martedì 24 aprile 2018

Messico - Nuovo Comandante del CCRI-EZLN


Pablo González Casanova diventa il comandante Pablo Contreras. Gli zapatisti lo hanno così battezzato per il suo pensiero critico e indipendente.  Il 1º marzo scorso alla presentazione di una sua opera alla Fiera Internazionale del Libro, Casanova aveva così risposto alla domanda di quale fosse la sua ricetta per vivere con tanta forza intellettuale: Lottare ed amare. Questo 21 aprile, come comandante del CCRI-EZLN, ha ratificato nuovamente la sua vocazione di lottare ed amare.
****
González Casanova è il nuovo comandante Pablo Contreras
Gli zapatisti lo hanno così battezzato per il suo pensiero critico e indipendente

di Luis Hernández Navarro. 

Da ieri, il dottor Pablo González Casanova, 96 anni, è il comandante Pablo Contreras del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (CCRI-EZLN).

La nomina è stata resa pubblica nel mezzo di una prolungata ed emozionante ovazione dei partecipanti al “Conversatorio: Sguardi, ascolti e parole: proibito pensare?” che si sta svolgendo nel Centro Indigeno di Formazione Integrale Fray Bartolomé de Las Casas -Università della Terra (Cideci-Unitierra,) a San Cristóbal de Las Casas, convocato dagli zapatisti.

La decisione ribelle è stata annunciata all’ex rettore dell’Università Nazionale Autonoma del Messico (UNAM) dal comandante Tacho. Per essere zapatista – ha detto il tojolabal – bisogna lavorare e lui ha lavorato per la vita delle nostre comunità. Non si è stancato, non si è venduto, non ha ceduto.

In precedenza – con un bellissimo intervento in cui ha tracciato il bilancio della campagna della portavoce del Consiglio Indigeno di Governo, María de Jesús Patricio, per ottenere la candidatura indipendente alla Presidenza della Repubblica – lo scrittore Juan Villoro ha raccontato come il passato 11 febbraio, sulla spianata del Palazzo delle Belle Arti a Città del Messico, Don Pablo avesse festeggiato il suo 96° compleanno nell’evento finale di appoggio all’indigena nahua.

Rettore di sinistra
González Casanova, ha ricordato Villoro, è stato l’unico rettore di sinistra della UNAM. Quel giorno alle Belle Arti, ha aggiunto, ci ha dato una lezione di gioventù e ribellione e si è dimostrato un autentico decano e uomo di giudizio.

Preparando la sorpresa, il subcomandante Moisés ha raccontato come gli zapatisti si formano assegnando e soprintendendo i compiti. Se le cose riescono bene, ha detto il comandante, lo zapatista viene premiato con altro lavoro.

E a questo punto il comandante Tacho ha preso la parola e cominciato a spiegare, in terza persona, i meriti e le virtù di Don Pablo. Facendo giochi di prestigio con i numeri ha concluso che, nonostante la differenza di età, gli zapatisti e González Casanova sono coetanei. Ha ricordato il nome col quale quasi un anno fa, durante il seminario “I Muri del Capitale, le Crepe della Sinistra: la clessidra ed il mondo organizzato delle fincas“, era stato battezzato dai ribelli Pablo Contreras. Quindi, ha annunciato la sua nomina come membro del CCRI-EZLN ed ha concluso dicendo: il nostro regalo per lei è altro lavoro…

Un anno prima, durante l’incontro “I Muri del Capitale”, il subcomandante Galeano lo aveva presentato come un uomo di pensiero critico e indipendente al quale non si dice mai che cosa dire o cosa pensare, ma che sta sempre dalla parte del popolo. Per questo, aveva detto, in alcune comunità zapatiste è conosciuto come Pablo Contreras. Ed aveva aggiunto che uno dei municipi ribelli era stato battezzato col suo nome.

Subito dopo l’annuncio di Tacho della nomina del nuovo comandante, i membri della comandancia e del CCRI presenti si sono alzati per salutare militarmente con la mano sinistra Don Pablo ed abbracciarlo calorosamente, mentre il pubblico in piedi ha applaudito per circa 10 minuti ed è partito un inaspettato “Goya, goya, cachún, cachún, ra, ra, ra! Goooooooya! Universidad!” [slogan storico dell’università – n.d.t.]

Don Pablo che ha iniziato il suo intervento nel seminario salutando l’auditorium in lingua tzotzil e spiegando che salutare è riconoscere l’altro ed ha proseguito rivendicando allo zapatismo un contributo universale alle lotte di liberazione, ha risposto visibilmente commosso al saluto militare ed agli abbracci, con altrettanti abbracci.

Solo il 1º marzo scorso, alla presentazione di una sua opera alla Fiera Internazionale del Libro nel Palacio de Minería, González Casanova aveva così risposto alla domanda di quale fosse la sua ricetta per vivere con tanta forza intellettuale: Lottare ed amare. 
Questo 21 aprile, come comandante del CCRI-EZLN, ha ratificato nuovamente la sua vocazione di lottare ed amare.

Testo originale: http://www.jornada.unam.mx/2018/04/22/politica/009n1pol

Traduzione “Maribel” – Bergamo

martedì 27 marzo 2018

Brasile - Perché hanno deciso di uccidere Marielle

La profonda indignazione popolare, in Brasile e nel mondo, ha impedito la manovra dei media nazionali volta puntualmente a far annegare l’esecuzione di Marielle Franco nel generico pantano dell’insicurezza. Alcuni giorni prima dell’assassinio della femminista, una sua consulente era stata avvicinata da un uomo che le aveva chiesto in tono minaccioso se lavorasse con la consigliera Franco, quella che aveva denunciato il comportamento del battaglione della Polizia Militare di Río de Janeiro nel quartiere di Acarí, considerato il più letale dello Stato. L’esecuzione di Marielle, così come la totale consegna degli enormi problemi della sicurezza della città Río de Janeiro nelle mani dei militari, è allo stesso tempo un laboratorio, che serve a misurare la reazione popolare alla repressione, e una minaccia per intimidire chi resiste alle nuove politiche

Foto tratta da Kaos en la Red

di Silvia Adoue*

I passi precedenti

A questo punto, in tutto il mondo si sa che Marielle Franco aveva 38 anni. Che era nera. Che era nata nella favela di Maré. Che era femminista. Che aveva una figlia adolescente e una moglie. Che si era laureata in sociologia. Che aveva terminato il suo master facendo una ricerca sulla politica di installazione nelle favelas delle Unità di Polizia Pacificatrice. Che per molti anni era stata consulente del deputato Marcelo Freixo, del Partito Socialismo e Libertà, colui che aveva indagato il modo di agire delle “milizie” che controllano e lucrano su quei territori e agiscono come sicari. Che, candidata per il medesimo partito, divenne la quinta consigliera più votata della città di Río de Janeiro con più di 46 mila voti, dei quali 16 mila erano del suo quartiere. Che tanto lei come Marcelo Freixo si occupavano specialmente della sicurezza pubblica, e della violenza della polizia.



Nella sua dissertazione del master, Marielle scrisse che le Unità di Polizia Pacificatrice, distaccamenti installati nei territori a partire dal 2008, ben lontane dal combattere la criminalità, rafforzano il modello di “Stato Penale”: “Il segno più emblematico di questo quadro è l’assedio militarista nelle favelas e il crescente processo di incarceramento, nel suo senso più ampio”. Per lei, quella politica:

“per il discorso della ‘insicurezza sociale’, applica una politica diretta alla repressione e al controllo dei poveri [… per] contenere gli insoddisfatti o ‘esclusi’ dal processo […] sempre più collocati nei ghetti delle città e nelle prigioni.”

Il mese passato, il governo federale è intervenuto militarmente nello stato di Río de Janeiro, nel settore della sicurezza pubblica, con la giustificazione di mettere fine al narcotraffico. L’argomento non sembrava convincente, giacché altri stati presentavano una maggiore incidenza di azioni di organizzazioni dedite a quella pratica. Il contesto è di bancarotta delle casse dello stato di Río, con impiegati pubblici che da mesi non ricevono il salario. Durante il carnevale, c’è stata una proliferazione di murghe di quartiere e di Scuole di Samba ufficiali che hanno criticato il governo, per la sua controriforma del lavoro, e i grandi mezzi di comunicazione poiché manipolano l’opinione pubblica. Il governo aveva bisogno di una “agenda” che gli permettesse di guadagnare tempo per approvare la controriforma della previdenza, regolata, come le altre controriforme, per tutti i paesi della nostra regione.

Ricordiamo il ruolo da protagonista che ebbe l’Esercito brasiliano nell’intervento militare ad Haiti, agendo nella repressione delle aree urbane. La rete di organizzazioni comunitarie dello stato temeva che, così come era avvenuto nel passato, invece di combattere il narcotraffico, l’intervento straripasse in maggiore truculenza contro la popolazione della periferia. Il governo annunciò di istituire ordini di perquisizione collettivi, che abbracciassero grandi aree delle favelas. Dovette retrocedere, la proposta non ha consistenza legale. Il comandante dell’Esercito, generale Eduardo Villas Bôas, giunse a dire che era necessario che i militari avessero una garanzia che in futuro non sorgesse una “nuova commissione della verità”, che indagasse il loro modo di agire durante questa azione a Río de Janeiro.

Durante le settimane che precedettero la sua esecuzione, Marielle, come era affettuosamente chiamata la consigliera, stava denunciando le pratiche del 41° Battaglione della Polizia Militare di Río de Janeiro nel quartiere di Acarí, considerato il più letale dello stato. Dopo l’assassinio, molti dirigenti comunitari di Acarí e di altri quartieri hanno dovuto cautelarsi, perché sono minacciati. A Río de Janeiro, solo nel primo trimestre del 2017, ci sono stati 577 casi di morte di civili in “atti di resistenza”, qualcosa come “scontri” creati, figura che è considerata un eufemismo per “esecuzioni”. È il crimine che è più cresciuto nello stato relativamente al primo semestre dell’anno precedente: 45%. Marielle era diventata anche relatrice della Commissione della Camera Municipale che sarebbe servita come osservatorio dell’intervento militare.



Alcuni giorni prima della sua esecuzione, una consulente della consigliera era stata avvicinata da un uomo che le chiese con tono minaccioso se lavorasse con Marielle Franco. La settimana precedente, un consigliere che aveva avuto il suo mandato annullato, poiché apparteneva alle “milizie”, entrò nella Camera Municipale senza autorizzazione né con un consistente motivo. E la notte di mercoledì scorso l’attuale marito dell’ex-moglie di questo consigliere fu giustiziato in un ristorante. Nessuno darebbe molta importanza a questi episodi se la medesima notte di mercoledì non avessero giustiziato Marielle.

La rotta delle munizioni

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!