Macri aveva detto che lo svolgersi pacifico della partita tra River e Boca sarebbe stata la dimostrazione del fatto che il governo è in grado di garantire nel fine settimana lo svolgimento pacifico del G20. “Non l’avesse mai detto…”, scrive da Buenon Aires Franco Berardi Bifo. Secondo Bifo “il summit è destinato a essere segnato dal fallimento totale del discorso neoliberale”, anche se non ci sarà nessuna dichiarazione di questo tipo. Non ci sarà neanche un’insurrezione dei movimenti. Trent’anni di dominio sulla società del capitalismo finanziario, come dimostra la folla scatenata per la partita di Buenos Aires, hanno provocato per lo più impoverimento, umiliazioni e demenza… Tracce di mondi diversi, tracce di umano si nascondono oggi “nei teatri numerosi e vivaci, nelle innumerevoli librerie di Buenos Aires, nelle scuole autogestite…, negli spazi in cui si organizza una resistenza di lungo periodo…”
La final del mundo
Macri aveva detto che lo svolgersi pacifico della partita fine del mondo tra River e Boca, annunciata per il giorno 24 alle cinque del pomeriggio, sarebbe
stata la dimostrazione del fatto che il ministero della Sicurezza della
signora Bullrich – la Salvini argentina – è in grado di garantire uno
svolgimento pacifico del vertice globale dei venti potenti.
Non l’avesse mai detto.
Sabato ventiquattro è stato prima di tutto una figuraccia mondiale, e
forse anche l’annuncio di un’apocalisse. Prima della partita i giocatori
del Boca sono stati aggrediti nel loro pullman, due di loro feriti
gravemente, poi sono state lanciate sostanze tossiche nello stadio e
negli spogliatoi, poi la polizia ha chiuso gli ingressi, ha picchiato
colpevoli e innocenti, ha caricato padri di famiglia col biglietto
mentre migliaia di ubriachi seminavano il terrore tutt’intorno. La
partita è stata sospesa e rinviata di ora in ora, finché alle sette e
mezzo è arrivata la notizia che la partita era rinviata al giorno dopo.
I padroni del calcio (amici di
Macri, che fu presidente del Boca negli anni Novanta) hanno tentato in
tutti i modi di costringere i calciatori a scendere nella fossa
gigantesca dello stadio Monumental. Ma i giocatori hanno risposto di no,
stavano negli spogliatoi vomitando, con gli occhi irritati dai fumi dei
gas, terrorizzati da quel che poteva accadergli se fossero tornati in
campo.
Il giorno dopo, domenica 25, gli organismi dirigenti del calcio
argentino hanno deciso di rimandare nuovamente. A quando non si sa. Una
nuova giornata di battaglia a pochi giorni dalla Cumbre Global del G20 non avrebbe migliorato l’immagine del governo argentino.
Nelle reti sociali circola un meme: “Angela Merkel ha telegrafato che questo G20 è meglio che lo facciamo in Skype”.
La parola fine
Sono venuto in Argentina all’inizio di novembre per presentare un libro che in questo paese è pubblicato col titolo Fenomenologia del fin,
però non potevo immaginare che la parola “fine” era destinata a
diventare il filo rosso del mio viaggio. L’ho scoperto poco a poco
durante un mese di permanenza, mentre si stava avvicinando la data della
mia partenza che avverrà più o meno in contemporanea con l’arrivo dei
venti uomini (con qualche donna) più potenti del pianeta.
Però ho capito pienamente le parole di Mario Bergoglio
il giorno in cui prese nome Francesco (“sono un uomo che viene dalla
fine del mondo”) sabato 24 alle otto di sera quando è stato chiaro che
non si poteva disputare la partita tra River e Boca, le due squadre
(entrambe argentine, entrambe bonairensi) che si contendono la coppa
continentale.
Di questa partita ne sentivo parlare da quando ho messo piede in città. Dapprima doveva disputarsi il 10 di novembre,
ma in quel giorno venne giù una quantità di acqua talmente inverosimile
che si dovette rimandare. Tutti aspettavano quel giorno con tale
ansietà che il pomeriggio del 24 era programmata una mia conferenza
all’associazione psicoanalitica argentina, ma mi chiesero per favore di
anticiparla alla mattina perché quel pomeriggio anche gli psicoanalisti
l’avrebbero passato sulla poltrona davanti alla tivù.
Non sono un esperto di football, però capisco qualcosa delle folle in tumulto.
Varie volte mi è capitato di seguire, dal punto di vista dei senza potere, la preparazione dei summit globali dei potenti.
Per esempio ricordo il luglio 2001 nella città di Genova.
Passai due settimane in città partecipando a decine di assemblee in cui
si discuteva in modo preciso come protestare come attaccare, come
difendersi, come scappare in caso di violenza poliziesca. Ho analizzato
nei giornali e nelle reti sociali come si preparano questi avvenimenti, e
ho cercato di capire cosa accade quando studenti, lavoratori, donne
disoccupati si riuniscono rumorosamente elaborando tattiche e strategie.
È una cosa che conosco un po’.
Nulla di simile mi è parso di vedere a Buenos Aires nel mese precedente il Summit G20.
Ho assistito a una quindicina di riunioni piccole e grandi, in questo
mese: si parlava di depressione e di felicità, di salario e inflazione,
di femminismo e violenza, si parlava di tecnologie digitali e di fine
del pensiero critico, di poesia e di follia e di tristezza. Però non ho
sentito parlare del G20. Perché?
Mi dicono che in Argentina la tensione sociale è forte: nell’ultima
settimana sono stati uccisi due attivisti sociali, uno nel circondario
della capitale, uno a Cordoba. Ma l’attenzione dei movimenti sociali non
si concentra sul summit dei potenti.
Il G8 del fallimento
Credo che tutti lo abbiamo capito: il summit è destinato a essere segnato dal fallimento totale del discorso neoliberale,
e anche della catastrofe politica e sociale che l’assolutismo
capitalista (che si autodefinisce neoliberalismo) ha provocato. Sarà
segnato dalla catastrofe della Ragione moderna.
Non ci sarà nessuna dichiarazione su questo tema, non ci sarà un testo comune di ammissione del fallimento.
Non ci sarà un accordo. Ci sarà un ragliare rabbioso e violento di
quelli che hanno distrutto la vita di miliardi di persone con
l’imposizione brutale della dittatura finanziaria. Non ci sarà una
dichiarazione di guerra. Però la guerra risuona minacciosa
all’orizzonte. Ci saranno quattrocento militari nordamericani in
Uruguay, dall’altra parte del Rio de la Plata, per proteggere un
presidente che vuole fermarsi solo pochi minuti nella città della fine
del mondo. Ci saranno notizie di un genocidio che si sta svolgendo in
Yemen con l’aiuto militare delle potenze occidentali. Ci sarà un
presidente cinese che ha minacciato il ritorno alla guerra fredda. Ci
sarà la guerra calda che si svolge ogni giorno contro i bambini di Gaza.
Ci sarà il nazionalismo russo che bombarda il nazionalismo ucraino
mentre in tutta Europa i nazionalismi costruiscono trincee.
Non ci sarà un’insurrezione organizzata.
Ma allora perché la ministra
della Sicurezza, la signora Bullrich, invita la popolazione ad andarsene
via dalla città? Perché i medici degli ospedali cittadini sono stati
reclutati nei giorni del summit? Perché si prevede il ferimento di
migliaia di persone?
Perché ci sono elicotteri nei cieli
di Buenos Aires? (ma la parola elicottero è pericolosa, perché dopo la
fuga precipitosa del presidente Saa dopo il corralito è diventata una
specie di tabù).
Non mi pare che nessuno stia preparando una insurrezione, non mi pare
che i movimenti sociali abbiano la forza né la determinazione di fare
la guerra contro i potenti.
Però vedo bene che la demenza,
la follia, l’oscurità mentale abbiano preso il sopravvento nel cervello
sociale, per effetto dell’umiliazione e dell’impoverimento che il
capitalismo finanziario ha seminato nei trenta anni del suo dominio
sulla società. La folla che si è scatenata intorno allo stadio
Monumental è sembrata a molti l’annuncio di un’apocalisse prodotta da
trenta anni di dittatura neoliberale. In questi ultimi
decenni la Ragione è stata identificata con l’algoritmo finanziario e di
conseguenza gli umani hanno deciso di odiare la Ragione, e i corpi si
scatenano senza più relazione con il cervello, poiché il cervello si
ritrova connesso in uno spazio separato, lo spazio astratto
dell’algoritmo.
La sinistra del fallimento
Solo i politici della sinistra
sembrano non averlo capito, e sembrano credere in un ritorno della
normalità democratica, e continuano a credere nella possibilità di un
capitalismo ben temperato. Hanno fallito in tutti i paesi del pianeta, dopo avere accettato le regole della deregulation,
e adesso si incontrano in uno spazio universitario che si chiama Claxo.
All’incontro del Claxo si sono recati Cristina Kirchner e Dilma
Roussef, il dirigente spagnolo di Podemos Monadero, e il vice-presidente
boliviano Alvaro Garcia Linera. Pepe Mujica ha declinato l’invito, per
comprensibili motivi di salute.
I loro discorsi sono vagamente auto-critici, ma fingono una fiducia
in un ritorno della Ragione per via politica ed elettorale. Ma poiché la
ragione è stata umiliata, sottomessa all’algoritmo, ora la folla chiede solo vendetta. E la vendetta non ascolta ragioni.
La Criatura
Durante la mia permanenza nella capitale argentina mi è capitato di
partecipare a una manifestazione al Teatro Matienzo. Il titolo era La
Criatura. Un incontro di coloro che non amano il summit dei potenti
però si rendono conto del fatto che i potenti hanno già distrutto quel
che si poteva identificare come umano, e quindi si riuniscono in un luogo in cui l’umano si nasconde separandosi dalla violenza del potere.
L’umano si nasconde oggi nei
teatri numerosi e vivaci, nelle innumerevoli librerie di Buenos Aires,
nelle scuole autogestite del conurbano, negli spazi in cui si organizza
una resistenza di lungo periodo dell’umano. Il teatro Matienzo è una di queste cellule dell’errore metropolitano, che intende uscire dall’esattezza della Ragione algoritmica per creare una nuova ragione.
In questo teatro, sabato 16 novembre ho potuto ascoltare le parole di Marlene Wayar:
“La morte ha finito per essere il business più produttivo del sistema macro: civiltà eterosessuali contro civiltà eterosessuali. E nel micro, famiglie e focolari domestici violentano espellono e uccidono per azione e omissione i loro figli. Per questo dal punto di vista della teoria trans latinoamericana affermiamo che non vogliamo più essere parte di questa umanità“.
Non ho parole migliori per spiegare quello che provo mentre i potenti
del mondo si incontrano, impotenti a fermare l’apocalisse che la loro
ignoranza e la loro avida arroganza hanno prodotto.
tratto da Comune-info