La Marina dello Stato ebraico ha intercettato e costretto a
dirigersi verso il porto di Ashdod l’imbarcazione partita da Barcellona
con 13 donne a bordo, tra le quali la premio Nobel Mairead Maguire. La
Freedom Flotilla: un atto di pirateria internazionale.
di Michele Giorgio
Per Mairead Maguire, irlandese e premio Nobel per la pace, la
condizione dei due milioni di palestinesi di Gaza resta una priorità.
«Si usa dire che il silenzio è d’oro» aveva fatto notare ai presenti
imbarcandosi il mese scorso a Barcellona sulla Zaytouna-Oliva, la nave
delle 13 donne decise ad infrangere il blocco marittimo di Gaza attuato
da Israele. Ma, aveva aggiunto Maguire, «il silenzio del mondo
per quanto riguarda la situazione dei palestinesi residenti nella
Striscia di Gaza, e in particolare per quanto riguarda i loro bambini, è
sintomo di una preoccupante carenza di princìpi morali ed etici da parte della comunità internazionale. Dobbiamo chiederci perché questo silenzio è durato così a lungo».
Ieri pomeriggio la Zaytouna-Oliva con a bordo la
premio Nobel e le sue 12 compagne di questa missione della Freedom
Flotilla (FF) a sostegno della popolazione di Gaza sotto embargo, è
stata intercettata e bloccata con la forza dalla Marina israeliana in
acque internazionali, a 35 miglia nautiche dalla Striscia. I militari
hanno preso il controllo dell’imbarcazione e si sono diretti verso il
porto di Ashdod. In serata i media israeliani parlavano di
«operazione tranquilla», senza conseguenze per le persone. E invece era
forte la preoccupazione fra attivisti e simpatizzanti della FF per la
sorte delle donne a bordo. È vivo il ricordo dell’assalto israeliano di
sei anni fa al traghetto Mavi Marmara, diretto a Gaza con aiuti
umanitari, costato la vita a dieci passeggeri.
Zaher Darwish, coordinatore della FF-Italia, ha denunciato
con forza «l’atto di pirateria internazionale» commesso da Israele e
invitato gli italiani a manifestare contro l’azione dei commando
israeliani. FF-Italia poco prima aveva inviato un appello al
presidente del consiglio Renzi, al ministro degli esteri Gentiloni e
alla responsabile della diplomazia dell’Ue Federica Mogherini per
chiedere protezione per le 13 persone a bordo della Zaytouna.
L’imbarcazione, ha scritto, «non è diretta in Israele, bensì a Gaza –
Palestina: il percorso previsto è tutto in acque internazionali, per
poi arrivare direttamente alle acque di Gaza, senza toccare le acque
Israeliane e senza avvicinarsi alle coste di Israele.
Si tratta
di una azione assolutamente pacifica che non costituisce alcun pericolo
per Israele: è una normale barca da diporto che non trasporta nessun
materiale pericoloso né attrezzature atte all'offesa, ma solo 13 donne e
il loro messaggio di fratellanza e solidarietà».
Hanno ribadito che le missioni navali della Freedom Flotilla hanno il
solo scopo di richiamare l’attenzione sull’assedio illegale (Articolo
41 della Carta dell’ONU) imposto da Israele alla Striscia di Gaza che è
una punizione collettiva per due milioni di civili palestinesi rinchiusi
in quella che di fatto è una grande prigione a cielo aperto.
Il governo Renzi invece è rimasto in silenzio, come tutti gli
altri governi occidentali, paralizzati dalla decisione presa già da un
po’ di anni di non interferire nelle «questioni di sicurezza» e nel
«diritto all’autodifesa» di Israele, a maggior ragione se al centro c’è
la Striscia di Gaza. Autodifesa da parlamentari, una atleta
olimpionica, delle giornaliste, una ex diplomatica, un medico e tre
donne parte dell’equipaggio? Un commento appropriato a ciò sono le
parole di Yudit Ilany, partecipante israeliana tra Barcellona e Messina:
«Il blocco di Gaza è un crimine contro l’umanità, commesso a mio nome: è
quindi mio dovere protestare in ogni modo possibile». Parole che non
smuovono i governi occidentali ma che trovano la comprensione della
gente comune, spesso anche delle amministrazioni locali, come quelle
siciliane. Le 13 donne della Zaytouna-Oliva saranno espulse per
«ingresso illegale» in Israele dove invece sono state portate contro la
loro volontà.
Ieri mattina mentre la Marina militare si preparava a fermare
l’imbarcazione della FF, Israele bombardava Gaza in risposta al lancio
di un razzo palestinese lanciato verso Sderot e caduto in una zona
residenziale, non lontano da una scuola. Nelle stesse ore è
cominciata una missione preliminare della Corte Penale Internazionale in
Israele e Territori occupati..
tratto dal Il Manifesto
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ALLERTA ROSSA E CHIUSURA CARACOLES
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Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.
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