mercoledì 22 settembre 2010

Ingiustizia globale


Nel vertice Onu sugli Obiettivi di sviluppo del millennio, molta retorica e pochi fatti concreti: i paesi ricchi spendono ancora troppo per proteggersi da se stessi e poco per creare condizioni di pace e giustizia sociale

Onu
di Raffaele K Salinari*

Si è aperto ieri presso la sede delle Nazioni unite a New York la tre giorni di verifica decennale dei passi compiuti in vista dell'attuazione degli Obiettivi di sviluppo del millennio (Mdgs in inglese). Nel 2000, l'unanimità delle nazioni, riunite all'interno dell'Assemblea generale dell'Onu, aveva approvato otto obiettivi di sviluppo. L'iniziativa, ispirata da un millenarismo in positivo, aveva grandi ambizioni: non solo sconfiggere la povertà, ma assicurare la fruizione dei Diritti economici sociali e culturali a quanti ne erano esclusi.
Una prospettiva nata dalla caduta del muro di Berlino e dalla fine della Guerra fredda: gli Obiettivi del Millennio come risultato della «fine della storia». Un piano di lavoro su quindici anni, 2000-2015, che richiedeva da parte della nazioni ricche un impegno fissato allo 0,7% del loro Pil. Per un paio di anni, sino al fatidico 11 settembre 2001, le cose sembrarono marciare, anche perché ancora non si erano presi impegni economici precisi, anche se l'Occidente era impegnato a cancellare l'idea che esistesse un altro modello di sviluppo, oltre al suo.

Cile - L’impossibile addomesticamento del Popolo Mapuche

di Raúl Zibechi*

La guerra che lo Stato cileno ha dichiarato al popolo mapuche 150 anni fa non è ancora finita. La repubblica creola che il 18 settembre celebra il suo bicentenario lanciò nel 1861 una guerra di sterminio contro tutto un popolo che si protrasse fino al 1883. L’occupazione militare dell’Araucania, il territorio al sud del Bio Bio, finì con 260 anni di autonomia mapuche che la corona spagnola dovette accettare per dettato del Parlamento di Quilín, il 6 di gennaio del 1641, che riconobbe la frontiera e l’indipendenza di fatto del popolo mapuche.
A seguito dell’occupazione dell’Araucania i mapuche sono stati confinati in "riserve", persero i 10 milioni di ettari che controllavano e furono convertiti in agricoltori poveri, forzati a cambiare le loro abitudini, le forme di produzione e norme giuridiche. La dittatura del generale Pinochet approfondì il saccheggio. Se nel 1960 ogni famiglia mapuche aveva una media di 9.2 ettari, al termine della dittatura ne  rimanevano poco più di 5. La stretta finale la dette la democrazia per mezzo dell’avanzamento delle grandi imprese forestali e la costruzione delle dighe idroelettriche: ogni famiglia mapuche resta attualmente solo con 3 ettari.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!