COMBO PER LA VITA - Dicembre di resistenza e ribellione lo ha chiamato l'EZLN: la seconda edizione del Festival del cinema, la prima edizione del CompArte di Danza, la Quarta Assemblea del Congresso Nazionale Indigeno - Consiglio Indigeno di Governo, il Forum in difesa del territorio e della madre terra, il secondo Incontro Internazionale delle donne che lottano e i Festeggiamenti per il 26° Anniversario del Levantamiento zapatista.
Una serie di iniziative, tra loro diverse ma che rappresentano appieno la complessità poliedrica del movimento zapatista.
" La ribellione e resistenza delle comunità zapatiste è capacità di immaginare un futuro diverso costruendo un presente di autonomia."
Autonomia che è non solo capacità di autogovernarsi ma anche forza di costruire spazi sempre diversi e capaci di guardare alle molteplici complessità del presente.
Generazioni diverse che in maniera complice affrontano assieme nuove sfide. In prima fila nelle iniziative di dicembre ragazze e ragazzi, “orgogliosamente zapatisti”, che non erano ancora nati il 1 gennaio 1994, quando migliaia di indigeni in armi scesero dalle montagne, occuparono militarmente le cittadine del Chiapas per rendersi visibili al mondo.
" Questo intreccio inedito tra senso di appartenenza, militanza nella resistenza, ironia ed allegria ribelle fanno del movimento zapatista un'anomalia fuori dal sistema."
Mai un modello da replicare meccanicamente ma uno stimolo incessante a riflettere ed agire in maniera radicale per cambiare il presente.
Il racconto di questo intenso dicembre 2019 “Combo para la vida” va letto così, come un ipertesto in cui nulla è isolato ma che invece racconta la complessità necessaria per combattere la “bestia”, l'idra del potere contemporaneo.
Secondo Festival del Cinema |
Dicembre è cominciato con la seconda edizione del Festival del Cinema negli spazi del nuovo Caracol Tulan Ka'u, che si trova sulla strada tra Comitan e San Cristobal.
una settimana di proiezioni, laboratori fatti da registi, attori, sceneggiatori insieme con i “Tercios compas”, le ragazze e i ragazzi zapatisti che si occupano di realizzare la comunicazione autonoma. Durante la tavola “rotonda ma anche rettangolare”, in cui ironicamente gli zapatisti aveva costruito un loro trono di GoT, si è discusso del ruolo del cinema come specchio in cui riflettere la realtà e il possibile cambiamento.
Il Sub Galeano ha sottolineato l'importanza della settima arte e come “di fronte al nuovo mondo che si tratta di costruire gli zapatisti considerano il cinema come qualcosa di degno da salvare”. Ha concluso affermando come la prima e seconda edizione del festival del cinema in terra zapatista sia una forma per “dare un abbraccio” a tutti i lavoratori del settore, invitandoli a continuare ad “essere comunità” perché sono le arti il seme da cui rinascerà l'umanità.
CompArte di Danza |
CompArte di Danza Báilate otro mundo
Il Festival di danza si è svolto per una settimana tra i nuovi Caracoles Tulan Ka'u e Jacinto Canek a San Cristóbal de Las Casas con la partecipazione di moltissimi artisti.
Non ci sono parole per descrivere le molte forme di danza che si sono susseguite davanti ad un attentissimo pubblico, formato dalle basi d'appoggio zapatista, che non hanno perso l'occasione per interagire con danzatrici e danzatori.
Poche e cariche di emozione le parole con cui la Comandancia dell'EZLN ha ringraziato tutti gli artisti che hanno partecipato.
"Non possiamo far altro che dirvi grazie. Ve ne andate ma restate. Noi, un giorno ce ne andremo. Grazie, molte grazie” ha concluso il Subcomandante Insurgente Moisés.
Assemblea CNI e CIG |
Oltre 30 popoli originari si sono riuniti per l'assemblea nel nuovo Caracol zapatista Jacinto Canek, presso il CIDECI a San Cristóbal de las Casas.
Un dibattito intenso per analizzare la “guerra capitalista” contro gli indigeni, fatta di megaprogetti che devastano territori e comunità, ricordare gli attivisti uccisi, come Samir Flores, per mano del “malgoverno” e dei gruppi criminali e paramilitari ad esso collegati, denunciare la falsità delle consulte lanciate dal governo di AMLO (Andres Manuel Lopez Obrador, attuale presidente del Messico), che si è autodefinito come “la quarta trasformazione” e che ignora ed offende le reali forme di decisione ed organizzazione dei popoli indigeni. Chiara la consapevolezza negli interventi che il Governo attuale sta cercando ogni occasione, in maniera provocatoria, per creare divisione e scontro tra indigeni.
La dichiarazione finale, dopo la precisa descrizione di quello che sta avvenendo nell'intero Messico, si conclude affermando "i nostri popoli, nazioni e tribù continueremo a proteggere e difendere i semi di resistenza e ribellione, nel mezzo della morte. Costruendo un cammino che duri in mezzo all'oscurità. Noi, uomini e donne, continueremo a restare per curare la madre terra, insieme a tutti i popoli del mondo”.
Vai la Comunicato finale Quarta Assemblea CNI e CIG
Forum in difesa del Territorio e della Madre terra
Il Forum si è svolto il 21 e 22 dicembre 2019 sempre nel Caracol Jacinto Canek.
Due intensissime giornate molto gremite: un migliaio di partecipanti da 25 stati messicani e 24 paesi esteri. Nel dibattito si sono alternate relazioni preparate da realtà indigene, reti di resistenza, comunità in lotta sia messicane che internazionali, tra cui i Mapuche dal Cile e le comunità del Cauca in Colombia.
Un diagnostico chiaro e approfondito sui vari aspetti del saccheggio del territorio e la devastazione del tessuto sociale: dai megaprogetti, come il corridoi di trasporto merci interoceanico o il treno Maya, alla gentrificazione dei contesti urbani, all'estrattivismo e sfruttamento delle risorse idriche e del sottosuolo. Un'offensiva portata avanti in maniera congiunta da imprese transnazionali, istituzioni messicane di ogni livello e crimine organizzato.
Cheran, Ostula, Tila, i territori Yaqui, Puebla, Morelos e via via. E' come se la mappa del Messico si illuminasse di punti che lampeggiano per segnalare che c'è vita, c'è resistenza proprio laddove si vorrebbe il silenzio e l'obbedienza.
Una parte particolarmente intensa è stato l'intervento dei 20 delegati zapatisti, uomini e donne, che hanno raccontato i 26 anni della loro resistenza. All'inizio “ci domandavamo come far avanzare l'autonomia. Non c'era nessun manuale che lo spiegasse. L'unico manuale sono stati i problemi che abbiamo dovuto affrontare”.
E' un racconto a più voci: le zapatiste illustrano il cammino fatto dalle donne per essere appieno ed a tutti i livelli nell'organizzazione, altri interventi riguardano il sistema autonomo di salute, educazione, comunicazione con i Tercios compas.
“Verranno nuovi tempi e nuovi modi di resistere. E' necessario pensare ad un'organizzazione vera” ha sottolineato la base d'appoggio Homero “però ora abbiamo capito che è importante camminare con le compagne perché l'organizzazione sia completa”.
Si descrive poi il presente, la scelta di creare nuovi caracoles, spendendo nove milioni di pesos, frutto dell'unità, della condivisione e dei lavori collettivi. Negli interventi non si nascondono le difficoltà ed anche gli errori. Viene affrontato anche il costante tentativo del potere di coptare e dividere le comunità, le famiglie, all'interno di quella che gli zapatisti chiamano “quarta distruzione”, portata avanti dal Governo di AMLO.
Interventi prima giornata Forum
Interventi seconda giornata Forum
Alla conclusione delle due giornate vengono lanciate in maniera comune le Jornadas en Defensa del Territorio y la Madre Tierra “Samir Somos Todxs”, per il 20,21 e 22 febbraio 2020.
Inaugurazione del Caracol Jacinto Canek a San Cristobal. Il Caracol sede della Giunta del Buongoverno “Flor de nuestra palabra, luz de nuestros pueblos que refleja para todos y todas” si trova nelle installazioni del Cideci – Unitierra, che continua a svolgere le proprie attività di formazione ed approfondimento.
Nella cerimonia d'inaugurazione sono stati consegnati formalmente ai membri della Giunta i cinque bastoni del comando, a rappresentare le regioni e municipi autonomi di riferimento. L'apertura di questo spazio segna un passo in avanti nell'espansione dell'autonomia zapatista, stabilendo un Caracol in piena città. Durante il suo discorso il Subcomandante Moises ha detto “a partire da oggi iniziate a praticare quello che sognavamo 37 anni fa, quando è iniziata la nostra organizzazione. Fin dai primi dieci anni di clandestinità abbiamo deciso che bisognava organizzarsi. Molti di voi sono giovani e non erano ancora nati ed oggi vi tocca fare quello che noi abbiamo sognato 37 anni fa”.
Secondo Incontro Internazionale delle Donne che Lottano.
Dal 27 al 29 dicembre si è svolto presso lo spazio “Huellas del Caminar de la Comandanta Ramona”, nei pressi del Caracol di Morelia, il secondo appuntamento per sole donne, lanciato dopo il primo incontro del marzo 2018. Iscritte più di 3.400 donne di 49 paesi, che hanno avuto l'opportunità, garantita in tutto e per tutto dalle donne zapatiste, di poter discutere e convivere in uno spazio completamente autonomo.
A proteggere la zona, miliziane ed insurgentas, armate di archi e frecce, a gestire cucina e servizi decine di zapatiste, a filmare e registrare il tutto, zapatiste dei Tercios compas. Niente è stato lasciato al caso, perfino l'accompagnamento dal Caracol di Morelia al Semillero è garantito da donne autiste (una novità assoluta se si pensa che alle indigene normalmente non è dato di guidare).
Ad aprire l'incontro il discorso della Comandante Amanda.
Un discorso lucido che invita a riflettere sul perché, ad un anno dal Primo Incontro di donne in terre zapatite, le violenze contro le donne non siano diminuite ma invece aumentate.
Le zapatiste in parte, nel loro piccolo, una risposta la danno con l'atto realizzato dalle miliziane ed insurgentes. Decine di donne che in maniera ordinata, determinata ed organizzata, simbolicamente armate di archi e frecce circondano e proteggono una bambina indigena.
"Proteggerci, organizzarci", questo dicono le zapatiste con i volti dietro al passamontagna.
Vai al discorso completo Comandanta Amanda
Il primo giorno dell'incontro è stato dedicato alla denuncia delle varie forme della violenza contro le donne, dalla famiglia alla società, nel secondo si è discusso delle forme di lotta e nel terzo si è dato spazio all'espressione artistica.
Nell'atto conclusivo le zapatiste hanno proposto di rivedersi ancora e di continuare a lottare ognuna con le proprie pratiche, nei propri territori e con le proprie parole d’ordine.
Vai a al discorso completo Comandanta Yesica
Tre giornate che hanno racchiuso anche le differenze, le molteplici forme e contraddizioni dei movimenti femministi attuali, riflesse anche in questo spazio.
Certo che, nel riprendere lo zaino per andarsene, non si può non fermarsi un attimo a pensare al tanto cammino percorso dalle donne indigene zapatiste, a quello che hanno realizzato all'interno della costruzione dell'autonomia complessiva delle comunità.
Ed una sola parola onestamente viene da dire, fuori da ogni ideologia “massimo rispetto!”, perché una cosa è vera: molte delle violenze raccontate e denunciate contro le donne durante l'incontro non avvengono nelle comunità organizzate zapatiste. Ed il perché lo si intravede negli sguardi profondi ed orgogliosi delle “donne di mais”.
26° Anniversario del Levantamiento zapatista
I festeggiamenti si svolgono sempre nel Semillero “Huellas del Caminar de la Comandanta Ramona”, in cui, come sempre in un batter d'occhio, gli zapatisti cambiano scenario. Se per l'incontro delle donne non c'era volutamente un palco centrale, per l'Anniversario il palco viene allestito e riempito di sedie che ospiteranno le Comandantas e i Comandantes del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno – Comandancia General del EZLN.
E' tardo pomeriggio quando dalla montagna scendono veloci centinaia di miliziane e miliziani, insurgentas e insurgentes che con una geometrica marcia, accompagnata dal ritmo dei bastoni, occupano tutto lo spazio centrale davanti al palco.
A prendere la parola per l'EZLN è il Subcomandante Moises.
E poi aggiunge "... e voi cosa siete disposti a fare per fermare la guerra contro l'umanità nelle vostre geografie, calendari e a vostro modo?"
Vai al Comunicato Subcomandante Moises a nome EZLN
Al discorso di Moises segue l'atto culturale, in cui vengono presentati pezzi musicali, che spaziano dal rap alla cumbia, al blues, intramezzati da poesie e danze.
Nei testi la storia di questi 26 anni di lotta. Il ricordo di chi è morto combattendo in quel lontano 1994, come il Subcomandante Pedro ma anche l'attualità, i megaprogetti, la provocatoria presenza della Guardia Nazionale, nuovo corpo militare voluto dal Governo di AMLO, le tante false promesse e menzogne della 4T (quarta trasformazione) o meglio “quarta distruzione” come chiamano da queste parti i programmi del Governo attuale del Messico.
Musiche, danze, poesie “orgogliosamente zapatista”, come hanno detto i molti giovani che si sono alternati sul palco.
Quando è già buio, intorno alla mezzanotte zapatista, cioè alle 23.00 un'ora prima dell'ora del Governo, parlano varie Comandante e Comandanti.
La Comandanta Elizabeth è la prima a prendere la parola per ricordare quanto fatto dal 1994 e come continui ora il “camminare dentro l'autonomia. Qui siamo e qui resteremo, continuando ad organizzarci con resistenza e ribellione.”
Il Comandante Zebedeo sottolinea come sia passato un altro anno, dimostrando la forza “della nostra autonomia e del diritto a costruire la vita degna delle generazioni future … cercheranno mille forme per attaccarci, dividere le comunità, comperare la dignità, così è stato da sempre, come nell'oblio in cui vivevamo prima del levantamiento.” E conclude dicendo che come zapatisti "sappiamo che abbiamo di fronte un nemico grande, ma dalla nostra abbiamo l'orgoglio di essere uomini e donne ribelli alla morte".
La Comandanta Dalia insiste sulla volontà di difendere la madre terra e noi stessi come comunità. “Non ci possono fermare perché abbiamo le ragioni per lottare”, aggiunge. Ricorda poi come le donne zapatiste siano organizzate perché, come si è visto dai tanti dolori e rabbie raccolte nell'incontro internazionale delle donne, “non resta che unirci per far rispettare i nostri diritti como mujeres que somos”.
L'ultimo ad intervenire è il Comandante Tacho, che afferma che gli zapatisti difenderanno la loro autonomia costi quel che costi. “La difenderemo non importa a che costo, così come difenderemo la nostra terra perchè è meglio morire lottando che restare inginocchiati, così come abbiamo fatto il 1 gennaio 1994”. Conclude dicendo che “bisogna organizzarsi per essere invincibili non schiavi.”
Dopo il suo intervento i fuochi d'artificio che illuminano la notte si incrociano con slogan e abbracci.
26 anni di lotta pubblica, ed ancora prima altri 10 di organizzazione clandestina, possono essere tanti se si pensa ai mille attimi di una resistenza ed autonomia quotidiana, portata avanti con dignità ed anche allegria da migliaia di donne e uomini zapatisti.
Ma possono essere anche pochi se si pensa ai 500 anni di resistenza “degli uomini e delle donne di mais”.
26 anni possono essere tanti se si pensa che oggi molte delle ragazze e ragazzi, con il volto coperto dal passamontagna, che sono i protagonisti a tutti i livelli dell'organizzazione autonoma, non erano neanche nati in quel lontano 1 gennaio 1994.
Ma possono essere anche pochi se si pensa che questa incredibile esperienza di autonomia si proietta in nuove generazioni, pensa al futuro per costruire un mondo diverso per chi ancora non c'è.
Caracol Tulan Ka'u
Tulan Ka´u è uno dei nuovi Caracoles inaugurati dagli zapatisti nell'estate 2019, come annunciato nel comunicato "Abbiamo rotto l'accerchiamento"
Si trova lungo la strada tra Comitan e San Cristobal, ben visibile e grandissimo.
All'interno, l'enorme Auditorio, la "ballena" in cui si è svolta la seconda edizione del Festival del cinema. Nel Caracol è aperto, anche per la gente di passaggio, il comidor "Imposible a posible para muchos mundos", allestito con una vasta area di tavoli e con un menù molto ampio.
Tutto è molto curato nelle costruzioni realizzate all'interno del terreno recuperato. La captazione dell'acqua piovana alimenta in parte il servizio idrico, i bagni sono dotati di latrine a secco ecologiche, tutto è concepito per avere il minimo impatto ambientale.
Nel Caracol ha sede la Giunta del Buongoverno "Semilla que florece con la conciencia de los que luchan por siempre" e tutti i servizi da quello sanitario alle varie tiendas.
Un percorso partito ancora nel 1983. In un bellissimo murales sono gli animali della Selva che raccontano l'arrivo dei primi sei compagni, la nascita dell'Ezln il 17 novembre 1983, poi nel 1985 come gli indigeni si appropriano della organizzazione.
Giaguari, pappagalli, tapiri, volpi, lumache, scarabei, tartarughe, cinghiali, farfalle ed altri animali prendono la parola, si animano lungo il murales ... ricordando che quello che oggi si vede è frutto di un lungo cammino, a volte duro e difficile ma che sta dando i suoi frutti.
Caracol La Garrucha - Zona Selva
Inoltrarsi nella Selva Lacandona ti fa capire perché all'inizio del secolo scorso Jan de Vos l'aveva definita "Desierto de la soledad", un immenso spazio verde attraversato da "canadas y rios".
Già allora c'era chi cercava di sfruttare le immense ricchezze naturali, saccheggiando legname e piante. In questo verde che pare infinito quando la "neblita" del "amanacer" si dissolve, sono fuggiti centinaia di indigeni per liberarsi dalla violenta schiavitù del latifondo, come racconta "La rebelión de los colgados" di B. Traven e gli altri suoi libri.
Da allora tanta acqua è passata sotto i ponticelli di legno. Nel 1983 nasce l'EZLN, che apparirà alla luce del sole il 1 gennaio 1994. Durante il levantamiento gli zapatisti hanno liberato dal latifondo migliaia di ettari di terreni ed hanno costruito la loro autonomia "sin permiso", totalmente indipendente dal Governo messicano.
La Selva si è riempita di spazi di autoganizzazione, le comunità, i Municipi autonomi, i Caracoles sedi delle Giunte del buongoverno ed ora i Crarez, Centri di resistenza autonoma e ribellione zapatista.
I vari governi, che si sono susseguiti, hanno cercato di fermare l'organizzazione indigena con la presenza dell'esercito, l'uso di paramilitari e lanciando progetti di sviluppo per coptare la popolazione.
Anche il nuovo Governo di AMLO non è da meno. La Guardia Nacional, nuovo corpo armato, è stato dispiegato anche nella Selva. E' stato lanciato il progetto "Sembrando vida", ovvero soppiantare le coltivazioni autoctone, seminando alberi da frutta, smembrando la proprietà "ejidal" della terra, con la mistificazione che così gli indigeni potranno coltivare e vendere i loro prodotti.
Gli zapatisti hanno risposto allargando i loro spazi e costituendo nuovi Caracol e Crarez, perchè come dicono loro "siamo sempre di più" ed anche tanti indigeni attirati all'inizio dalle promesse del nuovo governo, si stanno rendendo conto che erano appunto solo promesse.
Te ne rendi conto quando arrivi in ogni Caracol e vedi la Giunta coordinare le attività dalla salute, all'educazione all'agroecologia, alla produzione.
Alla Garrucha consegniamo materiali sanitari per il Sistema di salute autonomo, che da tempo stiamo appoggiando.
Un piccolo contributo per un grande progetto: garantire il diritto alla salute a tutt@ nella selva e non solo.
Durante il nostro viaggio nei territori zapatisti insieme ad Associazione Ya Basta Caminantes Padova, Ya Basta Roma Moltitudia, Associazione Ya Basta Bologna, Associazione Ya Basta Milano, Cooperazione Rebelde Napoli abbiamo consegnato anche i primi fondi raccolti con la Campagna in solidarietà con gli zapatisti insieme a Zerocalcare
Un nuovo anno incomincia, con rumori di guerra, quella contro l'umanità, ovunque nel mondo, ma anche si continuano a sentire, ovunque nel mondo, grida di libertà che non riescono ad essere messe a tacere.
Un nuovo anno anche in terra zapatista dove come dice il murales nel Caracol di Tulan Ka'u ci si chiede: "Un giorno quando il popolo governa e il governo obbedisce, poi cosa succederà?".............
Articolo a cura di Associazione Ya Basta Caminantes - Cooperazione Rebelde Napoli
La dichiarazione finale, dopo la precisa descrizione di quello che sta avvenendo nell'intero Messico, si conclude affermando "i nostri popoli, nazioni e tribù continueremo a proteggere e difendere i semi di resistenza e ribellione, nel mezzo della morte. Costruendo un cammino che duri in mezzo all'oscurità. Noi, uomini e donne, continueremo a restare per curare la madre terra, insieme a tutti i popoli del mondo”.
Vai la Comunicato finale Quarta Assemblea CNI e CIG
Forum in difesa del Territorio e della Madre terra |
Il Forum si è svolto il 21 e 22 dicembre 2019 sempre nel Caracol Jacinto Canek.
Due intensissime giornate molto gremite: un migliaio di partecipanti da 25 stati messicani e 24 paesi esteri. Nel dibattito si sono alternate relazioni preparate da realtà indigene, reti di resistenza, comunità in lotta sia messicane che internazionali, tra cui i Mapuche dal Cile e le comunità del Cauca in Colombia.
Un diagnostico chiaro e approfondito sui vari aspetti del saccheggio del territorio e la devastazione del tessuto sociale: dai megaprogetti, come il corridoi di trasporto merci interoceanico o il treno Maya, alla gentrificazione dei contesti urbani, all'estrattivismo e sfruttamento delle risorse idriche e del sottosuolo. Un'offensiva portata avanti in maniera congiunta da imprese transnazionali, istituzioni messicane di ogni livello e crimine organizzato.
" Negli interventi non c'è solo la denuncia di quel che accade anche in termini di repressione ma anche il racconto di come ci si organizza per lottare, delle forme di resistenza e costruzione di comunità. "
Cheran, Ostula, Tila, i territori Yaqui, Puebla, Morelos e via via. E' come se la mappa del Messico si illuminasse di punti che lampeggiano per segnalare che c'è vita, c'è resistenza proprio laddove si vorrebbe il silenzio e l'obbedienza.
Forum in difesa del Territorio e della Madre terra |
E' un racconto a più voci: le zapatiste illustrano il cammino fatto dalle donne per essere appieno ed a tutti i livelli nell'organizzazione, altri interventi riguardano il sistema autonomo di salute, educazione, comunicazione con i Tercios compas.
“Verranno nuovi tempi e nuovi modi di resistere. E' necessario pensare ad un'organizzazione vera” ha sottolineato la base d'appoggio Homero “però ora abbiamo capito che è importante camminare con le compagne perché l'organizzazione sia completa”.
Si descrive poi il presente, la scelta di creare nuovi caracoles, spendendo nove milioni di pesos, frutto dell'unità, della condivisione e dei lavori collettivi. Negli interventi non si nascondono le difficoltà ed anche gli errori. Viene affrontato anche il costante tentativo del potere di coptare e dividere le comunità, le famiglie, all'interno di quella che gli zapatisti chiamano “quarta distruzione”, portata avanti dal Governo di AMLO.
Interventi prima giornata Forum
Interventi seconda giornata Forum
Alla conclusione delle due giornate vengono lanciate in maniera comune le Jornadas en Defensa del Territorio y la Madre Tierra “Samir Somos Todxs”, per il 20,21 e 22 febbraio 2020.
Inaugurazione Caracol San Cristobal |
Nella cerimonia d'inaugurazione sono stati consegnati formalmente ai membri della Giunta i cinque bastoni del comando, a rappresentare le regioni e municipi autonomi di riferimento. L'apertura di questo spazio segna un passo in avanti nell'espansione dell'autonomia zapatista, stabilendo un Caracol in piena città. Durante il suo discorso il Subcomandante Moises ha detto “a partire da oggi iniziate a praticare quello che sognavamo 37 anni fa, quando è iniziata la nostra organizzazione. Fin dai primi dieci anni di clandestinità abbiamo deciso che bisognava organizzarsi. Molti di voi sono giovani e non erano ancora nati ed oggi vi tocca fare quello che noi abbiamo sognato 37 anni fa”.
Secondo Incontro Internazionale delle donne che lottano |
Secondo Incontro Internazionale delle Donne che Lottano.
Dal 27 al 29 dicembre si è svolto presso lo spazio “Huellas del Caminar de la Comandanta Ramona”, nei pressi del Caracol di Morelia, il secondo appuntamento per sole donne, lanciato dopo il primo incontro del marzo 2018. Iscritte più di 3.400 donne di 49 paesi, che hanno avuto l'opportunità, garantita in tutto e per tutto dalle donne zapatiste, di poter discutere e convivere in uno spazio completamente autonomo.
Secondo Incontro Internazionale delle donne che lottano |
Secondo Incontro Internazionale delle donne che lottano |
Un discorso lucido che invita a riflettere sul perché, ad un anno dal Primo Incontro di donne in terre zapatite, le violenze contro le donne non siano diminuite ma invece aumentate.
" Una domanda semplice rivolta a tutte le partecipanti: cosa dobbiamo fare per fermare la violenza contro le donne? "
Le zapatiste in parte, nel loro piccolo, una risposta la danno con l'atto realizzato dalle miliziane ed insurgentes. Decine di donne che in maniera ordinata, determinata ed organizzata, simbolicamente armate di archi e frecce circondano e proteggono una bambina indigena.
"Proteggerci, organizzarci", questo dicono le zapatiste con i volti dietro al passamontagna.
Vai al discorso completo Comandanta Amanda
Secondo Incontro Internazionale delle donne che lottano |
Nell'atto conclusivo le zapatiste hanno proposto di rivedersi ancora e di continuare a lottare ognuna con le proprie pratiche, nei propri territori e con le proprie parole d’ordine.
Vai a al discorso completo Comandanta Yesica
Secondo Incontro Internazionale delle donne che lottano |
Certo che, nel riprendere lo zaino per andarsene, non si può non fermarsi un attimo a pensare al tanto cammino percorso dalle donne indigene zapatiste, a quello che hanno realizzato all'interno della costruzione dell'autonomia complessiva delle comunità.
Ed una sola parola onestamente viene da dire, fuori da ogni ideologia “massimo rispetto!”, perché una cosa è vera: molte delle violenze raccontate e denunciate contro le donne durante l'incontro non avvengono nelle comunità organizzate zapatiste. Ed il perché lo si intravede negli sguardi profondi ed orgogliosi delle “donne di mais”.
Anniversario Levantamiento zapatista |
I festeggiamenti si svolgono sempre nel Semillero “Huellas del Caminar de la Comandanta Ramona”, in cui, come sempre in un batter d'occhio, gli zapatisti cambiano scenario. Se per l'incontro delle donne non c'era volutamente un palco centrale, per l'Anniversario il palco viene allestito e riempito di sedie che ospiteranno le Comandantas e i Comandantes del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno – Comandancia General del EZLN.
E' tardo pomeriggio quando dalla montagna scendono veloci centinaia di miliziane e miliziani, insurgentas e insurgentes che con una geometrica marcia, accompagnata dal ritmo dei bastoni, occupano tutto lo spazio centrale davanti al palco.
A prendere la parola per l'EZLN è il Subcomandante Moises.
" Ventisei anni di resistenza, di ribellione, di costruzione tenace di autonomia ed indipendenza, Moises parte da quel lontano 1 gennaio 1994 per riattraversare il cammino fatto dalle comunità zapatiste. "Ricorda l'appoggio ricevuto in questi anni. Denuncia come il potere cerchi sistematicamente di affermare che "gli zapatisti sono scomparsi, sono pochi ed isolati", peccato però che invece siano sempre di più e determinati ad esistere e resistere. Sottolinea come il nemico di allora sia lo stesso, anche se con un volto diverso.
" La "Bestia", il sistema, oggi nasconde la voracità del suo sfruttamento dietro i megaprogetti, presentati come il progresso che avanza. "Moises conclude dicendo che gli zapatisti, "hombres, mujeres, otroas" di ogni età, sono disposti a tutto, a perdere quello che hanno costruito, ad essere incarcerati, attaccati, calunniati per fermare la guerra che è in corso contro l'umanità!.
E poi aggiunge "... e voi cosa siete disposti a fare per fermare la guerra contro l'umanità nelle vostre geografie, calendari e a vostro modo?"
Vai al Comunicato Subcomandante Moises a nome EZLN
Al discorso di Moises segue l'atto culturale, in cui vengono presentati pezzi musicali, che spaziano dal rap alla cumbia, al blues, intramezzati da poesie e danze.
Nei testi la storia di questi 26 anni di lotta. Il ricordo di chi è morto combattendo in quel lontano 1994, come il Subcomandante Pedro ma anche l'attualità, i megaprogetti, la provocatoria presenza della Guardia Nazionale, nuovo corpo militare voluto dal Governo di AMLO, le tante false promesse e menzogne della 4T (quarta trasformazione) o meglio “quarta distruzione” come chiamano da queste parti i programmi del Governo attuale del Messico.
Musiche, danze, poesie “orgogliosamente zapatista”, come hanno detto i molti giovani che si sono alternati sul palco.
Anniversario Levantamiento zapatista |
La Comandanta Elizabeth è la prima a prendere la parola per ricordare quanto fatto dal 1994 e come continui ora il “camminare dentro l'autonomia. Qui siamo e qui resteremo, continuando ad organizzarci con resistenza e ribellione.”
Il Comandante Zebedeo sottolinea come sia passato un altro anno, dimostrando la forza “della nostra autonomia e del diritto a costruire la vita degna delle generazioni future … cercheranno mille forme per attaccarci, dividere le comunità, comperare la dignità, così è stato da sempre, come nell'oblio in cui vivevamo prima del levantamiento.” E conclude dicendo che come zapatisti "sappiamo che abbiamo di fronte un nemico grande, ma dalla nostra abbiamo l'orgoglio di essere uomini e donne ribelli alla morte".
La Comandanta Dalia insiste sulla volontà di difendere la madre terra e noi stessi come comunità. “Non ci possono fermare perché abbiamo le ragioni per lottare”, aggiunge. Ricorda poi come le donne zapatiste siano organizzate perché, come si è visto dai tanti dolori e rabbie raccolte nell'incontro internazionale delle donne, “non resta che unirci per far rispettare i nostri diritti como mujeres que somos”.
L'ultimo ad intervenire è il Comandante Tacho, che afferma che gli zapatisti difenderanno la loro autonomia costi quel che costi. “La difenderemo non importa a che costo, così come difenderemo la nostra terra perchè è meglio morire lottando che restare inginocchiati, così come abbiamo fatto il 1 gennaio 1994”. Conclude dicendo che “bisogna organizzarsi per essere invincibili non schiavi.”
Dopo il suo intervento i fuochi d'artificio che illuminano la notte si incrociano con slogan e abbracci.
26 anni di lotta pubblica, ed ancora prima altri 10 di organizzazione clandestina, possono essere tanti se si pensa ai mille attimi di una resistenza ed autonomia quotidiana, portata avanti con dignità ed anche allegria da migliaia di donne e uomini zapatisti.
Ma possono essere anche pochi se si pensa ai 500 anni di resistenza “degli uomini e delle donne di mais”.
26 anni possono essere tanti se si pensa che oggi molte delle ragazze e ragazzi, con il volto coperto dal passamontagna, che sono i protagonisti a tutti i livelli dell'organizzazione autonoma, non erano neanche nati in quel lontano 1 gennaio 1994.
Ma possono essere anche pochi se si pensa che questa incredibile esperienza di autonomia si proietta in nuove generazioni, pensa al futuro per costruire un mondo diverso per chi ancora non c'è.
" Pochi o molti che siano questi 26 anni, gli zapatisti continuano a dire “aqui estamos!”E noi siamo con loro, perché nella guerra contro l'umanità bisogna scegliere da che parte stare. "
Caracol Tulan Ka’u |
Tulan Ka´u è uno dei nuovi Caracoles inaugurati dagli zapatisti nell'estate 2019, come annunciato nel comunicato "Abbiamo rotto l'accerchiamento"
Si trova lungo la strada tra Comitan e San Cristobal, ben visibile e grandissimo.
All'interno, l'enorme Auditorio, la "ballena" in cui si è svolta la seconda edizione del Festival del cinema. Nel Caracol è aperto, anche per la gente di passaggio, il comidor "Imposible a posible para muchos mundos", allestito con una vasta area di tavoli e con un menù molto ampio.
Tutto è molto curato nelle costruzioni realizzate all'interno del terreno recuperato. La captazione dell'acqua piovana alimenta in parte il servizio idrico, i bagni sono dotati di latrine a secco ecologiche, tutto è concepito per avere il minimo impatto ambientale.
Nel Caracol ha sede la Giunta del Buongoverno "Semilla que florece con la conciencia de los que luchan por siempre" e tutti i servizi da quello sanitario alle varie tiendas.
" La nascita di nuovi Caracoles, Municipi Autonomi, Crarez fa parte del processo di autorganizzazione ed autonomia zapatista, che, ben lontano da essere un percorso statico, è invece un continuo cammino in movimento. "Una continua rielaborazione e riorganizzazione per garantire a tutte le comunità di essere sempre più parte del meccanismo dell'autonoma e per far si che il "todo para todos" sia una realtà.
Caracol Tulan Ka’u |
Un percorso partito ancora nel 1983. In un bellissimo murales sono gli animali della Selva che raccontano l'arrivo dei primi sei compagni, la nascita dell'Ezln il 17 novembre 1983, poi nel 1985 come gli indigeni si appropriano della organizzazione.
Giaguari, pappagalli, tapiri, volpi, lumache, scarabei, tartarughe, cinghiali, farfalle ed altri animali prendono la parola, si animano lungo il murales ... ricordando che quello che oggi si vede è frutto di un lungo cammino, a volte duro e difficile ma che sta dando i suoi frutti.
Caracol La Garrucha |
Inoltrarsi nella Selva Lacandona ti fa capire perché all'inizio del secolo scorso Jan de Vos l'aveva definita "Desierto de la soledad", un immenso spazio verde attraversato da "canadas y rios".
Già allora c'era chi cercava di sfruttare le immense ricchezze naturali, saccheggiando legname e piante. In questo verde che pare infinito quando la "neblita" del "amanacer" si dissolve, sono fuggiti centinaia di indigeni per liberarsi dalla violenta schiavitù del latifondo, come racconta "La rebelión de los colgados" di B. Traven e gli altri suoi libri.
Selva Lacandona |
La Selva si è riempita di spazi di autoganizzazione, le comunità, i Municipi autonomi, i Caracoles sedi delle Giunte del buongoverno ed ora i Crarez, Centri di resistenza autonoma e ribellione zapatista.
Caracol La Garrucha |
Anche il nuovo Governo di AMLO non è da meno. La Guardia Nacional, nuovo corpo armato, è stato dispiegato anche nella Selva. E' stato lanciato il progetto "Sembrando vida", ovvero soppiantare le coltivazioni autoctone, seminando alberi da frutta, smembrando la proprietà "ejidal" della terra, con la mistificazione che così gli indigeni potranno coltivare e vendere i loro prodotti.
Gli zapatisti hanno risposto allargando i loro spazi e costituendo nuovi Caracol e Crarez, perchè come dicono loro "siamo sempre di più" ed anche tanti indigeni attirati all'inizio dalle promesse del nuovo governo, si stanno rendendo conto che erano appunto solo promesse.
" L'autonomia zapatista invece è realtà, fatta di piccoli passi, che insieme costruiscono un cammino che porta miglioramenti costanti alla vita personale, familiare e collettiva degli indigeni. "
Laboratorio analisi - La Garrucha |
Alla Garrucha consegniamo materiali sanitari per il Sistema di salute autonomo, che da tempo stiamo appoggiando.
Un piccolo contributo per un grande progetto: garantire il diritto alla salute a tutt@ nella selva e non solo.
Durante il nostro viaggio nei territori zapatisti insieme ad Associazione Ya Basta Caminantes Padova, Ya Basta Roma Moltitudia, Associazione Ya Basta Bologna, Associazione Ya Basta Milano, Cooperazione Rebelde Napoli abbiamo consegnato anche i primi fondi raccolti con la Campagna in solidarietà con gli zapatisti insieme a Zerocalcare
Un nuovo anno incomincia, con rumori di guerra, quella contro l'umanità, ovunque nel mondo, ma anche si continuano a sentire, ovunque nel mondo, grida di libertà che non riescono ad essere messe a tacere.
Caracol Tulan Ka’u |
Articolo a cura di Associazione Ya Basta Caminantes - Cooperazione Rebelde Napoli