mercoledì 23 maggio 2012

Egitto alle elezioni


Oggi più di 50 milioni di egiziani si recheranno alle urne per eleggere il presidente della Repubblica. Dovrebbe essere l’ultimo passaggio del periodo di transizione iniziato il 25 gennaio del 2011, quando piazza Tahrir diventò il centro del mondo e dopo trenta anni il regime di Hosni Mubarak è finito. Tanti sono, però, i dubbi e le incertezze che ruotano attorno al voto. Riportiamo l'intervista fatta da E il mensile online sulle elezioni egiziane a Marcella Emiliani, docente di Storia e Istituzioni del Medio Oriente e di Relazioni Internazionali del Medio Oriente presso la Facoltà di Scienze Politiche a Forlì e di Sviluppo Politico del Medio Oriente presso la Facoltà di Scienze Politiche di Bologna, autrice di Medio Oriente, una storia dal 1918 al 1991 e, appena pubblicato da Laterza, la seconda parte: Medio Oriente, una storia dal 1991 a oggi.
di Cristian Elia
Cosa si aspetta dal voto? Qual’è la situazione in Egitto?
Il clima non è tranquillo. Quello che gli egiziani temono di più è che queste elezioni siano causa di violenze, di scontri tali da ‘costringere’ i militari a rimanere al potere. Il quadro politico è estremamente confuso, debole. Perché è vero che ci sono decine di partiti emersi da questo processo di democratizzazione, ma non sono partiti realmente rappresentativi, al di là della Fratellanza Musulmana sulla quale però bisogna fare un discorso molto chiaro: i sondaggi dei quotidiani egiziani parlano di una grande flessione di consenso dalle legislative a oggi. Lo slancio della repressione subita in passato da Nasser, Sadat e Mubarak, che ha garantito un voto di protesta, pare ridimensionato.
Che idea si è potuta fare dei candidati?

Messico - Grande manifestazione a Città del Messico contro la candidatura di Peña Nieto


Si è svolta il 20 maggio con partenza dallo Zocalo di Città del Messico una grande marcia, convocata dai social network, contro la candidatura di  Peña  Nieto del PRI a Presidente della Repubblica. In migliaia hanno manifestato per ricordare le sue responsabilità nella repressione di Atenco. Moltissimi i giovani.
Las calles de la ciudad de México se inundaron de indignación. Decenas de miles de hombres y mujeres de muchas generaciones, predominantemente jóvenes, salieron a las calles el 19 de mayo para, en sus palabras, dejar claro que: “aquí estamos y no vamos a permitir que no nos escuchen”. La marcha, convocada a través de las redes sociales, fue contra la candidatura a la presidencia de Enrique Peña Nieto, del Partido Revolucionario Institucional (PRI), pero de manera integral fue, como indica Trinidad Ramírez, del Frente de Pueblos en Defensa de la Tierra (FPDT), una de las organizaciones más aguerridas, “contra todo el sistema, no sólo contra un solo partido”.
La multitudinaria movilización fue, literalmente, en sentido contrario. No llegó al Zócalo sino que partió de ahí, recorrió la avenida Reforma e invadió con una gran columna los alrededores del Ángel de la Independencia. No hubo banderas ni gritos partidarios, pues justo fue contra “las mentiras que todos nos dicen, pero principalmente contra Peña Nieto, que tiene a Televisa a su servicio”, señaló Ernesto Figueroa, estudiante de la Universidad Nacional Autónoma de México.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!