lunedì 12 ottobre 2009

Il tallone del Drago

Il diario di bordo di Paolo Do - Honk Kong (Cina)

Vita e morte degli stagisti cinesi in Giappone

I rapporti commerciali tra Giappone e Cina non sono mai stati così stretti, tanto che quest'ultima sta diventando il primo partner commerciale proprio del Giappone.

Ed il Giappone ringrazia: l’economia più avanzata d'Oriente ospita da qualche anno un progetto di stage all'estero dedicato a giovani dei paesi in via di sviluppo, con particolare riguardo alla Cina. Ma tale progetto, formalmente con le intenzioni di “fornire opportunità educative” sul lavoro, ha presto rivelato quello che lo stage veramente è: ovvero una forma di schiavitù, una via per ottenere forza lavoro a buon mercato.

Lo scorso anno Jiang Xiaodong, uno stagista di origini cinesi residente in Giappone, è morto dopo due anni di “apprendistato”. In novembre Jiang, prima di morire, aveva lavorato 350 ore regolarmente più 180 ore di straordinari, il che vuol dire una media di 17 e passa ore al giorno! È infatti duro protestare contro questi ritmi massacranti poiché, in caso di problemi, lo stagista ha paura di non vedersi restituito più uno yuan dalle agenzie cinesi a cui si deve pagare per ottenere il contratto all'estero. L'autopsia ha affermato che si è trattato di attacco cardiaco; di ‘karoshi’ (letteralmente morte per eccesso di lavoro) per i suoi legali.

È grazie ad avvocati come Shoichi Ibusuki o Hiroshi Nakajima che sappiamo di storie come questa. Jiang è solo uno dei 34 giovani stagisti stranieri tra i venti e i trent'anni morti solo lo scorso anno mentre lavoravano per le compagnie nipponiche.

venerdì 9 ottobre 2009

Un anno di prigione e privazione dei diritti civili


L’avvocata Eren Keskin, l’attore Murat Batgi e lo scrittore Edip Polat sono stati condannati ad un anno di prigione per aver utilizzato i termini “Kurdistan” e “kurdo”. Sono stati inoltre privati di tutti i loro diritti civili. La 5 Corte penale di Diyarbakir li ha accusati di incitamento all’odio razziale ed all’ostilità. L’accusa fa riferimento al VI Festival di Diyarbakir dell’Arte e della Cultura tenutosi il 31 Marzo del 2006 nel quale i condannati hanno, appunto, utilizzato i termini “Kurdistan” e “kurdo”.

Il Presidente della Corte, Ahmet Alkan, seguendo le indicazioni del procuratore della Repubblica H. Yüksel Ünal, ha accusato i tre di aver violato l’articolo 216 del codice penale turco (TCK) che appunto prevede incriminazione per incitamento all’odiio razziale e all’ostilità rese in luoghi pubblici.

Eren Keskin ha rilasciato una dichiarazione lo scorso 3 Ottobre presso la sezione di Istanbul di IHD Associazione per i diritti umani. La Corte ha anche deciso di impedire ai tre condannati di assumere cariche pubbliche, di svolgere compiti per pubbliche istituzioni o organizzazioni, di avere il diritto di voto e di poter essere eleggibili e del diritto di lavorare per associazioni, fondazione, compagnie, unioni e partiti politici.

Kurdistan “ e “Kurdo sono crimini degni di condanna.
Per conto dell’Unione degli scrittori Kurdi (Kurdish PEN) Polat consegnò un premio a Keskin con una targa sulla quale era scritto “La questione kurda da ieri ad oggi e la sua soluzione” e queste sono le frasi che hanno portato alla condanna di Polat: “Prima di consegnare questo premio, se una persoma così onesta e coraggiosa, una kurda con radici kurde ed in Kurdistan, può tenere un discorso tenendo alta la testa, questo mi fa molto felice”.

Keskin poi dichiarò: “Difenderò sempre il diritto degli oppressi e il diritto del popolo kurdo di determinare il suo destino e continuerò sempre a criticare il militarismo turco che controlla la politica. Per quanto riguarda l’agenda “Turchia e Kurdistan”…sono stati aperti più di 200 casi contro di me fino ad oggi e c’è anche una condanna già emessa contro di me. Sono stato condannato per aver utilizzato il concetto Kurdistan e continuerò a farlo fino alla fine”.

Batgi è stato condannato per aver detto in uno dei suoi spettacoli quanto segue: “Ecevit è in coma, prego per Ecevit che non gli accada nulla, l’altro giorno ha detto ‘ Ho paura che vedrò il Kurdistan prima di morire’ e io gli dissi ‘Possa Dio darti una vita lunga 1000 anni così che tu possa vedere quattro Kudistan’ “.

La corte ha visto un danno chiaro ed immediato
La Corte ha concluso affermando quanto segue “incitamento pubblico all’odio razziale ed all’ostilità in luoghi pubblici e eventi pubblici. È emerso evidente e chiaro pericolo”.

In un precedente processo la III Corte criminale di Gebze aveva in prima istanza prosciolto la Keskin dal reato per aver utilizzato il termine “Kurdistan” . Keskin aveva anche ricevuto un mandato di comparizione dalla Corte penale di Viransehir per le stesse accuse contestatele nella decisione del 20 novembre 2007.

Il 19 luglio 2007 l’Avvocatura generale di Bulanik aveva affermato che “si può essere d’accordo o meno” ma quelle frasi rientrano nel principio della libertà di pensiero.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!