Il crimine al servizio dello Stato o lo Stato al servizio del crimine? Gli sfollati di Chalchihuitán-Chenalhó
Dipende. Se si tratta di uno statunitense (bianco), un europeo o un membro delle élite privilegiate della nostra nazione, la sola domanda suscita indicibile orrore. Non è così se si tratta da un bambino (o un vecchio) indigeno, povero tra i più poveri, che agonizza sotto gli alberi in montagna di notte a temperature sotto lo zero, protetto dalle intemperie da un telo di plastica e, forse, l’unica coperta che il governo ha “generosamente” donato ad ogni famiglia sfollata.
Da più di un mese, 6 mila persone sono sfollate dalle loro case. Hanno perso le loro terre, le case, i loro beni, i raccolti, gli animali… tutto. Sono fuggiti con i soli abiti che indossavano di fronte alle minacce di un gruppo armato di Chenalhó, coordinato dalla sindaca di quel municipio, Rosa Pérez Pérez, del Partito Verde Ecologista del Messico (PVEM), con la presunta complicità del governatore Manuel Velasco Coello.
(Vedere Chalchihuitán y Chenalhó: ¿Una masacre anunciada? Per la spiegazione delle origini del conflitto e Crisis humanitaria y complicidad del Estado – Chalchihuitán y Chenalhó per il resoconto della situazione degli sfollati.)
Malgrado molti mezzi di comunicazione nazionali abbiano dato copertura alla tragedia, c’è un silenzio inspiegabile dei media internazionali e un’inazione da parte dei governi statale e federale che dimostra un profondo disprezzo per la vita dei popoli originari.
Lo scorso 13 dicembre il Tribunale Unitario Agrario (TUA), dopo anni di inazione, ha finalmente “risolto” il conflitto territoriale che la ora estinta Segreteria della Riforma Agraria aveva scatenato più di 40 anni fa, ignorando gli accordi comunitari tra Chenalhó e Chalchihuitán e concedendo a quest’ultima le terre che in precedenza aveva assegnato a Chenalhó. Ora la sentenza del TUA non riconosce l’assegnazione delle terre a Chalchihuitán nel 1975, e le dà a Chenalhó.
(Vedere il comunicato congiunto di diverse organizzazioni della società civile relativo alla sentenza del TUA: Impunidad y violencia en los Altos de Chiapas.)
Alcuni media hanno superficialmente festeggiato la presunta “pace” di cui ora avrebbero goduto le comunità tzotzil della regione. Tuttavia, le autorità di Chalchihuitán hanno annunciato che gli sfollati non ritorneranno nelle loro case per la mancanza delle condizioni di sicurezza e che impugneranno la decisione del TUA.
Indipendentemente da come si risolverà il conflitto agrario, sorprende che i governi statale e federale ritengano concluso il conflitto con questa sentenza. Migliaia di persone continuano ad essere sfollate in condizioni disumane senza ricevere gli aiuti appropriati, e l’indennizzo offerto dal governo per la perdita di terre, case, beni, raccolti ed animali, è irrisorio. Quindici milioni di pesos per 5 mila sfollati di Chalchihuitán sono 3 mila pesos a persona (130,00 Euro – N.d.T.) per aver perso tutto quello che avevano, per stare soffrendo e per il trauma permanente dei bambini che lottano per sopravvivere alla paura, alla fame ed al freddo.
Tremila pesos a persona, mentre la retribuzione media mensile di un governatore è di 93 mila pesos [più di 4.000,00 Euro – N.d.T.] (senza contare i profitti milionari lucrati con la corruzione istituzionalizzata). E non bisogna essere dei matematici per capire che 300 case per 5 mila persone significa che in ogni casa ci dovrebbero vivere 17 persone.
Ma sorprende ancor di più che in nessun momento i governi statale e federale abbiano ritenuto un problema che un gruppo terroristico criminale, armato, sostenuto ed apertamente al servizio di una funzionaria pubblica, distrugga strade, uccida impunemente, terrorizzi la popolazione, cacci 6 mila persone, rubi e distrugga le loro proprietà e provochi la morte di quattro bambini sotto i 4 anni e cinque anziani, utilizzando in tutto questo armi di uso esclusivo dell’esercito. E se usiamo il termine “terroristico” non lo facciamo per sensazionalismo. La definizione di “terrorismo” nel Dizionario della Reale Accademia è: “Azione criminale di bande organizzate che, reiteratamente ed in generale in maniera indiscriminata, vuole creare allarme sociale a fini politici”. Niente di più esatto per descrivere l’azione del gruppo armato di Chenalhó.
Questo dimostra quello che giù sappiamo: In Messico, il crimine è al servizio dello Stato, e lo Stato al servizio del crimine.
Nel frattempo, i legislatori approvano la nuova Ley de Seguridad Interior, che assegna pieni poteri all’esercito per reprimere la popolazione messicana, e le modifiche al paragrafo I dell’articolo 1916 del Codice Civile Federale, che recita (non è uno scherzo): “nel risarcimento del danno morale si consideri il fatto illecito di chi comunichi, attraverso qualsiasi media tradizionale o elettronico, un fatto vero o falso, determinato o indeterminato, che possa causare disonore, discredito, danno o esporre al disprezzo di qualcuno”.
La conclusione è chiara: Depredazione istituzionalizzata; operazione coordinata tra lo Stato ed il crimine organizzato per assicurare detta depredazione; repressione e criminalizzazione delle proteste e delle resistenze.
Nel mentre, migliaia di persone soffrono nella generale indifferenza. Riportiamo alcune testimonianze delle donne sfollate:
- http://radiozapatista.org/wp-content/uploads/2017/12/TESTIMONIO_BOLOMJOCHON_MUSICALIZADO.mp3
- http://radiozapatista.org/wp-content/uploads/2017/12/TESTIMONIO1_MUSICALIZADO.mp3
- http://radiozapatista.org/wp-content/uploads/2017/12/Testimonio-de-mujer-desplazada-de-Chalchihuitán.mp3
Questo è l’elenco dei morti ai quali rendiamo un umile omaggio:
- Maura Pérez Luna – 1 anno
- Adriana de Jesús Pérez Pérez – 2 anni
- Bambina di nome ed età non comunicati
- Bambino di e giorni (nome non comunicato)
- Domingo Girón Luna – 70 anni
- Martín Girón Rodríguez – 80 anni
- María Domínguez Gómez – 57 anni
- Marcelino Gómez (età non comunicata)
- Anziano (nome ed età non comunicati)
- Samuel Luna – assassinato il 18 ottobre mentre lavorava nel suo terreno.
Mentre bambini ed anziani morivano di freddo e di paura ed un giovane tentava il suicidio, il governatore Manuel Velasco Coello era occupato ad accompagnare José Antonio Meade Kuribreña nell’avvio della sua campagna elettorale per il PRI ed il PVEM.
Quest’ultimo, che non si domanda che cosa prova un bambino che sta morendo di freddo, a Tuxtla Gutiérrez ha dichiarato che “Non importa in quanti saranno, non ci fanno venire freddo”, alludendo alla coalizione PAN, PRD e Movimiento Ciudadano, esplicitando inconsciamente il disprezzo della classe politica verso chi sì sente freddo, e molto.
Testo originale: http://radiozapatista.org/?p=24644
Traduzione “Maribel” – Bergamo