le cosiddette "economie reali".
Un dato, illustrato in un articolo per Il Manifesto di Luigi Pandolfi, lo spiega chiaramente "nel 2014 il valore dell’economia finanziaria a livello mondiale ha toccato la cifra astronomica di circa un trilione di dollari (mille mila miliardi) contro un Pil globale (ricchezza materiale prodotta) di soli 78 bilioni (75 mila miliardi). Un rapporto di 13 a 1".
E’ questo tempo, quello del capitalismo finanziario del mercato unico globale, nel quale oggi il Brasile occupa la cronaca per l’apertura da parte della Camera dei deputati di un procedimento di impeachment nei confronti della presidente Dilma Rousseff, il cui mandato scade nel 2018. Adesso la parola passa al Senato.
Il paese è spaccato da un lato i sostenitori di Dilma e gli esponenti della maggioranza insieme a movimenti sociali importanti come i Sem Terra gridano al colpo di stato, dall'altro gli oppositori di ogni variante, sostenuti da poteri forti, che vedono l’occasione per dare il colpo finale alla storia partita con la presidenza di Lula.
E’ nei mutamenti globali, nell'assestarsi post crisi del capitalismo finanziario, che possiamo vedere le cause dei cambiamenti nel gigante brasiliano.
Le politiche di Lula prima, nella passata fase della globalizzazione dei mercati, e di Dilma poi, si basavano sulla possibilità di far marciare insieme una crescita basata su esportazioni di materie prime, come minerali ferrosi, agrobusiness spinto anche con l’uso di OGM, come il caso della soia, commercio con potenze come la Cina, con iniziative di redistribuzione sociale, puntando sulla crescita interna. Senza dimenticare il petrolio.

martedì 19 aprile 2016

Messico - Dichiarazione congiunta del CNI e dell’EZLN sul codardo tradimento nei confronti della comunità indigena Ñatho di San Francisco Xochicuautla

AI POPOLI DEL MONDO
AI MEZZI DI COMUNICAZIONE ALTERNATIVI


Di fronte al codardo tradimento verso la comunità indigena Ñatho di San Francisco Xochicuautla, municipio di Lerma nello Stato del Messico per imporre il progetto della strada Toluca Naucalpan  ed all'attentato subito dai poliziotti comunitari di Ostula, municipio di Aquila, Michoacán, come Congresso Nazionale Indigeno ci dichiariamo in massima allerta ed invitiamo i popoli, organizzazioni e persone solidali a vigilare ed accogliere l’appello della comunità di Xochicuautla.

Denunciamo che:


Lunedì 11 aprile intorno alle 9 della mattina, sono arrivati più di 1000 poliziotti statali della Commissione Statale di Sicurezza Cittadina (CES) e delle Forze di Azione e Reazione (FAR) attraverso i tre ingressi alla comunità, la colonia Buenavista, per la strada Cuauhtémoc, da località “Lampeni” e “Lapondishi” dove si trovava l’Accampamento della Pace e la Degna Resistenza e che è stato poi distrutto dai poliziotti.

A “Lampeni” il compagno Armando García Salazar, zio di David Ruíz García, delegato del Congresso Nazionale Indigeno e che ha partecipato alla condivisione tra il CNI e l’EZLN di agosto 2014 alla Realidad Zapatista, aveva la sua casa ed i beni dei suoi figli. Nella casa si sono radunate circa 25 persone per difendere la proprietà, in maggioranza donne, che con estrema violenza sono state sgomberate facendo cadere a spintoni la compagna Isabel Hernández di 64 anni che fa parte del Consiglio Supremo Indigeno e che in quel momento teneva in braccio una bambina.

Alcuni poliziotti hanno consegnato al compagno Armando una lettera in cui si informava che la sua casa era di proprietà federale e che la dovevano distruggere, mostrandogli anche il decreto di esproprio contro cui aveva presentato un esposto.

Senza ulteriori parole e a spintoni hanno cacciato dalla casa chi si trovava dentro, gettando in strada le cose che si trovavano al primo piano compresi documenti, abiti ed attrezzi da lavoro.


lunedì 4 aprile 2016

Mediterraneo - Tunisia o Italia: una fuoriuscita di petrolio ci riguarda tutti.

E’ di un paio di settimane fa la notizia di una fuoriuscita di petrolio che ha raggiunto le piccolissime e bellissime isole del arcipelago di Kerkennah in Tunisia.
La preoccupazione si era spostata anche in Italia per la salute delle coste e delle spiagge delle Pelagie, provocando lo stato di allerta e l’immediato intervento dell’Area Marina Protetta, per verificare le dinamiche oceanografiche e la possibilità di spostamento del greggio verso l’arcipelago italiano. Alla fine le correnti hanno fatto sì che il danno colpisse solo le spiagge tunisine. 
Correnti nel MediterraneoDunque l’abbiamo scampata, ma veramente?
Oppure in un mare chiuso come il Mediterraneo parlare di un danno solo locale non ha senso?
A rispondere per noi è la combattiva sindaca di Lampedusa.
"L’incidente della Tunisia dimostra tuttavia quanto sia insicura e pericolosa l’attività estrattiva nel Mediterraneo e quanto sia importante salvaguardare l’integrità ambientale e la bellezza del mare delle Pelagie e di tutte le piccole isole del Mediterraneo, dato che appartengono al patrimonio ambientale del Paese e che i loro abitanti traggono sostentamento esclusivamente dalla pesca e dal turismo".
Queste riflessioni sono un motivo in più a pochi giorni dal referendum non solo per andare a votare, ma per convincere tanti altri a farlo. 
Dal 17 aprile può emergere una chiara volontà: smettere di considerare l’estrattivismo una possibilità ed imboccare senza tentennamenti la strada di alternative reali per la produzione di energia.
Paesaggio KerkennahTorniamo in Tunisia.
Planiamo sull’arcipelago delle isole Kerkenna al largo di Sfax, sulla costa orientale della Tunisia, nel Golfo di Gabès.
180 km2, 110 kms di coste, due isole principali, 12 isolotti e 14 000 abitanti, un mare calmo come l’olio dove vogano da secoli le famiglie di pescatori.
Non sfruttate dall’industria del turismo internazionale, complessivamente per altro in profonda crisi per gli attacchi dei gruppi integralisti, le isole sono visitate da turismo locale e gli abitanti vivono in gran parte, faticosamente di pesca.

martedì 29 marzo 2016

Ecuador - Migliaia in piazza contro flessibilità e riforma del lavoro

Un successo la mobilitazione della sinistra contro la riforma del lavoro approvata dal governo. Migliaia in piazza contro flessibilità e riduzione dei salari, mentre la Revoluciòn Ciudadana è in crisi di consenso. A meno di un anno dalle elezioni.
di Luca Cafagna

In migliaia venerdì scorso hanno manifestato nel centro di Quito contro il governo di Rafael Correa. Almeno cinquantamila secondo gli organizzatori, mentre le forze dell’ordine non si sbilanciano. Un dato è certo: il consenso nei confronti di Alianza Paìs, partito da nove anni al governo dell’Ecuador, è ai minimi storici. L’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la riforma del lavoro approvata il 17 marzo. Parole d’ordine: flessibilizzazione e riduzione della giornata lavorativa. Che in un paese piegato dalla crisi petrolifera, si traducono in precarietà e riduzione dei salari. A questo si aggiunge l’eliminazione del salario minimo per i tirocinanti tra i 18 e i 25 anni e l’introduzione di un controverso permesso di maternità/paternità fino a 9 mesi senza copertura salariale. Mentre l’opposizione neo liberale attacca dicendo che quest’ultimo provvedimento “serve solo a truccare le statistiche sull'occupazione”, la sinistra ecuadoriana è scesa in piazza in molte città per contestare il governo della Revolución Ciudadana.

venerdì 25 marzo 2016

Spunti di riflessione sul rapporto tra religioni, islam e donne

La foto ritrae una donna scappata dai territori controllati dall’Isis
Per comprendere quel che sta succedendo nel nostro caotico presente bisogna dotarsi di bussole e quadranti che ci permettano di approfondire la realtà, fuori da schematismi e luoghi comuni.
Per questo vogliamo provare ad offrire degli spunti, a partire da una prima bibliografia da arricchire, contenuti nelle riflessioni di molti donne e uomini che si interrogano sull'Islam e sulle religioni in assoluto. Lo fanno a partire da un’incessante ricerca al fine di rafforzare la tesi che è importante considerare la fede religiosa come qualcosa di privato e non la base su cui strutturare una società.
Nei nostri articoli di cronaca abbiamo più volte raccontato vicende emblematiche dal mondo musulmano di chi prova ad aprire un cammino verso la libertà, oltre gli autoritarismi e gli integralismi, a volte coppie gemelle.
Sono queste pensatrici e pensatori, queste attiviste ed attivisti che combattono, a proprio modo. una battaglia che va sostenuta, senza paura che il pensiero critico possa essere scambiato e attaccato come islamofobico e razzista. Sono queste le persone alle quali ci piace dare voce e lo facciamo avendo ben presente la storia di lotta ed emancipazione che le donne, e non solo, hanno combattuto e combattono anche a casa nostra, in nome della libertà e del laicismo, contro la religione "nostrana". Lo facciamo perché come diceva un classico pensatore se "la religione è l’oppio dei popoli", in questo momento storico in parte l’Islam ne è la cocaina.
Nota a margine: i testi che proponiamo, le autrici e gli autori che segnaliamo sicuramente possono essere criticati, a volte sono controversi ma, se non si assumono in forma di stimolo e ricerca gli spunti che ci offrono e si resta in attesa di trovare un testo, un autore, capaci di incastrare tutti i pezzi in maniera perfetta nel caotico puzzle della contemporaneità, si resta incapaci di comprendere e dunque di agire.
Costruire un pensiero all'altezza del presente significa indagare nuovi campi, senza paura dell’eresia.
Per prima cosa vi proponiamo un libro di Martine Gozland intitolato "I ribelli di Allah".

domenica 20 marzo 2016

Messico - Incontro “Gli Zapatist@ e le CoScienze per l’Umanità”


ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE

MESSICO

16 marzo 2016.

Compas e non compas:

Vi nformiamo qui di come sta andando con l’Incontro “Gli Zapatisti@ e le CoScienze per l’Umanità”:

Fino al 14 marzo sono arrivate 50 richieste per partecipare all’evento.

Ci sono richieste da Norvegia, Brasile, Cile, Francia, USA, Giappone e Messico.

Discipline scientifiche: Fino ad ora si contemplano inviti per scienziat@ in Astronomia, Biologia, Fisica, Matematica, Chimica, Medicina, Genetica, Patologia e Nefrologia Pediatrica e Microbiologia. Vi terremo informati mano a mano che aumenteranno gli inviti.

Le/gli scienziat@ invitat@ all'incontro “Gli Zapatist@ e le CoScienze per l’Umanità”, potranno partecipare con una riflessione critica sulla loro pratica o teoria scientifica, oppure esponendo in maniera accessibile alcuni elementi generali della loro specializzazione (cioè, una chiacchierata divulgativa).

L’indirizzo di posta elettronica dove iscriversi per assistere all’Incontro “Gli Zapatist@ e le CoScienze per l’Umanità” è conCIENCIAS@ezln.org.mx

Data e lugo dell’Incontro di CoScienze: dal 25 dicembre 2016 al 4 gennaio 2017, con un intervallo il 31 dicembre e 1° gennaio. Il luogo è presso il CIDECI di San Cristóbal de las Casas, Chiapas, Messico.

All’incontro potranno partecipare solo le/gli scienziat@ invtat@ con i loro contributi; e ragazze e ragazzi zapatisti selezionat@ con le loro domande.

L’iscrizione non costa nulla e le/gli zapatist@ non possono pagare viaggio, vitto e alloggio.

Bambine e bambini possono assistere come spettatori ed ascoltatori, ma devono essere accompagnati da una persona adulta che ne sia responsabile.

È severamente proibito la produzione, consumo e commercio di droga e alcool.

Per adesso è tutto.

Subcomandante Insurgente Moisés                    Subcomandante Insurgente Galeano

Messico, marzo 2016

Dal quaderno di appunti del gatto-cane:

Echi dall’8 marzo.

Data: 8 marzo 2016. Luogo: Quartier Generale dell’EZLN. Documento ottenuto dal diario di chi si fa chiamare “supgaleano”, grazie al malware troyano chiamato “uglia, uglia, chi lo trova si ingarbuglia” versione 6.9.

“Il Subcomandante Insurgente Moisés e il sottoscritto stavamo parlando del prossimo festival CompArte e di come le comunità zapatiste si stanno organizzando per partecipare. In quel mentre arriva una compagna Insurgenta e dice in maniera perentoria: “ci sarà una partita di calcio. Le donne sono state sfidate”. Io sapevo cosa c’era dietro tutto questo, dato che non era la prima volta che accadeva. Lasciate che vi dica che in quel quartiere le donne insurgentes sono il doppio degli uomini insurgentes. Su questo ci sono due versioni: secondo quella ufficiale, la maggior parte degli insurgentes svolgono lavori di alta specializzazione, dove solo noi uomini possiamo operare con garbo e grazia; la realtà è che sono di più le compagne dei compagni. Ovviamente è proibito diffondere la versione reale, e per questo ai Tercios Compas è stata distribuita solo la versione ufficiale.

Nonostante la realtà, evidente a prima vista, ad uno degli insurgentes, dopo colazione era venuto in mente di dire: “siccome oggi è l’8 marzo, noi uomini sfidiamo le donne ad una partita di calcio“. L’ufficiale al comando si era accorto quasi immediatamente dell’errore, ma il male era fatto. Una ufficiale del servizio di sanità insurgente ha risposto: “Sta bene“. Gli uomini hanno circondato l’ingenuo sfidante per rimproverarlo. Sapendo la ragione del malessere che serpeggiava tra le le file maschili, l’insurgente volle precisare: “però squadre con pari giocatori”. “Non se ne parla”, hanno detto le donne, “hai detto uomini sfidano donne, quindi, tutti gli insurgentes contro tutte le insurgentas”.

Il cielo cominciava ad annuvolarsi ed un forte vento presagiva la disgrazia.

Dopo pranzo (il menù era frullato di tamales e caffè al peperoncino), è passata una insurgenta a dirci che la partita stava per iniziare e se ci andavamo. Il subcomandante Insurgente Moisés non poteva, perché doveva rivedere la lista degli iscritti al festival. Io mi sono astenuto, intuendo che non ci sarebbe stato un clima favorevole a causa dell’inequità di genere. Quindi, nessuno dei due ci è andato.

giovedì 17 marzo 2016

Messico - Su CompArte: poche domande, poche risposte.


micio
ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
MESSICO
14 marzo 2016

Compas e non compas:

Vi scriviamo per dirvi delle attività di luglio, ottobre e dicembre di quest’anno 2016. Siccome abbiamo ricevuto poche domande, qui ci sono poche risposte e che si riferiscono solo al festival “CompArte per l’Umanità”:

– Quante sono le iscrizioni al festival delle arti?
Fino al 12 marzo 2016 si sono iscritti:
21 assistenti dal Messico e 5 da altri paesi.
99 partecipanti dal Messico e 30 da altri paesi (Cile, Argentina, Grecia, Canada, Unione Americana, Stato Spagnolo, Nuova Zelanda, Trinidad e Tobago, Guatemala, Colombia, Costa Rica, Brasile, Perù; Transfrontalieri, Uruguay, Francia, e la Comunità Sufi con musica islamica).
– Che tipo di attività o ambiti artistici si sono registrati fino ad ora?
Secondo le iscrizioni, fino ad ora sono questi: Rap, Poesia, Arti Visive, Danza Contemporanea, Pittura, Incisione, Letteratura-racconti, Teatro, Burattini, Ricamo, Fucina, Serigrafia, Fotografia, Documentario, Cinema, Scultura, Ceramica, Cortometraggio, Illustrazione, Reggae, Rock, Graffiti, Gastronomia, Danza Aerea, Muralismo, Musica, Musica, e ancora Musica.
– Com'è la questione delle “sedi alterne” del Festival “CompArte”?
Ci aspettiamo che le/i compas della Sexta in Messico e nel mondo comprendano, come si dice, il messaggio subliminale della convocazione ed organizzino nelle rispettive geografie e secondo i propri calendari, attività preliminari, parallele o successive ai festival-incontri convocati dalle/dagli zapatisti. Cioè, speriamo che, in località, regioni, zone o paesi, la Sexta organizzi festival ed incontri dove si dia spazio ed eco all'ambito artistico. E, ovviamente, anche dove si celebrino i 20 anni di esistenza in ribellione e resistenza del Congresso Nazionale Indigeno, e dove le/gli scienziati trovino un ascolto attento e pensiero critico.
– Per assistere, senza partecipare, al festival “CompArte” è necessario registrarsi? Sì, ma bisogna specificare che si partecipa solo come “assistente”.
– Per assistere e partecipare al festival “CompArte” è necessario registrarsi? 
Sì, e vi chiediamo di specificare la forma della vostra partecipazione.
– Qual’è l’indirizzo e-mail per registrarsi al festival “CompArte per l’Umanità”?
La e-mail è: compArte@ezln.org.mx
– Potete ripetere le date ed i luoghi del festival “CompArte per l’Umanità”? 
No, sono già state indicate nel comunicato del 29 febbraio… Ok, ok, ok, allora:
Date: dal 17 al 30 luglio 2016
Luoghi:
Dal 17 al 22 luglio 2016 nel caracol di Oventik. Partecipazione riservata solo alle basi di appoggio zapatiste. Si può assistere liberamente come ascoltatori e spettatori, ma previa registrazione.
Dal 23 al 30 luglio 2016 presso il CIDECI di San Cristóbal Las Casas, Chiapas. Partecipano tutt@ le/gli artisti registrati. Si può assistere liberamente come ascoltatori e spettatori, ma previa registrazione.
– L’iscrizione come presenti o partecipanti, ha un costo? 
No.
– Pagherete voi (le/gli zapatisti) viaggio, vitto e alloggio? 
No.
– Secondo lo zapatismo, la gastronomia è un’arte? 
Dipende da come ognuno caratterizza la sua pratica. Nel caso della difficile arte culinaria, le insurgentas, come eco dell’8 marzo, parteciperanno con un menù… mmm… come dirvi? … sconcertante: “frullato di tamales e caffè con peperoncino” (attenzione: per il frullato di tamales non usano frullatore né altre macchine, ma solo il focolare e la loro “saggezza”). Io l’ho già subito… scusate… degustato ed è….. sì, sconcertante.
– Possono partecipare le/i bambine/i? 
Sì, i bambini possono iscriversi e partecipare o assistere. Le bambine, ci dispiace ma il termine è scaduto perché era entro l’8 marzo, quindi… eh? … ma … ah! … ok, ok, ok: anche le bambine possono iscriversi. Attenzione: tutt@ i minorenni dovranno essere accompagnati da madre o padre o tutore o tutrice o tutoroa.
– C’è qualche tipo di divieto in tali eventi? 
Sì, sono severamente proibiti la produzione, consumo e commercio di droghe e alcool. Se non siete capaci di fare arte o goderla senza assumere qualcosa prima o durante, avete sbagliato canale.
– Non ci sono ancora informazioni sulla Escuelita? 
No. Si stanno ancora esaminando le domande inviate dalle/dagli alunn@. Quando ci saranno, le/gli interessat@ saranno informati.
Per ora è tutto.
Subcomandante Insurgente Moisés.                Subcomandante Insurgente Galeano.

Messico, marzo 2016

Dal quaderno di appunti del gatto-cane:


L’ORA DEL POLIZIOTTO (prima parte):

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!