venerdì 12 giugno 2009

54 esponenti del DTP dovranno presentarsi davanti alla corte

Cinquantaquattro sindaci del filo kurdo partito democratico della società (Dtp) che avevano rilasciato una dichiarazione congiunta sostenendo che il leader del fuorilegge Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), era stato avvelenato in prigione saranno giudicati dall'alta corte criminale, ha riportato l'agenzia Anatolia. I sindaci dovranno far fronte all'accusa di avere lodato "un criminale e il crimine". La seconda corte di pace di Diyarbakir ha presto dichiarato il caso fuori dalla propria giurusdizione e inviato il dossier alla 5a corte criminale che ha una speciale autorità. Nel proprio parere motivato la corte di Diyarbakir ha indagato il sindaco Osman Baydemir, che ha tenuto la dichiarazione in nome dei 54 sindaci, riferendosi al PKK come "opposizione kurda".
Il procuratore reclama che gli atti convenuti sono il linea con l'obbiettivo del PKK e diffondono la sua propaganda. Un periodo di prigione superiore ai tre anni è stato chiesto per i 54 sindaci. Nel Marzo del 2007, il DTP aveva presentato denuncia che Ocalan, che sta scontando una condanna all'ergastolo nell'isola di Imrali nel mare di Marmara, era stato lentamente avvelenato; l'accusa era stata negata dalle autorità turche.

Nicaragua concede asilo a leader indigeno peruviano

Per lui mandato d'arresto dopo la violenta repressione contro la protesta in Amazzonia
L'ambasciatore del Nicaragua in Perù, comandante Tomás Borge, ha confermato che il suo governo ha concesso asilo politico al leader indigeno peruviano Alberto Pizango e che lo ha accolto nella sede diplomatica di Lima. La decisione sarebbe già stata notificata al presidente peruviano Alan García. Borge, che attualmente si trova a Managua, ha affermato di aver girato istruzioni al personale dell'ambasciata a Lima per sollecitare al governo peruviano il salvacondotto per il leader indigeno, sul quale pende un mandato di cattura per i violenti scontri avvenuti nella provincia di Bagua, durante i quali hanno perso la vita varie decine di persone tra manifestanti e forze dell'ordine.
Secondo le dichiarazioni dell'ambasciatore nicaraguense e leader storico del Frente Sandinista, Pizango avrebbe scelto di chiedere asilo al Nicaragua in quanto, durante gli ultimi giorni, la sede diplomatica della Bolivia è stata messa sotto stretta vigilanza da parte dei militari peruviani.
Pur non volendo rilasciare dichiarazioni circa quanto accaduto tra le etnie indigene dell'Amazzonia ed il governo di García, il diplomatico nicaraguense ha informato che il presidente Daniel Ortega gli ha dato precise istruzioni per ciò che riguarda la concessione dell'asilo politico a Pizango. Tale decisione del governo nicaraguense è dovuta a "ragioni umanitarie, in quanto è evidente che si tratta di un perseguitato politico nel suo paese". Secondo Borge dipenderà ora dal governo peruviano concedere o no il salvacondotto e permettere quindi che Pizango voli in Nicaragua. Nel frattempo resterà sotto la protezione dell'ambasciata nicaraguense come prevedono i trattati internazionali. Intanto a Managua un folto gruppo di peruviani residenti nel paese e membri delle etnie indigene nicaraguensi hanno protestato davanti alla sede diplomatica del Perù, denunciando il "massacro" di Bagua e la politica repressiva del presidente García.

La repressione a Bagua. Il dirigente indigeno peruviano Shapion Noningo ha denunciato che a causa della sospensione delle garanzie costituzionali a Bagua ed alle difficoltà di comunicazione con questa zona, è ancora difficile poter determinare il numero esatto delle persone decedute negli scontri di venerdì scorso tra le forze dell'ordine e membri delle popolazioni indigene amazzoniche che stavano protestando.
Le cifre ufficiali parlano di 33 morti, ma il numero potrebbe crescere fino a cento, mentre le organizzazioni indigene parlano già di corpi fatti sparire dalla polizia e di irruzioni negli ospedali per arrestare i manifestanti feriti Dopo i violenti scontri, il presidente Alan García Pérez ha decretato lo stato d'emergenza e la sospensione delle garanzie costituzionali in questa regione dell'amazzonia peruviana. Ha inoltre accusato alcuni governi stranieri della regione di essere i principali ispiratori delle proteste e di cospirare contro il Perù (con chiari riferimenti al Venezuela e alla Bolivia).
Noningo ha invece confermato che la loro lotta è completamente indipendente ed ha chiesto il rispetto della Costituzione e dei diritti delle popolazioni originarie.
Il dirigente dell'Associazione interetnica per lo sviluppo della foresta peruviana, Aidesep, ha inoltre ricordato che la loro lotta è iniziata come risposta ai decreti legge emessi dal governo di Alan García che, secondo le popolazioni originarie della zona, ledono la sovranità del paese e permettono la privatizzazione delle terre dell'Amazzonia e delle loro risorse naturaliTali decreti sono stati presentati dal governo peruviano per soddisfare gli interessi degli Stati Uniti e rendere compatibile la legislazione peruviana con i requisiti necessari per la firma di un trattato di libero commercio con questo paese.

Video - Foto - Articoli http://www.kaosenlared.net/noticia/video-masacre-amazonia-afrenta-para-todos-todas-solidaridad-hermanas-i

Tratto da: Radio La Primerísima e YVKE Mundial

Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!