di Matteo Dean
Inondazioni e siccità, questo il maggior contrasto ecologico di Città del Messico. Una metropoli con oltre venti milioni di abitanti – se comprendiamo tutta la macchia urbana – che vive questa alternanza fin troppo concreta. Certo, nonostante il cambiamento climatico che anche qui fa sentire tutti i suoi effetti, l’alternanza tra stagione delle piogge – prossima ad iniziare – e stagione «secca» continua ad esistere.
A complicare le cose, c’è il pessimo sistema di distribuzione delle acque nella valle che ospita la capitale messicana. Ma non solo: vi è pure la noncuranza o, meglio detto, l’interesse della classe politica. Solo poche settimane prima del vertice dell’Onu sul clima a Cancún (la sedicesima Conferenza delle parti sul Cambiamento Climatico, o COP16), il governo di Città del Messico, guidato da un centrosinistra ormai proiettato verso le elezioni presidenziali del 2012, aveva ospitato il Consiglio Mondiale dei Sindaci sul Cambiamento Climatico.
Dalla riunione era sorto il Patto di Città del Messico, in cui i rappresentanti politici s’impegnavano ad adottare misure autonome e «cittadine» per la riduzione dei gas serra. Tra queste misure vi è quella di «sviluppare strategie locali di adattamento per far fronte alle ripercussioni locali del cambiamento climatico, applicando misure per migliorare la qualità della vita dei poveri nelle aree urbane» (punto tre del Patto). Dev’essere per questa ragione che il sindaco-governatore di Città del Messico, il «presidenziabile» Marcelo Ebrad, ha recentemente promosso la possibilità di privatizzare l’acqua nella capitale da lui governata, incapace di comprendere il concetto di «beni comuni» pur premiato in passato con il Nobel.
mercoledì 18 maggio 2011
lunedì 16 maggio 2011
Nakba: morti a confini Libano-Siria-Israele, scontri a Gaza, manifestazioni in Egitto e Giordania
Nena News propone le immagini girate ieri lungo le linee d'armistizio sul Golan, dove centinaia di profughi palestinesi e cittadini siriani sono entrati a Majdal Shams
Una fiammata di proteste, come non si vedeva da anni per l’anniversario della Nakba (la “catastrofe” nazionale palestinese), ha avvolto ieri i confini tra Israele, Libano e Siria, oltre ai valichi tra lo Stato ebraico e la Striscia di Gaza. Incidenti sono avvenuti anche in Giordania e ieri sera al Cairo Il bilancio di morti oscilla tra 10 e 12. I feriti sono centinaia.
Il fatto più eclatante è avvenuto sulle Alture del Golan (territorio siriano occupato da Israele) dove centinaia di profughi palestinesi e cittadini sriiani hanno superato di slancio le barriere sulle linee d’armistizio e sono arrivati fino al villaggio druso di Majdal Shams nel territorio controllato da Israele. I militari delo Stato ebraico sono stati colti di sorpresa ma pochi minuti dopo sono intervenuti con forza aprendo il fuoco e uccidendo almeno cinque manifestanti. Decine di feriti. Fonti ufficiali israeliane hanno riferito di feriti anche tra i soldati. Sono stati, di fatto, gli scontri più gravi dalla guerra del 1973-74 tra Israele e Siria, lungo linee armistiziali dove per oltre 30 anni la situazione è rimasta sostanzialmente calma.
Una fiammata di proteste, come non si vedeva da anni per l’anniversario della Nakba (la “catastrofe” nazionale palestinese), ha avvolto ieri i confini tra Israele, Libano e Siria, oltre ai valichi tra lo Stato ebraico e la Striscia di Gaza. Incidenti sono avvenuti anche in Giordania e ieri sera al Cairo Il bilancio di morti oscilla tra 10 e 12. I feriti sono centinaia.
Il fatto più eclatante è avvenuto sulle Alture del Golan (territorio siriano occupato da Israele) dove centinaia di profughi palestinesi e cittadini sriiani hanno superato di slancio le barriere sulle linee d’armistizio e sono arrivati fino al villaggio druso di Majdal Shams nel territorio controllato da Israele. I militari delo Stato ebraico sono stati colti di sorpresa ma pochi minuti dopo sono intervenuti con forza aprendo il fuoco e uccidendo almeno cinque manifestanti. Decine di feriti. Fonti ufficiali israeliane hanno riferito di feriti anche tra i soldati. Sono stati, di fatto, gli scontri più gravi dalla guerra del 1973-74 tra Israele e Siria, lungo linee armistiziali dove per oltre 30 anni la situazione è rimasta sostanzialmente calma.
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Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.
La lucha sigue!