giovedì 6 ottobre 2016

Palestina - Israele blocca la nave della Freedom Flotilla

La Marina dello Stato ebraico ha intercettato e costretto a dirigersi verso il porto di Ashdod l’imbarcazione partita da Barcellona con 13 donne a bordo, tra le quali la premio Nobel Mairead Maguire. La Freedom Flotilla: un atto di pirateria internazionale.

di Michele Giorgio

Per Mairead Maguire, irlandese e premio Nobel per la pace, la condizione dei due milioni di palestinesi di Gaza resta una priorità. «Si usa dire che il silenzio è d’oro» aveva fatto notare ai presenti imbarcandosi il mese scorso a Barcellona sulla Zaytouna-Oliva, la nave delle 13 donne decise ad infrangere il blocco marittimo di Gaza attuato da Israele. Ma, aveva aggiunto Maguire, «il silenzio del mondo per quanto riguarda la situazione dei palestinesi residenti nella Striscia di Gaza, e in particolare per quanto riguarda i loro bambini, è sintomo di una preoccupante carenza di princìpi morali ed etici da parte della comunità internazionale. Dobbiamo chiederci perché questo silenzio è durato così a lungo».

Ieri pomeriggio la Zaytouna-Oliva con a bordo la premio Nobel e le sue 12 compagne di questa missione della Freedom Flotilla (FF) a sostegno della popolazione di Gaza sotto embargo, è stata intercettata e bloccata con la forza dalla Marina israeliana in acque internazionali, a 35 miglia nautiche dalla Striscia. I militari hanno preso il controllo dell’imbarcazione e si sono diretti verso il porto di Ashdod. In serata i media israeliani parlavano di «operazione tranquilla», senza conseguenze per le persone. E invece era forte la preoccupazione fra attivisti e simpatizzanti della FF per la sorte delle donne a bordo. È vivo il ricordo dell’assalto israeliano di sei anni fa al traghetto Mavi Marmara, diretto a Gaza con aiuti umanitari, costato la vita a dieci passeggeri.

mercoledì 5 ottobre 2016

Turchia - Notizie e colori. La resistenza di Zehra

picsart_1469391964507Arrestata a fine luglio, sulla base delle sue espressioni artistiche in una provincia a larga maggioranza kurda nonché dell’attività di direttrice di un’agenzia di stampa femminista, Jinha, Zehra Doğan non ha alcuna intenzione di arrendersi alla repressione cieca che divora la Turchia di Erdogan. Non ha mai smesso di dipingere, Zerha, perché pensa – con Picasso – che nessun artista può voltare le spalle alla società. Con altre donne imprigionate nel carcere di Mardin, ha inventato un giornale artigianale di otto pagine. Si chiama Özgür Gündem Zindan, pubblica interviste alle donne recluse, discute l’oppressione maschile, le detenzioni e le violazioni dei diritti dentro e fuori della prigione, nelle pagine della cultura offre lezioni di disegno. Le immagini che illustrano gli articoli sono fatte a mano dalle detenute 

a cura di Francesco Masala

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!