sabato 20 aprile 2019

Messico - Da Zapata a Zapata

L’indigena Teresa Castellanos ha dedicato gli ultimi sei anni della sua vita a difendere la terra della sua gente. È portavoce dell’Assemblea Permanente dei Popoli di Morelos (APPM). Coordina il comitato Huexca in resistenza che difende le vittime del Progetto Integrale Morelos (PIM) e della centrale termoelettrica.
In riconoscimento al suo lavoro le è stato conferito questo anno il premio di diritti umani Sergio Méndez Arceo. Nel 2018, insieme ad Aurora Valdepeña, ha ottenuto il premio alla Creatività 2018 della Donna della Fondazione dal Forum Mondiale delle Donne. Nel 2015 è stata finalista per il Premio Internazionale dei Diritti Umani Front Line Defenders. A causa delle minacce subite, lei e le sue due figlie sono state incluse nel Meccanismo di Protezione per Giornalisti e Difensori de Diritti Umani.
La sua lotta poggia sulla tradizione zapatista ed il movimento jaramillista, profondamente radicati nell'immaginario popolare di questa regione. Da un Emiliano Zapata che poco ha a che vedere con le cerimonie ufficiali in suo onore o con la narrazione di storiografi accademici. Si tratta di uno zapatismo che ha resistito sia alla strumentalizzazione dell’agrarismo delle centrali sindacali campesine, sia ai tentativi dei diversi governi di presentarsi come la sua incarnazione.
Teresa è l’espressione dello zapatismo in carne ed ossa, lontano da quello di carta dei biglietti della Lotteria Nazionale. Intervistata dalla giornalista Daliri Oropeza, ha spiegato le radici e le ragioni della sua lotta. "È l’ideale che ci si porta dentro. L’essere nata in terra zapatista è un orgoglio. Ma non solo per avere sangue zapatista, ma per portarne gli ideali. Sapere che ci sono state tante persone che hanno lottato per il bene delle comunità, come il generale Zapata, per terra, acqua, monti, per la libertà. A 100 anni dal suo assassinio, il suo ideale qui è ancora vivo. Continuiamo a resistere. Si è resistito per tutti questi 100 anni", ha detto. Ed ha aggiunto:"Ho ammirato moltissimo il generale Emiliano Zapata. Per tutta la mia vita, da quando andavo alle medie, ho ricordato e letto del generale Emiliano Zapata" .(https://bit.ly/2IfIRAU).
È questo lascito quello che ha fatto dire a Teresa nell’evento di Chinameca, il 10 aprile scorso, dove centinaia di contadini e indigeni hanno commemorato, al margine del governo federale, il 100° anniversario luttuoso dell’assassinio di Emiliano Zapata:"Siamo contro AMLO perché lui è contro di noi. Volevamo parlare con lui. Lui si è rifiutato".

venerdì 12 aprile 2019

Messico - Messaggio dell’EZLN nei 100 anni dell’assassinio del Generale Emiliano Zapata.

ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
MESSICO
Aprile 2019
Ai famigliari ed amici di Samir Flores Soberanes:
All’Assemblea della Resistenza di Amilcingo:
Al Fronte dei Popoli in Difesa della Terra e dell’Acqua Morelos-Puebla-Tlaxcala:
Al Congresso Nazionale Indigeno:
Al Consiglio Indigeno di Governo:
Alla Sexta nazionale e internazionale:
Alle Reti di Appoggio al CIG e Reti in Resistenza e Disobbedienza:
A chi lotta contro il sistema capitalista:
Sorelle e fratelli:
Compagni e compagne:
Vi scrive il Subcomandante Insurgente Moisés a nome delle donne, degli uomini, dei bambini e degli anziani zapatisti. La parola che vi mandiamo è collettiva e spetta a me scriverla come portavoce dell’EZLN.
Dalle montagne del sudest messicano arriva oggi alle degne terre di Emiliano Zapata e dei suoi successori – come lo era ed è Samir Flores Soberanes, nostro fratello e compagno di lotta in difesa della vita – l’abbraccio che non è solo mio ma di tutti i popoli zapatisti tzotzil, chol, tojolab, zoque, mam, meticci e tzeltal.
Sorelle e fratelli, noi zapatiste e zapatisti dell’EZLN vi mandiamo questo abbraccio perché vi rispettiamo ed ammiriamo.
Non abbiamo potuto essere presenti lì con voi come avremmo voluto. La ragione è molto semplice ed ha la bandiera del malgoverno. Perché nelle nostre montagne e valli è aumentata la presenza militare, poliziesca, paramilitare, di spie ed informatori. Sono riapparsi i sorvoli di aeroplani ed elicotteri militari ed il passaggio di veicoli blindati, come ai tempi di Carlos Salinas de Gortari, di Ernesto Zedillo Ponce de León, tutore politico dell’attuale titolare dell’Esecutivo, di Vicente Fox Quesada dopo il tradimento degli Accordi di San Andrés, dello psicopatico Felipe Calderón Hinojosa e del ladro in doppio petto Enrique Peña Nieto. La stessa cosa, ma ora con più frequenza e maggiore aggressività.
Pattugliamenti e sorvoli non seguono le rotte del narcotraffico, né quelle delle lente carovane delle sorelle e fratelli migranti che fuggono da una guerra che ci si rifiuta di chiamare col suo nome… per raggiungerne un’altra che si nasconde dietro un governo federale tutto chiacchiere e cialtroneria. No, questa minaccia di morte percorre per aria e terra le comunità indigene che vogliono mantenersi in resistenza e ribellione per difendere la terra, perché in lei sta la vita.
Ora, inoltre, membri dell’Esercito Federale e dell’Aeronautica si addentrano nelle montagne e compaiono nelle comunità dicendo che sta arrivando la guerra e che stanno solo aspettando ordini “dall’alto”. E qualcuno si fa passare per quello che non è e né sarà mai, perché dice di conoscere i presunti “piani militari” dell’EZLN. Forse ignorando che l’EZLN dice quello che fa e fa quello che dice… o forse perché il piano è montare una provocazione e poi incolpare l’EZLN. Lo stesso metodo di Ernesto Zedillo Ponce de León e del suo lacchè Esteban Moctezuma Barragán, oggi incaricato di aggredire il magistero democratico.
Nei fatti, in tutto questo, il malgoverno attuale è come i suoi predecessori. Ma adesso cambia la giustificazione: oggi la persecuzione, le minacce e l’attacco alle nostre comunità è “per il bene di tutti” e si fa sotto la bandiera della cosiddetta “IV Trasformazione”.
Ma non è di questo che vogliamo parlarvi. Dopo tutto, qualunque denuncia viene screditata perché, secondo il Potere Esecutivo Federale, la realtà rientra nella categoria “radicale di sinistra conservatrice” che vuol dire che chiunque non sia prezzolato ed osi criticare il governo supremo (…), sarà impallinato dalle sue milizie sui social network che sono “moderni” solo perché il loro fanatismo è digitale, ma utilizzano gli stessi argomenti di chi applaudiva ed applaude gli eccessi delle varie tirannie nel mondo, ed ai quali si potrebbero ripetere le parole di Emiliano Zapata Salazar: “L’ignoranza e l’oscurantismo in tutti i tempi non hanno prodotto altro che greggi di schiavi per la tirannia”.
Quello che sta succedendo in queste terre chiapaneche, è quello che stiamo subendo da  oltre 25 anni. E ripetiamo quello che abbiamo già detto: là in alto sono la stessa cosa… e sono gli stessi. E la realtà toglie loro il trucco con cui vogliono simulare il cambiamento.
Sorelle e fratelli:
Compagni e compagne:
Quello che vogliamo dirvi, rimarcare, è quanto sia grande la vostra resistenza.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!