lunedì 6 marzo 2017

Kurdistan - Facciamo del Ventunesimo Secolo il Secolo della Liberazione delle Donne!

Facciamo del Ventunesimo Secolo il Secolo della Liberazione delle Donne!
Nel primo quarto del ventunesimo secolo le donne del mondo intero si sono confrontate con una concentrazione estrema degli attacchi del patriarcato. Questi attacchi sistematici hanno raggiunto nel frattempo il carattere di una guerra contro le donne. L’asservimento delle donne yezide da parte dello Stato Islamico, il rapimento di donne nigeriane da parte di Boko Haram, l’odio verso le donne propagato da esponenti politici populisti come Trump, le violenze di massa o la privazione dei diritti e delle libertà, che le donne hanno contrastato, sono solo alcuni esempi che ci illustrano la gravità della situazione. Noi celebriamo, l’8 marzo, la Giornata Internazionale delle Donne di quest’anno con un simile scenario sullo sfondo.
Tuttavia, parallelamente all’accrescimento estremo degli attacchi ostili verso le donne da parte del sistema globale patriarcale, cresce anche la resistenza delle donne. Dappertutto nel mondo le donne si difendono, da attacchi fisici, psicologici, sessuali, politici, economici, culturali ed ecologici. Esse si riconoscono nella lotta mondiale delle donne per la libertà e l’autodeterminazione.
Un importante ruolo di conduzione in questa lotta su scala mondiale è rivestito dal movimento femminile kurdo, il quale, soprattutto attraverso la propria resistenza contro la mentalità patriarcale ostile verso le donne – sia che si manifesti nella forma dello Stato Islamico, sia dell’AKP, o in altre modalità – ha suscitato ammirazione, dappertutto nel mondo. Per il movimento delle donne kurde la resistenza non è da separare dai processi creativi. Mentre noi resistiamo, da un lato, agli attacchi ostili verso le donne, e difendiamo la nostra vita, la nostra libertà, i nostri sogni e le nostre utopie, costruiamo dall’altro lato, contemporaneamente, anche un nostro sistema alternativo. Ciò è essenziale, dal momento che soltanto così si può conseguire e garantire un reale cambiamento. Soltanto così, inoltre, possiamo davvero parlare di una rivoluzione delle donne.

Stati Uniti - Marcia per Standing Rock a New York

Marcia per Standing Rock a New York
Sei giorni prima della Native March on Washington, DC, sabato 4 marzo una folla di attivisti si è radunata di fronte alla New York Public Library e si è diretta verso la Trump Tower per protestare contro l’oleodotto Dakota Access e la minaccia da esso rappresentata nei confronti della tribù Sioux Standing Rock, le sue terre sacre e le sue fonti d’acqua potabile.
Il giorno prima, in un’operazione coordinata, sono stati inviati mails e tweets al Sindaco di New York Bill de Blasio, chiedendogli di rispettare l’impegno di ritirare i fondi della città dalla Banca Wells Fargo per il suo coinvolgimento nell'oleodotto.
Il 17 febbraio il Sindaco de Blasio aveva dichiarato che New York City sosteneva Standing Rock. La costruzione dell’oleodotto Dakota Access avrebbe non solo violato “i diritti umani e tribali della riserva di Standing Rock”, ma avrebbe anche quasi sicuramente avuto conseguenze ambientali negative sulla terra, l’acqua e la salute degli abitanti della zona.
De Blasio è una delle persone responsabili di oltre 165 miliardi di dollari destinati a finanziare i benefici di oltre 700.000 dipendenti della città, in servizio attivo o in pensione. Forse non sarà facile per il sindaco rispettare l’impegno preso, ma New York non sarebbe la prima città a prendere questa decisione. Seattle, Santa Monica, Davis e Alameda hanno già ritirato i loro fondi dalla Wells Fargo, o si accingono a farlo.


 tratto da Pressenza

sabato 4 marzo 2017

Honduras - Proteste a un anno dall’assassinio di Berta Cáceres

Honduras, proteste a un anno dall’assassinio di Berta CáceresIn Honduras, centinaia di persone si sono radunate giovedì davanti alla sede della Corte Suprema a Tegucigalpa per chiedere giustizia per Berta Cáceres, la famosa leader ambientalista e femminista assassinata in casa sua un anno fa. Otto uomini sono stati arrestati in quanto sospettati della sua uccisione, tra cui un maggiore dell’esercito in servizio attivo e due militari in pensione. Due di questi sospetti sarebbero stati addestrati negli Stati Uniti.
“Siamo qui per denunciare che non è stata fatta giustizia” ha dichiarato Bertita Isabel Zúñiga Cáceres, figlia di Berta. “Le autorità vogliono farci credere che il caso sia risolto, ma noi affermiamo che ci sono molte irregolarità. Non c’è garanzia che le persone arrestate vengano imprigionate e condannate.”
Poliziotti in tenuta anti sommossa hanno lanciato lacrimogeni sui partecipanti alla protesta di giovedì a Tegucigalpa e questi hanno risposto tirando pietre. I manifestanti chiedevano la fine dell’impunità per gli assassini degli oltre 150 attivisti per i diritti alla terra morti nella valle di Aguan dal 2009.
tratto da Democracy Now!

venerdì 3 marzo 2017

Turchia - Ha vinto la paura

di Ilaria de Bonis
Turkey Purge è un collettivo di giovani giornalisti turchi «diventati la voce libera della gente comune», come loro stessi si definiscono. Il lavoro di questi attivisti è molto utile oggi, nella Turchia del post golpe: il loro sito web aiuta a visualizzare i numeri e i dettagli della ‘purga’ del presidente-sultano, che sta annientando la libertà del paese. Inoltre traduce (in inglese) notizie che parlano di violazioni e arbitri contro le persone. Turkey Purge tiene desta l’attenzione su tutte le violazioni dei diritti umani. 
Abbiamo rivolto ai giornalisti alcune domande per mail ed hanno risposto collettivamente, raccomandandosi di riferire soprattutto la loro “preoccupazione per il destino della gente comune”. Parlano di “una deriva autoritaria” che si sta allargando. Con la scusa del terrorismo Erdogan può far fuori chiunque: colpisce i funzionari, gli insegnanti, gli impiegati, i parenti dei giornalisti. Chi non è dichiaratamente col presidente, è contro di lui. Il risultato è che in Turchia domina la paura e la gente sta diventando “apolitica”..
Che ne è della gente comune in Turchia in questo momento storico?
Questa cosa ci turba molto. Nessuno sembra preoccuparsi più di tanto delle migliaia di persone che vengono “punite” quotidianamente con l’accusa di terrorismo o sostegno al terrorismo. Il rischio di finire nel calderone dei sospettati gioca un ruolo fondamentale nel creare una società sempre più “apolitica”. Nessuno mette più in discussione la narrativa ufficiale. Mentre il governo punisce tutto ciò che percepisce come nemico, la gente prende per buono il pretesto di Erdogan nel dire che la sicurezza nazionale è sotto attacco.
C’è una paralisi sociale diffusa. Perché?

sabato 18 febbraio 2017

Stati Uniti - Il Governatore del North Dakota ordina lo sgombero di Standing Rock


Il Governatore del North Dakota ordina lo sgombero di Standing RockIl 16 febbraio veterani e protettori dell’acqua si sono incontrati con rappresentanti del governo, del Genio Militare e dell’oleodotto Dakota Access per discutere l’ordine esecutivo emanato dal governatore repubblicano del North Dakota Doug Burgum per l’evacuazione dell’Oceti Sakowin Camp e di altri campi di Standing Rock entro il 22 febbraio “per evitare un disastro ecologico nel fiume Missouri a causa dei rifiuti accumulati per mesi dagli attivisti che hanno occupato i campi”.  
Nella sua pagina Facebook l’attivista Joseph Hock ha risposto alle accuse di Burgum ammettendo che “con oltre 100.000 persone che hanno visitato Standing Rock e circa 7.000 presenti in un’occasione all’Oceti Sakwoin Camp, si è lasciata senz’altro un’impronta ambientale.  Non si può però sostenere che i protettori dell’acqua abbiano lasciato in giro spazzatura o mancato di rispetto alla terra. Molta gente ha lavorato in turni giornalieri per aiutare a pulire e proteggere l’acqua dall’impronta dei campi e c’è ancora molto da fare. Comunque” ha concluso Hock “qualsiasi danno causato dai campi non si può paragonare a quello di una possibile fuoriuscita di oltre 100.000 galloni di petrolio nel fiume Missouri.”
Veterani di Veterans-Stand e di VeteransRespond sono arrivati a Standing Rock per aiutare nell’opera di pulizia dei campi.
“Sono onorata della presenza di ogni veterano che è venuto a sostenerci, ad aiutarci a difenderci, ad aiutarci a pulire e guarire la terra” ha detto LaDonna Brave Bull Allard, la storica e attivista Lakota che nell’aprile del 2016 ha fondato Sacred Stones, il primo campo di resistenza all’oleodotto Dakota Access. Ha poi ringraziato tutti i veterani accorsi a Standing Rock in solidarietà con i popoli nativi.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!