martedì 3 novembre 2009
Bil'in manifesta in solidarietà con il militante imprigionato : « Siamo tutti Adeeb Abu Rahmah »
dal Comitato Popolare di Bil’in
Adeeb Abu Rahma è stato arrestato il 10 luglio scorso ed è ancora in prigione. Il motivo del suo arresto è di essere membro organizzatore delle manifestazioni del villaggio. Oggi i manifestanti hanno indossato delle maschere con il viso di Adeeb e hanno chiesto la sua liberazione.
Organizzata dal Comitato popolare, la manifestazione ha preso il via dopo la preghiera del venerdì. Accompagnati dai militanti pacifisti internazionali e israeliani, gli abitanti del villaggio hanno sventolato delle bandiere palestinesi condannando l’occupazione, la politica razzista di costruzione del Muro e delle colonie, la confisca delle terre, i check-points, gli arresti e gli assassini dei palestinesi.
Questa manifestazione settimanale è stata organizzata su richiesta del Comitato Popolare per la liberazione di Adeeb Abu Rahma e anche per protesta contro i tentativi di eliminare la resistenza del villaggio. I manifestanti hanno sfilato con delle maschere che riproducevano il volto di Adeeb e hanno ripetuto « Siamo tutti Adeeb Abu Rahma ».
Adeeb Abu Rahma è militante e membro del Comitato popolare di Bil’in. E’ in prigione dalla manifestazione del 10 luglio. Non è accusato di aver commesso atti violenti, ma di aver incitato alla violenza, cioè gli si contesta di essere organizzatore delle manifestazioni. In un primo tempo, il giudice aveva deciso che Adeeb dovesse essere liberato con la condizionale, ma il procuratore militare aveva in seguito fatto appello affinché restasse in galera fino alla fine della procedura giudiziaria. Da allora, la difesa ha richiesto per quattro volte che questa decisione fosse cassata, ma invano. Adeeb è il solo responsabile, materialmente, di una famiglia di undici persone.
Il suo arresto si è verificato quando lo Stato maggiore dell’esercito israeliano ha lanciato una campagna di intimidazione in concomitanza con l’avvio del processo intentato dal Comitato di Bil’in contro due imprese canadesi responsabili della costruzione di immobili nella colonia di Modiin Illit. In quasi cinque anni di lotta del villaggio, sono stati arrestati 75 abitanti e 27 durante questa campagna di invasione. Le forze israeliane invadono regolarmente le case per arrestare i membri del Comitato e i più giovani accusandoli di lanciare pietre contro i soldati. Sedici sono detenuti, nove di loro sono minorenni.
Per ricordare, il 23 giugno scorso, sono iniziate le udienze di fronte al tribunale canadese per il processo intentato dal villaggio contro le due imprese registrate in Canada (Green Park International e Green Mount International). Il villaggio chiede che la costruzione delle colonie sulla terra del villaggio sia riconosciuta come crimine contro l’umanità in virtù del diritto federale canadese che include la carta internazionale dei diritti dell’uomo. Alcune persone imprigionate durante quest’ondata di arresti hanno dichiarato di essere state interrogate in merito a questi processi.
Mustafa Karasu:l'arrivo dei gruppi di pace e' un test per lo stato
L’arrivo e la trionfale accoglienza dei gruppi di pace ha
portato ad uno stravolgimento dell’agenda politica turca.
Mustafa Karasu, Membro del Consiglio Esecutivo del KCK, ha criticato la mancanza di comprensione mostrata dal governo alla straordinaria richiesta di pace del popolo kurdo e ha richiamato l’attenzione generale sulle dichiarazioni provocatorie lanciate da alcuni ambienti politici: “Il popolo kurdo avvicinando gli emissari di pace ai loro cuori hanno fatto fallire il tentativo di risolvere la questione kurda senza interlocutori. Hanno fatto fallire anche il tentativo dell’AKP di sfruttare il piano di espansione democratica a fini elettorali. Gli attacchi al DTP sono tesi a creare pressione psicologica.”portato ad uno stravolgimento dell’agenda politica turca.
Karasu ha aggiunto che se le forze democratiche si uniscono e si organizzano saranno capaci di sovvertire la vecchia mentalità dello Stato e aprire un percorso per una soluzione democratica: “Nel momento in cui lo Stato stava tentando di porre la situazione in stallo e creare dei protesti per bloccare il processo di pace, il nostro leader Ocalan ha deciso di chiedere l’invio di gruppi di pace. Il loro invio è un test per lo Stato”.
Karasu ha aggiunto che il Movimento kurdo di liberazione ha mostrato rispetto per la sensibilità turca e per i suoi valori sociali e nazionali. Commentando le parole di Erdogan “Distruggeremo tutto dal principio alla fine”, Karasu ha detto che queste parole non hanno nulla a che fare col processo democratico, che nessuno può fare ciò che ha detto Erdogan e che la soluzione democratica è una necessità sia per i turchi che per i kurdi:
“Questi politici provinciali dell’AKP non sanno ciò che dicono. Può risolvere il problema un primo ministro che minaccia i kurdi ed il loro movimento di liberazione? La dichiarazione di Erdogan che questa sarebbe per noi ‘L’ultima possibilità’ è una minaccia oscena. L’AKP non ha intrapreso alcun passo serio per risolvere il problema. Dire che questa sarebbe ‘L’ultima possibilità’ non significa nulla”.
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Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.
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