venerdì 1 agosto 2025

Messico - V.- DI GATTI E PIRAMIDI.

 


3 post scriptum 3

V.- DI GATTI E PIRAMIDI.

Continuiamo con i mondi paralleli.

Lo stesso può accadere con le piramidi sociali. In uno dei mondi la parte superiore è occupata, diciamo, da persone dalla pelle chiara, e nella parte inferiore ci sono quelle dalla pelle scura. In un altro mondo parallelo, è l’opposto: quelle della parte superiore hanno la pelle scura e quelle della parte inferiore la pelle chiara.

Si possono provare le alternative a piacimento: in alto gli uomini, in basso le donne; sopra i meticci, sotto gli indigeni; in alto gli etero, in basso le persone LGBTQI+; sopra i ricchi, sotto i poveri; chi possiede sopra, i senza nulla sotto, e viceversa. In questo modo si possono disporre le varie alternative delle proposte di analisi teorica e di progetti politici.

Ora, se una persona di uno di questi mondi si affaccia all’altro parallelo (e contrario contraddittorio, aggiungo), concluderà che in quel mondo la piramide è rovesciata. In quell’altro mondo gli indigeni stanno sopra e i meticci sotto; le donne dominano gli uomini; i “mangiafagioli” discriminano gli anglosassoni; i latini conquistano e sottomettono gli europei; le persone LGBTQI+ sbeffeggiano, attaccano e assassinano gli etero; i lavoratori sfruttano i padroni; i politici mantengono le promesse (ok, ok, ok, dubito che quel mondo esista); i criminali vengono puniti e gli innocenti sono liberi; eccetera.

Per molte teorie o “scienze sociali” la piramide del proprio mondo può essere “naturale” e “umana”. “È naturale che esistano persone che possiedono ricchezze e persone che non ne hanno”; “è naturale che comandino quelli che hanno conoscenza e che obbediscano gli ignoranti”; “è naturale che l’esercito meglio armato sconfigga quello più debole”; “è naturale che comandi la gente bella e obbedisca quella brutta”; “è naturale che l’uomo domini la donna”; “è naturale che gli etero violentino gl’altr*”; “è naturale che i meticci discriminino le altre razze”. Certo, si possono portare esempi che contraddicono questa “naturalità”, ma sto semplificando.

Intorno a questa “naturalità” si costruisce non solo un sistema politico. Anche una serie di “evidenze” che si manifestano nell’intera società: nella famiglia, nella scuola, nel lavoro, nella ricchezza, nella povertà, nella delinquenza, nell’anormalità, nella lingua, nei modi, nella comunicazione, nel rapporto con l’altro e con la natura, … e nella militanza.

In questo modo si costruisce qualcosa come l’“algoritmo” della società. Una serie di credenze e riferimenti per ciò che è buono e cattivo, bello e brutto, maschile e femminile, e via dicendo. “Evidenze” rafforzate dai mezzi di comunicazione e dall’interazione sociale nelle reti e negli spazi di studio, lavoro, trasporto, politica, attivismo, riposo e svago.

Insomma, la vita, la morte… e la sparizione. Perché il sistema ha creato un nuovo stato dell’esistenza delle persone: ci sono viventi, ci sono morti e ci sono desaparecid@s (né viv@ né mort@). Così, senza bisogno di Schrödinger e del suo gatto.

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La piramide rovesciata è alla base delle proposte delle avanguardie, delle trasformazioni, delle evoluzioni e delle rivoluzioni. Nella piramide, in alto ci sono poche persone e in basso ce ne sono molte, ma quelle in alto possiedono molte ricchezze, e quelle in basso no. La proposta è “rovesciare” la piramide: che chi non ha ricchezze e sta in basso, passi alla punta della piramide, spingendo in basso chi detiene le ricchezze.

A prima vista, l’inversione della Piramide, rovesciarla insomma, suona bene. Chi è sempre stato in basso, avrà la sua occasione di stare in alto. E chi è in alto, dovrà subire le condizioni di chi sta in basso.

Il punto è che, essendo molti quelli che stanno in basso, sarà difficile prendere decisioni, quindi compare la rappresentanza, e per questo serve l’avanguardia, il partito politico. Succederà che la piramide non si è “rovesciata”, bensì si è riprodotta con un’altra nomenclatura: le burocrazie trasformate in partiti politici buoni, cattivi o peggiori.

Inoltre, ovviamente, i poteri “alterni” (Capitale e Crimine Organizzato), mantengono la loro posizione, rinnovando i loro accordi e le relazioni con la “nuova” parte superiore della piramide.

Le proposte politiche delle diverse avanguardie hanno in comune la stessa offerta: poiché quelli in alto hanno e quelli in basso no, allora bisogna rovesciare la piramide.

Per questa “inversione” – che in realtà è una sostituzione di capisquadra –, è necessario l’ologramma dello “Stato Nazione”. Se giustizia, sicurezza, onestà e capacità sono assenti, allora c’è la squadra sportiva nazionale che, avvolta nella bandiera ufficiale, si getta nel precipizio della realtà. Ma il “pubblico” non applaude o fischia più, adesso fa meme.

In questi tentativi di “democratizzare” il cinismo e l’ottusità, le proposte politiche ricorrono alla creazione di nemici virtuali. Incitano la pelle scura contro quella chiara, il liberale contro il conservatore, quello di mezzo contro quello in basso e quello in alto, la periferia contro il centro, l’originario contro il meticcio, la donna contro l’uomo, l’altr@ contro l’etero, il giovane contro l’adulto, l’adulto contro l’anziano, il latino contro l’anglosassone, uno di una nazione contro un altro di un’altra, chiunque da qualsiasi parte del mondo contro il gringo, il residente contro il migrante. E viceversa.

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Lo zapatismo riconosce al sistema una tale capacità di distruzione da poter spazzare via un intero pianeta, un mondo insomma, sostituendo un’organizzazione sociale con un’altra. In effetti, il capitalismo nasce da una rivoluzione. Non sono le rivoluzioni a preoccuparlo, ma il fatto che seguano sempre la stessa logica piramidale: c’è chi comanda e chi obbedisce.

Ora, nella sua fase attuale, il sistema sta operando una trasformazione. Ma non significa che scomparirà. Piuttosto è una riorganizzazione, un adattamento alle nuove condizioni di ciò che alcuni chiamano “sistema-mondo”.

Che il capitalismo stia appena prendendo coscienza della distruzione irreversibile che ha provocato, non è il punto. Di fronte a questo, esplora o prova diverse strade.

Una è tornare al passato.

Non ci riferiamo solo al processo di accumulazione originaria, dove il sistema nasce, cresce e si consolida tramite l’espropriazione e le guerre (cosa che solitamente dimenticano teorici e storici). Ma a una sorta di salto impossibile all’indietro, a ciò che significa cercare di ricostruire il cosiddetto “Stato del Benessere” o “Welfare State” (un redivivo Keynes del Benessere). Vale a dire, uno Stato ugualmente repressivo e reazionario, ma con sfumature di giustizia sociale o, se si vuole, programmi sociali che attenuino il peso del piano inferiore della piramide, della sua base. Ma la maledetta realtà non abbandona la sua posizione reazionaria e, prima o poi, rompe i muri di quella piramide. Così, la “Rigenerazione” si trasforma in un riciclo di quarta mano.

C’è anche il tentativo di “allargare” (o “ingrassare”) le classi medie che, come indica il nome, sarebbero tra la parte alta della piramide e la base. Queste parti “medie” sopravvivono con l’ambizione di salire altri gradini della piramide, e con il terrore che la base non regga più o non si possa controllarne l’esplosione e si ribelli e si riveli. Per l’una e l’altra cosa, ricorrono al partito avanguardia. Per controllare, rallentare o addirittura estinguere le ribellioni; e per scalare, tramite incarichi e vantaggi, la scala sociale. Gli ultras di ieri sono i funzionari “realisti” di oggi. Le classi medie sono il vivaio del Mandón.

Ecco spiegato il panico dei loro portavoce di fronte a vetri rotti, scioperi, blocchi, manifestazioni, occupazioni, grida, azioni e quelle brutte cose che fanno i cattivi, sporchi e brutti della storia – quelli che non compariranno nei libri di testo delle scuole dell’obbligo. La loro facilità nel “commuoversi” per le guerre “lontane”? Beh, è perché credono che accadano solo in altre piramidi.

Ma, contro le prove giornalistiche, gli articoli d’opinione e le profonde analisi geopolitiche, da tempo il grande capitale non è nazionale. Cioè, non si riferisce a una geografia. Ha a che fare con la sua posizione nell’economia mondiale. Il grande capitale, il Mandón insomma, non si chiede cosa fare in Medio Oriente, in Europa Orientale, o con le diverse bandiere, stemmi ufficiali, inni ed equipaggi sportivi. No, il grande capitale si chiede cosa fare e come, ma in tutto il pianeta.

Il grande capitale non è ancora d’accordo, ma le sue menti pensanti prevedono che ciò che sta arrivando è ormai inevitabile e bisogna saccheggiare il più possibile. E per questo non contano gli organismi internazionali, le leggi… né le nazioni.

Le diverse destre, incluso il progressismo, si contendono i favori del grande capitale. Come due fratelli, litigano per la carezza del Mandón. E usano ciò che possono. Si accusano a vicenda con strilli isterici: alcuni avvertono dell’arrivo del comunismo; gli altri, della resurrezione del fascismo. Tutti si offrono per mantenere sotto controllo la base della piramide. Alcuni con le botte. Gli altri pure.

Solo che alcuni si vantano, mentre gli altri fanno la faccia da “questa è un’eredità di un passato che non tornerà” e, non senza smorfie di disgusto, lanciano elemosine alla base della piramide. Elemosine che vengono trasferite al Crimine Organizzato tramite le estorsioni delle stesse autorità che gestiscono i programmi sociali e li amministrano in cambio di voti.

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Nel frattempo, una parola che sintetizza molte cose che dovrebbero vergognare la parte alta della piramide, ribadisce la sua vocazione a una vita libera: Palestina. Oggi Palestina definisce il vero obiettivo della piramide, la cassa mortale promessa per i popoli del mondo.

Ci sono parole silenziose che camminano terremoti, che navigano tempeste, che sorvolano uragani. Solo all’alba si sentono, quando nella veglia tutto duole. Allora arrivano e il loro mormorio lacera la pelle della memoria. Una cicatrice, ancora sanguinante, è ciò che rimane. “Gaza” è una di quelle parole, una che indigna, che ribella, che rivela.

Dalle montagne del Sudest Messicano.

Il Capitano

Luglio 2025

lunedì 7 luglio 2025

Messico - 3 post scriptum 3 IV.- DI GATTI E SCATOLE.

 


3 post scriptum 3

IV.- DI GATTI E SCATOLE.

(oh, lo so. Avevo detto che erano 3 post scriptum 3, però…
non erano forse 4 i Tre Moschettieri? … ok, ok, ok, ho mentito: non sono 3, sono …)

Una paradossale contraddizione del paradosso di Schrödinger

Erwin Schrödinger (Austria-Irlanda. 1887-1966), che a quanto pare non era molto affezionato ai felini domestici, propose un esercizio teorico per la fisica quantistica.

Il ragionamento è semplice, anche se le sue implicazioni sono assai complesse. Dentro una scatola è stato chiuso un gatto. La scatola contiene un dispositivo che, in un momento imprecisato, può attivarsi e uccidere il gatto. Poiché la scatola è ermetica, non si sa se il gatto sia ancora vivo o sia già morto. Finché la scatola non viene aperta, non è possibile sapere quale delle due possibilità si sia realizzata. Nel tempo sospeso, quello in cui non sappiamo se è vivo o morto, si presume l’esistenza di due mondi o universi simultanei. In uno, il gatto è già morto. Nell’altro, è ancora vivo. Un meccanismo letale attivato e non attivato; un gatto vivo e morto allo stesso tempo; una sovrapposizione di stati, secondo la fisica quantistica.

Lasciamo da parte, per ora, i riferimenti ai multiversi dei fumetti e le conseguenze per la fisica teorica. Mettiamo da parte anche l’antipatia di don Schrödinger verso i gatti, e il fatto evidente che non li conosceva bene (chiunque abbia avuto a che fare con un gatto sa che non si lascerebbe intrappolare, e tanto meno rinchiudere, senza protestare e senza difendersi – e ancor di più se si tratta di un… gatto-cane –). E non soffermiamoci neppure troppo sul fatto che il gatto sia prigioniero e condannato a morte, a meno che qualcuno non si degni di aprire la scatola mentre il meccanismo letale non è ancora stato attivato, e il gatto possa saltare fuori e liberarsi dalla prigione.

Si suppone che questo esperimento teorico sia alla base dell’idea che siano possibili mondi paralleli in diversi universi, cioè in un multiverso (anche se serve anche a dimostrare che le leggi della fisica quantistica non si applicano nella vita quotidiana).

Per quanto mi permetta la mia limitata conoscenza dei fumetti, capisco che, in quei mondi differenti, l’individuo resta al centro, ma in versioni diverse. In un mondo, Sheldon Cooper (serie televisiva The Big Bang Theory) è uno scienziato con problemi di relazione sociale. In un altro è un donnaiolo incallito. In un altro ancora è un giudice “popolare” del sistema giudiziario messicano (oh, lo so, la mia perfidia è sublime).

E questa digressione che, spero, disorienti, ha a che vedere con il fatto che, persino avendo l’immaginazione necessaria a concepire l’esistenza simultanea del gatto vivo e del gatto morto, non viene mai proposta la possibilità (o l’universo) in cui uno o più gatti si rifiutino di entrare nella scatola. Per di più con l’aggravante che il presunto gatto sia in realtà un gatto-cane.

Nel proporre alcune possibilità, se ne omettono altre.

Quando si parla del sistema capitalista, le diverse proposte si concentrano su ciò che si può fare per migliorare le condizioni del gatto rinchiuso nella trappola, per prolungarne la vita (o la possibilità di vita), o per “umanizzare” il dispositivo mortale.

È, diciamo, ciò che propone il progressismo. Definizione di progressismo? Beh, quelli che sono di sinistra fino al giorno prima di diventare governo e ottenere un incarico, una poltrona, uno stipendio, insomma. Poi smettono di essere di sinistra, diventano governo, e mascherano il proprio pragmatismo (che li porta ad allearsi e fraternizzare con i nemici di ieri – e a prendere le distanze dal loro passato sociale –) nel nome della real politk. È dunque una sinistra gradita al capitale. Ovvero, una destra “cool”, graziosa, perbene e arrossita.

In questo caso, il progressismo prometterà di liberare il gatto dalla sua prigione. Poi, poiché non può o non vuole farlo, “modifica” la promessa: “ti farò stare più comodo”; “otterrò condizioni migliori per la tua morte”; “lotterò affinché il dispositivo mortale non si attivi troppo in fretta”. Oppure può anche incoraggiare il prigioniero a resistere, dato che ha il 50% di possibilità di sopravvivere temporaneamente. Prigioniero, sì, ma vivo.

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Il sistema capitalista è quella scatola. Al suo interno, moltitudini attendono, senza saperlo, l’attivazione del congegno assassino. Guerre, carestie, catastrofi “naturali”, assalti violenti, omicidi, arbitrii governativi, distruzioni: tutto serve a risolvere l’enigma “vivere o morire?”.

Nella scatola c’è chi ha «commesso il crimine» di essere donna, bambino o bambina, giovane, anziana, otroa, avere la pelle scura, essere di un popolo originario, parlare una lingua straniera nella propria terra, eccetera. Non importa la condizione, il genere, la razza, l’ideologia, la religione, il modo, l’altezza, la costituzione fisica: quella persona che si trova nella scatola è sottoposta a quelle leggi mortali.

Non solo senza possibilità di uscita, ma anche senza poter nemmeno immaginare che fuori da lì possa esistere un altro mondo.

L’opzione per ritardare la morte o migliorare le condizioni della condanna è la sottomissione, è l’accettazione di essere parte della vetrina delle “stranezze” che il sistema espone per il proprio divertimento. Donna, otroa, di un popolo Originario, Razza, Quartiere, Nazionalità: ogni “singolarità” ha il suo posto nella bottega delle curiosità, purché si comporti “bene”. Altrimenti, beh… la “mano invisibile del mercato” azionerà la leva dello sterminio.

Esempio: il crimine di nascere, crescere e lottare in terra palestinese consiste nel non accettare di essere parte della vetrina del capitale. E resistere e ribellarsi contro la macchina. La macchina vuole un centro ricreativo a Gaza, ma la civiltà palestinese è d’intralcio. Il popolo palestinese lotta per un territorio in cui vivere.

La Palestina è il miglior esempio della crisi terminale dei cosiddetti “Stati Nazionali” e dei loro governi. Non comandano: obbediscono secondo convenienza. Sono incapaci di proporre una politica estera indipendente, dignitosa, coerente.

E di fronte al massacro in corso, la complicità e l’omissione dei governi del pianeta (salvo alcune eccezioni) è patetica. Le polizie dei vari governi europei e americani che reprimono le manifestazioni contro il genocidio in Palestina sono il miglior discorso sull’“umanesimo” occidentale.

Nel mondo di sopra, i governi europei sono la corte oziosa e inutile del re di turno. Russia e Cina sono i conti e i duchi che tramano per un regicidio e propongono un monarca alternativo. Il resto dei governi nazionali del mondo, salvo chi si è espresso chiaramente contro, sono i paggi affannati, stressati dalle continue richieste e pressioni della famiglia reale.

Chi osserva, gestisce, si diverte e scommette su ciò che accade nella scatola? I grandi capitali: finanziari, commerciali, industriali, e ora anche digitali e aerospaziali.

I governi del mondo, nella loro maggioranza, sono solo i venditori di biglietti per le scommesse, i “broker” delle borse valori dove le guerre sono sempre in rialzo… e la vita in basso… in caduta. E, come i Milei che sono e saranno, sono quelli incaricati di comprare e servire il vino nei banchetti monarchici (la motosega è un dettaglio autoctono).

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Tuttavia, c’è chi pone un’altra possibilità: non entrare nella scatola o uscirne.

Ancora oltre: c’è chi mette in discussione la scatola stessa, la sua esistenza eterna e onnipotente; e la sua pretesa di essere l’unico universo che tollera, al suo interno, la diversità, i vari universi o multiversi… purché addomesticati.

Queste persone sono ciò che noi zapatisti chiamiamo “Resistenza e Ribellione”.
Resistenza per non entrare nella scatola o, se si è dentro, Ribellione per lottare e uscirne.

Resistenza e Ribellione che si propongono la distruzione della scatola, della logica che l’ha creata e della credenza che “non sia possibile qualcos’altro”.

Dalle montagne del Sudest Messicano.

Il Capitano.
Luglio del 2025.

Testo originale: https://enlacezapatista.ezln.org.mx/2025/07/07/3-posdatas-3-iv-de-gatos-y-cajas-oh-lo-se-habia-dicho-que-eran-3-posdatas-3-pero-no-eran-4-los-tres-mosqueteros-ok-ok-ok-menti-no-son-3-son/

Traduzione di 20ZLN

domenica 6 luglio 2025

Messico - III.- POST SCRIPTUM PATRIOTTICO Un incubo con stemma, inno e bandiera (e, ovvio, CURP biometrico)

 


III.- POST SCRIPTUM PATRIOTTICO
Un incubo con stemma, inno e bandiera (e, ovvio, CURP biometrico)

Proviamo a immaginare uno scenario di fantasia: le postazioni che le forze armate nordamericane hanno preso al confine con il Messico e nelle acque del Golfo del Messico e del Pacifico, non servono per minacciare, fare pressione o tenere d’occhio i cartelli.
Neanche per blitz o incursioni lampo contro qualche cartello.
La disposizione strategica di quelle forze è per un’invasione.

Se così fosse, allora i riferimenti all’inno nazionale sarebbero solo retorica. Un richiamo all’unità nazionale, come ai tempi di Luis Echeverría Álvarez e José López Portillo.
(ndt: presidenti messicani degli anni ’70 e ’80, noti per il populismo e la repressione)

Sempre seguendo questa supposizione, ci si aspetterebbe che i cattivi governi comincino i preparativi: si attiverebbe il Servizio Militare Obbligatorio e si istruirebbe la popolazione civile all’uso delle armi da fuoco, alla costruzione di difese, all’uso di rifugi e coperture, alla conoscenza del territorio, alla catena di comando.
Certo, per questo bisognerebbe dotare la popolazione civile di armi, anche rudimentali.
E le forze armate riorienterebbero le proprie azioni alla preparazione della difesa.

La prova che tutto questo è impensabile per i governi è che proprio la cosiddetta legge sulla Guardia Nazionale approvata va nella direzione opposta.
Tutta la struttura e la strategia delle forze armate in Messico sarebbe, in termini militari, disposta non per la difesa da un attacco esterno, ma per il controllo interno.
E gli eserciti non starebbero progettando, costruendo e amministrando i megaprogetti della propaganda ufficialista della 4T.
(ndt: 4T è la sigla di “Cuarta Transformación”, “Quarta Trasformazione”, il progetto politico di López Obrador che richiama le tre “grandi trasformazioni” della storia messicana: Indipendenza, Riforma e Rivoluzione)

Supponiamo che il signor Trump non si accontenti di piegare il Messico con dazi, chiusure selettive delle frontiere e misure commerciali e finanziarie.
Supponiamo che Trump sia uno a cui prude l’ego, desideroso di “entrare nella storia” (vi ricorda qualcuno?).
Supponiamo che non gli basti un dominio discreto e silenzioso sul suo obiettivo, e che abbia bisogno di fare scena e pensi che nulla funzioni meglio delle armi per farlo.
Supponiamo che Trump sia un bullo che non solo ha bisogno di umiliare, ma vuole che si veda, che quel gesto vigliacco “serva da lezione”.
Certo, intelligente non è, ma ha l’arma carica e il dito sul grilletto.

Cosa avrebbe a suo favore?

Un punto essenziale per un’invasione è avere una casus belli, un motivo, insomma, per quella guerra.

Eduardo Ramírez Aguilar, che sostiene di governare lo stato sudorientale del Chiapas, avrebbe già dato ai gringos l’indicazione da seguire in questo scenario ipotetico.
(ndt: “gringos” è un termine colloquiale e ironico con cui in Messico ci si riferisce agli statunitensi)

Le sue forze armate locali hanno invaso momentaneamente il vicino Guatemala e lui ha subito giustificato la figuraccia accusando quel governo… di complicità e protezione del crimine organizzato (esattamente quello che dicono i gringos del Messico).
Certo, dal centro gli è arrivato uno scapaccione, ma il danno era – ed è – fatto.

Con la nuova prerogativa, le forze militari, invece di spiare chi critica e si oppone alla 4T, raccoglierebbero informazioni sul terreno e sulle capacità militari del probabile aggressore.

Da parte sua, l’aggressore raccoglierebbe le informazioni necessarie sull’obiettivo dell’invasione.
E, come si è visto, peserebbero più le informazioni sul carattere del nemico, la sua psicologia, il suo modo di essere, insomma.

Un altro elemento da considerare in quell’invasione ipotetica sarebbe: ha sostegno locale sul territorio invaso?

Perché, a differenza dell’Ucraina e della Palestina, dove non è emerso – o non ancora – un Juan Guaidó come in Venezuela, in Messico sì che c’è chi sospira e aspira a diventare parte degli Stati Uniti.
(ndt: Juan Guaidó è un politico venezuelano che si autoproclamò presidente ad interim con l’appoggio degli USA)

L’estrema destra (nota anche come “l’opposizione”) vuole farsi notare.
Il baccano che fanno tutti e sette i giorni della settimana non è diretto al votante.
Quello ormai milita con l’ufficialismo, grazie a sussidi sociali sempre più rachitici nel momento in cui arrivano al destinatario.

Sbaglia l’ufficialismo a gongolare perché l’isteria della destra non produce effetti visibili nelle elezioni.

L’estrema destra non fa i capricci per farsi guardare dalla gente del Messico.
Lo fa per farsi notare dal “nord brutale e confuso”.
(ndt: espressione usata storicamente nei comunicati zapatisti per indicare in forma ironica e critica gli Stati Uniti)

Questo settore, pur essendo numericamente piccolo, fa un bel casino sui media.
Però ha almeno due problemi:

Uno: quando uscire allo scoperto per quello che sono.
E quando dicono, tra un sorso e l’altro, “Il Messico non sarà il Venezuela”, lo fanno pensando di non mostrarsi fino a quando la bandiera a stelle e strisce non sventolerà sul vecchio Palazzo di Cortés.
“Non saremo Juan Guaidó, che è rimasto ad aspettare lo sbarco dei marines”, si dicono.

Ma due: il problema più grosso che hanno è decidere chi riceverà l’invasore come anfitrione.
E nel tentativo di mettersi davanti, si svelerebbero.
Alito? Anaya? Salinas Pliego? Un triunvirato?
Quest’ultimo ha il fascino del classico.

In generale, oggi la 4T deve molto all’estrema destra.
I suoi rutti mediatici le danno coesione interna, discorso patriottardo e munizioni per le conferenze stampa del mattino e per i pennivendoli di turno.
(ndt: “la mañanera” è la conferenza stampa quotidiana tenuta dal presidente López Obrador prima e ora da Claudia Sheinbaum alle 7 del mattino)

su questo sguardo al passato, l’estrema destra e il governo ufficiale si ritrovano d’accordo (Movimento di Rigenerazione Nazionale, Partito Verde Ecologista e Partito del Lavoro — tre partiti che nei loro nomi stessi racchiudono un paradosso).

Una e un’altra volta, nella scuola quadri di quei partiti, cioè nella “mañanera”, si ripete che il passato preispanico fu splendido (in realtà, si riferiscono alla loro adorazione per l’impero azteco — che, appunto, era un impero). Per questo riscrivono la storia per adattarla ai propri comodi.

Mentre l’estrema destra sospira per vedere l’esercito nordamericano marciare su Reforma, nell’ufficialismo alcuni sognano che arrivi l’esercito russo; altri quello cinese, e, beh, il PT brama l’arrivo dell’esercito… della Corea del Nord!

Tra estrema destra e ufficialismo la questione sarebbe chi starebbe in cima alla piramide. Un cambio alla cima della piramide o un cambio di piramide, insomma.

In questo scenario ipotetico, vi immaginate i prodi della 4T impugnare un FX-05 Xiuhcóatl (Serpente di Fuoco) calibro 5.56 mm? Li immaginate affrontare a petto nudo le pallottole dell’invasore? O li vedete correre a nascondersi? Ops, in questo scenario ipotetico non c’è dove nascondersi. A meno che non cambino schieramento…

Già, avete ragione: meno male che tutto ciò non succederà! Non c’è nulla all’orizzonte che faccia pensare a una cosa simile. Sono solo le voglie del Capitano di rompere le scatole e rovinare il pranzo.

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Se si guarda alla classe politica, questo paese chiamato Messico è un paese di molte menzogne. Tanti capi — e cape, si capisce. Generali in abbondanza, truppa scarsa. Ognuno e ognuna con la propria guerra per salire nella piramide. I loro appelli all’unità nazionale sono inutili perché nemmeno riescono a unire il proprio partito.

In più: corruzione, inefficienza e incapacità (per esempio, contro inondazioni e siccità), demagogia riciclata, indigenismo da vetrina, voci “indipendenti” a pagamento: freelance e sicari della mañanera, delle colonne di opinione, dell’istituzionalizzazione dell’inganno (perché un “bignami” è una vecchia truffa scolastica).

Intanto, come segno del cambiamento, il paese passa dall’essere un cimitero clandestino a una zona di sparizioni. E lo si celebra come progresso: “sono diminuite le morti violente”, anche se ora aumentano le sparizioni. Il Non-Luogo come patria col CURP biometrico.

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Dubbi:

1.- Quindi bisognava seminare mais e fagioli, e non alberelli commerciabili?

2.- Dato che l’ufficialismo riconosce la distruzione della natura con il Tren Maya (“non abbatteremo nemmeno un albero”, disse il Supremo), e in linea con la politica estera del chiedere scuse, chiederanno perdono alle persone di “Salvami dal treno” per insulti, pressioni e attacchi, e riconosceranno che avevano ragione nelle loro denunce? E alle comunità indigene colpite?

3.- Ah, quindi non era vero che avevano finito il cosiddetto huachicol?

4.- L’attuale situazione significa che la politica degli “abbracci e non schiaffi” è servita a…?

5.- Allora il Salinas “buono” (Ricardo Salinas Pliego) non era tanto buono, e fu un errore finanziarlo affidandogli i programmi del Bienestar nei primi anni del passato sexenio? Ora il Salinas “cattivo” (Carlos Salinas de Gortari) diventerà “il dottor Salinas”?

6.- Perché c’è tempo, disponibilità e “buona volontà” per ricevere l’ambiguo Carlos Slim, il segretario di Stato yankee e i grandi imprenditori (bella gente, eh), ma non per ricevere la CNTE e le madri che cercano i loro figli? Perché sono brutte? Perché sono “mangia-quando-ce-n’è-e-quando-no-eh-pazienza”? Ah, perché stanno alla base della piramide?

7.- Accusando l’ineffabile Alfonso Romo di riciclaggio di denaro, il governo gringo dimostra di aver imparato dal crimine organizzato? Così come, per avvertire Clara Brugada di non uscire dai binari, le assassinano due collaboratori? O per chi è l’avvertimento?

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Ma non tutto è svergognamento della classe politica, nazionale e internazionale, là in alto.

In basso…

C’è chi cerca e, seppur in ritardo, non si arrende, non si vende e non cede.

C’è chi non guarda verso l’alto, ma guarda allo specchio.

C’è chi, vedendosi in altri, altre, altrə, si ritrova.

Perché “su tutto il pianeta nascono e crescono ribellioni che si rifiutano di accettare i limiti di schemi, regole, leggi e precetti. Perché non ci sono solo due generi, né sette colori, né quattro punti cardinali, né un solo mondo.”
(Semillero Comandanta Ramona, 9 agosto 2018)

Dalle montagne del Sud-Est Messicano.

El Capitán.
México, già a luglio del 2025.

Testo originale: https://enlacezapatista.ezln.org.mx/2025/07/02/3-posdatas-3-iii-posdata-patriotica-una-pesadilla-con-escudo-himno-y-bandera-y-claro-curp-biometrico/

 

Traduzione 20ZLN

mercoledì 2 luglio 2025

Messico - 3 Post Scriptum 3 II.- P.S. DI RAZZE ED ALTRE DIFFERENZE.


3 POST SCRIPTUM 3

II.- POST SCRIPTUM DI RAZZE ED ALTREDIFFERENZE.
Un continente,
tanti colori.

Se dovessi colorare ogni area geografica di un colore diverso, quale sceglieresti?

Diciamo che, nel continente americano scegli il giallo, al limite dell’arancione. È un colore molto di moda nel nord di quel continente. Molto in linea con l’ICE gringo le cui truppe nascondono il volto per non mostrare che la loro pelle a volte è dello stesso colore dei perseguitati. “Beaners” o “frijoleros” è il termine dispregiativo che usano per descrivere le loro vittime, con questo doppio riferimento a ciò che mangiano e al colore della pelle. Usavano anche il termine “cafecitos” (“brownies“).

Il colore della pelle e le identità culturali sono, per chi detiene il potere e i suoi sicari, una risorsa per identificare il nemico da eliminare. L’esercito messicano (oggi così adorato dai progressisti che ieri lo criticavano) quando invase il territorio zapatista nel 1995 – frutto del tradimento di Ernesto Zedillo Ponce de León nel febbraio di quell’anno – attaccò le comunità (come fa oggi la cosiddetta Forza di Reazione Immediata Pakal del governo dello stato del Chiapas) per rubare i pochi beni degli indigeni. Durante l’invasione, gridavano: “Fottuti indios pozoleros!”.

Il paradosso è che, quando disertavano, i soldati attraversavano le stesse comunità che avevano saccheggiato implorando un po’ di… pozol.

Ma non lasciatevi distrarre dai ricordi politicamente scorretti di oggi. Stiamo parlando del colore della pelle.

C’è di più: per esempio, la lingua. Per Trump è chiaro che i “frijoleros” non solo parlano un inglese molto diverso, ma hanno anche creato una propria lingua.

Nel gennaio del 1994, quando decine di migliaia di agenti federali arrivarono in Chiapas per “abbattere i trasgressori della legge”, un ufficiale che disertò quando capì chi stavano cercando ci raccontò che chiesero all’alto comando come identificassero “gli zapatisti”. I generali risposero: “Sono bassi, di pelle scura, parlano male o per niente spagnolo e i loro costumi ricordano molto quelli di un museo o di un laboratorio artigianale”. I soldati si guardarono l’un l’altro. Milioni di persone corrispondevano a quella descrizione.

Riporto alla mente questo ricordo perché è il criterio “criminale” che l’ICE gringo utilizza per trattenere, picchiare, imprigionare e deportare i migranti.

Importa se il detenuto ha i documenti? No, ciò che conta è il colore della sua pelle, il suo slang, il suo gergo e la sua parlata (qui diciamo “il modo”), i suoi baffi, i suoi vestiti cadenti e il fatto che davanti a un hamburger e dei tacos scelga… tacos (“con coriandolo, cipolla, pomodoro e tanta salsa, per favore”). Se fa anche parte del movimento LGBTIQ+, beh, è un criminale con tutte le aggravanti del caso.

Nei primi anni della rivolta, nelle caserme dell’esercito federale fecero tutto il possibile per convincere le truppe ad attaccare gli zapatisti. Per esempio, presentarono spettacoli teatrali (una valida risorsa didattica) in cui il defunto SupMarcos era gay, omosessuale, checca, frocio, queer, mayate, mordi-cuscini o come si chiamano ora. Tutti volevano interpretare il ruolo del defunto perché, comunque fosse, quell’uomo era bello.

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Iniziamo con il colore della pelle, poi con la cultura, la lingua, l’altezza, il cibo, l’abbigliamento, l’identità sessuale ed affettiva, ecc. Ora aggiungi il suo status, legale o meno, essere di un’altra geografia come luogo di nascita o quello dei suoi antenati. Migrante, o di genitori, nonni o bisnonni migranti. Ecco il profilo del criminale da perseguire.

Ora, osserva qualsiasi geografia e identifica le persone che corrispondono a questo profilo “scientifico” (che metterebbe in imbarazzo qualsiasi serie TV americana in cui la polizia è sempre brillante, carina e, soprattutto, incorruttibile e rispettosa della legge) e vedrai che sono milioni.

Senza andare troppo oltre, il gabinetto di Trump include discendenti di migranti in posizioni chiave. Marco Rubio, Segretario di Stato, non ha un cognome molto anglosassone ed è figlio di migranti cubani. Kristy Noem, Segretario della Sicurezza Interna, è di origine norvegese. Senza (ancora) un incarico nel gabinetto c’è il senatore di estrema destra Ted Cruz, il cui padre è cubano e il cui nome è Rafael. Lori Chavez, Segretario del Lavoro, è di origine messicana. Trump è discendente di migranti e sua moglie è slovena di nascita.

Dato che è difficile fare distinzioni usando questi criteri, affrontiamo l’argomento spesso ripetuto: sono criminali. In realtà, ciò che non viene detto è che sono considerati “potenziali criminali”.

Lasciamo perdere il fatto che diversi membri di quel governo sono stati accusati di abusi sessuali e abuso di droga. Non è provato. Quindi concentriamoci su coloro che sono stati condannati, cioè processati e dichiarati colpevoli. Lo vedi? Sì, Donald Trump.

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Per quanto riguarda l’immigrazione, i cosiddetti, pretenziosamente, Stati Nazionali, di loro iniziativa e in seguito in coincidenza con la posizione della polizia statunitense, stanno facendo lo stesso. A sud degli Stati Uniti, il Messico ha attuato un’operazione criminale contro l’immigrazione dall’America Centrale e, attraverso di essa, da altri Paesi. L’Istituto Nazionale per le Migrazioni è una replica, in termini di illegalità, brutalità, arbitrarietà e violenza, della Polizia di Frontiera statunitense e dell’ICE. E il razzismo nella società non è da meno. Naturalmente, con le sue differenze. Negli Stati Uniti vengono picchiati, imprigionati e deportati. In Messico, vengono venduti ai cartelli, estorti, imprigionati, fatti sparire, assassinati… e bruciati vivi.

Nel Salvador, Bukele (formatosi alla scuola quadri dell’FMLN fattosi partito) li rinchiude e ne trasmette in televisione le condizioni. Questo non gli impedisce di intascare la sua parte dalla criminalità organizzata.

La storia si ripete negli altri paesi che hanno le loro fondamenta e la loro storia in quei colori scuri. Nel Cile progressista (sì) e nell’Argentina di Milei, la gente del luogo, il popolo Mapuche, è stato vessata per secoli (sebbene ne sia uscito vittorioso 10, 100, mille volte). Nel Brasile progressista, un etnocidio “silenzioso” è in atto in Amazzonia. Geografie come Ecuador, Bolivia, Perù e Colombia reprimono come meglio possono le proteste e le ribellioni degli indigeni, che sono del colore della terra.

Eppure, nelle vetrine del progressismo (che, paradossalmente, insiste nel rivendicare il passato), alcuni manichini “indigeni” a volte ostentano i loro abiti eleganti, aspirando, come servitù, a vedere il loro colore tollerato ai piani alti della piramide. Ovvero, come bigiotteria a buon mercato e sostituibile.

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Gli Stati Nazionali nascono dal saccheggio delle risorse. Ma non solo delle risorse, ma anche di identità, differenze e particolarità. Lo Stato Nazionale, con il mito della cittadinanza, impone omogeneità ed egemonizza. Bandiera, stemma, inno, forze armate, squadre sportive nazionali, storia e lingua ufficiali, valuta, struttura giuridica e amministrazione della giustizia contribuiscono tutti a soppiantare, attraverso l’imposizione violenta, differenze di colore, razza, lingua, genere e, si badi bene, posizione sociale, storia e cultura.

È “cittadino” il nero, il marrone, il giallo, il rosso e il bianco. Lo è l’alto e il basso; il grasso e il magro; l’uomo, la donna e loa otroa; il meticcio e l’indigeno; il padrone e il dipendente; il ricco e il povero.

In questo senso, il popolo originario espropriato del suo territorio è uguale a chi esegue l’ordine di sfratto e al funzionario “indigeno” che ha avallato il furto. La donna vittima di violenza è uguale a chi la fa sparire, la uccide o la aggredisce. La persona transgender è uguale al poliziotto che “eccede” nel compimento del suo dovere. La commessa di na caffetteria è uguale a Carlos Slim. E così via.

E queste “cittadinanze” si sostengono in una nazionalità che, a sua volta, supporta le argomentazioni a favore di genocidi, crimini di ogni portata e guerre… per eliminare i prescindibili.

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Se ci sono colori diversi in alto, in cima alla piramide, e sotto, alla base che sostiene il peso della ricchezza di chi sta sopra, qual è la differenza? Il posto nella piramide.

Con tutte le loro differenze, peculiarità e colori, coloro che stanno alla base di questa struttura hanno in comune che sono sacrificabili. E, proprio per questo, le guerre (in tutte le loro forme) servono a liberarsene.

-*-

In ogni angolo di questo pianeta, anche il più remoto, c’è una piramide media, grande o piccola. Si considera eterna, potente e indistruttibile.

Finché qualcuno non dice “basta”, diventa collettivo organizzato e la abbatte al grido di…

¡A la chingada el pirámide!
اللعنة على الهرم
jebem ti piramidu
γαμώ την πυραμίδα
Fuck the pyramid
scheiß auf die Pyramide
fanculo la pirámide
putain la pyramide
merda á pirámide
мамка му, пирамидата
屌個金字塔
a la xingada la pirámide
ser*u na pyramidu
他妈的金字塔
피라미드 엿먹어
kneppe pyramiden
do kelu pyramídu
kurat püramiidist
vittu pyramidi
joder pe pirámide rehe
לעזאזל עם הפירמידה
neuk de pirámide
baszd meg a piramis
tada leis an pirimid
fokkið við pýramídanum
ピラミッドなんてクソくらえ
pîramîdê qelandin
Pyramidem in malam rem!
Ssexsi lpiramid
xijtlasojtla nopa pirámide
knulle pyramiden
لعنت به هرم
pieprzyć piramidę
foda-se a pirámide
pirámide nisqawan joder
la dracu’ cu piramida
к черту пирамиду
је*и пирамиду
knulla pyramiden
piramiti siktir et
до біса піраміду
piramideari madarikatua
shaya iphiramidi

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Ma, al suo posto creiamo un’altra piramide?

O qualcosa di diverso?

Forse in un incontro di alcune parti del tutto si potrà insinuare una risposta.

Dalle montagne del Sudest Messicano.

El Capitán

Giugno 2025

Testo originale: https://enlacezapatista.ezln.org.mx/2025/06/30/3-posdatas-3-ii-posdata-de-razas-y-otras-diferencias-un-continente-muchos-colores/

Traduzione Maribel - Bergamo

domenica 29 giugno 2025

Messico - 3 Post scriptum 3. I.-P.S. GLOBALIZZATO.

 

3 Post scriptum 3.

I.-P.S. GLOBALIZZATO.

Un pianeta, molte guerre.

Nota: Quest’anno ricorre il ventesimo anniversario della Sesta Dichiarazione e il quinto anniversario della Dichiarazione per la Vita. Con la VI abbiamo chiaramente espresso la nostra posizione anticapitalista e la nostra distanza critica dalla politica istituzionale. Attraverso la Dichiarazione per la Vita, cerchiamo di ampliare l’invito ad una condivisione di resistenze e ribellioni. Per i nostri compagni della Sexta e della Dichiarazione per la Vita, questi sono stati anni difficili; tuttavia, abbiamo perseverato, senza arrenderci, senza svenderci e senza cedere. La tormenta non è più un cattivo presagio; è una realtà presente. Pertanto, i seguenti poscritti riaffermano il nostro impegno, il nostro affetto e il nostro rispetto per coloro che, pur essendo differenti e diversi, condividono una vocazione e un destino secondo i propri modi, tempi e geografie.

-*-

Tutte le guerre sono straniere finché non bussano alla tua porta. Ma la Tormenta non bussa prima. Quando la senti, non hai più porta, né muri, né tetto, né finestre. Non c’è più casa. Non c’è più vita. Quando se ne va, rimane solo l’odore dell’incubo mortale.

Presto arriverà poi la puzza di gasolio e benzina delle macchine, il rumore con cui si costruisce ciò che è stato distrutto. “Ascolta”, dice la bestia dorata, “quel suono annuncia l’arrivo del progresso”.

Così, fino alla prossima guerra.

-*-

La guerra è la patria del caos, del disordine, dell’arbitrarietà e della disumanizzazione. La guerra è la patria del denaro.

L’uso di missili, droni e velivoli controllati dall’Intelligenza Artificiale non è “l’umanizzazione” della guerra. Piuttosto, è un calcolo economico. Una macchina è più redditizia di un essere umano. Sono più costose, è vero. Ma, insomma, è un investimento a medio termine. La loro capacità distruttiva è maggiore. E non ci sono problemi poi con rimorsi di coscienza, veterani con disabilità fisiche e mentali, cause legali, proteste, “body bags” e processi inutili in tribunali internazionali.

Così sarà finché lo spargimento di sangue dell’aggressore non tornerà a essere redditizio.

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È solito calcolare quante persone potrebbero essere sfamate con i soldi spesi in guerre predatorie. Ma, oltre ad essere inutile, fare appello alla sensibilità e all’empatia del Capitale, non è corretto.

Ciò che va quantificato è quanto profitto genereranno il centro commerciale e l’area turistica costruiti su un cumulo di cadaveri nascosti sotto le macerie (nascoste, a loro volta, sotto gli hotel e i centri ricreativi). Solo così potremo comprendere la vera natura di una guerra.

Le fondamenta della civiltà moderna non si costruiscono con il cemento, ma con carne, ossa e sangue, tanto sangue.

Il sistema distrugge, poi vende la sostituzione. Alle città distrutte seguirà un paesaggio di condomini, grattacieli scintillanti, centri commerciali e campi da golf così intelligenti che persino Trump vincerà, mentre Netanyahu terrà conferenze sui diritti umani, Putin organizzerà corse di orsi siberiani e Xi Jinping venderà i biglietti. Un’insegna raffigurante la moneta splenderà in cima alla piramide che riunisce il culto del denaro.

-*-

Nelle ultime guerre, l’arrogante Europa di sopra ha svolto il ruolo di testa di ponte. Ciò è in linea con il suo ruolo di zona ricreativa e di intrattenimento del Capitale. Il cosiddetto “eurocentrismo” fa ormai parte di un passato nostalgico e stantio. Il corso di questa Europa viene deciso dai consigli di amministrazione degli azionisti e dalle lobby delle grandi aziende. Il capo di Amazon celebra le sue nozze nella piscina della sua casa di campagna (Venezia) e la NATO è la succursale di distribuzione e cliente dei beni più redditizi: le armi.

I governi degli Stati Nazionali di quel continente abbassano il volto pudicamente di fronte al “Padre Padrone”, dal quale sognano di emanciparsi arruolandosi nell’esercito del Capitale. Non più nel futuro, ma adesso (come in Ucraina) il Capitale fornisce le armi, l’Europa fornisce i morti presenti e futuri, Putin fornisce gli ologrammi di un mix di zarismo e URSS, e Xi Jinping affina la sua proposta alternativa di piramide sociale.

Lì vicino, non la prole di Trump, ma gli eredi delle grandi aziende sognano una vacanza in una Palestina libera… dai palestinesi. Netanyahu, o un suo equivalente, sarà il cortese anfitrione che, dopo cena, intratterrà i visitatori con aneddoti su bambini, donne, uomini, anziani, ospedali e scuole uccisi dalle bombe e morti di fame. “Ho risparmiato milioni usando i centri di distribuzione alimentare come riserve di caccia”, si vanterà servendo lo Zibdieh. I commensali applaudiranno.

-*-

La guerra è la prima opzione del Capitale per sbarazzarsi dell’eliminabile. Religione, correttezza o scorrettezza politica (che ormai non ha più importanza), discorsi infuocati e storie eroiche inventate dall’Intelligenza Artificiale, cessate il fuoco con esplosioni e spari come sottofondo musicale, tregue dettate dalle società di brokeraggio e dai prezzi del petrolio: tutto questo è solo la scenografia.

I vari dei fingono di essere impegnati ad impartire morte e distruzione da entrambe le parti. E il vero dio, che può tutto ed è ovunque, il Capitale, rimane discreto. O forse no, il cinismo è ormai una virtù. Dietro tutto questo si cela la cosa più importante: il bilancio delle grandi aziende e delle banche.

Il diritto internazionale sui conflitti militari è obsoleto da decenni. Nelle guerra moderna l’ONU è solo un riferimento per le celebrazioni scolastiche. Le sue risoluzioni non vanno oltre la dichiarazione di una concorrente ad un concorso di bellezza: “Desidero la pace nel mondo”.

Gli eserciti del Capitale sono l’equivalente dei servizi di consegna a domicilio. Ed alcuni, geograficamente distanti dal luogo di consegna, lo valutano così: “5 stelle per Netanyahu”. Nella corsa al premio di “fattorino dell’anno”, Trump, Putin e Netanyahu primeggiano, certo. Ma il sistema avrà sempre la possibilità di scegliere altri… o altre (non dimentichiamo la parità di genere).

-*-

Attraverso i mass media, compresi i social media, le geografie lontane dal territorio aggredito assumono il ruolo di spettatori. Come se fosse una partita sportiva scelgono il loro favorito, schierandosi. Applaudono una parte e fischiano l’altra. Gioiscono per i successi e si rattristano per i fallimenti dei contendenti. Nelle tribune dei commentatori gli esperti abbelliscono lo spettacolo. “Geopolitica”, la chiamano. E anelano a un cambio di dominatore, non a cambiare il rapporto di cui sono vittime.

Dimenticano forse che il mondo non è uno stadio. Assomiglia piuttosto a un gigantesco Colosseo dove le future vittime applaudono mentre aspettano il loro turno. Non sono gladiatori in sala d’attesa; sono le prede che cadranno preda delle macchine da guerra. Nel frattempo, bot con tutti gli avatar e i soprannomi più ingegnosi guidano gli applausi, i boati e le acclamazioni; e, al loro momento, il suono di lacrime e lamenti.

Dal suo palco d’onore, il Capitale riceve gli applausi del pubblico e ascolta ciò che gli spettatori gridano con mute parole: “Ave Caesar, morituri te salutant” [“Ave Cesare, coloro che stanno per morire ti salutano”].

-*-

Tuttavia…

Un giorno, sulle rovine della storia, giacerà il cadavere di un sistema che si credeva eterno e onnipresente. Prima di quell’alba, parlare di pace è solo sarcasmo per le vittime. Ma quel giorno, il sole d’Oriente contemplerà, sorpreso, una Palestina viva. E libera, perché solo liberi si può vivere.

Perché c’è chi dice “NO”.

C’è chi non vuole cambiare padrone, ma piuttosto non averne uno.

C’è chi resiste, si ribella… e si rivela.

Dalle montagne del Sudest Messicano.

El Capitán

Giugno 2025

 

Traduzione Maribel 

Testo originale: https://enlacezapatista.ezln.org.mx/2025/06/28/3-postdatas-3-i-pd-globalizada-un-planeta-muchas-guerras/

martedì 3 giugno 2025

MESSICO - Convocazione all'Incontro di resistenze e ribellioni "Alcune parti del tutto"

 CONVOCAZIONE ALL’INCONTRO DI RESISTENZE E RIBELLIONI

                                                          “ALCUNE PARTI DEL TUTTO”

Giugno 2025

Alle persone, gruppi, collettivi, organizzazioni e movimenti che hanno firmato la Dichiarazione per la Vita:

Le comunità zapatiste di origine maya, attraverso il loro Governo Autonomo Locale (GAL), il Collettivo dei Governi Autonomi (CGAZ), le Assemblee dei Collettivi di Governo Autonomo (ACGAZ), INTERZONA e dell’EZLN, si rivolgono a voi per:

Convocare persone, gruppi, collettivi, movimenti e organizzazioni che, nei diversi angoli del mondo, resistono e si ribellano contro una o tutte le teste dell’Idra capitalista e che abbiano una pratica da condividere, affinché raccontino la loro storia in un incontro con le comunità zapatiste.

L’invito è a condividere, secondo i vostri tempi, geografie e modi, la vostra esperienza e le vostre proposte nella lotta antisistema. Diverse centinaia di zapatisti (uomini, donne, otroas, bambini e anziani), provenienti dai vari gruppi di lavoro, commissioni e responsabilità nell’ambito dell’autonomia e del comune zapatista saranno presenti di persona per ascoltarvi e imparare da voi.

Per questo vi chiediamo di trovare parole che si comprendano. Perché se venite fino qui e usate solo parole difficili, è inutile, perché non vi capiremmo. Siamo certi che saremo un ascolto collettivo, attento e rispettoso. Ecco perché speriamo che le vostre parole siano collettive, chiare e comprensibili per chi vi ha invitato.

Allo stesso modo, le comunità zapatiste vi spiegheranno – con i mezzi che le comunità decideranno – in che fase ci troviamo, i problemi che affrontiamo, i progressi e gli insuccessi che vediamo.

Può partecipare chiunque voglia e possa appartenente a un’organizzazione, un gruppo, un collettivo o un movimento, anche solo una persona, o più persone, che condividano la propria esperienza a turno. La presenza dei media non sarà consentita salvo autorizzazione dopo presentazione della propria pratica.

Alcuni argomenti sono:

.- Noi donne.

.- Distruzione della natura.

.- Attacchi alla differenza in tutte le sue forme.

.- Distruzione di identità, popoli e comunità.

.- Resistenza e Ribellione nell’Arte e nella Cultura.

.- Migrazione, Razzismo, Segregazione.

.- Le guerre e la distruzione della vita.

.- Un argomento che ognuno deciderà.

.- Tutto o parti di questi argomenti.

Questo non è un incontro di analisi o di approcci teorici, ma piuttosto un incontro di esperienze pratiche di resistenza. Chi di noi sarà presente sa già cos’è questo maledetto sistema e cosa fa contro tutti, tutte e todoas, così come contro la natura, la conoscenza, le arti, l’informazione, la dignità umana e l’intero pianeta. Non si tratta di esporre teoricamente i mali del sistema capitalista, ma piuttosto di ciò che si sta facendo per resistere e ribellarsi, ovvero per combatterlo.

Non vi invitiamo qui ad insegnare. Non siamo i vostri studenti o i vostri apprendisti; né siamo maestri o tutor. Siamo parti, insieme a voi, di un tutto che si oppone a un sistema. Dare e dare. Voi ci raccontate le vostre esperienze e noi, il popolo zapatista, vi raccontiamo le nostre.

L’incontro si terrà presso il Semillero Comandanta Ramona, nel Caracol di Morelia (dove si sono svolti gli Incontri delle Donne che Lottano).

Le date sono dal 2 al 17 agosto 2025

Arrivo e registrazione il 2, il 3 inaugurazione ed il 16 chiusura. 17 partenza.

Registrazione dei partecipanti e dei visitatori ai seguenti indirizzi email:

participantesencuentroagosto25@gmail.com

asistentesencuentroagosto25@gmail.com

Nota: i contributi zapatisti saranno aperti a partecipanti e visitatori. Ci impegneremo a trasmettere in streaming questi interventi e, ove opportuno, a pubblicarne i video sul sito web di Enlace Zapatista.

Maggiori dettagli nei prossimi comunicati.

Vi ricordiamo che la produzione, il commercio e il consumo di alcol e droghe NON sono consentiti. Né è consentita la violenza verbale o fisica basata su genere, etnia, corporatura, colore della pelle, religione, nazionalità, status sociale, area di resistenza o qualsiasi altra cosa possiate immaginare.

Ci sarà un tetto per ripararvi dalla pioggia o dal sole, a seconda della situazione.

Vi aspettiamo.

Dalle montagne del Sudest Messicano.

Subcomandante Insurgente Moisés

Messico, giugno 2025

martedì 8 aprile 2025

Messico - Più di 1000, 35 e 27

 

CHIUSURA DELLE ISCRIZIONI DEI PARTECIPANTI ALL’INCONTROREBEL (Arte)/ REVEL (arte)”

8 aprile 2025

Vi informo delle iscrizioni dei partecipanti al prossimo incontro di Arti che si terrà dal 13 al 20 aprile 2025.

Si sono iscritti più di 480 gruppi di artisti e singoli artisti di oltre 35 discipline artistiche:

Antipoesia
Arte d’azione
Arte sonora
Arte tessile
Arte visiva
Arti plástiche
Artigianato
Ricamo
Cartografia
Ceramica
Cine
Circo
Clown
Collage
Danza
Scultura
Stencil
Scrittura
                                                            Fotografia
                                                                 Registrazione
                                                       Grafica
                                                              Ilustrazione
                                                             Letteratura
                                                     Magia
                                                         Burattini
                                                       Musica
                                                           Narrativa
                                                        Parkour
                                                                Performance
                                                       Pittura
                                                       Poesia
                                                                  Spoken Word
                                                            Tatuaggio
                                                       Teatro
                                                              Marionette

Considerando che di questi 480 ci sono circa 200 gruppi o collettivi composti in media da 3 o più persone, si tratterebbe di circa 750 artisti stranieri. Ai quali si sommano gli oltre 500 zapatisti. Per un totale di più di 1000 artisti.

GEOGRAFIE DEGLI ARTISTI

Iscritti partecipanti di oltre 27 geografie:

Germania; Argentina; Belgio; Bolivia; Brasile; Cile; Colombia; Ecuador; El Salvador; Spagna; U.S.A.; Francia; Galizia; Grecia; Guatemala; Inghilterra; Irlanda; Italia; Giappone; Messico; Palestina; Perù; Polonia; Sudan; Svizzera; Turchia; Venezuela.

Da oggi si chiudono le iscrizioni dei partecipanti.

Coloro che si sono iscritti nei giorni scorsi sono stati inseriti nell’elenco pubblicato il 1° aprile a questo link: https://enlacezapatista.ezln.org.mx/2025/04/01/mas-de-866-y-23/

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Voglio anche informarvi che stiamo valutando il modo di organizzare l’Incontro, originariamente previsto ad Oventik nei giorni 16 e 17, nel Caracol Jacinto Canek, per evitarvi qualsiasi complicazione nei vostri trasferimenti. Resta confermato il 18 e 19 aprile, la sede è il CIDECI a San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, Messico.

È tutto.

Dalle montagne del Sudest Messicano.

Subcomandante Insurgente Moisés

Messico, aprile 2025

Immagini dei Tercios Compas Zapatistas

Musica Amparanoia, «Que te den»

Testo originale: https://enlacezapatista.ezln.org.mx/2025/04/08/mas-de-1000-35-y-27/

martedì 1 aprile 2025

Messico - Più di 866 e 23 ...

 

Mentre l’incontro di (Rebel y Revel) Arte sta per iniziare presso il caracol zapatista Jacinto Canek il 13 aprile 2025, presentiamo l’elenco degli artisti partecipanti:

Si sono iscritti più di 405 artisti provenienti da 23 diverse aree geografiche. A questi bisogna aggiungere gli oltre 500 artisti zapatisti che si esibiranno.

GEOGRAFIE DEGLI ARTISTI

Partecipanti iscritti di 23 paesi:

Alemania; Argentina; Belgio; Bolivia; Brasile; Cile; Colombia; Ecuador; Spagna; Stati Uniti; Francia; Grecia; Inghilterra; Italia; Giappone; Messico; Palestina; Perù; Polonia; Sudan; Svizzera; Turchia; Venezuela.

Di seguito presentiamo i loro nomi e la rispettiva disciplina artistica in base alla loro iscrizione:.

PARTECIPAZIONI COLLETTIVE REGISTRATE

Antipoesia
Errante Piratería Roja, México

Arti plastiche
Grupo Anarquista en Sudán, Sudán

Arti visive, poesia
Colectivo Colibrí, Estados Unidos

Artigianato e poesia visiva
Canción de Semilla, Estados Unidos

Cotto, ceramica
Colectivo la derrota, México

Ricamo
Artemisas Colectiva

Cinema
(No) Escuela Itinerante de Cine Comunal y Popular Primer Plano, Argentina;
Asamblea Maya Múuch´Xinbal, México;
Escuela Autónoma Otomi de la Casa de los pueblos y Comunidades Indígenas Samir Flores Soberanes, México;
Grupo Ukamau / Radiozapatista, México;
Mujeres y la Sexta, México;
Productora Salvaje de Corazón, México;
Sal Producoes, Brasil. Deuda x Clima, México

Circo
Colectiva Circotik, México;
Pallasos en Rebeldía, Mundo y sus alrededores

Collage, musica
Colectividad de jaraneras, México

Danza
Foramen Danza, México;
Guarecer, México;
Mafia Somática, México
Masewales en resistencia y rebeldía, México
Otra danza es posible, México;
Sentires Colectivos en Movimiento, México;
Zarah, México;
Mafia Somática, México

Scultura
Utopía, México

Fotografia
Brooklyn Eviction Defense, Estados Unidos;
Colectivo Bats’i Lab, Mexico;
Juventud Comunista de México, México;
Oleaje Negro, Colombia

Fotografia, scrittura
Lawen, colectivo documental, Argentina

Fotografia, poesia
Universidad Popular de los Pueblos UPP / Radio Chakaruna, Colombia

Incisione/linoleografia
Asociación Artística y Popular Palabra Revuelta, Bogotá;
EDELO, Estados Unidos;
Taller de gráfica la Chayotera, México

Grafica
ANTÍPODA, México;
Proyecto Bitácora de aguas, Red trasandina diaguita de mujeres y disidencias Ancestrías del Futuro, Chile

Grafica, cartellonistica, murales
Wons-BembaKlan, México

Letteratura
Andrea Sabina, México;
Ediciones del Espejo Somos, México;
Radio Zapatista, México:
Recherche AG / colectivo InvestigAcción, Alemania;
RedMyC Zapatista, México
Ta spol be, México

Magia, musica
Arturo y María, México

Musica
Amparanoia, Estado Español;
Artemisas colectiva, México;
Bariño y la jauria, México;
Centro Cultural Makarenko, México;
Colectividad de jaraneras, México-Estados Unidos;
Conshas Duras SkaPunk, México;
Cvo. Tajtolmej taltipak, México;
Dionisio Clan, México;
El Mastuerzo/Kloakascomunicantes, México;
Escuadrón Creyente, México;
Goldy Head, Chile-México-Perú-Estados Unidos;
Hunaac-cel (del colectivo DeBatl), México;
Juventud Comunista de México, México;
KARMHA (Kolectivo Artístico por la Recuperación de la Memoria Histórica y Activismo, México;
La mosca con Smoking, México;
La otra Rima, México;
Lakitas; Matriasaya, Chile;
Lengualerta, México;
Maldita Rabia, México;
Mecha Machaca, México;
Mexican Sound System, México;
Pankompuesto, Italia;
PalabrAndo, México;
Psicolexia;
Proyecto musical sentakwikat;
Red Universitaria Anticapitalista RUA, México;
Rude Boys Ska, México;
Sazón de María, México;
Son de Maíz (MSPS. Movimiento por la Soberanía Popular y el Socialismo), México;
Zopilote, Japón-México

Musica, pittura
Colectivo Abya Yala Iximulew/Guatemala

Narrativa/video
Komün Cinema, México

Parkour
Parkour de San Cristóbal Defying Gravity, México

Performance
Compañía Transnacional de Performance, México;
Grupo de arte acción Chanti olli (Gacho), México

Pittura
Antonio Ramírez, México;
Ciudades Invisibles de Universidad del Egeo, Grecia;
Clínica de Heridas, México;
Colectivo Callejero, México;
Diablitxs De Fuego, México;
Escuela Política Feminista travesías por la Paz Cali, Colombia;
Lucio Neftalí Espinosa García, México;
Mural Ambulante, Laboratorio Autogestivo de Arte Nómada, México;
Salvajes Viajeras y Tlalmino, México;
Tinta dulce, Chile

Poesia
Colectivo Mochosbij en común, México;
Pueblo KituKara Kara, Ecuador;
Poesía de Servilleta, México;
Vivxs nos queremos arte y acción feminista, Argentina, Italia, México, Polonia;
Xochitlanezi, México

Spoken Word
Regeneración Radio/ Frente Xonacatlán en Resistencia, México

Teatro
Luis de Tavira;
La Casa del Teatro, México;
Colectivo Teatral Mexicano Los Alichanes, México;
Alas Comunidad de Aprendizaje en Libertad, México;
Los Zurdos, México;
Colectivo Base Lunar, México;
Colectivo Teatro en Terrazas, México;
Los Huitlacoches teatro, México;
Laboratorio creativo escénico de San Cristóbal de las Casas, México (integrantes de España, Alemania, Italia, Argentina y México);
Vosque Azul/ Crisalium, México;
Zapamichis

Teatro, danza
Hierba Maga en colaboración con y Elisa Beltramini y Fobos y Deimos, Argentina-Italia-México.

Teatro, letteratura, musica
Tlalmino Teatro, México.

Teatro, performance
Teatro al Vacío, Argentina.

Teatro, poesia
La Pájara T´i, México.

Teatro dei Burattini
Ediciones guillotina/estilete, Italia;
Títeres Elwaky, Bolivia

PARTECIPAZIONI INDIVIDUALI REGISTRATE

Arte azione/performance
Katia Tirado, México

Arte tessile
Sofía Rosas, Argentina

Arti visive
David Julián Torres Martínez, México;
Elijah Burciaga, Estados Unidos

Cartografia
Natalia Dopazo

Cinema
Karla De la Garza, México;
Valentina Leduc Navarro, México

Collage
Rubén Romero, México;
Santiago Tomas, México

Collage, poesia
Samantha Davis, Estados Unidos

Danza
Carmen Aurora Glink Buján, Alemania;
Germán Pizano, México;
Héctor León, México;
Lis Ek (Gaina), México;
Liza Fernanda Bello Aranguren, Colombia;
María Aiko Guevara Yamaguchi, México;
Miriam Álvarez, México;
Olivia Silvestri, Italia;
Paulina Segura, México

Scrittura
Daniel Ely García Ramos, México

Scultura
Alfonso Zarate Ávalos, México;
Antoine Granier Nino, Francia;
Scarlet Bárcenas Martín, México

Scultura, letteratura
Paula Ramírez, México

Scultura, pittura
Cesar Molina Aldape, México;
Nabi Alonso Orozco Torres, México

Fotografia
Fabio Bertazzo, Italia;
Stephanie Malen Zambrano, Argentina;
Yuriria Pantoja Millán, México;

Grafica
Francisco Javier Yamilet Santin, México;
Gabriel Ávalos Sánchez (G r a b i e l _ G r a f i c a), México;
Norma Angélica Ávila Meléndez, México

Ilustrazione
Yosselin Guadalupe Molina Fernández, México

Letteratura
Alejandro Martínez Martínez, México;
Carlos Servin, México;
Carolina Fernández Ares, Argentina;
Concepción Suárez Aguilar (Coni), México;
Delmar Penka, México;
Israel González Ruíz, México;
Ricardo Pérez Peña, México;
Ruisdael Jose Vera Uribe, Venezuela / Ecuador

Letteratura, proiezioni
Brenda Núñez, México

Marionettte
Eleni Peppa, Grecia;
Miguel Angel Soto Robles, México

Musica
Alejandro Fernández Auza, México;
Ángel Silva (Pan Silva);
Arturo León Velasco, México;
Eder Nanclares Hernández, México;
Edgar Cajero Yañez, México;
Fernando Escobar Zúñiga, México;
Isaac Díaz Valderrama, México;
Katherine (Amanantu), Chile;
Luis Alberto Santoyo, México;
Luis Daniel Vallejo, Ecuador;
Nidia Barajas, México;
Omar Valencia Ayala, México;
Paola Maricela Jiménez Enríquez, México;
Yeudiel Infante, México

Musica, poesia
Maria Moctezuma Garcia, México

Performance
Alana Mendes, México;
Doerte; Pino Ninfa, Italia

Pittura
Barone Fernando Ezequiel, Argentina;
Brunetti María luz, Argentina;
Daira Ojeda Uribe, México;
Erick Tzucumo, México;
Gustavo Chavez Pavon, México;
Jordan Wade, Estados Unidos;
Kristina Martínez, México;
Liza Zaldívar Salazar, México;
Lucia Maza Lopez, México;
Marijose Ocampo, México;
Mario Benítez, México;
Mike Maese, México;
Pablo Ángel Lugo, México;
Ramiro Eduardo Mendoza, Argentina;
Rodrigo Díaz, México

Pittura, scultura
Chloe Bellange, Francia;
Selda Meriç Atalar, Turquía

Pittura, fotografia
Gabriel Flores Berber, México

Poesia
Cangell Portto (Ángel Camposeco), México;
Dulce Guadalupe Reyes López, México;
Elsa Canali, Italia;
Fernando Gabriel López López, México;
Gabriel Cruz, México;
Karen Torrente, Chile
Luis Eduardo Sánchez, México;
Malva Marina Carrera, México;
Oscar Rodrigo Espinosa de Aquino, México
Verónica Vázquez Teomitzi, México;
Yecenia Beatriz Mendez Manuel, México

Tatuaggio
Silvana Torres Septien, México

Teatro
Arturo Beristain Bravo, México;
Diane Studer, Suiza;
Felix Metzger, Alemania;
Guadalupe Errázuriz, Colombia;
Eduardo Sandoval, México;
Evan Guttell, Estados Unidos;
Joyce Islas, México

Teatro, clown
Maribel Aguilar Medina

Danza
Cande Martínez, Argentina

Scultura
David Arias Dijard, México

Letteratura
Édgar Núñez Jiménez, México

Musica
Chucho Rèves; Javier Otorongo;
Yael Antonio Espinosa García, México

Performance
María Laura Buccianti, Argentina

Pittura
Juan Erasto Molina Urbina, México; Walpaq, Argentina

Poesia
Rodrigo Espinosa

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Il Caracol Jacinto Canek dispone di un auditorium al coperto con una capienza di 600 persone; un auditorium all’aperto con una capienza di 2.000 persone. È nuovo perché è appena stato ultimato.

Per ora è tutto.

Subcomandante Insurgente Moisés
Messico, Aprile 2025

https://vimeo.com/1071631192
Immagini dei Tercios Compas
Musica Mexikan Sound System «Somos la Fuerza»

Testo originale: https://enlacezapatista.ezln.org.mx/2025/04/01/mas-de-866-y-23/

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!