di Astrit Dakli
Elezioni paradossali quelle che si svolgono oggi in Russia. Il risultato è dato per scontato da tutti Vladimir Putin tornerà al Cremlino dopo quattro anni di assenza, probabilmente senza nemmeno dover affrontare il ballottaggio.
Quattro anni dopo è ancora un trionfo annunciato.
Ma il popolo vuole riforme e welfare – ma i significati che ognuno attribuisce a questo sono profondamente diversi.
Per molti oppositori che negli ultimi tre mesi hanno fatto notizia scendendo in piazza a decine di migliaia con la richiesta-slogan di «elezioni pulite» e poi, più esplicitamente, di «Russia senza Putin», sarà la definitiva conferma della irriformabilità del sistema e dunque della necessità di portare la lotta su un piano diverso e più efficace –senza peraltro che una strategia in questo senso sia stata in qualche modo delineata. Non a caso hanno già prenotato per domani gli spazi per le manifestazioni di protesta contro quella che considerano a priori una vittoria truccata (ci sarà una nuova catena umana tutt’intorno al centro della capitale), ma non sembra che nessuno dei numerosi leader riuniti in questi mesi dall’entusiasmo dei «nastri bianchi» indignati sappia bene cosa fare in seguito, se non genericamente continuare a protestare.